Legenda per la comprensione della tabella:
12. Aspetto ludico come mediatore: altra funzione
fondamentale
dell’educatore è il giocare e il divertirsi insieme, collaborando così alla creazione di un rapporto interpersonale mediato dall’aspetto ludico e alla creazione di un clima sereno e positivo, capace di contenere l’aggressività e le provocazioni messe in atto dai bambini, con l’obiettivo di aiutarli a superare l’ansia e la diffidenza.
Vi sono molte attività mediate dall’aspetto ludico, un esempio è la drammatizzazione, strumento che utilizziamo in gruppo, in cui il bambino inventa una storia e questa storia viene poi condivisa e giocata. Diciamo che proponiamo
numerosissime attività psicoeducative in cui il gioco e l’aspetto ludico è presente.
Il gioco è importantissimo al CPE e le attività sono organizzate per permettere al bambino di imparare a giocare. È molto importante infatti la funzione che il gioco ricopre. L’attività principale al CPE è il gioco e in questo l’educatore è molto presente; in ogni attività, in ogni momento vi è sempre presente il gioco, tramite quest’ultimo il bambino senza rendersene conto prova emozioni e sentimenti. In tutte le attività è presente il gioco allo scopo di far apprendere ai bambini attraverso la dimensione ludica.
Nei momenti di relazione individuale tra bambino e operatore è possibile fare alcune attività in cui è presente l’aspetto ludico; anche all’interno dei gruppi terapeutici questa dimensione è sempre presente. 13. Sostenere emotivamente, riconoscere ed elaborare le emozioni: ulteriore compito difficile è quello di
Trovare un modo per mettere il bambino nella condizione di potersi esprimere, di poter
Si crea un ambiente di fiducia allo scopo di accogliere le eventuali esternazioni dei
Viene fatto un lavoro di tipo psicodinamico sulle emozioni per favorirne il loro
Il lavoro educativo nell’accompagnamento peri traumatico con minori vittime di abusi
sostenere emotivamente in diverse forme e modalità, a seconda delle diverse circostanze e della soggettività del bambino; bisogna essere capaci di operare il contenimento delle emozioni e dei sentimenti, le quali spesso sono espresse in maniera molto confusa e hanno la necessità del supporto dell’educatore per poterle riconoscere, nominare ed elaborare.
esprimere la propria emotività; noi accogliamo il bambino per quello che lui porta e si sente di poter portare in quel momento. Bisogna lasciare aperta la possibilità espressiva attraverso il gioco, il disegno, la parola e quindi di poter offrire al minore questi canali espressivi. Il nostro compito è quello di accogliere il bambino e quello che lui ci vuole portare mettendo il piccolo nella migliore condizione di potersi esprimere, lasciargli un certo grado di libertà di quello che il bambino dice e fornirgli uno spazio per aprirsi senza forzare il ricordo e l’espressione.
bambini; l’educatore deve assolutamente contenere il bambino senza però giudicarlo, lasciandolo libero di esprimere il proprio disagio. I vari giochi e le attività favoriscono la relazione tra i bambini e la parola, lo scambio e la comunicazione. Tramite il gioco inoltre, il bambino senza rendersene conto prova emozioni, sentimenti e lo scopo è quello di metterlo nella condizione di riconoscere queste emozioni, di saperle nominare, condividerle e qualora fosse necessario anche elaborare o trovare una modalità per gestirle. Attraverso il gruppo si ha anche la possibilità di riconoscere le proprie emozioni e confrontarle con quelle degli altri, si ha la possibilità di rispecchiarsi, di rivedersi e di vedere le modalità di superamento degli altri bambini; condividere le proprie esperienze permetter al minore di rielaborare il proprio vissuto e le proprie emozioni e questo è importante. riconoscimento e la loro espressione. 14. L’importanza dell’osservazione,
dell’ascolto e dei limiti: è
importante che l’educatore osservi ed elabori ciò che
Accompagnare ad accettare le regole, all’indipendenza, a volte usano come strategia il mantenere una linea
A Lugano vi è l’esistenza di un gruppo osservazione; ascoltare e osservare attentamente tutti quei
I bambini qui devono fare l’esperienza di essere visti, di essere guardati, è importante che il bambino sappia
Il lavoro educativo nell’accompagnamento peri traumatico con minori vittime di abusi
accade nei vari contesti collettivi o individuali; ogni intervento educativo infatti dovrebbe avviarsi dall’attenta analisi dei bisogni del minore – analisi consentita unicamente dopo un’attenta osservazione e da un buon ascolto attivo. I limiti invece una volta delineati devono sempre rimanere tali ed essere garantiti così da svolgere un ulteriore compiti educativo: la tutela dei confini, i quali vengono molto spesso messi alla prova dai bambini che cercano di misurare l’affidabilità degli adulti;
contemporaneamente il bambino può vivere una nuova esperienza, ossia quella di sperimentare conflitti o competizioni in cui la propria aggressività o distruttività riesce ad essere contenuta e non apparire più dannosa o spaventosa. È fondamentale per i bambini avere qualcuno che possa ascoltare ciò che hanno da dire.
rigida sul ”no”; mantenere rigidamente le regole cercando però di non andare in scontro con il bambino. L’osservazione e l’ascolto sono due dimensioni molto presenti. segnali significativi che potrebbero essere l’esternazione del malessere bambino. Una strategia può essere quella di mettere, durante i giochi specialmente, un quadro, delle regole al gioco quando esso rischia di non essere più funzionale. Si deve lasciare esprimere il bambino per capire il suo malessere, mettendo però sempre il limite laddove risulta necessario; quando i bambini manifestano troppa agitazione o eccitazione – specialmente nei momenti del gioco – è importante porre dei limiti per cercare di contenere questo aspetto.
che noi siamo qui per lui e per i suoi genitori, che il bambino sappia che se lui vuole ne potrà parlare. È importante inoltre ascoltare il minore, all’interno dei gruppi si lavora molto sull’ascolto e il rispetto dell’altro. Si deve lasciare al minore un po’ di autonomia ma non troppa perché il bambino deve poter sentire che il muro c’è, lui ha bisogno di ricevere dei limiti, dei no, delle frustrazioni motivate ed è anche questa prevedibilità dell’adulto che trova qui al CPE che li aiuta.