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Assunzione di terapie antiretroviraliprima della diagnosi di AIDS, e tipo di terapia effettuata

Nel documento AIDS. Combattiamolo viralmente (pagine 38-47)

Grafico n.5 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Età Maschi Femmine Anno di diagnosi 38 34 No 63,2% Si 33,6% Tripla Doppia Mono Non nota 4779 551 139 468 Non noto 3,2% Grafico n.6

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Ciò che possiamo quindi riscontrare dall’elenco dei dati che ci vengono sottoposti è sicuramente che la malattia ha mutato con il tempo, diverso il bersaglio, visto che non sono più i giovani ad essere più a rischio ma bensì uomini e donne di 35/40 anni, e che soprattutto la malattia da qualche anno a questa parte ha cominciato a stabilizzarsi, la cronicità in qualche modo è un segnale pericoloso, quando invece per la sua prevenzione bas- terebbe poco, usare il preservativo e non avere rapporti promiscui con più partner e in questo caso almeno usare le precauzioni adeguate.

Ci stiamo focalizzando molto sul problema della sessualità ma sappiamo che comunque non è l’unico mezzo di trasmissione, sappiamo anche che la trasmissione da madre a figlio è un altro problema che sussiste, probabil- mente più in Africa, ma comunque c’è e sta uccidendo.

Sarà quindi dai dati che abbiamo descritto che scriveremo un brief creativo, che analizzi la situazione della malattia in Italia, per poter dare una rispos- ta tecnologica e virale alla comunicazione sociale contro questa malattia.

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Intervento di V.Agnoletto. Parte1.

“L’aids purtroppo è ancora estremamente attuale, dobbiamo chiarire qual’è la situazione nel presente; noi disponiamo nel nord del mondo, diciamo nell’emisfero nord-occiden- tale, più l’Australia, il Giappone e poche altre nazioni, di una trentina di farmaci che ci permettono di avere a disposizione tre o quattro linee tera- peutiche, perchè una linea terapeutica è fatta da diversi farmaci, che siano essi dei composti o dei singoli, tutti questi trenta farmaci ottengono il ri- sultato di rallentare l’azione del virus, quindi, di rallentare la penetrazione del virus nell’organismo, di rallentare la sua penetrazione nelle cellule, di rallentare la sua moltiplicazione all’interno della cellula, eccetera...Nessuno di questi farmaci è in grado di distruggere il virus, cioè, tecnicamente di inattivare l’agente infettivo,allroa questo è il punto fondamentale, cosa suc- cede...che, una persona sieropositiva, in questa parte del mondo, oggi, gra- zie ai farmaci, se comincia a prendere la terapia da subito, cioè da quando è necessario, oggi si dice sotto i 350 linfociti t4 e se la prende regolarmente, può vivere anche vent’anni in più, quindi è fortemente aumentata l’attesa di vita, se noi andiamo indietro di vent’anni, allora le persone sieropositive potevano vivere sei o sette anni e l’ultimo anno lo passavano fuori e dentro dall’ospedale, oggi si può vivere con le terapie oltre vent’anni e in ospedale ci vai le ultime due settimane, quali sono le conseguenze, questo è il punto centrale per comprendere l’aids e per comprendere tutte le tematiche at- torno alla comunicazione, è quindi molto importante capire che l’aumento delle persone sieropositive di fronte all’impossibilità della distruzione del virus, aumenta il numero di persone sieropositive viventi e quindi il nume- ro di persone che potenzialmente possono trasmettere il virus; in termini tecnici, aumenta il numero dei possibili vettori di infezione.

Queste persone fortunatamente stanno meglio, sono in circolazione, non è che vivono rinchiusi in un’ospedale fortunatamente, allora noi dobbiamo oggi, molto più che nel passato, potenziare le strategie informative, le strat- egie preventive, non abbiamo mai avuto, in Italia, un numero così grande di persone sieropositive e quindi non è mai stato facile in termini statistici come oggi, in Italia, venire in contatto per via sessuale con una persona sieropositiva, quindi paradossalmente il miglioramento della vita sogget- tiva della persona sieropositiva, porta comunque ad un aumento di rischio, in termini sociali, della diffusione del virus.

