• Non ci sono risultati.

Il regime di non proliferazione nucleare

Contenuti e conclusion

3. Il regime di non proliferazione nucleare

Sin dagli albori dell'era nucleare, la comunità mondiale si è prodigata nel far fronte alle diverse implicazioni dovute all'esistenza delle armi nucleari. Molti sforzi sono stati diretti in modo particolare alla creazione di una serie di misure specifiche tese alla limitazione, alla riduzione e all'eliminazione delle armi nucleari e dei loro vettori. Le disposizioni scaturite da tali intenti, che vertono su diversi aspetti dell'armamento nucleare, hanno avuto luogo sia all'interno delle Nazioni Unite, sia al di fuori di esse, e sono state intraprese sia a livello regionale che globale. Nel corso degli anni, alcuni di questi trattati e accordi si sono occupati di trattare essenzialmente la disciplina di questioni come la limitazione e il divieto dei test atomici, la denuclearizzazione di alcuni territori del globo e la riduzione degli arsenali nucleari: l'insieme di questi atti è conosciuto nella sua totalità come regime di non proliferazione nucleare.209

Il regime di non-proliferazione nucleare è composto dunque da una molteplicità di elementi quali trattati, intese bilaterali e multilaterali, azioni coordinate tra Stati o organizzazioni internazionali e leggi nazionali. Tale regime opera così su vari livelli, definendo un complesso di regole sulla produzione, l’uso e la circolazione di armi nucleari, assicurando controlli sulle esportazioni dei prodotti legati all'industria del nucleare e rafforzando le misure di contrasto ai traffici illeciti di materiali e tecnologie duali, impiegabili cioè sia per scopi civili che militari.

Sebbene il Trattato di Non Proliferazione sia considerato il fulcro di tale regime, vi sono quindi anche altri strumenti volti alla prevenzione della non proliferazione delle armi e alla limitazione del rischio di conflitto nucleare, i quali si sono accavallati cronologicamente con lo sviluppo del TNP rendendo più denso e dettagliato l'impianto normativo in materia.210

In ordine di tempo, i primi ad essere sottoscritti sono stati i trattati relativi alla limitazione dei test

nucleari, precedenti allo stesso TNP e stipulati mediante accordi tra Stati, seppur con decisioni

estremamente dibattute: l'aumento esponenziale delle radiazioni a livello globale durante i primi anni della Guerra Fredda, causata della sperimentazione selvaggia delle armi atomiche, portò alcuni Stati alla formulazione del PTBT (Partial Test Ban Treaty), ovvero il Trattato sul bando parziale dei test nucleari, firmato a Mosca il 5 agosto 1963 ed entrato in vigore il 10 ottobre dello stesso anno. Il PTBT, concluso da USA, URSS e Gran Bretagna, proibiva i test nucleari in atmosfera, nello spazio e negli oceani, lasciando libertà solo alle esplosioni sotterranee a condizione che non provocassero la ricaduta di scorie radioattive oltre i limiti territoriali dello Stato in cui il test fosse effettuato.211 209 Cfr. Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari del Disarmo Op. cit., p. 158.

210 Cfr. Riccardo Alcaro, Il regime di non-proliferazione nucleare: obiettivi, struttura e fattori di rischio, Senato della Repubblica, Roma, 2007, p. 6.

211 Massimo Zucchetti, Op. cit., p. 17. Ad eccezione dell'Unione Sovietica, gli altri Stati nucleari non erano disposti ad accettare di buon grado una proibizione completa degli esperimenti in quanto ritenevano che senza sperimentazione

Questo trattato venne appunto negoziato in seguito alle preoccupazioni ambientaliste espresse all'epoca e nel suo preambolo stabiliva che l'obiettivo ultimo era quello “di garantire definitivamente nel tempo la cessazione di tutte le esplosioni sperimentali di armi nucleari”. La possibilità di negoziare un bando totale si scontrava però in quel momento con forti resistenze: il problema principale, dal quale tutti gli altri derivavano, era l'assenza di un clima di fiducia tra le due superpotenze. Infatti, era appena passata la crisi di Cuba dell'ottobre 1962 ed entrambe le parti rimanevano estremamente diffidenti tra loro, essendo rimaste piuttosto scosse da quell'esperienza.212 Al trattato, a cui hanno aderito numerosi altri Stati, non hanno preso parte le altre due potenze nucleari, cioè Francia e Cina, pur avendo annunciato rispettivamente nel 1974 e nel 1986, che per il futuro i loro esperimenti sarebbero stati condotti esclusivamente sottoterra.213 Successivamente all'entrata in vigore del PTBT i test nucleari sono quindi proseguiti nel sottosuolo, ma con potenze minori a partire dalla firma di un nuovo trattato siglato da USA e URSS il 3 luglio 1974 chiamato TTBT (Threshold Test Ban Treaty), cioè Trattato sulla soglia dei test nucleari: nello specifico, le disposizioni derivanti da questo trattato implicavano il divieto di tutti gli esperimenti nucleari con una potenza superiore ai 150 kilotoni. sarebbe stato impossibile garantire la credibilità, l'affidabilità e la sopravvivenza delle loro forze nucleari deterrenti. Gli Stati Uniti, ad esempio, dichiararono che l'interdizione totale degli esperimenti rimaneva il loro obiettivo a lungo termine, ma che questo potrà essere raggiunto solo quando non dovranno avere più bisogno della deterrenza nucleare per garantire la loro sicurezza e la stabilità internazionale.

