• Non ci sono risultati.

Stesso luogo. Dopo qualche giorno. Aleksandra e Dunaev conversano a bassa voce. Entra Reatov.

Reatov. Ecco due piccioncini inseparabili. Tubate?

Reatov. Buongiorno figli miei, tubate e siate felici.

Dunaev. Oh sì, farò di tutto perché Aleksandra sia felice.

Reatov. Fate di tutto amico mio, ma custodite la vostra salute, non elargite

le vostre forze con imprudenza come quel ragazzo italiano, il folle Romeo, pronto a versare sulla propria consorte, in una sola notte, tutto l’Eden di piacere. Siate prudenti come lo Schiller di Gogol’12 e potrete godere di una

felicità impermeabile e universalmente riconosciuta.

Dunaev. Noi saremo felici, senz’altro.

Reatov. «Come gli dei in cieli inaccessibili?»13

Dunaev. Come gli dei? Oh, no! Siamo tutti uomini, tutti individui. E

perché mai cieli inaccessibili? Noi vogliamo essere felici nel mondo, guardare le persone e mostrarci agli altri. Il nostro paradiso sarà accessibile ai nostri amici.

Reatov. Per gli amici? Ben detto.

Dunaev. Sembra che qualcosa oggi vi renda insoddisfatto.

Reatov. No.

Dunaev. Siete così pallido. Forse non siete del tutto in salute? Faccio un

salto dal dottore.

Reatov. No, caro mio, vi ringrazio ma sono in salute. Sono solo avvilito. Il

fatto è< Insomma, ho trovato qualcosa che non mi aspettavo.

12 Schiller è un personaggio di Nevskij prospekt di Gogol’.

13 Si tratta di una poesia di Semen Nadson (1862-1887), dal titolo Ne prinecet, ditja, pokoja i zabven’ja del

1885. Nadson è un poeta influenzato da Lermontov e Nekrasov e dal tono disilluso, con uno stile predicatorio e aforistico. Il movimento simbolista, che volutamente si distacca molto dal suo stile, gli attribuì per lungo

Aleksandra. Lui sta sempre più seduto a leggere. Come sono terribili e

incantevoli i libri!

Reatov. Aleksej Sergeič, vorrei dirvi due parole in privato se permettete.

Dunaev. Sono pronto ad ascoltarvi.

Reatov. Questo è un nostro segreto, Sanečka, il più rigido dei segreti.

Aleksandra. Io non lo rivelerò a nessuno.

Reatov. E anche noi non te lo riveleremo.

Aleksandra. Lui non deve avere dei segreti con me.

Reatov. Tuttavia questo è un nostro segreto.

Aleksandra. E così questo significa che io sono superflua! Che gentile!

Reatov. Non ti arrabbiare amica mia: tra poco te lo restituisco ma adesso

lasciaci.

Aleksandra. Va bene, che altro posso fare! È come quando ero una

ragazzina e tu eri occupato, venivo a disturbarti e mi mandavi via, come adesso.

Reatov. Sì, ma tu ti arrabbiavi e dichiaravi che non saresti più venuta da

me.

Aleksandra. Arrivederci Aleksej Sergeič, confabulate.

Reatov. Mi raccomando figlia, non ti far venire in mente di origliare.

Reatov. Sedetevi Aleksej Sergeič e parliamo. Vado dritto al nocciolo. Voi

sapete quanto possiede la vostra fidanzata?

Dunaev. Apollon Maksimovič! Non mi interessa nella maniera più

assoluta.

Reatov. Ne siete del tutto convinto?

Dunaev. Certo, i miei mezzi non sono molti ma le abitudini di

Aleksandra<

Reatov. Insomma, la dote non sarebbe male?

Dunaev. Non sono spinto dai soldi ma se Aleksandra possiede dei soldi

allora è meglio per lei. Io ho avuto l’ardire di chiedere la sua mano solo perché la amo veramente e per me sarebbe uguale anche se lei non possedesse niente.