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Secondo passaggio: periodicamente ogni sei mesi, l’istituto superiore di sanità fa una conferenza stampa dove comunica la situazione dell’aids in Italia, qual’è il primo dato che comunica; che i decessi sono fortemente diminuiti, crollati, perchè vengono spalmati in un numero di anni molto molto maggiore, poi certo dicno anche che ci sono 4000 nuove infezioni in Italia, ogni anno, il politico, che sia un ministro o che sia un assessore regio- nale, prende in mano l’agenzia, legge, crollo della mortalità, gira il foglio e dice: non è più un problema, non c’è più un allarme sociale, io i miei fondi li utilizzo per qualcos’altro, magari per aprire qualche centro utile o non utile, o tagliare qualche nastro che da sicuramente più visibilità al ministro e all’assessore, non va in fondo, a leggere che comunque ci sono 4000 nuovi sieropositivi all’anno, che in Italia si stima che vivano tra i 150 e i 180.000 persone sieropositive, non c’è allarme sociale, è crollato l’allarme sociale, quindi anche i responsabili della sanità non intervengono con delle strate- gie, dei progetti che mettono al centro il benessere collettivo, la salute della popolazione, ma come loro rispondono ad un’allarme sociale se cresce o non cresce, questo è il punto, qual’è il risultato...che in Italia non c’è più as- solutamente più da anni, indipendentemente dal colore politico di ministri o assessori, alcuna campagna di prevenzione all’aids, che i ministri se ne ricordano soltanto nella settimana precedente al primo dicembre, giornata mondiale dell’aids, facendo qualche conferenza stampa o qualche concerto o l’assessore fa qualche distribuzione estemporanea di profilattici, che nulla serve fatta in quel modo per la prevenzione, serve solo ad un prob- lema di immagine fine a se stesso.

Terzo aspetto, in questo modo aumentano le infezioni, aumenta la soffer- enza umana e elemento importante oggi, aumentano i costi, perchè quando noi in Italia abbiamo circa 60.000 persone in terapia e ogni anno di terapia per una persona sono diverse diverse migliaia di euro di costi, sono tutti soldi che spende la collettività, perchè per ora queste terapie sono gratuite, perchè dico per ora...perchè se andremo avanti così non si riuscirà più a pagarle. Già un paio d’anni fa la regione Piemonte ha lanciato un allarme, inutile dire che con una cifra molto minore che si spende per le terapie, si potrebbero attivare campagne di prevenzione per evitare nuove infezioni ma qual’è la diversità, che con le terapie c’è qualcuno che ci guadagna, ci guadagnano le grandi compagnie farmaceutiche, che, non è un mistero,

43 sono una delle principali lobby della nostra società, hanno una capacità di condizionare il mondo politico enorme, abbiamo visto i vari scandali, sia rispetto ai politici, sia rispetto ai medici, attraverso informatori farmaceu- tici, i medici che prescrivono un farmaco rispetto ad un’altro, per non par- lare del peso esorbitante che hanno le case farmaceutiche sui media, io ho provato diverse volte, a lanciare delle campagne che facevano notare quale fosse l’interesse delle aziende farmaceutiche, contrapposta all’interesse della popolazione, ho denunciato sperimentazioni selvagge, sul rispetto dei principi etici, fatte in sud Africa, ho scritto un libro di 500 pagine, ‘La soci- età dell’aids’, per cercare di chiarire quello che stava avvenendo nel mondo, non si sfonda quel muro, diciamo solo che tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, le aziende farmaceutiche contendono, con l’industria militare, il primo e il secondo posto come settore aziendale che distribuisce i mag- giori dividendi ai propri azionisti, fino al 2003, la farmaceutica era al primo posto e la produzione di armi al secondo, adesso si è invertito l’ordine dei fattori. Tutti gli altri settori industriali sono molto molto più indietro, ma in termini sociali questo è totalmente un disastro.”

Parte2.

