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II.1

Introduzione alla post-modernità: strumenti di analisi

Il fenomeno culturale e la corrente letteraria a cui generalmente ci si riferisce con il termine “post-modernis

mo” sono, come ogni altro movimento e periodo letterario, variamente definiti sia secondo la posizione ideologica e teorica di ciascun critico sia secondo il momento storico e lo scopo della definizione1. Per quanto riguarda la scena europea e americana, il termine post-modernità, inteso sia come condizione esistenziale diffusa sia come tendenza letteraria, designa un periodo storico che interviene in seguito alle due Guerre Mondiali2. In linea generale, le diverse scelte compiute per determinare e descrivere il fenomeno post- moderno in letteratura variano, come per ogni altra corrente letteraria, rispetto a due criteri che sono rappresentati da un lato dall’analisi del periodo storico e dall’altro dal genere, ovvero dalle caratteristiche che le varie opere inserite nel gruppo scelto dimostrano di avere in comune3. È evidente quali siano le difficoltà inerenti ad ogni definizione che si limiti solamente a una delle due prospettive dal momento che, basandosi solo su una selezione determinata dal periodo, si finirebbe con l’includere opere non necessariamente appartenenti a una determinata corrente letteraria, mentre una scelta fondata solamente su caratteristiche “immanenti” al testo condurrebbe a ignorare il quadro temporale, con la sua carica politico-sociale. Anche il tentativo di fornire una definizione ibrida, che sia cioè sia periodica che tematica, non si dimostra però sempre efficiente, soprattutto nel caso del

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Per un quadro più dettagliato si vedano le monografie di questi autori sul tema: Jean-François LYOTARD

The Post Modern Condition: A Report on Knowledge; Fredric JAMESON, Postmodernism, or The

Cultural Logic of Late Capitalism; David GUREVITZ, Pwsṭmwdrnyzm: trbwt w-sprwt b-swf h-mʻh h-

ʽśrym (Post-modernismo, cultura e letteratura alla fine del ventesimo secolo); Linda HUTCHEON, The

Politics of Postmodernism; Brian MCHALE, Postmodernist Fiction; MCHALE, Constructing

Postmodernism.

2

Stuart SIM, The Routledge Companion to Postmodernism, pp. 3-12.

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post-modernismo4. I critici che hanno cercato di descrivere e definire il post-modernismo si possono suddividere in due gruppi principali: da un lato coloro che, analizzando “la condizione post-moderna”, definiscono il post-modernismo secondo termini di tipo cronologico e in base al periodo storico, come Jean-François Lyotard, Fredric Jameson, e sulle loro orme, David Gurevitz; dall’altro lato, invece, coloro che come Linda Hutcheon e Brian McHale caratterizzano il post-modernismo catalogandone le componenti tematiche o certe particolari caratteristiche formali. Ovviamente, il secondo tipo di analisi considera come punto di partenza il testo letterario e, se anche cerca di fornire una più generale definizione della “condizione post-moderna” come stato epistemologico e sociale, lo fa fondandosi sulla letteratura. Si potrebbe infine dubitare della validità di una definizione che tenda ad escludere il contesto storico dall’analisi letteraria, osservando come gli stessi elementi tematici o formali, se individuati in opere di un periodo storico antecedente alla Seconda Guerra Mondiale, non fanno sì che quella determinata opera venga recepita come post-moderna dalla critica e dal lettore. Cercando di sintetizzare ai fini della presente discussione, si può certamente affermare che il post-modernismo, o meglio la condizione esistenziale e culturale di quella mente che rifiuta ogni definizione e ogni tipo di sovrastruttura, sia ideologica o anche solamente cronologica, all’insegna di quella che Lyotard definisce “incredulità”, pur presentando numerose difficoltà di sistematizzazione teorica, rimanda ad alcune inconfondibili modalità tematiche e formali5.

Prima di concentrarsi su quali siano le caratteristiche tipiche della condizione e della narrativa post-moderna che si ritrovano anche in ambito israeliano, si deve innanzitutto osservare come tutti i critici menzionati nel paragrafo precedente, da Foucault e Lyotard, attraverso Jameson, Barthes, e Hutcheon, fino all’israeliano David Gurevitz, abbiano

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Chana KRONFELD, On the Margins of Modernism: Decentering Literary Dynamics, pp. 35-56.

