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1.4 Metodologia di lavoro

1.4.2 Metodo improntato

1.4.2.3 Asse linguistico

Ogni parola o espressione o costrutto deve inoltre essere studiato all'interno del corredo di elementi sintagmatici in cui si trova. Questo permette di capire se il presunto fenomeno colloquiale è isolato o si accompagna ad ulteriori fenomeni colloquiali. Si considerano le scelte lessicali, sintattiche, l'ordo verborum, la presenza di figure retoriche, il livello stilistico di certe espressioni, la presenza di epiteti, o di elementi formulari o pseudo-formulari. Se un fenomeno colloquiale rimane isolato all'interno di un discorso, esso è meno forte, serve in genere per vivacizzare e sembra rivolto al lettore/ascoltatore, al fine di destare la sua attenzione. Se, invece, un fenomeno colloquiale si accompagna ad altri elementi dello stesso tipo, la loro forza sprizza dal testo, sempre nei limiti dell'epos. Infatti, in nessun caso nell'Eneide si può rinvenire la vivacità dello stile parlato presente ad es. nella commedia latina. Diversa infatti nell'epica virgiliana è la costruzione dei dialoghi: come è stato notato, in particolare a partire da Heinze110, non

compare mai la sticomitia, spesso singoli interventi non ricevono risposta (135 su 333 discorsi stando a Highet 1972, p. 23), mancano quasi del tutto conversazioni a

110 Heinze 19143/1996, pp. 433-35, 441-49; Highet 1972, pp. 15-25; Feeney 1983, pp.

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più voci in cui i personaggi si scambiano la parola, a differenza invece anche dell'epica omerica. Nell'Eneide, inoltre, il ritmo esametrico stesso incide, con una conseguente attenuazione del quotidiano.

Nei casi analizzati i dati provenienti dall'asse extralinguistico e da quello linguistico collimano e generano delle corrispondenze tra forma e contenuto. In pratica, a una situazione solenne e ufficiale, dove parla il ruolo politico-sociale di un personaggio (sia divino sia umano) si accompagna una lingua elevata, poetica, con diversi fenomeni (dal lessico, alla sintassi, alle figure di stile, all'ordo verborum etc..) finalizzati ad allontanare la lingua dal tono quotidiano. Laddove, invece, il contesto è informale, e ancora di più dove è divertente, e nei casi in cui il personaggio si spoglia del proprio ruolo socio-politico, maggiori sono i riecheggiamenti del latino colloquiale, da un punto di vista sia qualitativo sia quantitativo.

1.4.2.3.1 Dal prossimale al distale: "Spiegare Virgilio con Virgilio"

"Spiegare Virgilio con Virgilio" è chiaramente una battuta, che riprende mutatis mutandis il motto filologico di Aristarco, e rappresenta simbolicamente la fase successiva del lavoro. Questo passaggio è stato di notevole importanza, in quanto ha messo in evidenza l'abilità linguistica di Virgilio, che non appiattisce mai la lingua, ma che sa veicolare una medesima idea in realizzazioni linguistiche ed espressive diversificate. I dati emersi dal lavoro condotto sull'asse extralinguistico e su quello linguistico fungono da punto di partenza per individuare dei corrispettivi situazionali ed espressivi soprattutto all'interno dell'Eneide. Lo sguardo ha in realtà abbracciato l'intera produzione virgiliana, tuttavia l'approfondimento ha riguardato soprattutto l'Eneide, per la diversità di genere rispetto alle Bucoliche e alle Georgiche. Spesso, ma non sempre, nella presente indagine i rimandi alla poesia bucolica e didascalica sono presenti solo in nota. Contesti simili hanno permesso di vedere la veste linguistica assunta in altre occasioni, per coglierne le unicità (come nel caso di nisi fallor) e le diversità (come nel caso di promite animos), o eventuali analogie (come nel caso della ridondanza vestra vobis). L'esistenza di varianti sintattiche, lessicali e stilistiche attiva il concetto di selezione poetica: si può infatti ipotizzare che il poeta abbia scelto una tale espressione, non perché questa fosse il solo modo di esprimere quel concetto, ma perché, nella sua visione, tale modalità risultava più confacente. Vedere inoltre le altre occorrenze della medesima -o leggermente variata- espressione o del medesimo -o leggermente variato- costrutto ha permesso di tendere dei fili conduttori, per capire meglio il tono dei vari contesti e le possibili finalità artistiche del poeta nella descrizione di una scena. Non si ha la pretesa di cogliere l'effettiva volontà di Virgilio, ma si vuole almeno porre la domanda di quali effetti egli avesse voluto ottenere, quale caratterizzazione del personaggio o della relazione tra i personaggi o della scena avesse voluto conferire, quali reazioni nel lettore/ascoltatore avesse voluto suscitare. In questa fase sono stati utili tutti i commenti111 antichi e moderni alla produzione virgiliana, più che, come

