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Frequentazione di luoghi di culto e pratica religiosa, per ripartizione e dominio in un giorno medio e di domenica

Nel documento I confini del tempo di lavoro. (pagine 194-198)

spaziale e sociale nei grandi centri urbani Applicazioni alla

Tavola 4.4 Frequentazione di luoghi di culto e pratica religiosa, per ripartizione e dominio in un giorno medio e di domenica

(frequenza di partecipazione in percentuale)

Frequentazione di luoghi di culto

e oratorio in un giorno medio Pratica religiosa in luogodi culto di domenica

Nord 15,6 41,8

Centro 8,4 29,4

Sud-Isole 9,6 40,3

Centro area metropolitana 8,0 29,8

Periferia area metropolitana 11,8 34,9

Comune con più di 10.000 abitanti 10,1 34,7

Comune con meno di 10.000 abitanti 14,9 49,3

Totale 11,7 39,2

Invece è del tutto in linea con le aspettative e le ricerche sociologiche la presenza di culture meno secolarizzate nei piccoli centri abitati, rispetto ai grandi centri urbani. A conferma di ciò vediamo che risiedere in un comune con meno di 10 mila abitanti si associa a una maggiore probabilità di andare a Messa la domenica, al di là delle caratteristiche familiari e della ripartizione geografica. La frequentazione di spazi religiosi (chiese e oratori) è anch’essa superiore nei piccoli comuni rispetto ai grandi centri urbani e qui possiamo interpretare il dato in relazione alla minore offerta di servizi per la

20 L’andare a Messa coincide con l’attività “pratica religiosa in luogo di culto”, codificata a quattro

custodia e l’intrattenimento dei bambini nei comuni con meno di 10 mila abitanti, dove quindi l’oratorio potrebbe sopperire a tale funzione. Tavola 4.5 - Regressione logistica: attività “pratica religiosa in luogo di

culto”, diari della domenica PRATICA RELIGIOSA

IN UN LUOGO DI CULTO Odds ratio Errore stand. robusto Signif. confidenza al 95% Intervallo di

Nord 1,59 0,43 0,088 0,93 2,70

Sud 1,62 0,43 0,073 0,96 2,74

Centro area metropolitana 0,89 0,30 0,721 0,46 1,70

Periferia area metropolitana 0,90 0,26 0,706 0,51 1,57

Comune con meno di 10.000 abitanti 1,89 0,38 0,001 1,28 2,80

Maschio 0,90 0,14 0,478 0,66 1,22

Scuola media 1,12 0,17 0,451 0,83 1,50

Con fratelli 1,22 0,32 0,453 0,73 2,05

Madre orario full-time atipico 0,92 0,23 0,750 0,56 1,51

Madre orario full-time tipico 0,99 0,27 0,958 0,57 1,69

Madre orario part-time atipico 0,79 0,25 0,472 0,42 1,49

Madre orario part-time tipico 1,30 0,44 0,429 0,68 2,52

Padre orario full-time tipico 1,22 0,23 0,293 0,84 1,76

Padre non occupato 1,27 0,48 0,526 0,61 2,65

Borghesia 0,94 0,36 0,876 0,44 2,00

Classe media impiegatizia 1,13 0,29 0,636 0,68 1,86

Lavoratori autonomi 0,76 0,18 0,234 0,48 1,20

Madre istruzione università 0,98 0,37 0,963 0,47 2,06

Madre istruzione diploma 1,11 0,25 0,641 0,72 1,71

Padre istruzione università 1,46 0,56 0,326 0,69 3,10

Padre istruzione diploma 0,84 0,20 0,459 0,52 1,34

Trimestre gennaio-marzo 3,53 0,90 0,000 2,13 5,83

Trimestre aprile-giugno 2,18 0,58 0,004 1,29 3,69

Trimestre ottobre-dicembre 2,74 0,73 0,000 1,63 4,63

Pseudo R2 = 0,07 N = 1036

I bambini dei piccoli comuni, curiosamente, condividono con quelli delle grandi città metropolitane e delle periferie annesse il fatto di compiere spostamenti a piedi più lunghi (6’- 7’ in più mediamente). Se non è un effetto spurio, ciò dovrebbe quantomeno avvenire per ragioni opposte, data l’estrema diversità dei contesti ambientali, ma non si potrebbe avanzare altro che congetture visto che non si possono distinguere gli spostamenti effettuati in compagnia degli adulti e dei

coetanei. Inoltre nei piccoli comuni e nel Sud i bambini sembrano fruire in maggior misura dei luoghi all’aperto quali strade, vie e piazze.

Al Sud, così come al Nord e nelle metropoli, giocare in luoghi diversi dalla propria casa è un’attività che si pratica con maggiore probabilità e più a lungo. Questo è un indicatore senz’altro grezzo poiché non discrimina ulteriormente il tipo di luogo in cui si svolgono le attività di gioco (tutte quelle classificate esplicitamente come tali). Tuttavia dice qualcosa sulle possibilità dei bambini di valicare le mura domestiche nella pratica infantile per antonomasia (almeno dal punto di vista degli adulti!). Il fatto di rilevare una maggiore frequenza e una maggiore durata del gioco fuori casa tra i bambini dei centri metropolitani (un’attività che mediamente dura 48’ rispetto ai 36’-38’ dei comuni non metropolitani) può indicare la fruizione di servizi specializzati per la custodia e l’intrattenimento dei bambini al di fuori delle ore di scuola, oltre, naturalmente alla possibilità di essere accompagnati presso l’abitazione degli amici.

