• Non ci sono risultati.

Lo studio di un caso attraverso le fonti di informazione: l'Iran

Altre testate Totale arsenal

SVILUPPI E PROSPETTIVE FUTURE

2. Lo studio di un caso attraverso le fonti di informazione: l'Iran

Nel corso di questo lavoro sono stati nominati e descritti sinteticamente gli episodi più noti riguardanti gli Stati che hanno avviato programmi nucleari a scopo militare, con una breve esposizione delle circostanze che hanno condotto alcuni Paesi a costruire effettivamente armi nucleari ed altri, invece, ad abbandonare successivamente tale progetto.

Come preannunciato, un caso su cui però è stato deciso di soffermarsi in maniera più approfondita all'interno di questo lavoro è quello dell'Iran. Nel tentativo di trattare lo studio di un caso specifico, le ragioni per cui la scelta è ricaduta su questo Stato derivano da una serie di motivi: in primo luogo, l'Iran fa parte di un'area geografica avente oggigiorno rilevanti implicazioni politiche e strategiche all'interno del sistema internazionale; inoltre, il caso dell'Iran risulta essere esemplificativo nel delineare concretamente le problematiche che risiedono attualmente nel sistema dei controlli sul nucleare, a riprova del fatto che le strategie messe a punto dagli Stati non possono essere ancora monitorate con certezza e bloccate con autorità da parte degli organismi preposti a farlo. Per via di queste prerogative, la situazione del nucleare iraniano rappresenta senza dubbio uno degli argomenti più caldi dell'ultimo periodo ed una questione nodale per la gestione e la salvaguardia dei futuri equilibri a livello internazionale.

È opportuno premettere che, ovviamente, tale indagine si fonda sulla base di dati estrapolati dai mezzi di informazione pubblica e dai testi che discutono l'argomento; la conoscenza dei fatti, dunque, potrebbe essere inevitabilmente parziale rispetto alla reale entità degli eventi che riguardano questa vicenda nella sua totalità, tenuta in parte nascosta dagli Stati coinvolti.

Procedendo per ordine, appare doveroso innanzitutto contestualizzare brevemente la posizione iraniana a livello geografico e geopolitico, operazione utile per poi comprendere più a fondo l'ambiente sociale e culturale in cui ha avuto inizio il cammino verso l'utilizzo dell'energia nucleare. Da questo punto di vista, l'Iran (chiamato ufficialmente Repubblica Islamica dell'Iran), in passato conosciuto in occidente anche come Persia, è un Paese medio-orientale situato nel sud-ovest asiatico. Ampliando la visuale sull'intero pianeta, si può vedere che il territorio iraniano si trova dunque inserito in quella regione geografica chiamata Medio Oriente, che va a toccare tre continenti e comprende gli Stati di Arabia Saudita, Bahrein, Cipro, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Iraq, Iran appunto, Israele, Kuwait, Libano, Oman, Palestina, Qatar, Siria, Turchia e Yemen.312 312 Informazioni contenute sul sito http://www.treccani.it/enciclopedia/medio-oriente/. Storicamente, il termine Medio Oriente deriva dalla suddivisione amministrativa che la Gran Bretagna aveva operato per il mondo asiatico (che da essa dipendeva durante il periodo coloniale), ma si riferiva in origine a una regione diversa da quella attuale. Il cambiamento di significato è dovuto all'influenza americana, con la quale l'espressione è stata usata come sinonimo di Vicino Oriente. Tracciare con precisione i confini del Medio Oriente non è comunque affatto semplice e scontato: infatti, quando si parla di Medio Oriente, si è fatto e si continua a fare riferimento ad un’area di collocazione e dimensioni variabili.

Il Medio Oriente, inoltre, non è riducibile meramente ad una semplice area geografica, ma costituisce una zona estremamente composita e ricca di storia, che si è andata ridefinendo nel corso del tempo sulla base di una grande varietà di fattori politici, economici e culturali. In questa regione convive infatti un agglomerato di popoli che hanno sviluppato tradizioni e culture tra loro estremamente diverse: in maggioranza è abitato dai musulmani, di religione islamica, suddivisi principalmente in arabi, turchi, iraniani (o persiani) e curdi; vicino a queste popolazioni più numerose ve ne sono altre ugualmente importanti come gli ebrei, che occupano esclusivamente lo Stato di Israele e seguono la religione ebraica; in netta minoranza, ma da tempi antichi, vivono poi in questa regione anche alcuni cristiani, rappresentati da armeni e greci.313