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cercato di definire il post-modernismo in relazione al modernismo6: la maggior parte di questi autori sostiene infatti che il post-modernismo aspiri a decostruire gli assi fondamentali del modernismo, mentre altri ritengono che il post-modernismo non abbia fatto altro se non sviluppare fino alle loro più estreme conseguenze gli stessi quesiti posti proprio dal modernismo. Brian McHale, già nel 1987, ha cercato di giustificare questo tipo di analisi comparatistica costruendo un impianto teorico di più ampio respiro basato sul concetto di “dominante” letteraria introdotta da Roman Jakobson, ovvero quella componente attorno alla quale si focalizza un testo e che ne garantisce l’integrità, al di là della presenza di altre sottodominanti7. McHale identifica, dunque, nel passaggio da una narrativa governata da una dominante epistemologica a una narrativa governata da una dominante ontologica la ragione fondamentale di quel cambiamento che è intervenuto in letteratura durante il ventesimo secolo e a cui ci si riferisce usando il termine post- moderno8. Nonostante i tentativi di formulare nuove categorie di classificazione resta comunque impossibile riferirsi al paradigma contemporaneo e a quella particolare condizione che viene categorizzata dalla definizione di post-modernità senza mantenere come referente di paragone un momento storico diverso, distinto per atmosfera sociale o culturale e definito “moderno”9. Il confronto con il modernismo costituisce infatti la base di testi cardine per l’analisi di questa nuova temperie storica, da La Condition

postmoderne di Jean-François Lyotard a The Politics of Postmodernity di Linda Hutcheon,

6

Il riferimento è soprattutto al volume GUREVITZ, Pwsṭmwdrnyzm: trbwt w-sprwt b-swf h-mʻh h-ʽśrym

(Post-modernismo, cultura e letteratura alla fine del ventesimo secolo).

7

MCHALE, Postmodernist Fiction, pp. 4-6; Roman JAKOBSON, Poetry of Grammar and Grammar of

Poetry, pp. 751-756.

8

MCHALE, Postmodernist Fiction, pp. 6-11.

9

Anche McHale che pure rileva un limite nella critica che definisca le caratteristiche della letteratura

post-moderna in opposizione con aspetti delle poetiche adottate in opere moderne senza cercare di collocarle in un panorama teorico più vasto, continua a considerare il continuum costituito dai due momenti (moderno e post-moderno) nel tentativo di identificare gli aspetti peculiari della narrativa post- moderna. Si veda per esempio il capitolo sul ruolo dell’autore, Authors: Dead and Posthumous, dove McHale partendo dal famoso slogan modernista “fuori l’autore” coniato da Joseph Warren Beach nel 1932, ricostruisce un processo di trasformazione per arrivare a identificare come caratteristica tipica del post-moderno proprio l’oscillazione tra presenza e assenza della voce autoriale.

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senza considerare che altri termini proposti in alternativa a “post-moderno” e “post- modernità” non hanno avuto altrettanto successo10. In conclusione, anche se la discussione sulla validità di questa analisi comparatistica da un punto di vista teoretico-scientifico resta tuttora aperta, è innegabile che si tratti comunque di una modalità analitica efficace che sarà quindi adottata anche nel presente lavoro per rilevare caratteristiche fondamentali della narrativa definita “post-moderna” nell’ambito del canone della letteratura ebraica moderna e contemporanea.

Il termine “post-modernità”, designando un concetto piuttosto fluido che implica innanzitutto una reazione a un concetto altrettanto dibattuto, quello di modernità, si presta quindi a essere analizzato e interpretato secondo molteplici punti di vista che ne cambiano la configurazione storica e strutturale in base alla posizione assunta dal critico11. Secondo Fredric Jameson, per esempio, il post-modernismo costituisce una dominante socio- culturale causata dal capitalismo internazionale attraverso un processo di modernizzazione che ha come risultato la scomparsa della natura e il costituirsi dell’assenza come elemento dominante del pensiero12. In questa prospettiva, che implica una visione fortemente negativa dell’incredulità tipica della condizione post-moderna, ciò che distingue il modernismo dal post-modernismo è l’assenza di ogni impegno e la diffidenza nei confronti di qualsiasi presa di posizione, dal momento che persino le istanze riprese dal modernismo vengono comunque private di ogni contenuto politico13. Tra gli altri aspetti individuati da Jameson come caratteristici dell’epoca post-moderna si possono menzionare l’assenza di profondità e l’assenza di ogni consapevolezza storica; la mancanza di emozioni e lo