Reatov. Amico mio, permettetemi di abbracciarvi. Adesso sono tranquillo

per Aleksandra. Grazie a Dio ora vedo che il suo destino è in mani buone e sincere. Ma se voi aveste saputo come mi sono tormentato negli ultimi giorni quando ho saputo la condizione dei nostri affari!

Dunaev. Ma forse<

Reatov. Caro mio, noi siamo andati del tutto in rovina.

Dunaev. Ma davvero?..

Reatov. Sì, la mia cara metà viveva al di sopra delle proprie possibilità

finanziarie. Io sono rimasto a galla ma adesso< Sono stati affrontati nuovi rischi nell’economia domestica. Ci sono ancora vecchi debiti da pagare.

Reatov. Ma questo non è tutto. Il male è che tutto il capitale è stato dato in

mano a uno speculatore che a causa della sua imprudenza è andato in banca rotta.

Dunaev. È tutto molto spiacevole. Io non potrò dare ad Aleksandra

Apollonovna tutto ciò a cui è abituata.

Reatov. Che fare! Io darò ad Aleksandra tutto ciò che posso ma è poco

probabile che le poche briciole della nostra condizione rimangano intatte. Probabilmente Aleksandra è stata viziata dalla vita. L’amore è un buon affare, il paradiso è in una capanna con l’amato, e solo di rado i matrimoni per amore finiscono con tafferugli dei coniugi. È meglio soffocare i teneri sentimenti che poi piangere tutta la vita incolpando il destino. Così, voi pensateci meglio, finché siete in tempo potete sempre rifiutare questo matrimonio.

Dunaev. No, Apollon Maksimovič, se Aleksandra Apollonovna accetterà

di condividere la mia povertà allora io sarò felice di chiamarla moglie. Dio è con lei, con questa ricchezza! Tutto ciò, permettetemi, è anche meglio.

Reatov. Addirittura meglio?

Dunaev. Sì, certo: almeno le persone non riterranno che l’ho sposata per

soldi e anche la moglie saprà che non l’ho presa per la dote ma per amore.

Reatov. Ma così non fate una sorta di opera buona?

Dunaev. Per carità, Apollon Maksimovič, al contrario, mi considererei

Reatov. Sì, sì, credo ai vostri nobili sentimenti. A ogni modo, amico mio,

essere senza soldi è un male. Tanto più che anche nel futuro, come sembra, non c’è neanche la più piccola speranza.

Dunaev. Conterò su di me, sulle mie forze, noi ci bastiamo.

Reatov. Conoscevate lo zio di mia moglie?

Dunaev. Perché forse è già deceduto?

Reatov. No, è ancora vivo. Ho detto conoscevate perché se fosse morto

prima, mia moglie sarebbe stata sua erede, ma adesso<

Dunaev. E adesso l’erede è Aleksandra Apollonovna.

Reatov. Aleksandra l’erede? Da cosa l’avete dedotto?

Dunaev. Ma come? Vostra moglie l’avrebbe ricevuta se non fosse

deceduta, e perché Sanečka non può?

Reatov. Perché non può?.. ah, allora voi fino ad adesso non sapevate

niente< Ma io pensavo<

Dunaev. Insomma qual è il problema? Io davvero non sto capendo.

Reatov. Così la mia povera moglie non vi ha detto niente?

Dunaev. Niente.

Reatov. Strano. O forse al contrario, si addice al suo carattere. Sempre

immersa nella fantasia, con segreti, improvvisazioni, capricci< E la stessa Aleksandra non lo sa< È cresciuta nella nostra famiglia con certi pensieri<

Dunaev. E così davvero Aleksandra Apollonovna?..

Reatov. Sì, amico mio, ad ogni modo voi avreste presto saputo la verità<

Mia moglie voleva immancabilmente avere una femmina, ed ecco<

Dunaev. Ecco qual’è il problema! E io che non sapevo niente. Per qualche

motivo non mi è mai stato detto.

Reatov. Voi l’amate così tanto che per voi è uguale, come se lei non avesse

nome.