212 Cfr. Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari del Disarmo, Op. cit., p. 176. In particolare l'URSS, allora governata da Nikita Chruščёv, si opponeva decisamente a qualsiasi accordo che prevedesse ispezioni in loco finalizzate alla verifica dell'adempimento agli accordi internazionali “perché avrebbero favorito lo spionaggio”. Inoltre, lo scopo principale dei test nucleari era lo sviluppo di nuovi progetti di armi: l'URSS, in questo campo, era in ritardo nei confronti degli USA e un bando generalizzato dei test avrebbe congelato questa situazione. La limitazione del bando ai test condotti fuori dal sottosuolo rispondeva quindi a due ragioni: impedire agli USA di sapere cosa avveniva sul territorio sovietico e continuare a testare nuovi modelli di arma nucleare, mantenendo la speranza di raggiungere il livello tecnologico dell'arsenale statunitense. Dalla parte USA, un bando limitato era meglio di niente, anche se il presidente Kennedy aveva dato mandato al capo delegazione Averell Harriman di negoziare “il trattato di messa al bando degli esperimenti nucleari più completo possibile”.

213 Ivi, p. 177. La Francia ha annunciato di non essere pronta a partecipare a nessun accordo internazionale sugli esperimenti. La Cina, invece, ha dichiarato alla Conferenza di Disarmo di considerare favorevolmente la creazione di un organismo sussidiario incaricato di occuparsi della questione ed ha inoltre asserito che, qualora si fosse raggiunto un accordo sul mandato che consentisse la nascita di tale organismo, avrebbe partecipato ai lavori.

Fig. 20. La posizione assunta dagli Stati rispetto al PTBT. In

verde chiaro gli Stati che l'hanno firmato e ratificato; in verde scuro quelli che sono subentrati successivamente; in giallo coloro che l'hanno solo firmato; in rosso, infine, gli Stati che ne sono rimasti al di fuori.

La Conferenza di Ginevra sul Disarmo, inoltre, è stata periodicamente informata sui progressi di questi negoziati, così come era avvenuto anche in occasione del PTBT. A differenza di quest'ultimo, però, il TTBT non ha avuto lo stesso successo di adesioni e non venne ratificato da subito per alcuni problemi sorti in sede di definizione.214

Nonostante il confinamento dei test avesse comunque fatto passare in secondo piano le preoccupazioni di tipo ambientale che avevano portato al PTBT, la pressione internazionale verso un bando totale ha continuato a crescere in tutti gli anni Settanta e Ottanta: nel 1987, sempre Stati Uniti ed Unione Sovietica, si sono accordati per un approccio graduale all'obiettivo finale della completa cessazione di qualunque tipo di sperimentazione e, a questo scopo, hanno anche aperto dei negoziati che consentissero di procedere alla ratifica del TTBT. La maggioranza degli Stati ha però reputato insufficiente l'approccio graduale concordato tra USA e URSS, in quanto esso non specifica entro quale termine dovrebbe essere raggiunta l'interdizione globale, e ha continuato a richiedere la messa al bando immediata di ogni tipo di esperimento.215

Questo dibattito, portato avanti e seguito con attenzione nelle sedi dell'ONU, si trasferì così all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che adottò con maggioranza schiacciante alcune risoluzioni nelle quali si accordava priorità assoluta alla conclusione di un accordo sull'interdizione completa degli esperimenti nucleari, chiedendo inoltre alla Conferenza sul Disarmo di aprire dei negoziati a tal fine: qualche Stato presentò alla Conferenza dei progetti di trattato e diverse proposte sull'argomento.

