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Gli attuali sviluppi sulla non proliferazione ed il disarmo nucleare

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SVILUPPI E PROSPETTIVE FUTURE

1. Gli attuali sviluppi sulla non proliferazione ed il disarmo nucleare

Il corpo giuridico dei trattati internazionali sulle armi nucleari, supportati peraltro anche da un vasto insieme di particolari e differenti leggi nazionali adottate da alcuni Paesi, è stato organizzato ed assemblato in un arco di tempo molto vasto, durante il quale la struttura del sistema mondiale ha subito gradualmente continui e profondi mutamenti. Sebbene sia stato doveroso ricordare quindi le circostanze storiche in cui tale percorso si è sviluppato e nelle quali esso affonda le sue radici lasciando in eredità l'attuale regime di non proliferazione, è pur vero che oggi tale disciplina si deve inevitabilmente confrontare con nuove tematiche ed elementi di rischio, derivanti appunto sia dai cambiamenti politici avvenuti negli anni a livello globale, sia dall'evoluzione delle tecnologie legate al nucleare.

Negli ultimi tempi, infatti, sviluppi di carattere politico e nuovi progetti supportati da innovazioni scientifiche, hanno contribuito a riportare la questione della non proliferazione al centro del dibattito internazionale. Tali novità, alcune benefiche ed altre nocive rispetto agli scopi prefissati all'interno del regime di non proliferazione, possono essere raggruppate in un elenco che comprende elementi quali:

1. La rinnovata attenzione alle tematiche della non-proliferazione e del disarmo da parte dell'amministrazione statunitense;

2. L'emergere di un consenso internazionale sui pericoli derivanti da organizzazioni terroristiche alla ricerca di armi nucleari;

3. Il perdurare delle tensioni intorno al programma nucleare iraniano e l'emergere di nuovi casi a rischio di proliferazione in altri Paesi;

4. L'avvio di un programma volto alla riconversione dell'uranio da quello altamente arricchito (HEU) ad uranio debolmente arricchito (LEU) e la sperimentazione di inedite tecnologie che in certi casi agevolano, in altri complicano, l'azione di contrasto alla proliferazione nucleare. Ad ognuno di questi argomenti, che verranno esaminati nel corso di questo paragrafo nell'ordine riportato sopra, appartengono dunque delle implicazioni che hanno portato all'introduzione di ulteriori spunti di riflessione, proposte e provvedimenti nell'ambito del nucleare, sempre incentrati sullo sfondo dei temi fondamentali riguardanti la non proliferazione, il disarmo ed il controllo delle tecnologie nucleari dual-use.

Il primo punto menzionato attiene in particolare all'odierna rotta intrapresa dal governo americano sul tema della non proliferazione: la rilevanza di questo aspetto è dovuta al fatto che gli Stati Uniti, da sempre, sono il Paese più influente all'interno dell'ONU e rappresentano quindi un punto di riferimento imprescindibile nelle politiche decisionali a livello globale. Dalla scomparsa dell'Unione Sovietica, oppressa da irrisolvibili problematiche interne, hanno inoltre acquisito ancora più potere, elevandosi oggigiorno a ruolo di nazione egemone dell'intero sistema internazionale, essendo i promotori di un tipo di ordinamento economico e sociale che viene seguito dalla maggior parte dei Paesi nel mondo.

Trasferendo tale status geopolitico sulla questione del nucleare, come abbiamo visto nel capitolo precedente, già in un discorso tenuto a Praga nell'aprile 2009, il presidente americano Obama, al momento tutt'ora in carica, ha delineato la strategia degli Stati Uniti per controllare la proliferazione nucleare e creare le condizioni che, nel lungo periodo, permettano il completo smantellamento degli arsenali atomici: il presupposto essenziale a questo scopo è rendere più efficace il regime di non- proliferazione nucleare e rivitalizzare il TNP.275

A questo proposito, i punti sui quali l'amministrazione USA ha deciso di concentrarsi nell'ambito del dibattito sul rafforzamento del TNP prevedono l'adozione del Protocollo Aggiuntivo dell'IAEA come standard universale di controllo, la definizione di un sistema di sanzioni per gli Stati che violano il TNP ed il rinnovo dell'impegno al disarmo. Tali proposte riportano a galla e mettono nuovamente in evidenza i limiti esistenti nell'applicare le intenzioni espresse all'interno del TNP, ma allo stesso tempo rinnovano la volontà di perseguire la strada volta al loro superamento.