Dunaev. Sì certo, ma<

Reatov. Non è forse lo stesso se è Reatov o Aleksandra Trofimovna

Glazdyrina, figlia di contadini? Certo, il nome è un po’ volgare<

Dunaev. Sì, ma<

Reatov. Ma lei si coprirà del cognome del marito, non è così? I parenti di

campagna a noi non hanno mai dato molto fastidio.

Dunaev. Li frequentavate?

Reatov. Non potevamo fare altrimenti. I sentimenti di parentela<

Dunaev. Sì, sì, certo<

Reatov. Questi regali di campagna, kokorki14, kalitki15 di pasta nera con

ricotta acida< Aleksandra riesce a mangiarli tutti! Eccome, li mangerebbe a quattro palmenti ma l’educazione, voi sapete.

Dunaev. Sì, certo.

14 Un piatto tipico russo a base di purè di patate, generalmente accompagnato da panna acida.

15 Altra ricetta a base di patate: una sorta di focaccia, in questo caso con farina integrale, ripiena di purè e

Reatov. L’unico aspetto spiacevole è che questa condizione la priva, come

vedete, del diritto di ricevere l’eredità dai parenti della mia povera moglie.

Dunaev. Comunque di questa non ne abbiamo bisogno.

Reatov. Caro mio, ma per voi non è forse meglio rifiutare? Non trovate?

Prima che sia tardi. Potrete facilmente trovare una fidanzata ricca. Davvero, sarebbe meglio, no?

Dunaev. No, e perché mai! Io, sinceramente, non so.

Reatov. Voi ci penserete bene, amico mio, prima di unirvi.

Dunaev. Sì, certamente, ci penserò<

Reatov. Allora perfetto.

Dunaev. E no, al contrario, perché mai! Per me è la stessa cosa, è proprio

Aleksandra Apollonovna, è da Aleksandra Apollonovna che dipende.

Reatov. Va bene, io ve l’ho riferito. Adesso, se siete d’accordo, vi mando

Aleksandra.

Dunaev. Sì, sì certo, Aleksandra Trofimovna<

Reatov. Solo sapete, amico mio, è meglio se voi per ora non la chiamate

Aleksandra Trofimovna, è meglio che rimanga ancora Apollonovna. Vedete, lei vi è abituata e così, all’improvviso, per favore, sembra offensivo.

Dunaev. Sì, sì, capisco, mi è uscito dalla bocca del tutto involontariamente.

Io allora aspetto qui.

Dunaev esita sul posto. Prende il cappello. È molto scosso. Passeggia. Dà un’occhiata allo specchio. Si avvicina alla porta a destra. Si ferma. Si stringe nelle

spalle. Si avvicina velocemente alla porta d’uscita, in fondo. Si aggrappa con la mano alla porta. Non apre. Indugia con la mano, spinge la porta. Si allontana,

rosso, stizzito. Sussurra.

Dunaev. Solo il diavolo saprebbe che fare! (Si avvicina alla finestra. Sale sul davanzale.)

Entra Aleksandra.

Aleksandra. Cosa fate laggiù? Perché siete salito sul davanzale?

Dunaev (scende dal davanzale). Ah, siete voi, Aleksandra Apollonovna!.. Io,

vedete, io< Così< Cioè, ho fatto cadere il fazzoletto dalla finestra.

Aleksandra. Così siete lì per il fazzoletto! Come siete buffo! Ma dovreste

mandare qualcuno.

Dunaev. Sì, ma vedete, è più vicino a me<

Aleksandra. Avevate paura di rimanere senza il vostro fazzoletto? Come

siete avaro! Mostratemi allora questo fazzoletto di valore. (Guarda dalla

finestra.) Eppure io non vedo niente.

Dunaev. Il vento l’ha portato via, il vento, Aleksandra Apollonovna.

Aleksandra. Basta, ma quale vento adesso!

Dunaev. Cioè no, è successo proprio adesso, mentre io parlavo con voi, un

ragazzetto che correva ha afferrato il fazzoletto ed è sparito. Adesso mi è venuto in mente che qui girava un ragazzetto, con la testa bianca quel ragazzetto, straccione, con i buchi sulle ginocchia.

