Conclusione 1 Riepilogo della questione
3- Giochi logic
Quanto detto fin'ora pone come condizione dell'appercezione, dei suoi contenuti, perfino dell'esistenza di un mondo, il fatto che essa si manifesti in modo da poter essere categorizzabile, e renda così costruibile una coscienza di esso che si ritrovi nella regolarità introdotta.
81 KrV, A 118. 82KrV, A 119.
Ma si potrebbe dire ancora che senza l'affinità dei fenomeni, non ci sarebbero fenomeni affatto, neppure caotici, poiché non ci sarebbe una coscienza che li accogliesse. Che la contingenza del reale resta, perché nulla impedisce alle nostre rappresentazioni di non esistere punto. Va anche tenuto molto in chiaro quanto senza un universo regolato categoricamente, la coscienza non avrebbe modo di essere. Ma appunto tutte queste considerazioni potrebbero non ancora aver fugato ogni dubbio sulla contingenza di questo ordine, ovvero sul fatto che la passività del mondo nei confronti delle categorie sia in ogni modo data e che dunque la possibilità della conoscenza sia un dono del modo fortuito in cui al mondo è avvenuto di apparirci. In altre parole si ribatterebbe che resta ancora la possibilità logica di un mondo di cui non si può elaborare un'esperienza.
Ma tutto ciò è falso. Da quanto detto fin'ora segue che non può esservi un mondo, per quanto diverso dal nostro, qualsiasi la sua natura, da cui non si possa ricavare un sistema di esperienza, concesso soltanto che un mondo non è altro che l'apparire ad una coscienza di una serie accrescibile all'infinito di rappresentazioni.
L'essenza di questo riposa sulla dissoluzione della coscienza. Se noi non potessimo più assolutamente riscontrare la possibilità delle categorie, qualcosa di stabile, di identico, nel fluire del reale, la nostra coscienza si dissolverebbe. E con essa questi caotici contenuti.
Ora qualsiasi pensiero in materia, pure quello opposto alla presente concezione dell'idealismo trascendentale, presuppone una coscienza nell'elaborazione delle sue posizioni. Qualsiasi tentativo di rendere la Deduzione delle categorie sofistica riposa sulla necessità di poter almeno concepire una realtà in cui di categorie non ci fosse la possibilità, sebbene tale realtà non sia venuta ad essere. Ma la vera fallacia riposa in questo pensiero, perché non sussistono diverse possibilità, ma una sola a base di ogni tale speculazione, e questa è la coscienza, essa con tutte le conseguenze e presupposti che il suo stesso essere impone. Sono le coscienze a speculare, e dunque ogni speculazione porta con sé delle condizioni. Non appena posta l'idea di un mondo senza le caratteristiche di un mondo, anche in questa assurda supposizione, l'atto stesso del porre implica in sé un'appercezione sussistente mediante la possibilità di autoriconoscersi nell'elaborazione di contenuti, e dunque nella “creazione” di un mondo regolare.
Il fallimento di una deduzione delle categorie è così in linea di principio escluso. Ogni disputa e distinzione fra empirismo e idealismo83 viene vanificata 83 Cfr. De Vleeschauwer, La déduction transcendantale dans l'oeuvre de Kant, Paris,
1936, tomo III, p. 126: “La diversité catégoriale est conditionnée par la diversité des manières d'être donné des affections dans l'espace et le temps, et ces manières d'être donné dépendent, en partie du moins, de l'affection. Le caractère réaliste de cette régression dans le conditionnement de l'object empirique serait assurément
da quest'osservazione supra partes. Entrambe danno per garantito l'essere di un mondo che non ha che un'unica possibilità di essere, che riguarda la coscienza e diversi altri aspetti su cui queste stesse opposte filosofie si pronunciano. Entrambe danno per garantita la coscienza in cui postulano le loro filosofie.
La ragione stessa è così al riparo da ogni rischio di abbattere seriamente, se non mediante provvisorie astrazioni da quanto ha possibilità assoluta, la certezza in un mondo conforme al suo operare, in un universo razionale.
Non si può dunque accusare la Deduzione A di non aver tessuto un'argomentazione dotata di completezza e coerenza interna, sebbene resa di difficile fruizione date le sue molteplici articolazioni e i suoi contorti modi di esprimersi. Non la si può neanche accusare di non aver previsto e proposto una soluzione, seppur timidamente, alla difficoltà che il fattore dato presenta
specificamente per il problema che affronta la Deduzione.