Innanzitutto, nella motivazione stante alla base della prima richiesta, gli USA sostengono che grazie ad una più ampia diffusione del Protocollo Aggiuntivo, l'IAEA avrebbe a sua disposizione maggiori poteri per garantire la non diversione di materiale fissile da progetti civili a progetti di natura militare. Da questo punto di vista, l'universalizzazione del Protocollo Aggiuntivo è strettamente legata all'apparente volontà di un numero sempre maggiore di Stati di voler incrementare l'utilizzo l'energia atomica a fini civili: se infatti il cosiddetto rinascimento nucleare prenderà effettivamente piede, la conseguente maggiore diffusione a livello internazionale di tecnologia nucleare, conoscenze scientifiche e materiale fissile non potrà che aumentare i rischi di proliferazione. Come accadde all'indomani dell'iniziativa “Atoms for Peace” lanciata dal presidente americano Dwight Eisenhower nel 1953, che portò alla diffusione di tecnologia atomica in Paesi come l'India, anche nella nuova corsa al nucleare del XXI secolo sono insiti pericoli che solo un efficace sistema di controlli internazionali può ridurre e gestire, anche se non eliminare del tutto.276

275 Cfr. Edoardo Sorvillo (a cura di), Op. cit., p. 9. A differenza di Bush, Obama considera il trattato come l'elemento chiave del sistema di contenimento della diffusione di programmi nucleari militari.

L'idea statunitense della creazione di pari passo di un meccanismo sanzionatorio, non supportata però dall'azione concreta del governo in questo senso, sarebbe inoltre un significativo passo in avanti nell'affrontare casi simili a quelli della Corea del Nord, la quale, dopo aver usufruito di aiuti internazionali per sviluppare un programma nucleare civile, si è ritirata dal TNP: è utile ribadire ancora una volta che quello nord-coreano è un caso particolarmente emblematico di come un governo possa sfruttare le opportunità offerte dalla cooperazione civile disciplinata dal TNP e ritirarsi successivamente dallo stesso trattato senza incorrere in sanzioni automatiche. Al di là delle sanzioni impartibili, alcuni Stati come la Francia, prendendo spunto dall'idea americana, hanno avanzato la proposta che il Consiglio di Sicurezza consideri automaticamente il ritiro di un governo dal TNP come una minaccia alla pace e alla stabilità internazionale e che richieda allo Stato recedente la restituzione del materiale e delle tecnologie ottenute, in virtù della sua appartenenza al TNP come Stato non nucleare. La proposta non ha per ora incontrato sufficiente consenso ed alcuni commentatori ritengono sia di difficile, se non impossibile, attuazione.277

Un aspetto fondamentale della strategia americana di rafforzamento del TNP è infine il rinnovato impegno per il disarmo nucleare, già espresso con gli accordi New START firmati con la Russia nel 2010 e proseguito con l'approvazione della nuova Nuclear Posture Review (NPR-O) ed il successivo dibattito sul FMCT (Fissile Material Cutoff Treaty) che verranno trattati di seguito.278 Con il NPR-O, l'amministrazione Obama ha ridimensionato il ruolo che l'arsenale nucleare svolge nella politica di sicurezza americana: il documento, approvato ad aprile 2010, si concentra soprattutto sulla lotta alla proliferazione nucleare ed afferma, per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda, che l'arsenale nucleare americano verrebbe usato solo in casi estremi o, al massimo, come rappresaglia in seguito ad un attacco con armi nucleari contro gli Stati Uniti. Alla limitazione dei casi di impiego dell'arsenale nucleare statunitense si aggiunge la promessa che le armi atomiche non verranno utilizzate contro i Paesi non nucleari parti del TNP che adempiano in maniera cristallina ai propri impegni.

La nuova NPR segna quindi un importante cambiamento rispetto alle posizioni americane degli ultimi anni dal momento che stabilisce a chiare lettere che gli Stati Uniti non intendono costruire nuove generazioni di armi atomiche, abbandonando inoltre del tutto la possibilità di usare il deterrente nucleare in uno spettro più ampio di situazioni.279

programma di cooperazione nucleare civile, fu in grado di costruire e far detonare il suo primo ordigno atomico nel maggio 1974.