Aleksandra. Uno straccione dalla testa bianca ha rubato il vostro

fazzoletto e voi avete tentato di inseguirlo attraverso la finestrella? Lodevole!

Dunaev (biascica le parole). Sì, esatto.

Aleksandra. Appoggiate il vostro cappello e sedetevi. E da ora in avanti

non lasciate cadere dei fazzoletti dalla finestrella e non scappate attraverso di essa, a questo serve la porta.

Dunaev. Scusate, Aleksandra Apollonovna, ma devo andare. Se

permettete tornerò questa sera, altrimenti<

Aleksandra. Aspettate. Ve ne andrete ma non senza ragione. Spiegatemi

cosa significa. Di cosa avete parlato con mio padre? Che avete? Come mai siete così imbarazzato?

Dunaev. Veramente, niente Alessandra Apollonovna, niente; tutto si

chiarirà per tempo, si chiarirà fino a diventare fonte di risa.

Aleksandra. Ma cosa si chiarirà? Che è successo? Perché volevate saltare

dalla finestra? Sembra che per non so quale motivo vi siate inventato la storia del fazzoletto.

Dunaev. Veramente, io non so che dire<

Aleksandra. E se volevate uscire senza incontrarmi perché non siete

passato dalla porta?

Dunaev. Ma questa porta è chiusa a chiave.

Aleksandra. Chiusa? Che strano! E quindi davvero avete già provato a

passare di là? Sì, infatti, è chiusa. (Preme il bottone del campanello elettrico.

Lentamente si avvicina alla porta di destra. Dice qualcosa a bassa voce dopo aver aperto la porta. Torna indietro.)

Mi volete spiegare infine che razza di scherzo è questo?

Dunaev. Va bene, Aleksandra Apollonovna, se lo esigete senza alcun

dubbio, sarò schietto. Io pensavo che oggi sarebbe stato meglio non incontrarci. Apollon Maksimovič vi spiegherà che la vostra posizione adesso è un’altra, cioè per quanto riguarda i rapporti patrimoniali< Cioè< che i vostri mezzi adesso non sono< Cioè non si può dire, che il fallimento<

Aleksandra. Cioè, cioè! Come indugiate! Potreste dire direttamente che i

miei soldi per voi sono pochi<

Dunaev. No, non intendevo questo. Ma i miei mezzi sono così limitati che

non posso concedervi ciò a cui siete abituata, e ho pensato che voi stessa, dopo essere stata messa al corrente della presente situazione, avreste rifiutato<

Aleksandra. L’onore di essere vostra moglie? Questo è quello che volete?

Dunaev. Credetemi<

Aleksandra. Abbastanza. Ho capito. Siete libero. Andate.

Dunaev. Credetemi, Aleksandra Trofimovna<

Aleksandra. Come?

Dunaev. Ho sbagliato del tutto inconsapevolmente.

Aleksandra. Volete farmi credere che già avete dimenticato come mi

Dunaev. Ho sbagliato, ho pensato< Mi sembra di aver sentito< Apollon

Maksimovič ha detto<

Aleksandra. Avete pensato, vi sembra di aver sentito, vi hanno detto: non

capisco niente.

Dunaev. Ma pensavo che sapeste. Ho sbagliato, io, penso di essermi

confuso.

Aleksandra. Avete confuso me con questa Trofimovna? Questa è la vostra

nuova fidanzata, non è vero? Scusate. (Esce velocemente dalla porta a destra.)

Dunaev nell’indecisione cammina per la stanza, in silenzio, come se camminasse quatto quatto, si accosta furtivo alla porta d’uscita e vi scompare.

(Tornando). È uscito< (In silenzio sta in piedi alla finestra.)

Entra Reatov.

Reatov. È uscito? Aleksandra, che mani fredde che hai. Permettimi di

abbracciarti. Parlami della tua tristezza<

Aleksandra. È così meschino< È uscito< Mi ha chiamata Trofimovna<

Reatov. Sei dispiaciuta per lui?

Aleksandra. Mi dispiace per il mio amore! Amare uno così! Vergogna!