Proprio a causa delle profonde differenze esistenti tra le popolazioni appartenenti a quest'area geografica, sia dal punto di vista sociale che religioso, nel corso della storia si sono registrati momenti di aspra tensione e cruento conflitto bellico tra i Paesi mediorientali, che hanno visto contrapposti, in uno scontro tutt'ora irrisolto, soprattutto il mondo arabo-persiano ed il popolo israeliano. Inoltre, alcune correnti islamiche più estremiste, presenti anche in Iran, hanno formato un tenace e radicato fronte di dichiarata opposizione ideologica nei confronti degli Stati occidentali, alcuni dei quali sono peraltro fortemente legati a queste zone da rapporti commerciali ed interessi economici dovuti all'abbondante presenza di petrolio.314

313 Contenuti ripresi dal sito http://it.wikipedia.org/wiki/Medio_Oriente. Arabi, persiani e turchi costituiscono i maggiori gruppi etnici per numero di abitanti, mentre i curdi, azeri, copti, ebrei, assiri, maroniti, circassi, somali, armeni, drusi ed altre etnie formano una minoranza significativa. Storicamente, tutto il complesso medio-orientale è patria di alcune delle più antiche civiltà umane, e le tre principali religioni monoteiste professate nel mondo (il Cristianesimo, l'Ebraismo e l'Islam) sono sorte in quest'area.

314 http://it.wikipedia.org/wiki/Conflitti_arabo-israeliani. L'origine della contesa, con radici storico-politiche, etniche e religiose, riguarda la nascita del movimento sionista e la successiva creazione del moderno Stato di Israele in un territorio che, invece, è considerato dal movimento panarabo come appartenente ai palestinesi (siano essi musulmani, cristiani, drusi o di altre fedi), ma che buona parte del popolo ebraico considera invece come sua patria storica. Il Fig. 30. Sopra, la zona degli Stati che formano il Medio

Oriente; a destra, la posizione geografica dell'Iran nel mondo.

Senza addentrarsi nello specifico delle dinamiche inerenti alle questioni appena accennate, da questa rapida panoramica si può intendere come siano insite in quest'area numerose e gravi problematiche che rendono il Medio Oriente una regione piuttosto importante dal punto di vista geopolitico, essendovi tra l'altro inclusi Paesi particolarmente potenti ed influenti all'interno dello scacchiere mondiale, Iran compreso.

Altrettanto chiaramente, si può dedurre come l'espansione del nucleare in questa regione susciti una considerevole preoccupazione in seno alla comunità internazionale, che ha posto da tempo l'allerta su questo argomento. Non a caso, la denuclearizzazione di questi territori è stato l'obiettivo più ambito da raggiungere ed annoverare al regime di non proliferazione, ma i tentativi a tal proposito sono falliti a causa della scarsa volontà di collaborazione da parte degli Stati mediorientali per motivazioni di ordine politico. Infatti, come si è visto nel corso del lavoro di tesi, molti Paesi della zona avevano avviato tempo addietro programmi nucleari: già nei decenni Cinquanta-Sessanta alcune nazioni dell’area esplorarono le possibilità loro aperte in questo senso e vennero destinate grandi risorse ai programmi di arricchimento dell’uranio da parte di Egitto, Iraq, Libia e Iran. Le ragioni di questa scelta si possono ricondurre soprattutto alla ricerca di una risposta alla percezione di una forte instabilità regionale, mentre sembrano essere stati secondari gli obiettivi di sviluppo tecnologico.

Israele orientò con maggiore decisione i propri programmi nucleari verso l'uso bellico diventando, intorno alla metà degli anni Sessanta, l'unico Stato del Medio Oriente quasi certamente dotato di armi nucleari. Nel caso specifico di Israele, che rappresenta in quei territori un isolato baluardo occidentale circondato dal mondo arabo, la decisione di dotarsi della bomba atomica fu dettata prevalentemente dal voler mettere in atto una strategia di deterrenza, data l’impossibilità di ottenere una garanzia internazionale della propria sicurezza o di stringere un patto di difesa militare con un qualsiasi altro Paese vicino.315