Una delle conseguenze dell’assenza di qualunque strategia di prevenzione è che il 50%, circa il 50% di coloro ai quali viene diagnosticato l’aids, cioè la fase avanzata della malattia, ricevono in quello stesso mo- mento la comunicazione di essere sieropositivi, cioè, sanno di essere malati solo quando arrivano ad una fase avanzata della malattia e quindi hanno perso diverso tempo, diversi anni di terapia, quindi rischiano di evolvere più velocemente, ma non solo, hanno vissuto diversi anni senza sapere di essere sieropositivi e probabilmente senza prendere le precauzioni, certo, le precauzioni dovrebbero essere sempre prese da tutti e non solo da quelli che sanno di essere sieropositivi ma è evidente che per coloro che con- oscono già la loro condizione di sieropositività l’assumere le precauzioni è una cosa necessaria e un dovere morale, ecco...un 50% delle persone che ricevono la comunicazione di aids conclamato sanno di essere sieropo- sitivi, noi oggi su 150-180.000 persone sieropositive circa, stimiamo che circa un 30% di costoro non conosca la propria condizione sierologica, da qui la necessita di una campagna per andare a fare il test, niente, anche su questo c’è il più totale silenzio, è importante perchè ti rendi conto anche,

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è un momento di riflessione, dove uno comincia a pensare: perchè faccio il test? sennò uno il test non lo fa così, che rischio ho corso?a che rischi mi sono esposto?poi i giorn iin cui aspetti il risultato ti viene una grande ansia, e se poi il risultato è negativo, stai a ttento a non rimetterti in quella situazione, è evidente, il test è qualcosa a cui uno va preparato, perchè altri- menti possiamo avere il comportamento opposto, ho rischiato, sono ancora negativo, quindi sono imbattibile, vado avanti per la mia strada, cosa tra l’altro molto diffusa, soprattutto tra i giovani. Nell’ultimo periodo, in Italia sono stati fatti alcuni annunci, il primo, strettamente italiano è: avanza la ricarca italiana verso il vaccino, allora...io mi prendo la responsabilità che quella comunicazione, così come è stata fatta, non è una comunicazione che corrisponde al vero, io in questo libro, scrivo già le mie critiche riguardo a quel vaccino, a quel progetto finanziato dall’istituto superiore di sanità, qua siamo all’inizio del millennio, il libro esce otto anni fa, è una ricerca lanciata 12 anni fa, con un grande squillo di trombre e rullo di tamburi, dicendo: la via italiana al vaccino, sono passati più di 10 anni, di passi avanti se ne sono stati fatti pochissimi, la comunità internazionale non riconosce grande va- lenza scientifica a questa ricerca, tanto è vero che a tutti i convegni mondi- ali sull’aids, questa non è la principale tra le ricerche che viene presentata, ma l’annuncio che è stato fatto, dicendo, passi avanti sul vaccino, non dice il vero, addirittura quello che è stato presentato è un passo avanti verso un, chiamiamolo farmaco, in grado, se assunto assieme a degli antiretrovirali, di rallentare lo sviluppo dell’infezione in persone già sieropositive, quindi, col vaccino non centra nulla, il vaccino serve alle persone sieronegative di infettarsi, invece stiamo parlando di un composto che assunto assieme agli antiretrovirali, oltretutto, può rallentare la progressione della malattia, se questa ricerca andr àavani potrà avere risultati in questo campo ma non centra nulla col vaccino, questo progetto era partito 12 anni fa dicendo, questa è la strada verso il vaccino italiano, per di più i risultati scientifici presentati sono molto discutibili, perchè si parla di un campione molto ristretto, si è deciso di rendere pubblici i risultati prima ancora di aver concluso tutta questa fase di ricerca, la mia impressione è che ci troviamo di fronte alla costruzione di un fatto mediatico finalizzata ad ottenere ancora una volta milioni e milioni di finanziamenti per questo progetto, in una fase di ristrettezze economiche, dove vengono tagliati i finanziamenti

45 per la ricerca, nei giorni in cui si annunciava come probabile la caduta del governo e quindi c’è l’assalto alla tavola dove si distribuisce quello che è rimasto perchè dopo c’era il rischio che si andasse alle elezioni, viene fatta quell’operazione, non è un caso infatti che, alle nove di mattina, la rai lancia per l’ennessima volta questo annuncio, riguardo ai passi avanti del vaccino italiano e la sera il ministro della sanità ha già detto che non mancheranno i fondi per questa ricerca.