Reatov. Perdonami figlia per quello che ho fatto. L’ho obbligato a togliersi

la maschera davanti a te in modo da dissolvere la tua illusione. Ti conosco: tu hai un cuore orgoglioso e sceglieresti una pena mortale piuttosto che una dolce bugia.

Reatov. Solamente una volontà crudele è una volontà.

Aleksandra. Cosa gli hai detto?

Reatov. Non molto. Gli ho detto che siamo sul lastrico, che non riceverai

eredità perché tu sei la nostra figlia adottiva, figlia di contadini.

Aleksandra. Ma è vero?

Reatov. Siamo ricchi. Presto lo verrà a sapere e tornerà da te.

Aleksandra. Sarò io a non tornare da lui. Ma perché l’hai fatto?

Reatov. Per strappargli subito la maschera. Io non voglio che tu

appartenga a lui perché ti amo, io stesso ti amo, e non ti amo come si amano le figlie, ti amo di un amore ardente e invincibile. Non guardarmi con quei terribili tuoi occhi, sono come fulmini. L’amore non è un peccato, l’amore è una legge della natura. Non siamo noi stessi ad accenderlo, un’irresistibile forza l’ha introdotto in noi e dobbiamo esserne felici, anche solo per questa felicità avremmo dovuto pagare il valore della vita intera. Andremo lontano, in altri paesi dove non ci conoscono, saremo felici con una felicità impetuosa e ardente, sorella dell’anima mia, superba e mite< Chi vorrà portarci via la nostra felicità fino a quando noi, disgustati da essa, non la getteremo via insieme all’inutile vita?

Aleksandra. È terribile quello che dici. È peccato.

Aleksandra. Tu gli hai detto che io sono stata adottata, che non sono figlia

tua. È forse la verità? Dimmi, sono tua figlia o no?

Reatov tace.

Se solo io non fossi tua figlia!

Reatov. Bene, Aleksandra, ti dirò la verità ma prima rispondi a due mie

domande. Prometti che mi dirai la verità.

Aleksandra. Bene, ti dirò la verità.

Reatov. Ma come può questo non essere un peso per te?

Aleksandra. Anche se dovesse essere un peso, io ti dirò la verità. Ti dirò la

verità anche nel caso in cui io stessa non dovessi conoscerla. Metterò a nudo il mio cuore e tirerò fuori la verità dal profondo. E a quel punto tu mi dirai se sono tua figlia o no.

Reatov. Sì. Dimmi se essendo tuo padre o meno, questo adesso tu lo

scoprirai forse, se in uno o nell’altro caso i tuoi sentimenti rimarranno gli stessi? Il tuo cuore non brucia a causa di una mia parola, che per giunta sarà una parola sul passato, il lontano passato?

Aleksandra. Sì, per il mio cuore è lo stesso, che tu sia mia padre oppure

no.

Reatov. Adesso dimmi, mi ami? Vorresti essere mia? Sei diventata pallida

e taci, ma mi hai promesso di dirmi la verità. Ti aspetto< Che lungo silenzio! Sì, non correre con la risposta, ascolta il tuo cuore, e mi dirai la verità.

Lungo silenzio. Aleksandra si allontana. Si ferma. Ritorna.

Quale segreto mi porti? Ti fa paura dirlo. Dì solo una parola: se mi ami, se vuoi essere mia, dimmi: sì. E se non è così, dimmi: no.

Aleksandra (in fretta). Sì.

Reatov. Ho raggiunto lo scopo. Ma è così pesante! Quasi non mi rallegra.

Sì, adesso è il mio turno di dire l’ultima, fatale parola.

Aleksandra. Dimmi se sono tua figlia o no.

Reatov. Ti amo.

Aleksandra. Non sono tua figlia? Vero? Non lo sono?

Reatov. No, non lo sei. Gli ho detto la verità, nessuno ancora lo sa. Ma lo

verranno a sapere e non ci crederanno.

Aleksandra. Mio caro! Cosa me ne importa, malvagi, bugiardi che non

Documenti correlati