277 Ibidem.

278 Cfr. Angelo Baracca, Il sistema degli armamenti nucleari da Hiroshima all'”era Obama”: la prospettiva

tecnologica, 2010, in Chiara Bonaiuti (a cura di), Op. cit., p. 210-12. Dopo la traiettoria tracciata a Praga,

l'amministrazione Obama si è inoltre impegnata a sottoporre al Senato la ratifica del CTBT, che era già stato bocciato alla fine degli anni Novanta e che il presidente Bush si è rifiutato di ripresentare durante i suoi due mandati.

È importante notare che con la nuova NPR gli Stati Uniti non solo mostrano di prendere seriamente gli impegni derivanti dal TNP, ma si propongono anche di razionalizzare ed aggiornare l'impiego del proprio deterrente atomico tenendo conto della mutata situazione internazionale. Infatti, accanto alla riduzione degli ordigni impiegabili, l'amministrazione statunitense ha stanziato un'ingente quantità di risorse per modernizzare l’arsenale nucleare: gli Stati Uniti, come peraltro la Russia, non hanno più bisogno di enormi arsenali nucleari per perseguire i propri obiettivi di politica estera ed assicurare la propria sicurezza; al contrario, il mantenimento degli arsenali nucleari rappresenta un importante impegno finanziario molto meno giustificabile che in passato.

V'è un'apparente contraddizione di fondo tra la volontà di ridurre e infine eliminare le armi atomiche ed il massiccio rifinanziamento del complesso nucleare, ma d'altronde, fin tanto che altri Stati possiederanno armi atomiche, gli Stati Uniti non potranno rinunciarvi. Il modo migliore per riuscire a gestire questo dilemma apparentemente inestricabile è allora quello di ridurre il numero delle testate e finanziare in maniera adeguata le strutture che ne assicurano l'efficacia e l'operatività nel lungo periodo, sia in termini tecnici, sia in termini di know-how scientifico.280

L'ultimo obiettivo rilevante dell'agenda sulla non proliferazione ed il disarmo dell'amministrazione americana è poi la ripresa dei negoziati sull'FMCT. In sostanza, l'idea alla base dell'FMCT, noto anche come Trattato Cutoff, è quella di bandire la produzione di uranio altamente arricchito e di plutonio. Il trattato è sul tavolo della Conferenza per il Disarmo dell'ONU da molto tempo, tuttavia i negoziati si sono ben presto arenati e faticano a riprendere, anche a livello preparatorio.281

Il problema che sottende al FMCT è che il rispetto di questo trattato necessiterebbe di procedure di controllo simili a quelle della IAEA, e la sua ratifica sarebbe dunque un atto giuridico che imporrebbe per la prima volta controlli obbligatori anche per gli Stati nucleari non ufficiali, sottoponendoli a forti pressioni per la cessazione della produzione degli armamenti.282

utilizzare armi nucleari in risposta a pesanti attacchi terroristici con armi non convenzionali (anche armi chimiche o batteriologiche) e studiava progetti per creare armi atomiche utilizzabili in più occasioni e in diversi contesti.

280 Cfr. Edoardo Sorvillo (a cura di), Op. cit., p. 12. Il termine “know how”, in inglese, e vuol dire letteralmente “sapere come”. Il concetto che ne deriva sta ad indicare le conoscenze e le abilità operative necessarie per svolgere una determinata attività, in questo caso relativa alla gestione degli arsenali.

281 Ibidem. L'amministrazione Bush aveva avanzato seri dubbi sulla possibilità di negoziare un trattato con un regime di controlli in grado di garantire l'effettiva eliminazione del materiale fissile. Anche se l'amministrazione Obama ha adottato una linea ben diversa, non è stata ancora in grado di proporre soluzioni accettabili che permettano di superare la situazione di stallo all'interno della Conferenza per il Disarmo.

282 Informazione più ampie sull'argomento nel testo dedicato di Tim Caughley, Harold Feiveson, Annette Schaper, Bruno Pellaud, Andreas Persbo, A fissile material Cutoff Treaty understanding the critical issues, UNIDIR/2010/4, United Nations, Ginevra, 2010. La discussione internazionale che verte su questo tema si è limitata in precedenza solamente alla proposta di concentrare tutti i processi di produzione di materiale fissile in un numero limitato di centri sotto stretto controllo internazionale, ma questa è una soluzione che presenta troppe scappatoie per quei Paesi che in realtà volessero adottare la tecnologia dual-use del nucleare a fini militari. La stipula di tale trattato risulta quantomai necessaria per porre delle barriere significative alla proliferazione ed al successivo processo di disarmo, dato che il problema principale per chi voglia dotarsi di armi nucleari è appunto la produzione o la disponibilità di materiale fissile idoneo, cioè uranio altamente arricchito (HEU) o plutonio.