Conosco bene questa ricerca e so bene che molti di questi ricercatori, sono fortemente dubbiosi ma non lo dicono pubblicamente, questo credo che sia una enorme responsabilità, quindi siamo chiari, ad oggi non c’è nessun vac- cino disponibile, non è all’orizzonte nel giro di pochi anni la possibilità di avere un vaccino, terzo, la ricerca italiana verso il vaccino è comletamente indietro rispetto ad altre ricerche e per ora a mio parere non si vede an- cora nessuna possiblità di sbocco positivo, questo almeno è il mio parere. Abbiamo poi avuto un’altro annuncio, invece a livello globale, e questa è una questione molto complicata e delicata, ero stato luglio scorso alla conferenza mondiale sull’aids e tra i pochissimi ricercatori avevo già colto che questo sarebbe stato il tema centrale del 2011 e che era qualcosa che avrebbe provocato moltissimi problemi, cioè, cosa dicono i ricrecatori, se si somministra la terapia antiretrovirale ad una persona sieronegativa, cioè sana, vi è una certa percentuale di possiblità che sia più difficile che il virus riesca a penetrare in questa persona, cioè, sono state fatte delle ricerche in coppie sierologicamente discordanti dove un partner è sieropositivo e uno è negativo, dando la terapia antiretrovirale anche al partner negativo, che si esponeva che comunque si esponeva ad un rischio, visto che già faceva rap- porti non protetti, si è visto che tra il gruppo delle persone sieronegativs che hanno preso le terapie e un’altro gruppo di controllo, dove le persone sieronegativa non hanno preso le terapie, quelle si sono infettate più facil- mente di questi, c’è una diminuzione quindi del rischio di infezione.

Trovo che questo sia un messaggio devastante, perchè significa dire, la pre- venzione è fallita, non è più il caso di investire sulla prevenzione, medicaliz- ziamo, terapeutizziamo con farmaci pesanti, persone che sono negative e chestanno bene, allora, è evidente che non possiamo mettere in terapia 30 milioni di persone ma con questa logica dovremmo mettere in terapia mili- ardi di persone, il tutto quando in Africa, mancano le terapie per colore ce

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invece ne avrebbero bisogno, cioè persone sieropositive, circa 9 milioni di persone avrebbero bisogno di cure, non solo, questo approccio derespon- sabilizza totalmente le istituzioni, problema nostro evitare che le persone si infettino...no...problema dei loro comportamenti, che assumano la terapia e poi facciano quello che vogliono, perchè dobbiamo fare campagne pre- ventive, non solo, deresponsabilizza totalmente le persone sieronegative, perchè gli dici, poi prendere una compressa e poi fare quello che vuoi, ma non è un vaccino che prendi una volta e poi sei a posto, è un trattamento che devi prendere continuamente e non ti garantiscono di non essere infet- tati, ti diminuiscono solo la possibilità di esserlo, da un punto di vista cul- turale, poi, è la distruzione dell’essenza stessa della medicina, la medicina è prima di tutto prevenire, la medicina è prima di tutto occuparsi di una soci- età che non si deve ammalare, qui viene spostato tutto sulla terapia, quindi impensabile, che oltretutto è un approccio ridotto ad un numero limitato di persone, e anche a gruppi sociali che dispongono di molti soldi, questo vuol dire abbandonare tutti gli altri al proprio destino, con delle responsabilità socali enormi.