Nacque in questo modo il Comprehensive Test Ban Treaty (Trattato di bando complessivo dei test nucleari), un trattato internazionale che proibisce i test nucleari in qualsiasi ambiente. Il testo del CTBT venne elaborato tra 1993 e 1996 in seno alla Conferenza del Disarmo, ed è stato poi adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 settembre 1996, ma a gennaio 2014 non è ancora entrato in vigore per mancanza del numero minimo di ratifiche previsto dal trattato stesso: inizialmente, il trattato fu firmato da 71 Stati, compresi cinque degli otto Paesi a quel tempo in grado di sviluppare armi nucleari, e al dicembre 2011 era stato ratificato da 155 Stati, mentre 27 Paesi firmatari non l'hanno ancora ratificato. Per la sua entrata in vigore è necessaria in ogni caso la ratifica da parte dei 44 Stati elencati nell'Allegato 2 del trattato, cioè quei Paesi che parteciparono 214 Ibidem. Una prima diatriba sulla questione riguardava la distinzione delle esplosioni di armi nucleari dalle esplosioni per scopi pacifici, che soprattutto l'Unione Sovietica affermava di utilizzare. Dal momento che risulta impossibile compiere questo distinguo, i due Stati hanno firmato anche il Trattato sulle Esplosioni Nucleari Pacifiche (PNET), che anche in questo caso limita a 150 kt la potenza degli ordigni da far esplodere. Le procedure di verifica di entrambi i trattati hanno posto però numerosi problemi che ne hanno intralciato la ratifica: durante un incontro svoltosi a Washington nel 1990, Stati Uniti e Unione Sovietica hanno firmato dei protocolli di verifica che hanno permesso di aprire la strada alla loro ratifica da parte degli organi legislativi dei due Paesi, ma per ora sia il TTBT che il PNET sono effettivamente inattivi.

formalmente nel 1996 alla Conferenza sul Disarmo e che possedevano a quella data tecnologia nucleare. Di questi, cinque Paesi non hanno ancora ratificato il trattato: Cina, Egitto, Iran, Israele e Stati Uniti; tre non hanno invece mai firmato: Corea del Nord, India e Pakistan.216

Il CTBT costituisce dunque un'evoluzione del Partial Test Ban Treaty ed il suo statuto prevede anche l'istituzione di un'organizzazione internazionale (CTBTOrganization) che conduca ispezioni per verificare il rispetto del trattato. Poiché il trattato non è però in vigore, tale organizzazione oggi non esiste; esiste invece la Commissione Preparatoria per CTBTO con sede a Vienna, che si avvale di 260 impiegati da 70 Paesi e costruisce il regime di verifica in modo che esso sia operativo quando il trattato entrerà in vigore.217 Se dal 1963 in poi i test vennero dunque condotti esclusivamente nel sottosuolo, oggi non si è ancora arrivati, a livello giuridico, ad una sospensione totale degli esperimenti: gli Stati hanno assunto sull'argomento posizioni estremamente diverse tra loro, e se pure gli esperimenti da parte degli Stati nucleari possono dirsi effettivamente conclusi, manca ancora una disciplina internazionale.

216 Dal testo di Roberta Daveri, L’International Monitoring System del CTBTO, da “Nuclear News”, Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, gennaio 2014. Al 2014 la situazione è rimasta sostanzialmente invariata e, anche se Israele abbia dato segnali di apertura, la meta rappresentata dall'entrata in vigore del trattato risulta ancora distante. 217 Ibidem. La Commissione preparatoria del CTBTO si è insediata a Vienna, ove è stato costituito il Segretariato Tecnico Provvisorio (PTS) della futura Organizzazione. In seno alla Commissione preparatoria sono stati costituiti due gruppi di lavoro incaricati, rispettivamente, di curare le questioni legali ed amministrative (Gruppo A) e gli aspetti tecnici dell'Organizzazione (Gruppo B). In particolare, il Gruppo di Lavoro B dovrà mettere a punto il complesso sistema di verifiche previste dal Trattato, incentrato sul regime ispettivo e sul Sistema Internazionale di Monitoraggio (IMS, International Monitoring System), costituito da una rete di stazioni di rilevamento su scala globale, i cui dati afferiscono ad un unico Centro Dati Internazionale (IDC).

Fig. 21. █ Paesi "allegato 2", firmato e ratificato; █ Paesi "allegato 2", solo firmato; █ Paesi "allegato 2", non firmato; █ Paesi non "allegato 2", firmato e ratificato; █ Paesi non "allegato 2", solo firmato; █ Paesi non "allegato 2", non firmato.