Gli Stati Uniti stessi, nel 2004, si opposero a questi negoziati obiettando la scarsa verificabilità di un simile accordo, ma, nel 2009, Obama rovesciò la posizione degli USA proponendo di negoziare “un nuovo trattato che metta fine in modo verificabile alla produzione dei materiali fissili per essere usati negli Stati nucleari.” A bloccare immediatamente l'avvio dei negoziati fu il Pakistan, non disposto a congelare i propri arsenali: nonostante il presidente americano abbia convocato un meeting fra tutti gli Stati per superare lo stallo sulla questione, molti diplomatici e osservatori rimangono pessimisti sulla possibilità di sbloccare in futuro i lavori della Conferenza sull'FMCT.283 La prospettiva di una totale abolizione delle armi atomiche risulta quindi quanto mai lontana, e lo stesso Obama ne ha ipotizzato la realizzazione solo in un futuro remoto. Tuttavia, un modo per procedere in questa direzione è quello di mettere in sicurezza tutto il materiale ancora sparso per il mondo e potenzialmente alla mercé di organizzazioni criminali e terroristiche. In questo modo, un nuovo importante elemento si aggiunge alla struttura del regime internazionale di non proliferazione nucleare: quello della sicurezza nucleare.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, negli ultimi vent'anni, dal 1993 al 2013, ci sono stati in tutto il mondo circa 2.500 casi di traffico illegale di materiale radioattivo e nucleare: 16 di questi casi hanno interessato materiali come uranio arricchito o plutonio che potrebbero essere utilizzati per la preparazione di un ordigno nucleare. L'IAEA segnala anche alcuni casi in cui erano interessati materiali radioattivi che potrebbero essere usati per realizzare quella che comunemente viene chiamata “bomba sporca”, cioè dispositivi che servono a disperdere, per mezzo di una esplosione convenzionale, materiale radioattivo in una vasta area provocandone la contaminazione.284

Oggi, il timore che le armi nucleari o i materiali atti a costruirle possano cadere nelle mani di organizzazioni criminali e terroristiche ha alimentato un acceso dibattito sull'importanza di mettere in sicurezza armi, tecnologie e materiali nucleari. In particolare, i materiali rappresentano il problema più spinoso, dal momento che esistono ancora vasti depositi di uranio e plutonio, soprattutto nell'ex Unione Sovietica, ma anche altrove, come in Sudafrica. Tali depositi non hanno sufficiente protezione e sono pertanto considerati vulnerabili a tentativi di furto. Non solo gruppi terroristici, ma anche organizzazioni criminali potrebbero avere interesse a trafficare in materiali e tecnologie nucleari.285

283 Dall'articolo Zia Mian e A.H. Nayyar, Playing the nuclear game: Pakistan and fissile material Cutoff Treaty, in “Arms Control Association”, aprile 2010. Per informazioni più dettagliate riguardo i negoziati svolti sul FMCT è possibile consultare anche il testo di Giuseppe Balboni Acqua, Il Trattato sul bando della produzione di materiali fissili

per scopi militari, in: Le principali tematiche del disarmo internazionale: analisi e prospettive, M.A.E., Servizio storico

e documentazione, Roma, 1999.

284 Dal sito internet http://www.unipd.it/ilbo/content/nucleare-nuovi-sistemi-di-controllo-alle-frontiere.

285 Cfr. Edoardo Sorvillo (a cura di), Op. cit., p. 13. La IAEA indica come questi materiali rappresentino un continuo rischio per la sicurezza della comunità internazionale.

L'esempio più famoso in questo senso è l'organizzazione clandestina di contrabbando di tecnologie e know-how nucleari che faceva capo allo scienziato pakistano Abdul Qadir Khan. L'organizzazione di Khan, che pur avendo la sua base in Pakistan era diffusa in diversi Paesi, aveva creato un vero e proprio mercato nero nucleare in cui informazioni sensibili venivano offerte a potenziali acquirenti interessati a sviluppare programmi nucleari di tipo militare. Apparentemente smantellata nel 2004, la rete ha inferto colpi durissimi al regime di non-proliferazione, fornendo assistenza ai programmi nucleari, soprattutto per le attività di arricchimento dell'uranio, sviluppati in segreto da Libia, Iran e Corea del Nord. I contatti dell'organizzazione, almeno quelli conosciuti, erano i governi, ma si ritiene che Khan possa avere avuto qualche aggancio anche con organizzazioni terroristiche come al-Qaeda, movimento fondamentalista islamico nato nel 1989: la trattativa, se mai ci fu, non andò in porto, ma ciò non esclude che in altre occasioni e con altri interlocutori un gruppo terroristico possa entrare in possesso di informazioni sensibili o materiale fissile.286

