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Una stanza in casa Reatov. Aleksandra è vestita a lutto con un ritratto fotografico tra le mani. Entra Reatov.

Reatov. Mia figlia è in buona compagnia.

Aleksandra. (sobbalza e fa cadere il ritratto). Accidenti papà, mi hai

spaventata, ero soprappensiero.

Reatov. E il fidanzato è per terra, bene! Permettimi di guardarti ancora

una volta. Sei migliorata.

Aleksandra. Dai, papà!..

Reatov. Ma i tuoi occhi sono rossi e questo non va bene. Continui a

piangere. Su, è meglio che raccogliamo il fidanzato e lo mettiamo sul tavolo.

Aleksandra. Papà, una tale tristezza, una tale tristezza!

Reatov. Su, basta piccola, non piangere. Mamma è più felice di noi: non ha

più desideri, impossibili, folli< Ma come sei migliorata! Per quanto tempo non ci siamo visti! Sei anni. Tu eri una bimba, una goffa adolescente, e adesso, guardate, un fidanzato qualunque ti ha già scovata.

Aleksandra. Uno qualunque! Lui è buono e caro.

Reatov. Che belle lettere mi mandavi in passato, prima di lui.

Aleksandra. Io pensavo che non ti interessasse e che non avresti mai letto

le mie stupidaggini.

Reatov. No, Sanečka. Sediamoci qui, proprio in quest’angolo, e potremo

parlare molto e a lungo. Raccontami di te. Non è cambiato niente, vero? I fuocherelli tremolanti davanti alle icone e le suppliche a chissà chi su chissà cosa e i gesti strani e queste lunghe preghiere sulle ginocchia.

Aleksandra. Noi viviamo in quest’angolo sperduto di mondo. Che dire?

Questo è il mio fidanzato, non è forse vero che è caro? Perché sei così pallido e cupo? Forse non ti piace? Chissà quando l’hai conosciuto< Tu hai visto molto, sei stato lontano< Su, perché stai zitto? Raccontami una fiaba, come raccontavi alla tua piccola cucciola, tanto tempo fa, ti ricordi? In anni lontani< A cosa stai pensando?

Reatov. Scusami, figlia. Mi riposo< I miei lunghi viaggi sono finiti e

comincio a vivere. Ti ammiro, guardo il tuo bel viso e la mia rabbia si ferma<

Aleksandra. Per cosa?

Reatov. Aleksandra, davvero l’hai già scelto come tuo futuro marito?

Aleksandra. Che c’è di strano? È buono.

Aleksandra. Saremo felici< Lo vedrai, lo conoscerai più da vicino e lo

amerai. Vero che lo amerai?

Reatov. Lo amerò? No figlia, io amo te, questo è quanto, e non ho

intenzione di cingerlo con abbracci affettuosi. Forse anche lui possiede mani così bianche? Riesce forse a nascondere la testa nel mio petto, e ha forse occhi come questi? È doloroso per me che lui ti prenda, il mio tesoro. Non vale il tuo amore.

Aleksandra. No, non è vero!

Reatov. Ma del resto< È buono sì, non è vero?

Aleksandra. Certo, è buono, non come te.

Reatov. Sì, questo è un bene. Sono felice per te. Lui ti porta in braccio,

proprio così, come faccio io? E ti porta, ti fa saltare e ti culla? Bacia le tue labbra e il collo, e di nuovo ti fa saltare proprio così! Sì?

Aleksandra. Su, ne ho abbastanza, abbastanza, lasciami. Come sei forte!

Tu respiri calmo ma io avrei percorso una versta11... Siamo come dei

bambini che riusciamo a divertirci e a ridere in un tale momento?

Reatov. In quale momento?

Aleksandra. Non è molto che ho perso mamma!

Reatov. Su piccola, piangere il morto son lacrime perdute! E così egli, in

questi giorni di lutto, si comporta con modestia e non dondola neanche un poco la mia bambina?

Aleksandra. Ancora questi discorsi< Non osa.

