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segue Attività svolte a fini lavorativi ma fuori dall'orario di lavoro Modelli di regressione logistica (a) relativi alla

Nel documento I confini del tempo di lavoro. (pagine 116-120)

probabilità di svolgere spesso una specifica attività - Anni 2002-2003 (coefficienti di regressione e significatività) Probabilità di utilizzare internet e/o il pc Probabilità di comprare materiale e/o tenere contabilità Probabilità di fare telefonate e/o incontrare persone Probabilità di leggere libri e/o riviste Coeff. Signif. (b) Coeff. Signif. (b) Coeff. Signif. (b) Coeff. Signif. (b) PROFESSIONE

Dirigenti e imprenditori - - - - - - - -

Professioni intellettuali 0,04 -0,23 -0,46 *** 0,22

Professioni tecniche 0,09 -0,18 -0,41 ** 0,14

Impiegati -0,08 -0,21 -0,90 *** -0,40 **

Addetti a vendite e servizi -0,68 *** 0,11 -0,82 *** -0,15

Operai specializzati -0,97 *** 0,07 -0,87 *** -0,63 *** Operai semi-qualificati -0,88 *** 0,04 -0,91 *** -0,79 *** Occupazioni elementari -1,40 *** -0,15 -1,14 *** -1,34 *** RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-ovest - - - Nord-est 0,00 -0,01 0,25 *** -0,05 Centro -0,13 0,24 ** 0,32 *** -0,15 Mezzogiorno 0,09 0,69 *** 0,58 *** 0,31 *** Costante -0,61 *** -0,33 *** 1,06 *** 0,02 Numero casi 4.668 4.668 4.668 4.668 R2 0,22 0,21 0,17 0,23

(a) Il modello controlla per settore di attività e presenza o meno di un secondo lavoro, variabili che per ragioni di sintesi non sono state riportate.

(b) *= significatività 10%, ** = significatività 5%, *** = significatività 1%.

La probabilità di svolgere fuori orario e/o a casa attività relazionali e di auto-formazione, inoltre, è più alta per i giovani che per gli adulti e cresce al crescere del livello di istruzione e della posizione professionale. Infine, è importante rilevare come la probabilità di svolgere attività relazionali, amministrative e di auto-formazione sia

relativamente più elevata nelle regioni meridionali, ove la probabilità di lavorare fuori dall’orario è molto inferiore. Si può pensare ad un effetto di segmentazione, classico nel Mezzogiorno: pochi lavorano fuori dell’orario, ma questi pochi lo fanno molto intensamente.

Quanto ai motivi per cui si lavora fuori dell’orario di lavoro, nei festivi o ci si porta il lavoro a casa (Figura 2.10), oltre la metà dei soggetti indica che ciò è richiesto dal tipo di lavoro svolto, oltre il 30 per cento fa riferimento ai gravosi carichi di lavoro e quasi il 15 per cento al senso del dovere. Nei primi due casi si tratta quindi di una modalità di lavoro in qualche modo subita dai soggetti, mentre per chi cita il senso del dovere si può presupporre un certo grado di volontarietà.

Dall’altra parte vi sono anche coloro che invece si portano il lavoro a casa o lavorano fuori orario perché piace loro (9,2 per cento), per crescita personale (9,2 per cento) e per altri motivi legati alla carriera (1,7 per cento) e ad incrementare i guadagni (7,1 per cento). Accanto ad essi troviamo coloro che usano la casa come luogo di lavoro (5 per cento) o che vi lavorano perché hanno un orario flessibile (7 per cento). Le esigenze di conciliazione - in particolare la cura dei figli o altre responsabilità - sono citate abbastanza poco frequentemente (rispettivamente 2,6 per cento e 2,5 per cento) e riguardano principalmente le donne.

Di fronte all’elevata frequenza di risposte multiple, anche contraddittorie10, si è deciso di concentrare l’attenzione su alcune motivazioni - o gruppi di motivazioni - che raccogliessero un numero abbastanza consistente di casi11. I modelli di regressione logistica - sebbene non appaiano particolarmente solidi - permettono di mettere in luce alcune tendenze indicative relative alle caratteristiche di coloro che hanno indicato, tra le motivazioni per il lavoro fuori orario, nei festivi e/o a casa il tipo di attività svolta, i carichi di lavoro, la crescita personale o di carriera e l’incremento dei guadagni.