conflitto, iniziato come uno scontro politico su ambizioni territoriali a seguito del crollo dell'Impero ottomano, si è tramutato nel corso degli anni da conflitto arabo-israeliano a un più regionale conflitto israelo-palestinese, comunemente definito “questione palestinese”: questo è tutt'ora incentrato sul mutuo riconoscimento di sovranità e indipendenza dello Stato di Israele e dello Stato di Palestina, con Israele e il mondo arabo generalmente divisi sullo status di questi territori, sebbene entrambi siano stati riconosciuti a livello internazionale con risoluzione ONU. Le azioni di scontro portate avanti dai movimenti islamici, nati da un'ispirazione prettamente religiosa, non si sono comunque limitate alla lotta contro Israele ed alla questione palestinese. Le frange più fondamentaliste hanno infatti manifestato notevole ostilità ad altri gruppi religiosi presenti nella regione, soprattutto cristiani, ed hanno allargato la loro avversione ideologica all'intero mondo occidentale attraverso la nascita di diversi gruppi ed organizzazioni. 315 Cfr. Claudia De Martino, La proliferazione nucleare in Medio Oriente: verso un nuovo quadro strategico?, Mideast Flashpoints, 8 giugno 2012, sul sito https://www.aspeninstitute.it/aspenia-online/article/la-proliferazione-nucleare- medio-oriente-verso-un-nuovo-quadro-strategico. I programmi nucleari ebbero inizio nonostante molti di questi Paesi fossero produttori di petrolio e non avessero certo immediata necessità di perseguire il nucleare dal punto di vista energetico. Tra gli Stati nominati, bisogna aggiungere anche l'ambiguo caso della Siria, la cui natura non è stata confermata in maniera sicura.

In tale contesto, lo Stato israeliano ha così rifiutato fino ad oggi di partecipare a trattative internazionali che l'avrebbero privato di tali armamenti, dato che, per giunta, i programmi nucleari degli altri Stati mediorientali non erano stati abbandonati: tra questi, quello che ha sicuramente destato maggiori preoccupazioni nel corso del tempo è stato proprio quello portato avanti dall'Iran. Concentrandosi dunque sulla vicenda iraniana, si deve innanzitutto precisare che il primo programma nucleare in questo Paese fu avviato nel 1957, quando l'Iran era ancora sotto la dinastia dello Scià Mohammad Reza Pahlavi. Egli firmò diversi accordi con gli Stati Uniti d'America e con altri Stati europei, soprattutto Francia e Germania, che possedevano tecnologie nucleari. La sede scelta per la costruzione del primo impianto, affidata alle imprese tedesche Siemens e Aeg- Telefunken, fu la città di Bushehr, situata sul Golfo Persico.

Dopo la rivoluzione iraniana del 1979, che trasformò la millenaria monarchia persiana in una Repubblica islamica la cui costituzione si ispira alla legge coranica, vennero interrotte le relazioni con i Paesi occidentali e, di conseguenza, lo sviluppo del progetto. Il cambio di regime politico e l'avvento al potere del movimento integralista islamico noto come khomeinismo portò infatti l'Iran a spezzare bruscamente i rapporti con l'occidente, considerato da allora un nemico da osteggiare con fermezza. In aggiunta, nel corso della guerra combattuta con l'Iraq tra il 1980 ed il 1988, l'impianto di Bushehr venne danneggiato dai bombardamenti dell'aviazione irachena: in quel momento, dunque, l'ambizione dell'Iran di proseguire la sua corsa al nucleare venne messa quasi in ginocchio e la sua ricerca in questo campo sembrava destinata ad arrestarsi definitivamente anzitempo.

La costruzione di questo reattore, però, riprese nel 1995 con la stipula di un accordo con la Russia, che garantì l'impegno di terminare l'impianto e di fornire all'Iran anche il materiale fissile. A sua volta, l'Iran stabilì un compromesso nel quale assicurò che si sarebbe prodigato a restituire il combustibile esausto al governo russo, per fugare i dubbi sul suo utilizzo nella costruzione di armi atomiche.316 316 Cfr. Alfredo Musto, Nucleare iraniano: storia, politica, diritto e strategie, art. in “Eurasia” (rivista di studi geopolitici) 2010, dal sito http://www.eurasia-rivista.org/nucleare-iraniano-storia-politica-diritto-e-strategie/3408/. Scià è il termine italianizzato (dal persiano shah) per indicare il re, quale figura di comando che gode di assoluti poteri in campo politico, ma che può vantare anche una notevole caratura spirituale, ergendosi anche al di sopra della classe sacerdotale. Gli accordi sul nucleare tra lo Scià iraniano e gli USA furono possibili in quanto, in quel periodo, correvano ancora buone relazioni con l’amministrazione americana e l’Iran era per gli USA una pedina importante da spendere in chiave antisovietica. Nel ’76 il presidente americano Ford autorizzò lo Scià all’acquisto e all’utilizzo di tecniche innovative ai fini dell’estrazione e della lavorazione del plutonio, mentre nel ’78 venne formulato l’accordo Fig. 31. Il sito di Buhsher, dove è ubicata l'unica