Reatov. Ama e non osa! Ama e non sa quale beatitudine si provi a tenere

nei propri abbracci il corpo tremante dell’amata!

Aleksandra. Sì e non tutti hanno questo vigore per giocare con le persone

come fossero palline.

Reatov. Capisco figlia, capisco. Apprezzo il tuo tenero gusto: lui è il tuo

fidanzato, non è rude come me, è elegante e raffinato. Ti adora in modo cavalleresco: si prostra ai tuoi piedi, proprio così, e ti decanta il proprio amore e ti racconta incantevoli leggende su come i nostri nonni amassero le nostre nonne.

Aleksandra. Non sa cantare e non è un professore di storia.

Reatov. Davvero? Ho sbagliato di nuovo! Sì, lo so, lui nel tuo salotto

imbastisce solamente discorsi virtuosi e non parla del proprio amore se non come farebbe un manuale del galateo.

Aleksandra. Non conosco questo manuale.

Reatov. Lasciamo stare. Oppure no, dimmi tu, lo ami molto?

Aleksandra. Oh, sì!

Reatov. Siate felici! Ma tu sai quanto siano ardenti i suoi baci?

Aleksandra. Ardenti? Be’ sì, mi bacia le mani, ma non in maniera ardente.

Reatov. Solo le mani?

Aleksandra. Ma ti dico un segreto, solo una volta mi ha baciata in questo

Reatov. Su questa pallida guancia che adesso si è infiammata in modo così

incantevole?

Aleksandra. Ma io mi sono molto arrabbiata e l’ho scusato solamente

quando mi ha detto che non sarebbe più successo<

Reatov. Fino alle nozze! Ragazzi! Romeo non ha ardito di inebriare la

propria Giulietta con il più dolce nettare dell’amore fino a quando non gli hanno sposati!

Aleksandra. Ma cosa dici, papà!

Reatov. Sono felice, figlia mia, sono felice. Hai preservato l’innocenza e

non conosci l’amore. Sono felice, figlia mia, perché voi non vi amate.

Aleksandra. No, io lo amo e lui ama me.

Reatov. Figlia, devi sapere che l’amore non è rappresentato da sacrifici

estremi, questa è solo una nuvoletta che si scioglie sotto i baci dell’astro potente. L’amore non conosce barriere e divieti, l’amore tutto ardisce e tutto osa. Chi ama è forte come Ercole, è felice di portare sulle proprie spalle il mondo, per lui racchiuso nell’amata. Chi ama è geniale come Shakespeare e le opere d’amore sono opere d’arte. Chi ama è folle, maniaco e furioso nello stesso tempo: un pensiero accende la sua mente, un’immagine regna sulla sua anima e l’invincibile uragano dei suoi desideri sfrenati tutto distrugge. Egli prende l’amata, come fosse una legittima preda, nelle sue mani potenti<

Aleksandra. Ahi, mi fai male! Lasciami andare. I tuoi occhi ardono. Non

Reatov. Quando lui anelerà al possesso della bellezza i muri di pietra

cadranno davanti a lui, e non ci saranno più barriere che non si possano disintegrare sotto l’impeto della sua ossessiva volontà, come si disintegra il fragile tessuto del tuo vestito da lutto.

Aleksandra. Papà! Ma che fai! Sei pazzo, mi hai fatto a pezzi il vestito! Ma

che ti è preso?

Reatov. Lui non ti ha insegnato ad amare. Scusami, figlia. Era da molto

che non ti vedevo e mi dispiace per il tuo cuore che tu vuoi rinchiudere in una umida ghiacciaia di felicità familiare.

Aleksandra. Su, devo andare a cambiarmi prima che qualcuno veda

questo vestito<

Reatov. Aspetta. Permettimi di abbracciarti< Fulmini nei tuoi occhi neri

come la notte< Dimmi, ha mai visto egli, il tuo modesto fidanzato, questo bel petto e questa parte sotto l’amuleto d’oro?

Aleksandra. Ma certamente no, non l’ha vista. Lasciami andare. (Esce.)

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