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Attraverso le miniature e le immagini

Si possiedono più di cinquanta miniature raffiguranti nobildonne nei canzonieri redatti nel XIII secolo. Queste raffigurazioni rappresentano sia un'importante fonte d'informazione relativa alla recezione delle liriche trovadoriche, sia un insieme di spunti preziosi per confermare o correggere alcuni aspetti di queste liriche. È interessante analizzare il rapporto fra immagine e testo.

Angelica Rieger distingue tre tipi di miniature: il capolettera iniziale della prima poesia del poeta citato come avviene in A, I, K e N; la miniatura che precede le poesie di un trovatore e indipendente dalla lettera iniziale come avviene in M e H; le illustrazioni ai margini che si aggiungono alle iniziali decorate come avviene in N103.

I manoscritti in questione pur mostrando somiglianze e analogie fra di loro, conservano una certa dose di originalità, dettata dall'evoluzione intrinseca dell'arte medievale.

Le figure vengono presentate in piedi, leggermente girate di tre quarti, compiono dei gesti con le mani, ma in una posizione riservata. Solo il canzoniere A non rispetta questa formula, dato che le due trobairitz rappresentate sono sedute. Una di queste viene raffigurata mentre discute con un uomo e tutti e due sono ospitati all'interno della lettera, come se essa fosse per loro un rifugio104.

Il manoscritto H, che, come abbiamo visto è il canzoniere che più di tutti mostra un particolare interesse alla letteratura di genere, lo fa anche

103Angelica Rieger, “Ins. e.l cor port, dona, vostra faisso”. Image et imaginaire de la femme à travers l'enluminure dans les chansonniers de troubadours, in Cahiers de civilisation médiévale, anno 1985, vol. 28, n. 112, pp. 385-415.

104 Martine Jullian, Images de Trobairitz, in Clio, Histoire Femmes et Sociétés, Musiciennes, anno 2007, n. 25.

attraverso illustrazioni, immagini e miniature, ma, purtroppo, è in cattivo stato, soprattutto nella sezione dedicata alle trobiaritz che è decisamente la più deteriorata105.

La Comtessa de Dia è certamente la trobairitz più celebre. La sua immagine appare in tutti i manoscritti e in H è rappresentata addirittura due volte, attraverso due miniature, che incastonano l'unica lirica della Comtessa tramandata da H, una posta all'inizio del testo e una all'estremità del margine inferiore. Nelle miniature indossa abiti regali ed eleganti, in una di esse, indossa un mantello foderato d'ermellino, segno che testimonia la sua appartenenza ad un alto rango sociale106.

L'immagine di Na Castelloza appare in tre manoscritti, ma è stranamente assente in H.

Azalais de Porcairagues è raffigurata in due miniature nei manoscritti I e K.

Le altre trobairitz vengono rappresentate attraverso una sola miniatura. È il caso di Na Lombarda, di cui ci rimane sono una cobla; di na Tibors de Sarenom, la cui miniatura è danneggiata e in parte illeggibile; la tenso fra Iseut de Capion e Almuc de Castelnou è corredata, nel manoscritto H, da due miniature in cui le poetesse sembrano rispondere l'una all'altra, rispettando i criteri figurativi dei dialoghi poetici; la miniatura di Maria de Ventadour occupa un posto un po' marginale del manoscritto H e inquadra dei testi poetici scritti da un uomo107.

Tutte le trobairitz indossano abiti ricchi a riprova della loro appartenenza a classi sociali elevate: si tratta di vestiti lunghi sino ai piedi, prevalentemente rossi e a volte accentati d'oro, le maniche sono di colore diverso e, in diverse occasioni, maniche e collo sono chiusi da bottoni, all'epoca considerati oggetti di gran lusso in grado di chiudere e modellare il tessuto in base alla forma del corpo. Alcune di esse hanno le spalle coperte da un mantello foderato di

105 Pierre Bec, op. cit., p. 28 106 Pierre Bec, op. cit., p. 28 107 Martine Jullian, art. cit.

pelliccia bianca o grigia e cinque di esse hanno in mano uno scettro floreale. Il significato di quest'ultimo non è chiaro: nella simbologia medievale il bastone floreale assume oltre ad un significato regale, anche una valenza religiosa e cristologica; spesso associato alla figura di Maria, il bastone è infatti l'emblema del viaggiatore e in particolare del pellegrino. Martine Jullian afferma che sicuramente è un segno distintivo della detenzione di un potere, come può esserlo il diadema, ma non obbligatoriamente di un potere aristocratico, ma piuttosto di un potere poetico: le trobairitz possiedono le chiavi per poter trobar. La studiosa, analizzando la miniatura presente nel canzoniere H relativa a Maria de Ventadorn, nota un altro significativo dettaglio presente solo in questo manoscritto: la poetessa brandisce nella sua mano un fiore di giglio che nella poesia provenzale simboleggia la primavera, stagione che ispira il canto dei trovatori108. Questo sta a significare che lo status

professionale di poeta era ben definito e ben chiaro anche per le trobairitz. In alcune di queste miniature le trobairitz sospingono le mani in avanti e hanno la bocca aperta in atto di parlare, o meglio di cantare, e non sono presenti accanto ad esse supporti scritti da cui poter leggere; è quindi ben chiara l'intenzione del miniaturista che era quella di far notare come la pratica del trobar si fosse diffusa solo grazie ad una tradizione orale109.

È in ogni caso impossibile individuare particolari personalità dietro queste miniature, ogni poetessa ritratta risponde a parametri convenzionali, le espressioni dei loro visi trasmettono poche emozioni, lo sguardo è rivolto verso il vuoto ed è impersonale, i gesti sono stereotipati e la somiglianza fra di loro pare essere talmente tanto alta che sembrano discendere tutte dalla stessa famiglia. Le uniche differenze riguardano alcune caratteristiche degli abiti che rispondono però solo a parametri puramente estetici110.

Questo rifiuto di personalizzare le figure ritratte si adatta alle consuetudini e alle abitudini del tempo. Inoltre, le sedici poetesse

108 Martine Jullian, art. cit. 109 Martine Jullian, art. cit. 110 Martine Jullian, art. cit.

miniaturizzate rappresentano, dal punto di vista dei canoni di bellezza, una specifica tipologia femminile che ben si accorda con l'immagine della donna ideale dell'epoca: una donna adulta, di alto rango, dai capelli biondo perla, pacata, che richiama la Vergine, madre di Dio.

La bellezza materiale di queste figure non è altro che la trasposizione della bellezza non visiva del canto poetico, la rappresentazione figurativa dello stesso ideale della fin'amor: un amore puro, maestoso e senza tempo, ma in realtà disincarnato, rappresentato dalla donna irraggiungibile e perfetta111.

Le miniature e le decorazioni all'interno dei canzonieri apportano un miglioramento alla comprensione e alla conoscenza, insieme ai componimenti tramandati, dell'atmosfera cortese dell'epoca. Angelica Rieger afferma che, grazie all'apparato iconografico, si può intuire non solo il rapporto che intercorreva fra le trobairitz e il mondo del poetare, ma anche il modo in cui i testi lirici venivano recepiti in età medievale112.