I lavori per la messa a punto della centrale sono proseguiti fino al 2010, anno in cui è stata finalmente attivata. Il reattore è stato poi collegato alla rete elettrica del Paese nel 2011 e attualmente questo risulta essere l'unico in funzione in tutto l'Iran.317

L'origine dei problemi sul nucleare iraniano, comunque, è connessa a motivazioni che risalgono a qualche anno prima che la centrale fosse resa operante. Esattamente, ciò che ha portato alla nascita della questione, è stato il mancato adempimento del governo iraniano nel segnalare le ulteriori attività nucleari specifiche che stava portando avanti: il 14 agosto 2002, infatti, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, guidato dal movimento dissidente iraniano armato chiamato

MEK, durante una conferenza stampa a Washington, annunciò che l'Iran stava costruendo nei pressi

della città di Natanz (a duecento chilometri a sud della capitale Teheran) un impianto segreto per l'arricchimento dell'uranio con il metodo della centrifugazione. In questo impianto, nel 2003, sono state in effetti messe in funzione alcune decine di centrifughe di origine pakistana, ufficialmente solo per la produzione di combustibile fissile in previsione del suo futuro utilizzo nel reattore civile che sarebbe stato ultimato da lì a pochi anni.318

L'aver tenuto segreti i piani riguardanti l'arricchimento dell'uranio e il non aver ancora firmato il Protocollo Aggiuntivo dell'IAEA legato al Trattato di Non Proliferazione nucleare hanno però causato immediati sospetti all'interno del mondo occidentale, accentuati anche dall'ostilità dei rapporti intercorrenti tra le parti. Tali supposizioni, marcate da incertezza e diffidenza, hanno quindi spinto l'IAEA ad inviare sul posto i suoi ispettori per compiere delle verifiche. L'allora presidente dell'Agenzia, Mohamed El Baradei, ha però più volte dichiarato alla stampa che gli ispettori hanno potuto effettuare in quel caso i dovuti controlli senza impedimenti e non hanno trovato alcuna presenza di tracce di esafluoruro di uranio altamente arricchito nelle centrifughe di Natanz. Inoltre, quando il programma di arricchimento dell'uranio è stato reso pubblico, l'Iran ha inizialmente concordato di sospendere le proprie attività nucleari, di sottoscrivere il Protocollo Aggiuntivo

Washington-Teheran sia sull’energia nucleare, sia per la cooperazione nella ricerca dei giacimenti di uranio, con General Electric e Westinghouse in gara per la vendita e la costruzione dei reattori. L’iniziativa delle compagnie americane (ma contratti furono stipulati anche con francesi e tedeschi) era affiancata da quella dei servizi segreti per la vendita di armi ed equipaggiamenti all'esercito e alla polizia iraniane, in cambio di forniture di petrolio. In seguito, durante la rivoluzione iraniana, tutte le forze di opposizione al monarca di Persia si riunirono intorno alla figura carismatica dell'Ayatollah Khomeini, politico e religioso iraniano confinato in esilio fin dal 1963 per aver apertamente criticato lo Scià. Dopo la rivoluzione, i rapporti con l'occidente, ed in particolare con gli Stati Uniti, subirono un deciso cambio di rotta e vennero tagliati totalmente. Teheran provò a giocare una carta di riavvicinamento con partners occidentali per la costruzione di nuovi reattori alla fine del conflitto con l’Iraq, trovando però spazio solo sull’altro fronte, quello russo.

317 Dai dati IAEA riportati sul sito http://www.iaea.org/pris/WorldStatistics/NuclearShareofElectricityGeneration.aspx. La centrale iraniana è stata la prima ad essere costruita in tutto il Medio Oriente. Nel 2011 l'energia nucleare in Iran ha generato lo 0,01% dell'energia elettrica prodotta in totale nel Paese; sempre dai dati IAEA del 2013, si può inoltre appurare che l'Iran risulta essere l'ultimo Stato al mondo nella produzione di energia elettrica derivante dal nucleare. 318 Cfr. Isabella Abbate e Roberta Daveri, La questione del nucleare in Iran, Archivio Disarmo, Roma, 2013, p. 4-5.