10

Tra alcune alternative proposte si possono ricordare surfiction di Raymond Federman, come calco su surrealismo che rileva la capacità di questa nuova letteratura di andare oltre la letteratura, o narrativa

post-contemporanea di Jerome Klinkowitz che rileva invece l’emersione di una nuova sensibilità

letteraria in grado di trasformare la realtà attraverso l’immaginazione producendo una forma che riesce a sovvertire se stessa.

11

SIM, The Routledge Companion to Postmodernism, p. X.

12

JAMESON, Postmodernism, or The Cultural Logic of Late Capitalism, p. 6.

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svanire di ogni forza emotiva; la predominanza di simulacra – copie senza origine14. L’oggetto culturale e letterario, sempre secondo Jameson, è stato trasformato in una serie di testi non-gerarchici, dove il soggetto ormai privo di sentimenti rifugge ogni manifestazione di soggettività, nel tentativo suicida di depurare il testo da ogni coinvolgimento emotivo. Secondo questa lettura, quindi, il post-modernismo in letteratura potrebbe essere definito come una cultura che priva il testo della sua profonda struttura poiché questa può realizzarsi, per Jameson, solamente in presenza di una trama e di un autore comprensibile ed affidabile15. Brian McHale, invece, dichiara apertamente la propria passione verso la letteratura post-moderna e la interpreta come un tentativo di esprimere quel particolare tipo di amore che può a volte intervenire tra testo e mondo e tra lettore e mondo16. Inoltre, riprendendo la definizione di Michel Foucault, McHale identifica nella eteropia di spazio e di tempo una caratteristica fondamentale del post- moderno, accanto alla tendenza ad includere all’interno dell’opera una riflessione sulla natura stessa del testo, una prospettiva che è intrinsecamente connessa ad altre due qualità caratteristiche del post-modernismo, ovvero la presenza intermittente dell’autore e la letteralizzazione della metafora17. Anche McHale rileva quindi un senso di dislocamento spaziale e temporale incapsulato nelle opere che considera post-moderne, ma non ne dà una lettura negativa. Attraverso l’analisi di vari testi, McHale dimostra come la creazione di eteropie e distopie rappresenti una modalità tipicamente post-moderna che serve a moltiplicare le possibilità narrative, dando origine a indecifrabili labirinti e creando mondi sospesi tra il reale e il fantastico. Giustapponendo elementi logicamente discontinui e

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JAMESON, Postmodernism, or The Cultural Logic of Late Capitalism, p. 18.

15

Ibidem, pp. 27-31.

Nel suo famoso articolo Postmodernism, or the Cultural Logic of Late Capitalism, Jameson afferma che il discorso post-moderno rigetta i cinque modelli fondamentali di profondità: il modello ermeneutico di dentro o fuori, il modello dialettico di essenza e apparenza, il modello freudiano di latente e manifesto, il modello esistenziale di autenticità e inautenticità e, infine, l’opposizione semiotica di significato e significante.

16

MCHALE, Postmodernist Fiction, pp. 222-227.

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incompatibili senza che sia fornita alcuna spiegazione, ogni fatto riceve infatti lo stesso tipo di valore ontologico senza distinzione morale e con un alto quoziente di scetticismo. Mentre alcuni, come Jameson, vedono in questo atteggiamento tra l’incredulo, l’ironico e il diffidente una dimostrazione di superficialità e irresponsabilità politica, altri come McHale vi leggono espressa una certa forma di amore nei confronti del mondo e della letteratura.