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si è visto supra, i manuali sulla lingua poetica virgiliana e augustea, non perché questi ultimi non fossero meritevoli, ma perché il colloquiale nell'Eneide non è una presenza rilevante tanto da non essere stata ancora ampiamente studiata. Questo lungo quanto interessante lavoro sulla produzione poetica di Virgilio ha il vantaggio di aver consentito di familiarizzare con la «langue» del poeta.

1.4.2.3.2 Le altre testimonianze in lingua latina letterarie e non, ufficiali e non: Strumenti

Il lavoro condotto sulla produzione di Virgilio è stato svolto anche sull'intera produzione in lingua latina, precedente, coeva e immediatamente posteriore al vates Romanorum, con l'unica differenza che il punto di partenza è stato il solo asse linguistico. Ossia si sono ricercate altre occorrenze della medesima -o leggermente variata- parola, espressione o costruzione e poi se ne sono valutati tutti i fattori dell'asse extralinguistico (il contesto, la relazione tra i personaggi etc.). Si è cercato quindi di ricostruire la «langue» al tempo di Virgilio, per capire meglio quali usi, quali sfumature, quali valori potesse assumere una parola, o un'espressione o una costruzione per il parlante in latino di fine I sec. a.C.112, in

una ricostruzione comunque limitata e parziale, ma che vuole approssimarsi per quanto possibile alla realtà. Dal punto di vista della cronologia si è prediletto il periodo precedente e contemporaneo a Virgilio, nella consapevolezza che la sua produzione, in particolare l'Eneide, ha creato dei precedenti letterari imitati dai poeti successivi, come verrà dimostrato ampiamente nel presente lavoro113. La

quantità di testi tradotti e analizzati è davvero enorme ed è stata rinvenuta attraverso i Lexica (ThlL; Forcellini e OLD per le voci mancanti nel primo), gli indici e le concordanze dei vari autori114, controlli singoli e incrociati sul database

del "Packard Humanities Institute" (da ora PHI Latin), che contiene tutti i testi letterari latini in prosa e in poesia fino al 200 d.C.. I dizionari etimologici115 e le

visionati tutti per tutti i passi analizzati, ma si sono citati nel testo solo quelli pertinenti al fenomeno studiato.

112 Bisogna sempre tener presente l'effettiva percezione che i parlanti latini avevano del

termine in esame dato un determinato periodo storico. Infatti, la valutazione linguistica e stilistica di un fenomeno non rimane inalterata nel tempo (e nemmeno dello spazio). Cf. Adams 2005a, p. 7 n. 8 nella definizione di colloquialismo «a current and possibily popular usage usually excluded from other higher literary genres except to achieve a special effect».

113 Concetto già presente in Lyne 1989, p. 14 e in Williams 1985², p. 744 anche per

quanto riguardo l'uso di parole "impoetiche" (riporto l'aggettivo usato dagli autori) al tempo di Virgilio, ma che, grazie alla poesia di Virgilio e al suo magistero poetico, sono diventate "poetiche".

114 Callebat, Bouet, Fleury, Zuinghedau 1984; Lodge 1924-1933; Bo 1965, 1966 e 1967;

McGlynn 1963 e 1967; Bonnell 1962; Cremona 1980; Segebade, Lommatzsch 1988; Cavazza, Resta Barrile 1981; Castagna 1996; Merguet 1969; Sihler 1968; Barends 1955; Wacht 1989, 1991, 1992 e 1996; Korn, Slaby 1988; Klecka 1983; Deferrari, Walburg Fanning, Stanislaus Sullivan 1940; Deferrari, Eagan 1943; Nowosad, Najock, Morgenroth 2002; Salvadore 1995; Rapsch, Najock 1991; Elefante 1992; Iso Echegoyen 1990; Birch 1989; Briggs 1983.

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grammatiche116 sono stati anche preziosi strumenti, oltre che i commenti e la

bibliografia specifica per i singoli autori o le singole opere117. Sono stati

certamente d'aiuto, laddove presenti, anche i giudizi e i commenti di grammatici ed eruditi latini118. Queste testimonianze richiedono tuttavia cautela, perché, se da

un lato sono voci privilegiate in quanto rappresentano un punto di vista interno alla lingua latina e abbastanza vicino sul piano cronologico, dall'altro potrebbero essere viziate dall'appartenenza a una certa corrente stilistica o dall'avversione/ o dall'ammirazione per il poeta in esame119.