Come al solito la domanda è: chi ci guadagna?ma anche la risposta è sem- pre la stessa; ci guadagnano queste grandi multinazionali, sono sei o sette quelle che producono i farmaci anti aids, mica di più no?!che di colpo hanno aperto una prateria enorme di persone da arruolare e da tenere in terapia tutta la vita, e qui si apre un’altra questione, non è un caso che l’unaids da anni critica il comportamento delle case farmaceutiche che non impiegano i soldi per la ricerca sul vaccino, ma solo sulle terapie, ma è ov- vio perchè, se si scopre il vaccino, una volta che tutti lo hanno preso...chiuso il capitolo...e se nel sud del mondo non se lo possono permettere ci sarà una spinta per darlo gratuitamente o a bassi costi, allora...alle grandi mul- tinazionali cosa conviene invece, avere delle terapie che legano il paziente al farmaco per 20-30 anni, cronicizzare la malattia, in modo da permettersi di avere un certo numero di milioni di pazienti per 20-30 anni, quindi con un businness assolutamente enorme, non conviene investire sul vaccino, non è un caso infatti che tutte le ricerche sul vaccino sono condotte o da fondazioni benefiche o per esempio da alcune istituzioni pubbliche degli Stati Uniti, questo è uno spaccato degli interessi economici sull’aids, e come questi interessi, ricadono sulla popolazione.

47 Qual’è il risultato di tutto questo, che di aids non se ne parla più che rimane un problema ristretto al singolo col proprio medico o struttura sanitaria e coi farmaci, che i giovani non ne sanno quasi più niente, io ho continuato ad andare a parlare in diverse scuole sul tema dell’aids, trovo un’ignoranza enorme, per di più qui in Lombardia, son cambiate le regole per cui le asl non possono più entrare nelle scuole per fare attività di prevenzione e non danno i finanziamenti, chi affronta questi temi coi ragazzi, assolutamente nessuno, e non dimentichiamoci che stiamo parlando di una patologia i cui c’è un legame con la sessualità, quindi con l’emotività, con le fantasie, potrei parlare per una settimana intera dei tanti episodi di ragazzino e ragazzine che quando si innamorano...ah...lei...lui è così carino...così pulito... non può certo essere stata infettata, quindi non prendono le precauzioni, o piuttosto di coppie che uno è sieropositivo e l’altro no, ma comunque non prende precauzioni per dimostrare la forza del suo amore, e li manca l’educazione, la prevenzione, spiegando che se la tua partner è sieroposi- tiva e tu stai bene puoi esserle d’aiuto, di appoggio, non se ti ammali anche tu.

Poi c’è la questione della generazione delle persone che sono vissute nell’epoca dell’aids e che oggi ritiene di aver scampato il pericolo e quindi abbandona i meccanismi di prevenzione che invece in una certa fase della propria vita aveva assunto, quindi qui parliamo di quelli che oggi hanno 40- 50 anni, poi spesso si tratta di persone che tornano ad essere single perchè si sono separate, oggi possiamo dire che non c’è un’età fissa di infezione.

Parte3.

Se parliamo di giovani che oggi sono adolescenti, non c’è ombra di dubbio che la malattia accompagnerà la loro crescita, la presenza della malattia, cioè la presenza del virus dell’aids nella società, senza parlare delle dinamiche globali, dove vivono 30.000.000 di persone sieropositive, oltre i due terzi sono concentrati in Africa, è un continente che sta perden- do una gran parte della forza lavoro a causa dell’aids, ci sono interi gruppi di ragazzi abbandonati a se stessi; Lo sguardo globale è ancora uno sguardo preoccupante, un ragazzo e una ragazza che oggi hanno 14 anni, devono sa- pere che il virus dell’aids esiste e che da qui a quando diventeranno adulti, non ci sarà un vaccino, quindi appunto l’uso del profilattico, che significa però anche saperlo usare, perchè il profilattico è uno strumento sicuro se lo

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si sa usare, per esempio: si deve usare dall’inizio del rapporto, ha un ruolo in parte diverso dall’anticoncezionale, per essere chiari, non è che se non c’è l’eiaculazione non c’è il rischio di infezione, se la donna è sieropositiva attraverso le secrezioni vaginali e ci sono dei piccoli taglietti nel pene, può infettarsi anche senza che ci sia stata eiaculazione, quindi il preservativo va utilizzato sin dall’inizio del rapporto, bisogna sapersela infilare bene, perchè altrimenti c’è un rischio di rottura e poi bisogna saperlo conservare, non lasciarlo in macchina d’estate, non metterlo nella tasca posteriore dei pantaloni rischiando di prociugarlo e facilitare così la rottura, poi il pro-

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