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autonomia del paziente-soldato e organizzazione paternalistica delle forze armate

In riferimento a questo dibattito avviatosi agli inizi degli anni ’90 intorno all’appro- vazione morale della somministrazione forzata di farmaci o vaccini sperimentali alle truppe prima di una missione, in anni più recenti J. Wolfendale e S. Clarke13 hanno

evidenziato come, se questa questione viene affrontata rimanendo all’interno di una concezione paternalistica e autoritaria dell’organizzazione delle Forze Armate, l’esenzione dall’ottenere il consenso informato chiesta dal Dipartimento di Difesa americano non può che essere giustificata. Essa, infatti, risulta coerente con quanto avviene in altri ambiti del contesto militare dove sulla base di un’etica paternalista non si chiede il consenso informato. Gli autori esplicitano questa posizione soffer- mandosi su due possibili argomenti che potrebbero essere sollevati per sostenere l’inaccettabilità di negare il consenso informato ai soldati nella specifica circostanza di trattamenti sperimentali, e sostengono che entrambi gli argomenti non funzio- nano se si continua ad accettare la violazione dell’autonomia dei soldati nei vari ambiti della vita militare e anche nel contesto medico in riferimento a trattamenti sanitari approvati e regolarmente somministrati in modo costrittivo.

Il primo argomento consiste nel sostenere che anche se il personale militare nel momento dell’arruolamento dà un consenso implicito a molte delle attività mili- tari a cui i soldati sono sottoposti senza che venga chiesto il consenso informato, questo non implica che il consenso implicito si estenda all’assumere farmaci spe- rimentali. Ancor di più se si considera che l’assunzione di tali farmaci potrebbe riguardare scenari futuri impensabili al momento dell’arruolamento e che quindi la persona non avrebbe neanche informazioni sufficienti per potervi acconsentire. Tuttavia, sostengono gli autori, sembra difficile, rimanendo all’interno di un’etica paternalistica, poter porre dei limiti tra attività a cui si estende il consenso impli- cito (per esempio esami e vaccinazioni medici obbligatori) e attività a cui non si estende (per esempio somministrazione di farmaci e vaccini sperimentali).

La persona che volontariamente si arruola implicitamente acconsente a permettere che venga impiegata in una varietà di modi necessari ai fini legittimi delle Forze Armate, a condizione che le Forze Armate prenderanno ragionevoli provvedimenti per minimizzare i rischi a cui lei si espone per perseguire questi fini. Questo implica il venir preparati per combattere in una varietà di modi che

non hanno bisogno di essere specificati in anticipo.14

13 J. Wolfendale e S. Clarke, “Paternalism, Consent, and the Use of Experimental Drugs in the Mili- tary”, in Journal of Medicine and Philosophy, 2008, 33, pp. 337-55.

E che inoltre, precisano, pur volendo non possono essere anticipati perché fa par- te della stessa vita militare venirsi a trovare costantemente dinanzi a nuove armi, nuove tecniche di addestramento, nuove procedure mediche. Questo, comunque, non comporta che non ci sia alcun limite al consenso implicito del volontario. I limiti sono posti dai compiti che si richiede alle Forze Armate. Avere successo nei teatri di guerra è certamente un compito che viene richiesto. Se, pertanto, i comandi ritengono che l’uso di farmaci sperimentali favorisca l’assolvimento del compito stabilito minimizzando i rischi per le truppe, allora sembra plausibile sostenere che il consenso implicito del volontario si estenda anche all’assunzione di trattamenti medici sperimentali.

Un secondo argomento consiste nel sostenere che in una società liberal-demo- cratica le Forze Armate sono impegnate a proteggere la società civile e i diritti che la caratterizzano, quali per esempio il diritto di libertà di parola, di associazione, di privacy e anche di dare il consenso informato alle procedure mediche. Pertanto, ai militari che combattono per proteggere tali diritti non dovrebbe esser chiesto di rinunciare a questi stessi diritti. Gli autori sostengono che un simile argomento non è plausibile poiché la limitazione di diritti quali ad esempio la libertà di parola, di movimento o di associazione politica, sono considerati essenziali per la coesione delle truppe, il mantenimento della disciplina e il buon funzionamento delle For- ze Armate. Vale a dire, è proprio perché i militari rinunciano a tali diritti che essi possono svolgere efficientemente il loro lavoro e quindi proteggere la società civile e i diritti in essa inclusi. Un argomento maggiormente plausibile, precisano gli autori, potrebbe essere quello di sostenere che il personale militare deve rinunciare solo a quei diritti che vanno a interferire con l’efficacia militare, come i diritti di libertà di pensiero e di associazione politica. Mentre può mantenere diritti come quelli di esercitare qualsiasi tipo di culto religioso e di libertà riproduttiva. Il diritto di dare il consenso ad assumere farmaci e vaccini sperimentali prima o durante una missione può essere considerato tra quelli che non costituiscono una minaccia per l’efficacia militare? Al riguardo, gli autori evidenziano che il personale militare accetta restrizioni alla propria libertà riguardo a questioni importanti del proprio benessere fisico – si pensi all’addestramento fisico e alle diete a cui sono sottoposti – e anche per questioni mediche – test medici obbligatori o assunzione obbligatoria di farmaci o vaccini non sperimentali. Tutte restrizioni giustificate dalla necessità di essere adeguatamente preparati per partecipare alle missioni. Allora, sulla scorta di questo quadro di riferimento sembra difficile comprendere perché non dovremmo accettare anche le limitazioni sul diritto di consenso informato nel caso di farmaci sperimentali. Se si accetta che i diritti del personale militare possono essere limitati

senso informato alla somministrazione di farmaci sperimentali che non inficiano l’efficacia militare non funziona perché ci possono essere circostanze in cui l’uso di farmaci e vaccini sperimentali – garantendo il mantenimento dell’idoneità fisica – contribuiscono in modo significativo ad aumentare tale efficacia. E questo è il caso avvenuto nella Prima Guerra del Golfo.15

5. responsabilità del soldato e rispetto del principio