Cercando di prescindere da giudizi di valore legati allo specifico retroterra culturale, risulta evidente come ciascun critico, da McHaIe a Jameson, a Lyotard, Gurevitz o Offir, pur divergendo sull’analisi delle cause e degli effetti che determinano la condizione post- moderna, sembra concordare nel riferirsi al post-modernismo nei termini di una mancanza –di significato, di struttura, di impegno, di ideologia, di fede- inducendoci a concludere che la caratteristica principale del post-modernismo europeo e occidentale possa essere fondamentalmente ricercata proprio qui, in un’inclinazione verso vuoti creati attraverso meccanismi di assenza, ovvero dallo svanire di qualcosa che sembrava esserci in passato. In questa prospettiva che richiama la visione di Roland Barthes sulla natura di un testo, ogni atto artistico nella sua natura sovversiva proietta comunque un’ombra del passato: esso ne conserva “un po’ di ideologia”, “un po’ di rappresentazione” e “un po’ di soggetto18”. Tenendo conto di questa visione, nel presente lavoro l’analisi della letteratura post-moderna israeliana si avvarrà del confronto tra fasi del pensiero, della società e della letteratura nel contesto israeliano, usando similitudini e differenze rispetto al periodo moderno come strumento di analisi e riferendosi inoltre a determinate caratteristiche della post-modernità così come sono definite nel panorama europeo e americano. Infatti, come abbiamo visto, per quanto sia difficile stabilire se l'elemento post-moderno si definisca quale ribellione nei confronti del pensiero e delle poetiche modernisti, o se ne rappresenti

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piuttosto un estremo sviluppo teorico, si può ragionevolmente affermare che le dinamiche interne all’era e, in particolare, alla letteratura post-moderna si relazionino necessariamente ai paradigmi delle teorie emerse nel periodo storico antecedente (definito moderno) e che quindi ogni tentativo di descrivere il post-modernismo si concentri intorno a due problemi centrali: da un lato il suo legame con le teorie moderniste e dall'altro la tendenza verso un atteggiamento costantemente decostruttivo causato da un’implacabile analisi a trecentosessanta gradi.

Le due componenti che caratterizzano la post-modernità nel contesto di questo lavoro possono essere individuate da un lato nell’incredulità, intesa sia come incapacità di credere sia come necessità di analisi continua causata da una “malattia del possibile19”, e dall’altra nel concetto di “assenza” che può essere percepita secondo molteplici prospettive: non esiste possibilità di spiegazione coerente per il mondo in cui viviamo, così come non esiste un mondo che sia unico e comprensibile; scompare ogni possibilità di un soggetto che sia coerente e affidabile come di un linguaggio che sia capace di riflettere i movimenti interni all’individuo. La condizione post-moderna è stata spesso giudicata negativamente sia in ragione delle sue modalità di espressione, in particolare per l’uso preponderante dell’ironia e del gioco di parole, sia in ragione della relativizzazione continua che tende a proporre. Tuttavia, in ultima istanza, la post-modernità, confrontandosi con un’esistenza che continuamente affronta l’incertezza e il vuoto generato da assenze, si concentra su una delle problematiche centrali per comprendere il senso della vita umana, ovvero sulla morte, percepita come la massima forma di assenza. Questa lettura, che aspira a difendere la narrativa post-moderna dall’accusa di costituire una forma di scrittura irresponsabile e superficiale, è stata presentata da McHale il quale ha

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visto nella scrittura post-moderna un tentativo di simulare ed esorcizzare la morte20. Il critico definisce quindi le opere post-moderne come simulacra di morte in parole che cercano di modellare o almeno simulare la morte attraverso la conflagrazione di vari mondi, in una continua trasgressione perpetuata nei confronti di ogni livello ontologico e di ogni confine, vacillando senza sosta tra diversi tipi e gradi di “realtà21”.

Anche se con una certa semplificazione, si potrebbe inoltre affermare che, da un punto di vista più strettamente letterario, la condizione post-moderna si traduce nella decostruzione del soggetto e della struttura narrativa attraverso una molteplicità di modalità e tecniche narrative22. In conseguenza del processo decostruttivo a cui vengono sottoposte ideologie, teorie o luoghi comuni, anche il linguaggio viene infatti polverizzato, dal momento che non essendo altro se non un sistema aleatorio di segni culturalmente accettato e riconosciuto come significante, non può coincidere né con la realtà né con le dinamiche interne al soggetto, siano pensieri o emozioni. Scomparsa ogni fiducia nelle funzioni rappresentative, diviene impossibile credere nella capacità umana di comunicare e di trasmettere attraverso il linguaggio, e quindi attraverso il testo, un significato che possa essere coerente, affidabile o ricostruibile23. La scomparsa del soggetto coeso come funzione di interpretazione del reale, da un lato, e l’erosione di ogni speranza di ricostruire o creare un significato attraverso la letteratura, dall’altro, conducono alla trasformazione del testo in pastiche24 – una combinazione di citazioni da fonti diverse che non mirano ad attivare la cultura del lettore, ma piuttosto a creare un mosaico privo di pretese e di qualsiasi impegno, in un atteggiamento che è fortemente ironico. Questi stessi elementi si ritrovano anche nella letteratura post-moderna israeliana, che però presenta condizioni peculiari, dal momento che il pensiero modernista che le fa da retroterra e che è implicito

20

MCHALE, Postmodernist Fiction, p. 228.

