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Con il termine web 2.0 si fa riferimento alla partecipazione dell’utente, alla personalizzazione dei contenuti, si amplia l’idea di convergenza multimediale e si definisce un concetto nuovo: quello crossmedialità. Con questo termine si fa riferimento al fatto che i contenuti vengono prodotti ovunque ci sia un dispositivo digitale e una connessione internet; successivamente vengono diffusi su varie

6http://webcrew.it/spotify/ 7 https://www.youreporter.it/

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piattaforme web. Il sistema dei media è crossmediale: fonde tutti i media e tutti i contenuti attraverso il web in tempo reale e al centro del sistema c’è l’utente. Ad esempio, durante la Primavera Araba, nei paesi del Maghreb, i tweet prodotti dal social network Twitter hanno fatto il giro del mondo, sono passati dai vari social alle televisioni, le radio e la stampa.8 Non ha importanza il fatto che i contenuti

riprodotti siano professionali o meno, ma in questo caso conta “chi arriva prima”, e spesso le persone già presenti sul posto del fatto accaduto sono più rapide dei professionisti del mestiere nel diffondere contenuti, che essi siano foto, video o semplici post per documentare e testimoniare gli avvenimenti, spesso anche in diretta. Nei social network più famosi, come Facebook ed Instagram, è possibile fare dei video in diretta, vedere quante persone sono connesse in quel momento a guardare il video, dare la possibilità a terzi di interagire, ovvero di commentare, poter condividere successivamente il video in diretta e fargli avere visibilità verso un pubblico sempre più ampio.

I social hanno abbattuto le barriere tra i cosiddetti vip e le persone comuni, che ora possono interagire in modo diretto ed immediato con le “star”, prendendosi libertà che prima non si sarebbero mai azzardate a prendere. I social sono dei veri e propri luoghi virtuali in cui si creano relazioni tra gli esseri umani.

“Per diffondere i contenuti attraverso i social media, sono strettamente necessarie le competenze relative alle logiche di funzionamento delle piattaforme social e la capacità di elaborazione dei piani di comunicazione. L’attività di studio e pianificazione delle azioni più utili a soddisfare determinati obiettivi di comunicazione, rispetto a specifici destinatari e all’interno di un contesto di dialogo, si definisce strategia. L’elaborazione di una strategia di comunicazione che include anche i social media quindi è un passaggio cruciale e fondamentale per ottenere risultati in termini di visibilità, raggiungimento dell’attenzione dell’utente e attivazione di relazione con quest’ultimo” (Gadotti e Bernocchi, 2010).

Uno dei protagonisti della crossmedialità è YouTube, perfetto esempio del concetto di prosumer; la piattaforma di video sharing più utilizzata al mondo, di facile uso e permette a chiunque di caricare video di qualsiasi tipo. Per fare un esempio attuale, molti cantanti, grazie alla quantità di visualizzazioni sui video del

8 http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/un-tweet-non-fa-primavera-il-ruolo-dei-social-network-nella-rivoluzione-

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loro canale YouTube, sono stati poi notati da case discografiche ed hanno iniziato ad avere successo.

La stessa cosa vale per i cosiddetti “lavori del futuro” come chi si crede un famoso youtuber o chi magari lo è veramente. Molti adolescenti, o anche persone adulte, con stima in se stessi e una passione in qualcosa di particolare, cominciano aprendo un canale YouTube e, piano piano, anche attraverso alla pubblicità e al passaparola, iniziano ad avere successo ed alcuni diventano delle vere e proprie star del web. In questi canali pubblicano video personali di vario genere, possono essere recensioni di film o qualsiasi altra cosa, video di cucina, di bellezza, di istruzione (es: come studiare in modo efficace). Su YouTube, oltre alla musica possiamo trovare veramente di tutto ed ognuno di noi è libero di iscriversi ed aprire un canale, ovviamente non è scontato che esso abbia successo. I video devono essere interessanti, non eccessivamente lunghi (per una ricetta di cucina possono essere sufficienti due minuti), non monotoni, talvolta divertenti perché devono anche saper intrattenere, devono ottenere seguito da chi si rivede in essi, per ciò che dicono e ciò che fanno o per l’esigenza in un determinato momento di guardare una specifica cosa.

