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a Autoeleggersi portavoce dei Piutes

le indiane d'America si raccontano

II. a Autoeleggersi portavoce dei Piutes

Sarah Winnemucca, il cui nome tribale è Thocmetony o Shell Flower, nasce nel 1844 nei pressi dell'Hamboldt Lake, in quella parte di territorio che costituisce l'odierno Nevada occidentale. E' figlia di Old Winnemucca e nipote di Captain Truckee, entrambi capi indiani della tribù dei Northern Paiutes che si definivano semplicemente Numa.

Sin da piccolissima ha contatti con i settlers e il suo stato d'animo nei loro confronti oscilla tra la paura, la diffidenza e la fiducia. Quest'ultima diventa la posizione sulla quale resta ferma, volendo credere nella sincerità dei bianchi e rispettarli, fiduciosa di poter suscitare in loro il rispetto nei confronti dei Paiutes, ugualmente dotati di una naturale e innata bontà.

Un simile atteggiamento fiducioso non le impedisce di avere, comunque, una visione oggettiva della realtà vissuta dagli indiani; ciò le consente, infatti, di non avere alcuna remora nel criticare apertamente i continui soprusi perpetrati ai danni della sua gente dai politici e dal "Big Father in Washington".25

Contatto con gli euroamericani significa per Sarah possibilità − ma anche la volontà − di appropriarsi molto presto, come autodidatta, della scrittura e degli strumenti linguistici e ideologici che le consentono di realizzare il suo progetto letterario finalizzato a raggiungere l'emancipazione e l'indipendenza politica ed economica della sua gente, per porre fine agli abusi e ai soprusi da loro subiti a causa della linea politica portata avanti dal governo statunitense.

25 S. Winnemucca Hopkins, Life Among The Piutes: Their Wrongs and Claims,University of Nevada Press, 1994 [1883]; pag. 222.

L'esperienza dalle infinite possibilità da lei vissuta, la conduce verso il lavoro d'interpretariato, assumendo il ruolo di mediatrice tra la sua popolazione e gli organi governativi. Accetta, inoltre, di essere "scout-guide" per l'esercito americano nel quale ha molta più fiducia, poiché gli ufficiali riservano un trattamento migliore alla sua tribù, se poragonato al comportamento degli agenti del Bureau of Indian Affairs nell’ambito della gestione federale delle riserve native: “It is the generosity and this kind care and order and discipline that make me like the care of the army for my people.”26

Infine svolgerà anche il compito di insegnante per i suoi piccoli Paiutes, cercando infaticabilmente di dare loro un'adeguata istruzione.

Winnemucca diventa inevitabilmente "cittadina di due mondi", vive una posizione liminale che accoglie allo stesso tempo le idee, i punti di vista e gli strumenti sia della cultura tribale tradizionale, sia di quella bianca.

Il suo stare between le crea, in ogni caso, non poche difficoltà e incomprensioni. Accettare di essere la mediatrice tra due società completamente diverse e in opposizione è visto con atteggiamento critico dai tradizionalisti della sua popolazione e con occhio ugualmente sospetto dai settlers (ma soprattutto dagli agenti federali), convinti che il ruolo di spokeswoman da lei ricoperto, la sua attività di interprete per il governo in favore della sua gente, non le si addice, o meglio, non è quello a lei preposto.

Il luogo giusto per Winnemucca è, secondo l’agente Rinehart, una mess-house, e pertanto “she is not a proper person to serve in any capacity at this or any other Indian Agency”; è questo il giudizio che si cerca di diffondere a proposito di una donna onesta che tenta di migliorare le condizioni della

26 ibidem; pag. 92; (grassetto mio);

propria comunità tribale.27

L’autobiografa stessa afferma di udire una conversazione durante la quale l’agente corrompe, mediante le solite false promesse, un cugino di Sarah affinché lo aiuti ad allontanare la donna dall’agenzia creando, automaticamente, una implicita situazione di contrasto con un membro della sua tribù ( ma quel che è più grave, della sua famiglia) e anche una condizione che influenza, inevitabilmente, l’operato di Winnemucca in favore dei Paiutes:

“I heard him say, “I shall have her go away, and if you want to be my friend, I will give you a good living if you will do as I want you to.” I heard my cousin say, “I will do whatever you say.”28

Sarah vive per di più quel particolare momento storico durante il quale gli indiani sono costretti ad abbandonare i propri lifeways, spezzare le loro tribal roots dovendo scendere a patti con l'esperienza, in grande misura discriminatoria ed alienante, dell'assimilation.

