• Non ci sono risultati.

b) Sintesi della riproduzione nell'immaginazione

Noi sappiamo di già che la nostra immaginazione ha la capacità di riprodurre rappresentazioni in base a quanto appreso, e che quest'operazione viene di solito chiamata associazione ed è fondamentale per gran parte della psicologia empirista dell'epoca di Kant. Ma tale operazione non potrebbe essere alla base di nessuna conoscenza se effettivamente di tendenze soggettive della nostra immaginazione si trattasse. In questo passaggio della Deduzione, in cui Kant intende introdurre la Sintesi riproduttiva dell'immaginazione, il nostro problema riguardo alla regolarità della natura viene affrontato esplicitamente.

Siamo d'accordo con Longuenesse nell'opinione che in ogni caso, qui viene piuttosto enunciato un piano anziché espressa una conclusione al riguardo55.

Non siamo del tutto d'accordo però sul fatto che nelle seguenti righe venga

55 Longuenesse, op. cit., p. 40 “But Kant has his own program for explaining these phenomenal regularities: 'There must then be somethin which, as the a priori ground of a necessary sunthetic unity of appearances, makes their reproduction possible' (A101). I use the phrase 'program for explaining' here, because the sentence I just cited can indeed state onlu a program, not a conclusion.”

trovata dell'evidenza per spiegare le regolarità fenomeniche in generale su un

fondamento a prioristico: “[t]he clause 'there must then be' should therefore read

as meaning 'let us then search if there is not', for – at least Kant is convinced of this – there must be. And indeed, we might have evidence that there is such an a priori ground.”56

Quando Kant ci dice che “i fenomeni non sono cose in sé, ma il semplice

gioco delle nostre rappresentazioni, che si risolvono, in ultima analisi, in

determinazioni del senso interno”57 egli è in apparente contraddizione con quanto

detto in altre parte della Critica. Sembra dimenticare infatti che nei fenomeni, quali semplice gioco delle nostre rappresentazioni, la nostra mente trova anche un rapporto con qualcosa di dato che determina le differenze fra queste rappresentazioni, e quindi un rapporto con qualcosa che non è a priori, ma a

posteriori. Infatti noi possiamo avere un molteplice, e quindi della “varietà” fra le

nostre rappresentazioni, soltanto tramite un'intuizione sensibile (mai mediante un'intuizione intellettuale), e un'intuizione sensibile non può che essere data, ovvero far riferimento a qualcosa la cui natura non si esaurisce nel suo venir percepita, nel suo “essere rappresentazione”. Ed è Kant stesso ad ammonirci al riguardo nelle Analogie dell'esperienza:

56 Ibid.

“[L]'esistenza dei fenomeni non può essere conosciuta a priori ed anche se noi, per questa via, potessimo arrivare a concludere a una qualche esistenza, non potremmo tuttavia conoscerla determinatamente, ossia essere in grado di anticipare ciò per cui la sua intuizione empirica si diversifica da un'altra”58

Ma se la regolarità è in diretto rapporto con la varietà nei fenomeni, e se questa non viene qui mostrata come indipendente dal dato, essa non troverà il suo fondamento aprioristico in questi paragrafi sulla Riproduzione dell'immaginazione. Questi paragrafi hanno piuttosto il risultato di evidenziare come sia possibile che le serie fenomeniche in generale, e quindi anche quelle regolari, vengano da noi apprese, ma non come può darsi qualcosa di necessariamente regolare.

Viene quindi basato su un fondamento aprioristico da questa Sintesi della riproduzione soltanto che ogni nostra associazione empirica ha come base una riproduzione pura, ovvero ha alla base qualcosa che non deriva dalla ripetizione di casi ma che rende la stessa ripetizione possibile. Questa riproduzione pura si trova a priori nel nostro animo come disposizione a trattenere i momenti nello scorrere del tempo e le rappresentazioni in essi contenute.

Infatti, come dice Longuenesse, se l'associazione empirica si basa sulla riproduzione di rappresentazioni di fenomeni che abbiamo trovato congiunti o

almeno susseguentisi l'un l'altro nel passato, allora ci deve essere alla base di quella riproduzione empirica la possibilità di congiungere o di percepire come

susseguenti due rappresentazioni. Ma qui, come abbiamo detto prima, è in

question qualcosa di più ampio, che riguarda una serie di rappresentazioni a

prescindere se la stessa serie si ripete nel tempo e finisce per indurci ad associare i suoi termini.

Così ad esempio nel tracciare una linea con il pensiero “o se mi propongo di pensare il tempo intercorrente fra un mezzodì e l'altro o se voglio semplicemente rappresentarmi un dato numero, si rende prima di tutto necessario che io pensi queste molteplici rappresentazioni l'una dopo l'altra.”59 Questo è il

vero compito della Sintesi della riproduzione nell'immaginazione. Per cui esso è alla base dell'associazione empirica in generale.60 Non alla sua base come

qualcosa che determina che i contenuti di questa si manifestino in modo regolare. Essa presenta semplicemente questi contenuti unificati in una serie composta di

59 KrV, A 102

60 Cfr. Longuenesse, op. cit., p. 41: “If a reproductive synthesis is necessary even to generate these representations [line, number, etc], then some such synthesis is all the more necessary in order to perceive a succession and even a conjunction of empirical impressions, prior to any associative reproduction of that conjunction or that succession”. Notare che l'autrice usa qui il termine “percepire” per riferirsi alla successione e alla congiunzione, come se esse fossero date.

diversi momenti in cui sono presenti anche i momenti passati.

L'ipotesi che il “cinabro fosse ora rosso, ora nero, ora leggero e ora pesante”61 non viene esorcizzata quindi da questa sintesi pura

dell'immaginazione. Tutt'al più viene evitato che io non noti che il cinabro ora è rosso e nero, ora leggero ora pesante, perché incapace di associare nella mente ieri le ripetute percezioni del rosso del cinabro con il cinabro stesso (ovvero con i suoi altri tratti come oggetto), e oggi le ripetute percezioni del nero del cinabro con il cinabro stesso [riproduzione empirica]; associazioni empiriche che sono a loro volta rese possibili dal fatto che nella mia sintesi del molteplice in un unico oggetto che è il cinabro ho potuto trattenere le diversificate rappresentazioni fornitemi dai sensi nella conformazione di esso [riproduzione pura].

Ma che questo molteplice rimanga tale ieri e oggi non viene affatto intaccato dalla riproduzione dell'immaginazione, né da quella pura né da quella empirica. Ed è proprio questo il pericolo che invece deve intaccare la Deduzione.

Senza tale riproduzione però non avverrebbe di certo alcuna conoscenza, non potendosi neanche conformare gli oggetti per essa, e dunque questa sintesi pura dell'immaginazione entra a far parte a pieno diritto delle “operazioni trascendentali dell'animo”,62 di cui possiamo iniziare a sospettare che possiamo

individuarne quante vogliamo senza porre fine al nostro quesito nei confronti

61 KrV, A 100 62 KrV, A 102

della Deduzione.

Tutto questo non impone neanche minimamente al molteplice dato di sottostare alla regolarità di cui la nostra conoscenza ha bisogno, ma tutt'al più esprime che questa stessa regolarità, sulla quale si basano le nostre associazioni regolari, non potrebbe mai sorgere nella coscienza se non ci fosse una riproduzione che la facesse emergere.

Documenti correlati