L’interesse alla protezione dell’ambiente umano da parte della comunità internazionale, con la tendenza a conservare quegli ambienti di vita o di esplorazione scientifica privi di armamenti non convenzionali e di istallazioni militari ha fatto nascere, dalla fine degli anni Cinquanta, un'altra iniziativa che mira a porre degli argini alla proliferazione di armamenti atomici: tale atto è l'istituzione di una zona denuclearizzata, la cosiddetta Nuclear Weapon Free Zone (NWFZ). L'iniziativa in questo ambito di intervento del regime di non proliferazione riguarda dunque la

denuclearizzazione di alcune aree del globo terrestre attraverso trattati che hanno lo scopo di

bandire da un'area geografica le armi nucleari.

La denuclearizzazione è stata concepita come strumento per ottenere un duplice scopo: prevenire l'accesso al club nucleare di nuovi Stati o lo scoppio di corse agli armamenti regionali, e ridurre contemporaneamente l'area geografica di estensione della corsa al riarmo, creando dei veri e propri “santuari” nei quali le armi nucleari non possono essere dispiegate. Il primo effetto, in particolare, verrebbe ottenuto con le clausole del trattato che proibiscono il possesso, lo sviluppo e l'acquisizione di armi nucleari da parte degli Stati membri del trattato; il secondo effetto sarebbe invece raggiunto in seguito all'applicazione di alcuni protocolli aggiuntivi firmati dalle superpotenze nucleari e dagli altri Stati membri del club nucleare (Regno Unito, Francia, Cina), in cui sono contenuti i loro impegni a non far transitare testate nucleari sul territorio degli Stati denuclearizzati e a tutelare la loro sicurezza.218

Prima di analizzare le convenzioni concluse sul tema, è bene definire cosa si intende per “zona esente da armi nucleari”; a tal proposito si può richiamare la risoluzione delle Nazioni Unite n° 3472b dell'11 dicembre 1975, dal cui art. 1 si evince che, nella predetta nozione, debba essere inclusa qualsiasi area riconosciuta come tale dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite attraverso la redazione di un accordo che imponga la totale assenza di armi nucleari in quella determinata zona; secondo l’art. 2, tutti gli Stati che aderiranno a simili convenzioni avranno l’obbligo di rispettarne lo statuto, di astenersi da azioni incompatibili con esso, e di non utilizzare queste armi contro i Paesi che avranno approvato l’istituzione giuridica di questa zona.219

La denuclearizzazione, dunque, può riguardare sia parti del nostro pianeta o dello spazio che lo contorna non soggette a sovranità nazionale, sia regioni terrestri che includono un certo numero di Stati. I trattati stipulati relativamente alla regolamentazione del primo tipo di oggetto sono stati tre:

1. il Trattato dell'Antartico;

2. il Trattato sullo spazio extra-atmosferico; 3. il Trattato sul fondo dei mari.

218 Cfr. CeSPI e USPID, Op. cit., p. 90-91.

219 Cfr. Pietro Verri, Appunti di diritto bellico, Edizioni speciali della “Rassegna dell'Arma dei Carabinieri”, Roma, 1990, p. 123. Questa dichiarazione è stata approvata con 82 voti favorevoli, 10 contrari e 36 astensioni

A quello di neutralizzazione dell’Antartide, firmato a Washington il 1° dicembre 1959 e ratificato nel 1961, conosciuto appunto come Trattato dell'Antartico, hanno aderito 40 Paesi. Esso proibisce ogni attività di carattere militare in tutto il continente; in particolare, è esclusa ogni presenza di armi nucleari.220

A questo primo trattato hanno fatto seguito gli altri due trattati sulla denuclearizzazione di zone non soggette a sovranità statale, ossia il Trattato sullo spazio extra-atmosferico firmato nel 1967, a cui hanno aderito 97 Paesi, ed il Trattato sul fondo dei mari del 1972, adottato da 88 Paesi. Il primo detta le regole per l'esplorazione e l'uso dello spazio esterno alla Terra, vietando che armamenti nucleari o altre armi di distruzione di massa siano messi in orbita intorno ad essa; il secondo proibisce la collocazione di armi nucleari sul fondo dei mari, degli oceani e nel loro sottosuolo. Mentre nel trattato relativo allo spazio esterno non ci sono assenze di rilievo fra gli Stati aderenti, il Trattato sul fondo dei mari non annovera fra i suoi membri, relativamente ai Paesi dotati di armi nucleari, Francia, Israele e Pakistan.221

I trattati internazionali che, invece, sono stati stipulati rispetto alla denuclearizzazione del secondo tipo, rivolta cioè ad aree geografiche sotto la giurisdizione di Stati, possono essere individuati essenzialmente nei seguenti:

1. il Trattato di Tlatelolco; 2. il Trattato di Rarotonga; 3. il Trattato di Bangkok; 4. il Trattato di Pelindaba; 5. il Trattato di Semipalatinsk;

6. la dichiarazione di Nuclear Weapons Free Status.