21

Ibidem, p. 232.

22

SIM, The Routledge Companion to Postmodernism, p. 312.

23

Smadar SHIFFMAN, Orly Castel-Bloom and Yoel Hoffman: on Israeli Postmodern Prose Fiction, p. 126.

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nella cultura e nella letteratura ebraica moderna non può prescindere dalla sua componente sionista, intesa come quell'insieme di miti e di valori su cui i padri fondatori hanno incardinato non solo i principi di origine del canone ma anche il pensiero che sta alle fondamenta dell'identità nazionale.

II.2

La scena israeliana: post-modernismo e post-sionismo

Le analisi dei critici citati all’inizio di questo paragrafo possono essere quindi usate per produrre strumenti di identificazione e di interpretazione della corrente post-moderna israeliana portando ad individuare gli stessi elementi rilevati nel contesto occidentale, quali appunto l’incapacità di credere in quelle che Lyotard definisce “poli di attrazione” e che sono rappresentati sia dalle istituzioni, come lo stato gli ordini religiosi e i partiti, sia dalle narrative, siano esse collettive o individuali25. Nel contesto israeliano, oltre alle meta- narrative tipiche del modernismo esiste anche, come abbiamo visto, quella a cui generalmente ci si riferisce come “metanarrativa sionista”, ovvero quell’insieme peculiare di valori e ideali che hanno motivato i padri fondatori nella loro impresa di creazione di uno stato ebraico e che rappresentano la tessitura originale della cultura israeliana, nonostante i numerosi intrecci che la particolare storia nazionale ha realizzato su quella trama originaria. Per questo accanto al termine post-moderno è stato coniato dalla critica il termine post-sionista, un calco che serve innanzitutto a individuare la specificità delle condizioni che determinano l’era post-moderna in Israele. È fondamentale infatti sottolineare come non si parli di narrativa post-moderna in Israele fino all’inizio degli anni Ottanta, mentre temi e atteggiamenti post-sionisti influenzino varie discipline già a partire dagli anni Cinquanta, non solo in letteratura con il movimento del Gal ḥadaš ma anche per

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esempio in ambito storiografico con il movimento dei Nuovi Storici26.

La sociologa Hanna Herzog, nel tentativo di sistematizzare l’uso del concetto di post-sionismo, ne individua due sensi diversi: da un lato il post-sionismo come “condizione sociale” e dall’altro il post-sionismo come “rivendicazione epistemologica e teorica27”. Nel primo senso il termine si riferisce a un preciso periodo temporale che inizia subito dopo la realizzazione dell’idea centrale del sionismo, ovvero la fondazione dello stato ebraico, e che vede originarsi argomenti e conflitti nuovi al fine di determinare quali debbano essere i limiti e il significato delle categorie di collettività e di nazione. In questi senso temi post-sionisti possono essere rintracciati anche nella letteratura non considerata post-moderna, in particolare nel movimento del Gal ḥadaš. Nel secondo senso invece il termine descrive strategie tipicamente post-moderne che rendono testimonianza allo smantellamento delle grandi narrative e rivelano una continua pratica della logica sovversiva. Escludendo il secondo senso per cui si preferisce nel contesto del presente lavoro usare il termine generico di post-moderno, è evidente come il termine post-sionista possa servire a descrivere una caratteristica della condizione e della letteratura contemporanea che compete solamente alla società e alla cultura israeliana. Temi post- sionisti, come vedremo più in dettaglio nel paragrafo successivo, informano la narrativa post-moderna di Orly Castel-Bloom28 in un modo che non solo differisce sensibilmente da quanto avviene nella narrativa scritta tra gli anni Cinquanta e i primi anni Ottanta, ma che