Non deve essere trascurato il confronto con le fonti del latino non letterario e non ufficiale120. Negli ultimi anni le scoperte hanno arricchito la nostra conoscenza del

latino e rimando alla nota e alla bibliografia per un loro elenco. Già nella fase teorica e metodologica non ci si aspettava che il riscontro con queste fosse notevole, tuttavia esso non è assente e i fenomeni che hanno una rispondenza non sono ovviamente sociolinguisticamente connotati, ma rinviano soprattutto alla lingua tipica di un contesto informale e di un rapporto piuttosto stretto, o di un livello medio di acculturazione. Questa è forse la sede più appropriata per snocciolare un concetto lasciato implicito. Quando nella definizione di latino colloquiale si è parlato di fenomeni che si presentano privilegiatamente nella conversazione di carattere informale, si è fatto riferimento alla frequenza. Questo concetto è importante in quanto si parla di fenomeni che non sono esclusivi di un contesto (in senso lato), ma che potrebbero presentarsi anche al di fuori della conversazione informale, ma con minor frequenza rispetto ad altri fenomeni maggiormente attestati. L'importanza della frequenza è già stata sottolineata da Chambers121, le cui indagini dimostrano che una variante fonologica a Glasgow è

usata da tutte le classi sociali, ma con enorme differenza nella frequenza tra la «working-class and middle-class speech». Proprio la notevole frequenza presso gli

116 Molto utili rimangono Hofmann, Szantyr 1972; Leumann 1977; Kühner, Stegmann

1988; Ernout, Thomas 1964²; Pinkster 2015. Si vd. bibliografia specifica ad ogni argomento e capitolo nel corpo della tesi.

117 Per questi rimando al testo infra.

118 Per l'Eneide di Virgilio possiamo considerarci fortunati: oltre ai commenti di sarebbero

Servio, Tiberio Claudio Donato e agli scholia di Servio Danielino, ci sono anche una serie di giudizi e di citazioni indirette fatte da letterati latini e da grammatici, come ad es. Macrobio, Aulo Gellio, Prisciano, etc.. Vd. infra ad loc. e in Bibliografia.

119 Trovo grande acume nell'interpretazione delle fonti dei grammatici in Adams 2013,

passim e ad es. pp. 367-68.

120 Fornisco qui un elenco delle raccolte (più o meno commentate) che ho consultato,

mentre nel testo si farà rifermento solo a quelle in cui c'è stato un riscontro. Adams 1977, 2013 e 2016; Dickey 2012, 2015; Dickey, Ferri 2012; Halla-aho 2009; Bowman, Thomas 1983, 1994 e 2003; CIL; le iscrizioni parietali di Pompei, Ercolano e Stabia sono state consultate integralmente da CIL IV; CLE (Bücheler 1895, 1897; Riese 1906; Lommatzsch 1926); CEL (Cugusi 1992 e 2002); Cugusi 1979, 1982, 1985; Lattimore 1942; Hoogma 1959; Malcovati 19695; De Biasi, Ferrero 2003; Camodeca 1999; Courtois, Leschi, Perrat, Saumagne 1952; database di Europeana eagle project che raccoglie online le iscrizioni in lingua latina (ma non solo) provenienti da numerosi corpora europei (www.eagle-network.eu); Strassi 2008; Youtie, Winter 1951; Audollent 1967.

121 Chambers 2002, p. 350. Vd. infra, p. 137 in cui il concetto viene approfondito e calato

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strati socio-culturali bassi determina la natura sociolinguisticamente connotata come bassa della variante, e quindi il suo uso da parte dei parlanti appartenenti alle diverse classi sociali e la valutazione che ciascuno di loro ha degli altri. Così, nel corso dell'analisi dell'Eneide si sono trovati fenomeni che si distribuiscono lungo diverse opere scritte, in poesia e in prosa, caratterizzate da diversi livelli linguistici e stilistici, ma la maggior frequenza in testi mimetici del latino colloquiale e/o nei testi non letterari e non ufficiali porta a pensare che tale fenomeno venisse percepito come tendenzialmente -e non marcatamente- colloquiale, come per es. nel caso della paratassi in sostituzione dell'ipotassi con i verba dicendi et putandi.

Per quanto riguarda il rapporto con espressioni greche in questa sede è stato fatto qualche singolo rinvio, soprattutto sulla scia degli spunti forniti dai commenti, laddove presenti.