Infine esistono differenze associate ai fattori territoriali nella pratica dei luoghi attrezzati per lo sport. Questo è un indicatore che senz’altro può riflettere le diversità di offerta presenti sul territorio e, dal nostro punto di vista, serve a qualificare meglio l’attività perché identifica quelle situazioni che più di tutte corrispondono alla frequenza di corsi organizzati, diversi dalla pratica sportiva informale tra bambini. Vediamo così che nelle zone meridionali dell’Italia e nei piccoli comuni diminuiscono le possibilità di frequentare i luoghi attrezzati per lo sport mentre aumentano nei comuni metropolitani.21

Da ultimo è interessante osservare una differenza non trascurabile rispetto al sonno, dovuta al risiedere in una metropoli. Solitamente si ritiene che le attività fisiologiche mostrino scarsa variabilità e, nel caso dei bambini, questa sia dovuta più che altro all’età. Invece, dai modelli separati per giorno settimanale, è emerso che la domenica i bambini dei grandi centri metropolitani dormono mediamente mezz’ora in più (in termini assoluti e “lordi” si tratta di 11h14’ rispetto a 10h38’ nei comuni non metropolitani). È difficile dire quanto sia “netto” questo effetto. Certo è che, controllando per i soliti fattori familiari (istruzione, classe sociale e orari di lavoro) e ovviamente per l’età, l’impatto è altamente

21 È doveroso segnalare che negli ultimi due casi commentati (gioco fuori casa e luoghi attrezzati

per lo sport) non tutti i fattori statisticamente significativi nel modello tobit risultano tali anche nel modello logistico e dunque i risultati sono da prendere con cautela. In altri casi, infatti, quando gli effetti sono più robusti, abbiamo notato concordanza di segno tra i due modelli.

significativo. A questo livello possiamo semplicemente congetturare che i bambini metropolitani risentano in maniera più forte dei ritmi di vita degli adulti e che gli orari di lavoro e il modo di trascorrere il tempo libero dei genitori nella grande città influiscano anche sul ritmo biologico dei figli. Detto in altri termini possiamo ipotizzare che i bambini metropolitani recuperino il sonno “perso” durante i giorni feriali ed eventualmente il sabato nelle uscite serali in compagnia dei genitori.

4.2.3 - La scarso effetto dell’istruzione dei genitori

All’inizio dell’analisi era forte l’aspettativa di trovare notevoli differenze nell’uso del tempo in relazione al livello di istruzione dei genitori. Da altre ricerche era emerso che, ad esempio, i figli di genitori altamente istruiti vedono meno televisione degli altri (Bianchi e Robinson, 1997; Hofferth e Sandberg, 2001; Calado Lopes e Coelho, 2002). Questa ed altre aspettative sono invece state disattese dall’analisi dei dati. I bambini italiani mediamente guardano la televisione per un’ora e tre quarti al giorno, ma se li dividiamo in base il titolo di studio della loro madre o del loro padre non vediamo differenze eclatanti (cfr. tavola 4.6). Nei modelli di regressione, lineare e logistica, abbiamo inserito i livelli di istruzione del padre e della madre tra le variabili indipendenti, ma queste non esercitano alcun effetto significativo sul tempo di esposizione alla tv, ad eccezione del caso particolare, per noi interessante, del vedere la tv da soli dopo le 9:00 di sera. Qui abbiamo riscontrato un impatto negativo, al limite della significatività statistica (0,052) dell’avere un padre laureato; questa condizione sembrerebbe diminuire il rischio che il figlio guardi la tv da solo in ore serali. La stessa caratteristica avrebbe altri effetti “benefici” quali aumentare di molto la probabilità di frequentare corsi di formazione extra-scolastica (odds pari a 9,9) e di utilizzare meno i videogiochi (8’ in meno secondo il modello tobit, odds pari a 0,48 secondo il modello logistico). I figli di padri diplomati hanno invece minori probabilità di compiere attività di tipo domestico.

Altri effetti dell’istruzione del padre si evidenziano in alcune attività in particolari giorni. Per esempio gli acquisti di beni e servizi e la correlata presenza in luoghi commerciali (negozi, supermercati, uffici) sono negativamente influenzati dal titolo di studio del padre nel giorno di sabato, quello tradizionalmente riservato alle compere. Potrebbe essere indizio della preferenza dei padri più istruiti verso la

pratica di attività ludiche o non domestiche da svolgere insieme ai figli. Infatti è risultato anche che i bambini con padre laureato frequentano spazi verdi o naturali con maggiore probabilità degli altri. Altro effetto importante si osserva nei diari della domenica, quando i figli dei padri più istruiti, iscritti alle scuole medie, dedicano mediamente quasi un’ora in più ai compiti (venti minuti se il padre ha il diploma).

L’effetto del titolo di studio della madre, anche in questo caso in contrasto con altre ricerche, risulta, al netto delle altre variabili, decisamente limitato o nullo. Nel “giorno medio” l’unica attività su cui esercita un effetto è la lettura (al limite delle significatività, 0,065): i figli delle madri con titolo universitario hanno maggiori probabilità di leggere (Tavola 4.6).

Tavola 4.6 - Uso dei media e dei videogiochi, secondo l’istruzione della

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