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segue Modelli di regressione logistica Occupati alle dipendenze, esclusi insegnanti, doppiolavoristi e con

Nel documento I confini del tempo di lavoro. (pagine 112-115)

abituale ricorso a straordinari - Anni 2002-2003 (coefficienti di regressione e significatività)

Probabilità di lavorare fuori dall'orario di

lavoro

Probabilità di lavorare spesso fuori

dall'orario di lavoro

Probabilità di lavorare anche nei giorni non lavorativi Coeff.Signif. (a) Coeff.Signif. (a) Coeff.Signif. (a) SETTORE DI ATTIVITÁ Agricoltura -- -- -- Industria -0,69** -0,95** -1,25*** Costruzioni -0,44 -0,69 -1,20*** Commercio e alberghi -0,17 -0,60 -1,08*** Trasporti e comunicazioni -0,55 -0,35 -1,04**

Finanza e servizi imprese -0,22 -0,53 -1,29***

Pubblica amministrazione -0,27 -1,03** -1,19*** Istruzione 0,50 0,40 -0,16 Sanità -0,48 -1,05** -1,08*** Altri servizi -0,12 -0,06 -0,61* ORARIO DI LAVORO Tempo pieno -- -- -- Tempo parziale -0,05 0,04 -0,19 RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-ovest -- -- -- Nord-est 0,08 0,34* 0,22 Centro -0,33** -0,52** -0,37* Mezzogiorno -0,31*** -0,27 -0,18 Costante -2,96*** -3,97*** -4,06*** Numero casi 8.827 8.827 8.827 R2 0,15 0,21 0,18

(a) * = significatività 10%, ** = significatività 5%, *** = significatività 1%.

Dall’analisi emerge nettamente un solo modello, che descrive la diversa diffusione tra gli occupati, del fenomeno delle attività lavorative svolte durante il tempo di non lavoro, anche considerando le tre dimensioni prese in considerazione per descriverlo. Infatti, le probabilità di lavorare fuori dell’orario di lavoro, di farlo spesso e di lavorare nei giorni non lavorativi in tutte le regressioni presentano le seguenti variazioni:

x sono minori per le donne, che hanno ovviamente a carico il lavoro familiare;

x quanto all’età, siamo in presenza di un andamento a U o L rovesciate, quindi sono le persone adulte (oltre 34 anni) quelle più impegnate nel lavoro: è l’effetto del classico life cycle squeeze, già rilevato nelle ricerche sul doppio lavoro (Gallino, 1985), per cui l’impegno lavorativo è maggiore nelle fasi della vita in cui più elevati sono i bisogni di reddito per la famiglia; x per l’istruzione la tendenza è monotona: le probabilità crescono

al crescere del livello di istruzione;

x anche per quanto riguarda la qualificazione professionale, sono i livelli più alti (dirigenti, imprenditori, professioni intellettuali) quelli con le maggiori probabilità di lavorare fuori orario, mentre le probabilità sono decisamente più basse tra le occupazioni meno qualificate sia dell’area manuale, sia di quella non manuale9; poiché anche la diffusione del doppio lavoro e del ricorso a straordinari è maggiore tra i più istruiti e i livelli professionali più elevati, si conferma che nell’attuale società terziaria il fenomeno del work alcoholism interessa soprattutto il lavoro intellettuale (Lallement, 2003);

x quanto alla posizione occupazionale, (come rilevato nell’analisi dei time budget) è ovvio che gli indipendenti presentino probabilità molto più elevate dei lavoratori dipendenti, ma è interessante rilevare le probabilità inferiori che si riscontrano all’interno delle due aree per coloro che sono in posizione instabile: i temporanei tra i dipendenti e quelli su commessa tra gli indipendenti. È il contrappasso della flessibilità: l’incertezza frena l’attivismo, che richiede un pieno coinvolgimento dei lavoratori;

x il settore non svolge un ruolo importante (con l’eccezione della scuola) e può esser considerato più che altro una variabile di controllo, tuttavia si può notare una leggera tendenza alla maggiore diffusione del fenomeno nei servizi pubblici (tranne la sanità) e in quelli alle imprese e, per contro, alla minore diffusione nell’industria manifatturiera: si conferma un ruolo dei

9Su questo risultato, che sembra parzialmente contraddire i risultati delle analisi condotte sui time

vincoli posti dal contesto organizzativo un po’ simile a quello visto per la diffusione del doppio lavoro (Gallino, 1985);

x infine, l’Italia centrale e il Mezzogiorno presentano probabilità sempre inferiori a quelle delle due aree in cui è stata divisa l’Italia settentrionale: anche questo può essere un indice del diverso grado di attivismo lavorativo presente in Italia.

In conclusione, la figura del lavoratore work-alcoholic presenta le stesse caratteristiche qualunque dimensione si consideri: dalla pluralità delle attività agli straordinari, dall’attività lavorativa al di fuori dall’orario del lavoro principale al lavoro svolto nei propri giorni non lavorativi. Si tratta di un maschio, dai 35 ai 55 anni, con un elevato livello di istruzione, occupato in mansioni professionalmente qualificate, per lo più indipendente tradizionale, ma anche dipendente a tempo indeterminato, residente nelle regioni settentrionali. Alcune di queste caratteristiche farebbero prevedere una crescita della diffusione delle attività lavorative nel tempo di non lavoro, poiché il lavoro intellettuale è in forte espansione, ma altre vanno in senso opposto. Si pensi alla crescente presenza nel mercato del lavoro delle donne, per le quali il problema centrale è quello della conciliazione con i tempi del lavoro di cura, e alla tendenza alla precarizzazione delle posizioni occupazionali, che frena il coinvolgimento nella prestazione lavorativa e quindi anche la sua estensione fuori dell’orario di lavoro. Qualche indicazione aggiuntiva può venire dall’analisi della diffusione delle varie attività extra e dei motivi per cui si lavora fuori orario.

Il fatto che la gran maggioranza indichi un’ampia pluralità di attività rende difficile identificare una tipologia che colleghi le attività svolte fuori dall’orario di lavoro alle caratteristiche del lavoratore. Comunque, raggruppando le attività in quattro grandi aree e utilizzando dei modelli di regressione logistica binomiale si è cercato di mettere in luce come la probabilità di svolgere determinate attività sia o meno connessa con le caratteristiche personali dei lavoratori, del lavoro svolto e del contesto territoriale. Emergono alcuni aspetti, in parte ovvi, in parte degni di essere approfonditi. È ovvio che la probabilità di utilizzare frequentemente strumenti informatici nel lavoro svolto fuori orario o a casa sia più alta per i giovani, gli istruiti e coloro che svolgono professioni elevate; meno ovvio che sia anche più elevata tra gli indipendenti su commessa rispetto ai lavoratori dipendenti stabili.

Tavola 2.16 - Attività svolte a fini lavorativi, ma fuori dall'orario di lavoro.

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