Molti decidono di resistere tale processo pagando con la propria vita ma Sarah è decisa a voler convincere gli americani che essere all'avanguardia vuol dire portare avanti un discorso "multiculturale" e consentire agli indiani, come nel suo caso, di integrarsi nel mondo bianco pur sviluppando una propria identità etnica e conservando il retaggio culturale tribale tradizionale.

Il suo racconto autobiografico traccia, pertanto, un percorso ben preciso che rende i fatti della vita da lei vissuta lo strumento per mettere in luce la sua

27 W. V. Rinehart to Commissioner of Indian Affairs, March 20, 1880, Special File no. 268, Bureau of Indian Affairs, citato in G. W. Canfield, Sarah Winnemucca of the Northern Paiutes, University of Oklahoma Press, 1983; pag. 177;

28 S. Winnemucca Hopkins, Life Among the Piutes, Thier Wrongs and Claims, University of Nevada Press, 1994 [1883]; pag.127-8;

opera, quella di un'attivista che porta avanti una battaglia, sociale, politica e culturale.

Life Among the Piutes non è ciò che può definirsi un'opera artistica straordinaria; è una narrazione dai chiari toni politici e, a momenti, di forte accusa che cerca di sollecitare i cuori e le menti dei potenziali lettori bianchi, in modo che possano essere spinti all'azione concreta per migliorare la situazione del popolo indigeno del Nevada e di tutti gli indiani più in generale.

L'autobiografia di Winnemucca è, quindi, radicalmente diversa dalle opere scritte da donne indiane d'America dello stesso genere letterario.

Essa non descrive il processo di sviluppo di una personalità e della definizione di un'identità attraverso la narrazione di vicende private che abbiano avuto un impatto rilevante sulla psicologia di Sarah, né tantomeno mette in evidenza momenti cruciali che possano aiutarci, in qualche modo, ad avere un quadro completo del carattere e del temperamento della narratrice. E' evidente, d'altronde, che qualcosa traspare dal suo modo di organizzare il racconto e decisamente dallo stile e dal linguaggio esplicito, sincero e veritiero usato dalla scrittrice.

Mancano completamente nel testo riferimenti espliciti ad avvenimenti riguardanti le scelte private e strettamente personali che l'autrice compie nel corso della propria esistenza; tali eventi sono accennati, mai approfonditi e analizzati per il lettore. Il suo cognome Hopkins è evidentemente, ad esempio, di un suo marito esistente, importante e che in alcuni momenti condiziona la sua vita; questi, però, non trova il suo spazio nel testo ma è semplicemente nominato en passant nell'ultima pagina.

Questo, probabilmente, a dimostrazione del fatto che Sarah molto presto nella sua vita sceglie di dedicare il resto dei suoi anni allo scopo unico di

risolvere i problemi dei Northern Paiutes, autoeleggendosi loro portavoce ed alzando i toni del suo monologo, affinché possa essere udita dalle orecchie, presunte sorde, dei politici che siedono sulle comode poltrone del Congresso degli Stati Uniti d'America.

La narrazione autobiografica di Sarah è, da tale prospettiva, un ulteriore mezzo per lanciare alla società euroamericana un messaggio emotivo raccontando episodi di violenza da lei vissuti o dei quali è stata testimone.

Muovere le corde dei loro animi, commuovere i lettori, può aiutarla a raggiungere, simultaneamente, il suo scopo socio-politico.

Life Among the Piutes ha più elementi in comune con le autobiografie dei

"great chiefs" che celebrano imprese particolari compiute in favore degli indiani oppure interventi diplomatici che mediano le relazioni con il governo americano.

Sarah decide di stare dalla parte dei Northern Paiutes, della sua amata tribù:

"[...] to fight for [her] down-trodden race while life lasts"29, è la scelta molto coraggiosa di una donna indiana che, scrivendo un testo simile, si espone all'eventuale indifferenza dei critici oppure a una ricezione sorda da parte della cultura dominante. Sarah è consapevole di essere una donna sola in lotta con le pressioni che spingono dai due mondi sulla cui linea di confine ha deciso di vivere. Quando comincia a essere implicata negli avvenimenti riguardanti la sua gente, si rende conto di essere oggetto di ammirazione o di calunnie denigranti, a seconda dei punti di vista di coloro i quali la giudicano.

29 ibidem; pag. 6;(grassetto mio);