Tutti questi trattati hanno la peculiarità di occuparsi di zone del pianeta abitate dall'uomo e che appartengono ai Paesi compresi nell'area regionale relativa al singolo trattato in questione. Il primo tra essi ad essere entrato in vigore è il Trattato di Tlatelolco, firmato nel 1967 ed ratificato l'anno successivo, che interessa l'area geografica di America Latina e Caraibi: l'accordo vieta la produzione, l'acquisizione ed il possesso di armi nucleari e, con la ratifica di Argentina, Cile e Brasile, è divenuto vincolate per tutti gli Stati dell'America Latina.222

220 Cfr. CeSPI e USPID, Op. cit., p. 90. Sebbene il Trattato Antartico fu il primo accordo internazionale in assoluto ad essere siglato e a prevedere delle ispezioni sul posto, si può dire che questo era comunque meno rilevante del PTBT che nacque due anni dopo. Le potenze che hanno aderito al Trattato dell'Antartico sono tutte le principali.

221 Ibidem. Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico (risoluzione ONU 2222) proibisce anche la messa in orbita di qualunque oggetto che trasporti armi nucleari o l'installazione di esse su dei corpi celesti, che possono essere utilizzati solo per scopi pacifici. Il Trattato sui fondali marini (risoluzione ONU 2660) pone invece agli Stati la distanza di 12 miglia dalle loro coste come massima zona in cui poter collocare nei fondali delle armi nucleari o installazioni funzionali ad esse, vietando di andare al di là di quell'area. Tutti gli Stati hanno inoltre il diritto a verificare, tramite l'osservazione, le attività condotte dagli altri Stati all'interno della zona coperta dal trattato.

Gli Stati aderenti si impegnano anche a non intraprendere, non incoraggiare e non autorizzare, direttamente o indirettamente, la sperimentazione, l'uso, la fabbricazione, la produzione o il controllo di qualunque arma nucleare e a non partecipare in alcun modo a tali attività. Per rendere tali propositi più efficaci, sono stati inseriti due protocolli addizionali che creano un sistema di obbligazioni per gli Stati continentali o extracontinentali responsabili dei territori situati all'interno della zona di applicazione del trattato, così pure per gli Stati dotati di armi nucleari.

Storicamente, il trattato è nato in seguito alla crisi dei missili di Cuba e il suo principale obiettivo era evitare ogni coinvolgimento del continente latino-americano in una eventuale guerra atomica e affermare orgogliosamente una politica regionale autonoma e svincolata da quella delle grandi potenze.223

Mentre in quel frangente storico la situazione internazionale che contestualizzava la messa a punto del trattato di Tlatelolco era caratterizzata dal cosiddetto “equilibrio del terrore” portato avanti tra USA e URSS, ben differenti furono le circostanze in cui venne firmato il secondo trattato sulla denuclearizzazione, in relazione alle zone che questo andava a toccare e al periodo in cui fu realizzato: il Trattato di Rarotonga, infatti, riguarda la regione del Pacifico del Sud e, come nel caso del primo trattato, che fu antecedente allo stesso TNP, l'idea di creare una zona denuclearizzata in quella regione si è diffusa nei primi anni Sessanta, ma solo nel 1982 l’Australia ha presentato una proposta effettiva a riguardo.

Il Trattato di Rarotonga, firmato il 6 agosto 1985 ed entrato in vigore l’11 dicembre 1986, vieta la fabbricazione o l’acquisizione di ogni tipo di ordigni o materiali nucleari così come il possesso o il controllo su tali materiali. Gli Stati parte sono impegnati anche a non fornire materiale o equipaggiamenti nucleari senza sottoporli al controllo dell’IAEA e a prevenire nei territori situati nel Pacifico del Sud lo stazionamento e la sperimentazione di dispositivi nucleari.224

trattato venne firmato a Tlatelolco, un distretto di Città del Messico: Argentina, Cile e Brasile furono gli ultimi a firmare e ratificare l'impegno a causa delle implicazioni interne agli Stati che li vedevano impegnati in programmi nucleari