• Non ci sono risultati.

autonomia dei soldati versus obblighi per la sicurezza delle truppe e il successo della missione militare

In un articolo del 1991, Treating the Troops8, E.G. Howe ed E.D. Martin han-

no offerto degli argomenti per giustificare eticamente il comportamento del Di- partimento di Difesa americano nei confronti delle proprie truppe riguardo alla somministrazione non consensuale di farmaci e vaccini sperimentali durante la Prima Guerra del Golfo.

Gli autori mettono in evidenza che, per quanto si tratti di trattamenti speri- mentali, non sono stati dati ai soldati per scopi di ricerca ma per offrire loro un trattamento preventivo nei confronti di possibili rischi in un teatro di guerra. La finalità preventiva della somministrazione, l’intento benevolente che ha mosso i comandi, il contesto di guerra e l’imminente minaccia hanno reso questa situa- zione uguale a tante altre che possono aversi durante le operazioni militari e per le quali si applicano le norme che normalmente guidano il comportamento degli ufficiali in comando e dei soldati. Pertanto, anche in questa situazione, loro so-

6 G.J. Annas e M.A. Grodin, “Commentary”, in Hasting Center Report, 1991, March-April, pp. 24-7. 7 Ivi, p. 26.

stengono, è giustificata l’applicazione del principio, proprio delle Forze Armate, di «prevenire da parte dei comandi un danno non necessario alle persone in servi- zio (e così migliorare la missione) e far prevalere questo principio su tutti gli altri valori»9. Un modo di procedere che non viene meno al rispetto per il personale

militare poiché è proprio col mantenere l’impegno di proteggere i militari da un danno non necessario che le Forze Armate mostrano rispetto nei loro confronti. Un rispetto che ovviamente, continuano gli autori, differisce dall’ormai usuale modo di intendere il rispetto per il paziente nel contesto medico, vale a dire «rispettare l’autonomia delle persone permettendo loro di accettare o rifiutare il consenso informato»10. Un tipo di rispetto che non può esser fatto valere nel

contesto militare dove i soldati hanno obblighi verso la sicurezza degli altri solda- ti e nei confronti del successo della missione (quindi nei confronti della società civile che hanno il compito di proteggere). Obblighi che prevalgono sul diritto di esercitare la propria scelta autonoma.

Questo è l’argomento che all’interno dell’etica medica militare tradizionale viene fatto valere, ad esempio, per quanto riguarda l’obbligatorietà di sommini- strare vaccinazioni contro malattie locali a cui possono esporsi i militari durante una missione. In questo caso, il dovere del medico militare è quello di vaccinare i militari senza permettere l’esercizio della loro autonomia poiché una tale libertà metterebbe nella condizione di esporre a un pericolo non necessario la persona direttamente interessata, l’intera truppa e il successo della missione. Mentre l’ob- bligo del soldato è quello di obbedire all’ordine di ricevere quella vaccinazione. Una restrizione delle proprie libertà che, precisano gli autori, i militari accettano nel momento in cui decidono volontariamente di arruolarsi.

Quando le persone in servizio si uniscono alle Forze Armate implicitamente sono d’accordo a subordinare i loro personali interessi e la loro autonomia alle Forze Armate quando necessario per l’unità o per la missione. Le persone in servizio accettano anche di agire senza avere una piena informazione e, senza questa informazione, di rischiare di rimanere ferite o uccise mentre eseguono gli ordini dei comandanti. Le Forze Armate, a loro volta, promettono che le proteggeranno

per quanto possibile durante il combattimento.11

Alla luce di questo quadro di riferimento, gli autori giustificano la scelta del Di- partimento di Difesa americano e della FDA di non permettere ai soldati di ac- consentire o rifiutare ad un trattamento sperimentale che ha l’intento di proteg- gerli. Una tale libertà, infatti, avrebbe conseguenze negative in termini di salute

9 Ivi, p. 22. 10 Ibid. 11 Ivi, p. 23.

del personale in servizio, di giustizia tra i militari e di realizzazione degli obiettivi stabiliti. Conseguenze che, invece, potrebbero essere evitate da una decisione au- toritaria dei comandi basata su un’adeguata informazione e sull’intento di bene- ficiare i soldati e in tal modo aumentare le probabilità di successo dell’operazione militare. Si immagini, infatti, la situazione in cui ai soldati fosse permesso di rifiutare il trattamento preventivo contro i rischi da un’esposizione ad armi biolo- giche e chimiche. In una simile situazione i comandi si troverebbero dinanzi alla possibilità di avere soldati non protetti e a dover scegliere se mandarli comunque in battaglia. La scelta di non farli partecipare all’operazione implicherebbe una riduzione del numero dei soldati coinvolti, quindi l’aumento dei pericoli dovuti all’affrontare una missione con forze ridotte e la diminuzione della probabilità di raggiungere gli obiettivi militari stabiliti (danneggiando la società più ampia che si intende proteggere). Inoltre, tale scelta violerebbe il principio di giusti- zia poiché andrebbe ad esporre ai rischi della missione militare solo una parte dei membri delle truppe. Queste conseguenze negative seguirebbero anche dalla scelta di mandare i soldati non protetti nel teatro dell’operazione. Nel caso in cui, infatti, si presentasse il rischio per il quale si richiedeva la vaccinazione, non solo questi soldati si esporrebbero a maggiori rischi rispetto ai propri compagni ma non potendo combattere metterebbero a repentaglio anche la sicurezza degli altri e il successo della missione. Nella situazione appena descritta, precisano gli autori, oltre alle conseguenze negative a cui si andrebbe incontro si verrebbero a violare obblighi che caratterizzano la professione militare: i militari che non si sottopongono al trattamento violano i loro obblighi nei confronti della sicurezza dei compagni dell’unità e nei confronti del successo della missione, mentre la Forza armata nel consentire la libertà di scelta viola l’obbligo di proteggere il proprio personale militare da danni non necessari.12

Dunque, secondo gli autori, considerati gli elevati benefici e i minimi rischi a cui sono stati soggetti i militari che hanno ricevuto i due trattamenti sperimen- tali, e considerato che essi sono stati somministrati per prevenzione e non con l’intento di avviare un progetto di ricerca, la loro somministrazione senza chie- dere il consenso è eticamente giustificata, in quanto questa procedura rientra tra gli obblighi a cui devono attenersi sia i soldati sia i comandi delle Forze Armate.

4. autonomia del paziente-soldato e organizzazione paternalistica