10 È da notare che la domanda stessa lascia ampi margini di ambiguità perché si riferisce

contemporaneamente ai motivi per cui si lavora fuori orario, nei festivi e/o a casa, non permettendo analisi separate per i tre fenomeni.

11Non essendo stato rilevato un ordine di preferenza che permettesse di identificare le ragioni

considerate più rilevanti dai soggetti si è cercato in prima istanza di costruire una tipologia sulla base di un’analisi fattoriale. Quest’ultima, tuttavia, non ha dato risultati soddisfacenti ed è stata utilizzata solo come supporto nell’interpretazione delle risposte e nell’aggregazione dei motivi.

Figura 2.10 - Ragioni per cui si lavora fuori orario, nei giorni festivi e/o ci si porta il lavoro a casa (a) - Anni 2002-2003 (valori percentuali)

(a) Possibili fino a tre risposte.

Innanzitutto l’andamento della probabilità per titolo di studio mette in luce che all’aumentare del livello di istruzione si riduce la probabilità che sia il tipo di lavoro stesso a spingere i soggetti a lavorare fuori orario, nei festivi o a portarsi il lavoro a casa, mentre aumenta parallelamente la probabilità che tali comportamenti siano indotti dai maggiori carichi di lavoro. La distinzione in questo caso è sottile ma interessante: le attività maggiormente qualificate, infatti, non impongono il lavoro fuori orario per caratteristiche strutturali legate al tipo di lavoro (come può accadere invece per le attività stagionali o per alcuni servizi commerciali e/o alla persona), ma per la maggiore intensità dei ritmi lavorativi.

0 10 20 30 40 50 60

È richiesto dal tipo di lavoro, non è una scelta Per carichi di lavoro Per senso del dovere Mi piace farlo Per guadagnare di più Per far carriera Per crescita professionale Migliori condizioni di lavoro Per usare il tempo di spostamento La casa è il mio luogo di lavoro Perché ho un orario flessibile Per conciliare lavoro e cura dei figli Per conciliare lavoro e altre responsabilità Per motivi di salute Altro

Se si considera la posizione professionale, invece, si vede come la probabilità di lavorare fuori orario per impegni di lavoro sia la più elevata tra i dirigenti e imprenditori e decresca per tutti i livelli inferiori di inquadramento mentre, come è logico attendersi, il desiderio di aumentare i propri guadagni e fare carriera pesa di più per coloro che si trovano ai livelli più bassi della gerarchia professionale e che hanno, quindi, maggiori aspirazioni a “salire”. Va segnalato, inoltre, il caso dei lavoratori indipendenti tradizionali, i quali strutturalmente, per le caratteristiche della loro attività, sono portati a lavorare fuori orario, nei festivi e a portarsi il lavoro a casa con probabilità maggiore dei lavoratori subordinati mentre, a differenza di questi ultimi, danno poco peso alle motivazioni relative ai maggiori guadagni e alla crescita personale e di carriera. Infine, i dati mostrano come l’età giochi un ruolo rilevante solo per quanto riguarda, appunto, il desiderio di crescita professionale: man mano che cresce l’anzianità è ragionevole attendersi, infatti, che diminuisca la disponibilità a lavorare più intensamente per investire nella crescita personale, migliorare il proprio inquadramento e la propria condizione economica.

Infine, si è tentato di vedere come viene vissuto sul piano soggettivo il fatto di svolgere attività lavorative fuori dell’orario di lavoro. Il questionario individuale prevedeva, infatti, una domanda sulla soddisfazione verso il lavoro, dalla quale risulta che il 22,1 per cento è insoddisfatto del proprio lavoro. Una regressione logistica12 conferma

che la probabilità di essere insoddisfatti è significativamente maggiore per le donne e per coloro che si trovano in una posizione occupazionale instabile - cioè sono dipendenti a tempo determinato o indipendenti su commessa - ma mostra anche che tale probabilità è significativamente minore per chi svolge attività lavorative fuori orario.

Contrariamente a quanto ci si poteva attendere, lavorare anche nel tempo libero non implica affatto una maggior insoddisfazione verso il lavoro, ma anzi è più probabile che si accompagni ad un atteggiamento di soddisfazione.

Tavola 2.17 - Ragioni per cui si lavora fuori orario, nei giorni festivi e/o si

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