dell'IAEA e di accettare le ispezioni da parte della stessa Agenzia.319

Proprio quando tali dichiarazioni di intenti parevano porre fine alla diatriba e la contesa si andava dipanando, è però scoppiata la fase più tormentata dell'intera vicenda: nel 2005, infatti, con l'elezione del presidente Mahmud Ahmadinejad, la politica iraniana ha virato su posizioni tendenti decisamente all'estremo nazionalismo. In concreto, rispetto all'argomento del nucleare, il Presidente iraniano ha immediatamente decretato la revoca della sospensione delle attività di arricchimento dell'uranio, con l'intento di incrementarne addirittura la produzione, e non ha consentito alla ratifica del Protocollo Aggiuntivo dell'IAEA.320

Come prevedibile, le decisioni del leader iraniano hanno scatenato una serie di reazioni da parte della comunità internazionale: in particolare, in risposta alle prese di posizione di Ahmadinejad, il Presidente americano Bush ha subito tenuto a ricordare che di fronte ad una minaccia nucleare “nessuna opzione è esclusa, compresa quella della forza”; di rimando, davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Presidente iraniano ha proclamato che l’Iran non avrebbe rinunciato a produrre energia nucleare per scopi civili usando uranio arricchito, prerogativa riconosciuta dallo stesso TNP firmato nel 1974, il quale permette ai Paesi membri di costruire, sotto tutela internazionale, impianti che comprendano tutte le fasi del ciclo del combustibile nucleare, compreso l’arricchimento. Inoltre, Teheran ha messo in evidenza il divieto sancito dal proprio governo di intraprendere attività nucleari nel settore militare.321

D'altro canto, dando seguito ad un'ampia preoccupazione da parte di numerosi Stati riguardo la reale natura delle attività nucleari iraniane, che per il rifiuto di aderire al Protocollo Aggiuntivo non sarebbe stato tra l'altro possibile monitorare, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ribadito la richiesta di sospensione dei programmi di arricchimento dell'uranio da parte del governo iraniano.322 In tal modo, data la volontà dell'Iran di non recedere dalla sua condotta, è scaturita una crisi divenuta argomento di diverse riunioni del cosiddetto “club dei 5 + 1”, strumento diplomatico composto dai cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania. Nel mese di febbraio del 2007, il “club dei 5 + 1” ha portato all'approvazione in sede ONU di una prima bozza di dure sanzioni economiche nei confronti dell'Iran, le quali sono state 319 Cfr. Paolo Cotta-Ramusino, Disarmo e non proliferazione, 2010, in Chiara Bonaiuti (a cura di), p. 99.

320 Ibidem. La pressione internazionale per costringere l'Iran a sospendere la propria attività nucleare è stata presentata con enfasi all'opinione pubblica iraniana, ed è stata descritta come l'ultimo tentativo delle maggiori potenze di esercitare prepotenza nei confronti dell'Iran, al fine di forzarlo a rinunciare a vantaggiosi sviluppi tecnologici. Durante il suo mandato, scaduto nel 2013 dopo essere stato rieletto nel 2009, Ahmadinejad si è reso noto per le sue idee anti-sioniste nonché per le sue posizioni anti-americane ed in generale anti-occidentali.

321 Cfr. Alfredo Musto, cit., dal sito http://www.eurasia-rivista.org/nucleare-iraniano-storia-politica-diritto-e- strategie/3408/. Il governo iraniano ha respinto di volta in volta i vari richiami di sospendere il programma di arricchimento, appellandosi proprio al fatto che i lavori effettuati fossero conformi alle norme espresse nel TNP. 322 Cfr. Paolo Cotta-Ramusino, Op, cit., in Chiara Bonaiuti (a cura di), p. 99. Proprio da tale richiesta inascoltata di sospendere le attività nucleari più sensibili e di ripristinare di un rapporto di piena collaborazione con la IAEA, sono state pensate delle sanzioni che potessero far desistere il governo iraniano nel suo intento.

inoltre accompagnate da minacce “diplomatiche” in cui gli Stati Uniti d'America hanno incitato gli iraniani a cessare l'arricchimento dell'uranio per evitare “spiacevoli conseguenze”.323

Il governo iraniano, trovando illegittime tali sanzioni proprio in base al diritto disciplinato dal Trattato di Non Proliferazione nucleare, in tutta risposta ha affermato, per voce del suo capo negoziatore Ali Larijani, che se il Paese fosse stato sottoposto ad ulteriori pressioni sull'abbandono del suo programma nucleare a scopo civile non avrebbe avuto altra scelta che abbandonare tale trattato. Inoltre, sempre in risposta alle decisioni dell'ONU, l'Iran ha progressivamente installato