Detto ciò, la Deduzione A lascia senz'altro molti fianchi scoperti per ogni tipo di critica. Nel particolare ci si potrebbe, ad esempio, chiedere su cosa si fonda la convinzione che una coscienza non può sussistere senza la possibilità di riconoscere la sua stessa identità nel fluire temporale delle rappresentazioni
inattaquable, s'il n'y avait pas, à l'extrémité de l'échelle, la nature des affections. Celles-ci découlent, dans l'esprit de Kant, d'une part d'un monde en soi, et d'autre part, de l'affinité qui est leur ordre d'appréhensibilité, et qui consiste déjà dans une relation à l'apperception. Ici l'idéalisme reprend ses droits.”
mediante delle funzioni ordinatrici (categorie).
Tuttavia resta un dubbio ben più generale in quanto a portata e ben più inquietante in quanto a conseguenze.
Nel secondo capitolo di questa tesi abbiamo fatto uno sforzo per mostrare, mediante la lettura di diversi settori della Critica, l'importanza che per il sistema kantiano ha il riconoscere che noi abbiamo a che fare con enti la cui realtà non si esaurisce nel nostro percepirli.
Nel terzo e soprattutto in questa Conclusione, noi stiamo facendo notare che la Deduzione A basa il suo successo sull'ammissione che in ultima istanza ogni ente è una rappresentazione e dunque deve sottostare alle condizioni della nostra Appercezione trascendentale. Ma se gli oggetti delle nostre rappresentazioni non sono riducibili a queste rappresentazioni, e se allo stesso tempo la nostra Appercezione condiziona le nostre rappresentazioni nella loro totalità (risultando impossibile un mondo dove anche una sola rappresentazione non rispetti queste condizioni), allora sembrerebbe che le condizioni della nostra Appercezione trascendono il sensibile dato fino a determinare anche gli enti rappresentati, ovvero le “cose in sé”. Cadiamo così in una specie di ontologia. Che significato può avere altrimenti a) respingere l'idealismo, b) accogliere l'idea che le rappresentazioni devono rispettare le condizioni di unità della nostra coscienza e non possono non farlo, e c) porre contemporaneamente la loro realtà
al di là di questa coscienza stessa? A nessuna di queste possiamo rinunciare con facilità se ci mettiamo nei panni dell'Idealismo Trascendentale, e nessuna di queste possiamo ammettere insieme alle altre se ci mettiamo nei panni di chi possiede un pensiero critico. A noi la scelta.
Bibliografia
- Allison, Henry E. , Kant's Transcendental Idealism. An interpretation and
defence, Yale, 1983.
- Cassirer, Ernst, Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza
nella filosofia e nella scienza, vol. III: Da Bacone a Kant, Torino, 1978.
- De Vleeschauwer, Herman Jean, La déduction transcendantale dans l'oeuvre de
Kant, Paris, 1936.
- Hume, David, A Treatise of Human Nature, edited by Selby-Bigge, Oxford, 1967.
- Kant, Immanuel, Critica della ragion pura, Torino, 2005.
- Kant, Immanuel, Prolegomeni ad ogni futura metafisica che potrà presentarsi
come scienza, Roma-Bari, 2007.
- Kant, Immanuel, Epistolario Filosofico 1761-1800, a cura di Oscar Meo, Genova, 1990.
- Kant, Immanuel, Lectures on Logic, Cambridge, 1992.
- Kemp Smith, Norman, Commentary to Kant's Critique of Pure Reason, New York, 1962.
- La Rocca, Claudio, Soggetto e mondo. Studi su Kant, Venezia, 2003.
- Longuenesse, Béatrice , Kant and the Capacity to Judge, Princenton, 1998. - Leibniz, Gottfried Wilhelm, Nouveaux essais sur l'entendement humain, Livre
Indice
Introduzione
p. 1
Capitolo I
Il problema della Deduzione trascendentale dei concetti puri
dell'intelletto
p. 10
Capitolo II Datità e determinazionep. 24
1- L'Idealismop. 25
2- Fenomeni e noumenip. 33
3- L'Estetica trascendentalep. 44
Capitolo IIILa prima Deduzione trascendentale dei concetti puri
dell'intelletto
p. 48
a) Sintesi dell'apprensione nell'intuizione
p. 54
b) Sintesi della riproduzione nell'immaginazione
p. 59
c) Sintesi della ricognizione nel concetto
p. 64
Capitolo IV
Conclusione
p. 77
1- Riepilogo della questione
p. 77
2- I concetti puri
p. 81
3- Giochi logici