L'esistenza di organizzazioni di stampo terroristico nate specialmente in Medio Oriente, mosse da un aperto e tangibile scontro ideologico con la cultura occidentale, rappresenta dunque una ulteriore minaccia che si è intensificata specialmente negli ultimi anni e che induce nuovi elementi preoccupazione nella comunità internazionale. A onor del vero, senza voler in alcun modo sdrammatizzare i rischi costituiti dall'accumularsi di materiali fissili e dalla diffusione di tecnologie nucleari, il problema sembra però presentato spesso in modo strumentale: infatti, non è superfluo ricordare che le responsabilità di questi pericoli sono in parte attribuibili alle potenze nucleari che hanno accumulato quantità esorbitanti di testate nucleari e di materiali fissili.287

Sussiste inoltre una grossa differenza tra i nuovi Stati inclini ad attivare programmi nucleari, dei quali si parlerà successivamente, e i cosiddetti “attori non statali”, rappresentati invero dai gruppi terroristici. Per questi ultimi, seppure il rischio non può essere escluso, si deve riconoscere che le difficoltà che incontrerebbero nella fabbricazione di una bomba atomica sarebbero notevoli, poiché il compito di assemblare una testata nucleare non richiede solo l'acquisizione del materiale adatto, ma anche la conoscenza delle tecniche avanzate di costruzione e delle imprescindibili procedure per poterla utilizzare, su tutte il trasporto ed il lancio.288

286 Ibidem. Per un qualsiasi gruppo non statale che voglia costruirsi una rudimentale capacità nucleare il passo più difficile e più importante, anche se non l'unico, è quello di entrare in possesso del materiale adatto.

287 Cit. Angelo Baracca, in Chiara Bonaiuti (a cura di), Op. cit., p. 180. Si possono leggere alcune palesi contraddizioni nelle denunce sui rischi portati dal terrorismo: in primo luogo, se esso è così grave come si sostiene, a poco valgono contro di esso i grandi arsenali o le difese antimissile, i quali chiaramente esistono per altre ragioni politiche. La contraddizione è aggravata dai progetti di rilancio della costruzione di reattori nucleari di terza generazione per uso civile in tutto il pianeta e dagli accordi di commercio di tecnologia nucleare, per sua natura dual-use.

288 Il materiale sul tema è consultabile in Mattew Bunn e Anthony Wier, Terrorist nuclear weapon construction: how

difficult?, SAGE, in “American Academy of Political and Social Science”, dicembre 2008. Fattori come la dimensione

ed il peso dell'ordigno devono essere attentamente considerati per la realizzazione e l'uso di una testata avanzata ed efficiente. Queste componenti, senza il supporto di adeguati mezzi e strutture, porrebbero ovviamente seri problemi in sede di fabbricazione e di utilizzo della bomba.

In ogni caso, a prescindere da questi aspetti, gli sforzi internazionali per la riduzione di questo tipo di minaccia hanno di fatto reso oggigiorno la messa in sicurezza di uranio altamente arricchito e plutonio il quarto pilastro del regime di non-proliferazione. Le iniziative più importanti che si possono individuare in questo campo sono:

1. l'estensione dei programmi di cooperazione per la riduzione delle minacce nucleari con il

Cooperative Threat Reduction (CTR);

2. l'istituzionalizzazione di iniziative di carattere multilaterale, allo stato attuale affidate solo ad un labile consenso di carattere politico, come la Proliferation Security Initiative (PSI); 3. la convocazione a Washington di un vertice internazionale sulla sicurezza nucleare a cui

hanno partecipato anche Paesi che non aderiscono al TNP;

4. l'avvio del programma di ricerca MODES_SNM (Mobile Detection System for Special

Nuclear Material).289

La Cooperative Threat Reduction è un'iniziativa lanciata all'inizio degli anni Novanta da due senatori americani, Sam Nunn e Richard Lugar, che mira a creare programmi di cooperazione con la Russia e con i paesi dell'ex Unione Sovietica al fine di mettere in sicurezza importanti parti del complesso militare ed industriale nucleare sovietico. Nata nel clima di insicurezza seguito alla fine