Vi è poi, oltre ai video, il mondo legato alla fotografia, un fenomeno esploso grazie a diverse piattaforme come Flickr, ma soprattutto Instagram, che è riuscito a creare una propria tendenza estetica delle immagini legata agli smartphone. Instagram rappresenta una trasformazione nella cultura dell’immagine fotografica nell’epoca dei social network. Nato nel 2010 come un servizio mobile che consente di produrre, modificare e condividere foto e video, di relazionarsi con gli altri amici. Due anni dopo la sua nascita contò già trenta milioni di utenti.

Interessante è il caso di Winnie Harlow, una modella americana che è diventata famosa a causa della sua diversità fisica: la vitiligine che la affligge sin da bambina. Dopo essere stata vittima di bullismo durante il suo periodo infantile, Winnie ha aperto una sua pagine Instagram, e da qui è iniziata la sua fortuna. Grazie alla sua grande popolarità, ha partecipato a vari programmi di moda ed è stata testimonial per la campagna pubblicitaria di grandi marchi come Nike e Diesel. Adesso, oltre ad essere una modella affermata, è diventata l’icona per eccellenza della bellezza non convenzionale9.

9 http://m.ilgiornale.it/news/2019/03/18/winnie-harlow-grazie-al-successo-porto-la-mia-famiglia-in-

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Ci sono molte forme di partecipazione perché da una parte c’è il web social con Facebook, Linkedin, Twitter, Tumblr; dall’altra invece troviamo il web collaborativo che offre agli utenti possibilità continue di interazione, partecipazione e collaborazione. Un esempio è rappresentato dal sito di Tripadvisor, un sito che pubblica le recensioni fatte dagli utenti di alberghi, ristoranti, prenotazioni di alloggi, bed and breakfast ed altre informazioni relative ai viaggi. È diffuso in tutto il mondo e include perfino un forum di viaggi interattivi.

Anche i siti di commercio online si basano sulla collaborazione degli utenti che con il loro importante giudizio contribuiscono a costruire la reputazione dei venditori, come accade tutt’oggi ad esempio su eBay.

Questa forma di web collaborativo, dove l’utente è centrale nella produzione e circolazione dei contenuti, ha ricevuto però anche diverse critiche da studiosi. Andrew Keen, imprenditore e autore britannico-americano noto per la sua opinione di internet e del web 2.0, pensa che gli utenti che pubblicano e condividono contenuti tolgono del valore ai lavori di sostanza culturale professionale e imprenditoriale. In sostanza, denuncia un impoverimento generale di qualità che deriva dalla produzione di contenuti da parte di non esperti che popolano la rete e dal fatto che essi siano gratuiti. Non costa nulla pubblicare un commento, una recensione, un video, un post o qualsiasi cosa noi vogliamo, nel web, ovviamente laddove sia possibile.

Secondo Tiziana Terranova, una teorica e attivista italiana, l’utente collaborativo è di fatto sfruttato perché lavora gratis, e inconsapevolmente, per il profitto di aziende enormi come Google, Amazon o eBay. Il termine “lavora gratis” è riferito al fatto che gli utenti possono far parte della rete e in questo modo hanno l’occasione di recensire ristoranti, alberghi, prodotti di commercio, si scambiano opinioni di qualsiasi genere e questo può andare a favore o contro una realtà aziendale e imprenditoriale. Gli utenti hanno il potere di influenzarsi molto tra loro ed oggi, purtroppo, dieci recensioni negative su un determinato sito hanno il potere di “far svuotare” un ristorante o un bed&breakfast. Le persone, non volendo, fanno pubblicità gratuita, buona o cattiva che sia, dei prodotti e servizi di cui usufruiscono, e questo ovviamente incide sul profitto degli esercizi commerciali sia piccoli che grandi (Drusian, 2014).

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