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? 4) scelta dei processi operativi che ci possono fornire informazion

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFIC

3.4 Opportunità e vincoli allo sviluppo delle FER

3.4.1 Aspetto qualitativo: la densità di energia disponibile

Le opportunità ed i vincoli qualitativi discendono dalla caratteristica stessa delle fonti di energia che vedono una straordinaria diffusione ed abbondanza nella superficie terrestre a fronte di una scarsissima concentrazione, mentre la società terziarizzata post-industriale richiede in primo luogo l’alta concentrazione

dell’offerta in uno spazio relativamente ristretto (CLO 2008).

L’energia solare presenta uno svantaggio immenso in confronto all’energie di tipo terrestre. Quest’ultima è disponibile in forma concentrata, in alcuni casi addirittura troppo concentrata, di conseguenza è possibile ottenere quasi istantaneamente enormi quantità di lavoro che non potrebbe essere ottenuta altrimenti. In mode del tutto opposto l’energia solare ci giunge con una intensità estremamente bassa, come una pioggia molto sottile, quasi una nebbia microscopica nell’impossibilità quindi di poterla convogliare in rivoli, poi ruscelli

e fiumi, ed alla fine in laghi dove può essere utilizzata nella forma concentrata come si fa per la cascate. (Nicholas Georgescu-Roegen 1982).

Tale considerazione è però ridimensionabile a partire dalla semplice constatazione che il solo apporto di energia solare che cade annualmente sulla terra è enormemente sovrabbondate rispetto alle esigenze attuali, e ragionevolmente prevedibili, di energia del pianeta. Il Word Energy Council, nel congresso mondiale di Tokio del 1995, ha riconosciuto che il potenziale solare presente nei paesi più soleggiati (sun belt) sarebbe più che sufficiente a soddisfare le attuali e future esigenze energetiche dell’umanità: consideriamo il caso ipotetico

limite che per produrre con le attuali tecnologie degli impianti fotovoltaici (efficienza di conversione di circa il 5% a livello dell’area impegnata) la quantità totale di energia consumata nel 1999 nei 15 paesi dell’UE (circa 1800 Mtep/anno) sarebbe sufficiente occupare soltanto il 2,6% (167000Kmq) della superficie del deserto del Sahara dove l’insolazione media annuale supera i 2500 Kw per mq (COIANTE 2006).

Naturalmente questo è un caso limite ma evidenzia come il continuo miglioramento delle tecnologie per la conversione fotovoltaica dell’energia radiante solare e lo sviluppo di nuovi sistemi di produzione da FER possano far pensare ad un futuro sostenibile a medio lungo periodo.

A proposito di questo scenario si può riportare una osservazione proposta da Coiante15 basata su uno studio del CNR e ENEA (Progetto Energetica 2, 1988) che mirava ad identificare le aree agricole marginali dell’Italia centro meridionale dedicabili alle colture energetiche alternative, secondo il quale era presente un forte trend crescente (1961-71-81) di terreni incolti o aree agricole abbandonate che nell’1981 ammontavano a circa due milioni di ettari.

tipo d'uso Estensione [Km2] Quota [%]

aziende agricole (tot 2000) 226200 75,0

Superficie Agricola Utile (SAU) 158340 52,5

seminativi 88037 29,2

legnose permanenti 28976 9,6

prati e pascoli permanenti 41327 13,7

Boschi 45240 15,0

Terreni Marginali e coperture 22620 7,5

Resto del Territorio* 75138 25,0

TOTALE 301338 100,0

*Totale delle aree non utilizzabili a fini agricoli

Fig. n°3.5 Destinazione d’uso del territorio italiano (COIANTE, 2009)

15

Osservando i dati ISTAT del 2001 (fig. n°3.5) sulle coperture superficiali del territorio italiano si nota che le aree marginali (terreni aridi e abbandonati, coperture di edifici industriali e commerciali) ammontano a 22600 km2, pari al 7.5% del territorio nazionale. Si può supporre che si abbia tutt’ora la stessa situazione ossia di circa 20.000 Kmq di territorio disponibile, in quanto non redditizio, ed accessibile, in quanto coltivato fino al 1961. Considerando solo l’apporto energetico per irraggiamento diretto che per l’Italia centro-meridionale ed insulare è di 1500-1900 kWh/mq annui, e supponendo che non siano presenti limitazioni tecniche dovute all’intermittenza della fonte energetica, si avrebbe un giacimento accessibile di 30.000 TWh/anno (calcolato col valore prudenziale di 1500 kWh/mq annui). Se si considera l’attuale rendimento di conversione fotovoltaica del 5% (destinato però a raddoppiare nei prossimi 10 anni) si avrebbe una resa di circa 1500 TWh/anno capace di soddisfare abbondantemente la domanda di energia elettrica di tutto il Paese, che nel 2002 ammontava a circa 310 TWh (ENEA 2003). La rimanente quota è disponibile per essere convertita in circa 100 Mtep termici contribuendo al 53% del fabbisogno energia termica registrato dall’ENEA nel 2003. Anche se per avere delle stime più verosimili sarebbe opportuno integrare lo studio identificando quelle aree non disponibili per l’avvenuta presenza di vincoli, derivanti dall’attuale rinnovata attenzione agli aspetti paesaggistici e naturalistici, si può stimare che il costante miglioramento del rendimento di conversione porterà a breve a un raddoppio delle efficienze che dimezzerebbe le aree occupate, con la conseguente possibilità in termini quantitativi di soddisfare l’intero fabbisogno energetico nazionale tramite tecnologia fotovoltaica. Pertanto,

pur con le dovute cautele inerenti alle difficoltà pratiche di attrezzare superfici così grandi, si può concludere che almeno per l’Italia la disponibilità di territorio non costituisce un ostacolo insormontabile per l’impiego delle nuove fonti rinnovabili. (COIANTE 2006)

Naturalmente, per la loro conformazione territoriale, la situazione degli altri paesi mediterranei (Francia, Spagna, ecc) risulta sicuramente migliore di quella Italiana, mentre se poi si volesse considerare il notevole

potenziale eolico sfruttabile nei paesi del nord Europa, si vedrebbe ulteriormente vanificata la preoccupazione circa la vastità del potenziale accessibile per le nuove fonti rinnovabili. (COIANTE 2006)

In ogni caso la bassa densità territoriale delle FER rimane un limite al loro sviluppo perché il confronto con le

fonti tradizionali, attraverso il parametro della occupazione del suolo, vede le prime fortemente svantaggiate soprattutto in contesti dove la scarsità dei suoli disponibili li carica di un forte valore economico e paesaggistico, come nella maggior parte dei paesi europei. Il limite infatti non è solo il valore economico dei suoli che potrebbero essere interessati da usi più remunerativi, ma è anche la difficoltà di reperire spazi in un territorio che cerca di tutelare i propri paesaggi rurali ed urbani alla ricerca di una valorizzazione delle tradizioni e delle identità locali. Inoltre la ricerca degli spazi disponibili per la “coltivazione dell’energia” porta

necessariamente ad una delocalizzazione della produzione aumentando la dimensione della rete di trasmissione con il conseguente aumento dei costi e la diminuzione dell’efficienza della rete16.