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Bambini e bambine: percorsi di educazione alla differenza di genere nelle

3.2 Educazione alle differenze: alcune esperienze nella Scuola dell’infanzia e

3.2.1 Bambini e bambine: percorsi di educazione alla differenza di genere nelle

Tra gli anni 2007 e il 2009, nelle scuole dell’infanzia della provincia di Prato, è stato condotto un progetto volto alla sensibilizzazione sui temi delle differenze di genere. L’argomento centrale era la valorizzazione della cura di sé, degli altri e del mondo come aspetto insito nella condizione umana353.

Sappiamo che spesso la pratica della cura viene svalorizzata e demandata all’impegno femminile con il perpetuarsi di una divisione dei ruoli di radice antica. Le riflessioni su questo tema ci hanno da tempo mostrato come il sistema di conciliazione si alimenti delle relazioni tra uomini e donne, del modo con cui essi partecipano nella quotidianità e le strategie che adottano per raggiungere una qualità della vita adeguata senza prevaricazioni. Affinchè questo sia possibile non è solo necessaria una presa di coscienza dei singoli ma è indispensabile individuare potenziali soluzioni collettive in grado di rispondere ai diversi bisogni delle famiglie.

La prima area da considerare riguarda l’intervento normativo (congedi parentali, congedi di paternità, incremento di asili nido a prezzo calmierato, ecc.). La seconda comprende le campagne mediatiche sul tema della condivisione che sono molto diffuse negli altri paesi europei, di meno in Italia dove si constata una maggiore asimmetria tra uomo e donna nel lavoro di cura. La terza area prevede un’opera di sensibilizzazione, soprattutto tra le nuove generazioni, richiamando l’attenzione sulla disparità di genere nella condivisione del lavoro familiare e introducendo modalità creative di attivazione della consapevolezza per bambini e adulti. La scelta di intervenire già nelle scuole dell’infanzia, tra i 3 e i 6 anni d’età, è data dalla necessità di prevenire la nascita e il consolidamento di schemi mentali che irrigidiscono la costruzione identitaria individuale.

Per quanto riguarda la metodologia adottata in questo progetto, ogni operatore e operatrice ha condotto la sperimentazione con gli strumenti che aveva a disposizione: rielaborare fiabe, lavorare con il corpo, i disegni, i ritratti, le fotografie, le maschere, la drammatizzazione, l’attività grafico-pittorica. Senza forzature si è lavorato per

353Piazza M., (a cura di), Questo esperimento deve essere fatto. E lo sarà. Bambine e bambini: percorsi

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scongelare le strutture rigide degli stereotipi, condividere nuovi atteggiamenti e comportamenti concentrando l’attenzione sull’ascolto di ciò che viene detto e sull’osservazione dei movimenti. L’auspicio era quello di incentivare i bambini e le bambine a dare un significato diverso al lavoro, alla cura e alle relazioni quando saranno grandi. Questo comprendeva la presa di coscienza della presenza di identità e di relazioni multiple e complesse.

Il progetto è iniziato con un percorso di formazione seminariale degli/delle insegnanti concentrato principalmente sul lavoro educativo della cura. È stato sottolineato ancora una volta come questo sia sottoposto a una segregazione di genere che ha radici lontane di tipo storico-culturale. Nella scuola dell’infanzia, inoltre, i bambini e le bambine hanno l’evidenza della divisione dei ruoli maschili e femminili in quanto in quel contesto gli uomini maestri sono quasi del tutto assenti. Il lavoro dell’insegnante, così come quello della mamma, viene percepito come prestazione dovuta e gratuita.

Il problema del lavoro educativo, che soprattutto nei primi gradi scolastici viene visto come un lavoro di cura, e la sua attribuzione al genere femminile, è un fatto culturale riferito alle diverse competenze in cui si sono specializzati i due sessi e che influenzano la formazione dell’identità di genere. Come abbiamo visto, la divisione dei compiti è diventata una normalità nel corso della storia dell’umanità e ha condizionato i destini sia individuali che collettivi di uomini e donne assumendo il carattere della “naturalità”. Tuttavia, anche attraverso progetti come questo, che partono da una riflessione individuale e collettiva, si possono gettare i semi di un cambiamento di rotta verso un riequilibrio dei ruoli e del carico familiare.

Esistono diversi tipi di cura: cura del gioco, degli affetti, dell’educazione, della socializzazione e della salute354. È fondamentale, quindi accompagnare anche i padri

verso un cambiamento che implichi il loro coinvolgimento nelle attività di cura nello spazio domestico e nel rapporto con i figli. Ciò riguarda non solo l’espressione dell’affettività ma anche un impegno maschile nel lavoro di cura più complesso e articolato. Questo comporta di inserirsi a un altro livello relazionale con una presenza qualitativamente diversa e l’acquisizione di una sensibilità maggiore verso un universo di cose di cui spesso i maschi non hanno consapevolezza.

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Attualmente qualcosa sta cambiando. I nuovi padri sono più disponibili a condividere alcuni momenti della vita familiare: la nascita, la cura dei figli in casa, le manifestazioni di affetto. Sembrano anche più propensi al contatto fisico e non verbale con i figli che prelude a una minore distanza fisica e psicologica. Non si può ancora parlare di divisione equilibrata dei lavori casalinghi e di cura ma la tendenza è di un maggior coinvolgimento maschile in tutti gli ambiti della vita familiare. In questo scenario, che comporta dei cambiamenti sul piano comunicativo e relazionale, emerge la necessità sia dei maschi che delle femmine di imparare a utilizzare adeguatamente e con coerenza la comunicazione verbale e non verbale con i figli. Inoltre, è importante trasmettere loro l’affettività, i principi normativi e amicali insieme a quelli genitoriali e sviluppare la capacità di bilanciare le diverse immagini di sé a livello interiore. Nel progetto qui in esame, in alcune scuole dell’infanzia sono stati organizzati percorsi per coinvolgere anche i padri sui seguenti temi:

- la dimensione della cura: aiutare i padri a percepire la complessità del lavoro di cura nella quotidianità. A tale scopo sono state proposte attività di osservazione, di racconto e di sperimentazione diretta;

- la dimensione definita “delle genealogie maschili”: considerare il rapporto tra come viene vissuto l’attuale ruolo di padre e come è stata vissuta l’esperienza di figli con i propri padri;

- l’esplorazione e il desiderio: nel nuovo percorso i padri non hanno modelli a cui fare riferimento ma devono esplorare e imparare dalle proprie esperienze. La riflessione sui propri desideri di padri, su ciò che desiderano veramente, su quali parti di sé vorrebbero mettere in gioco nella relazione con i figli e quali desideri relativi al ruolo paterno non riescono a mettere in pratica;

- socializzare le esperienze: strumento efficace per superare le difficoltà. Lo scambio e la riflessione con altri padri consentono di alleggerire l’ansia e l’angoscia per l’incertezza sul proprio operato355.

Molte altre attività possono essere proposte coinvolgendo i padri: attività di interazione corporea e manuali condotte anche all’esterno in spazi aperti. La realizzazione del progetto è stata preceduta da un convegno pubblico in cui sono stati

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presentati dettagliatamente il percorso e i contenuti. In seguito, si sono organizzati incontri di formazione per docenti ed educatori. Durante l’anno scolastico si sono svolte le attività nei laboratori con i bambini e le bambine al mattino e con i genitori alla sera seguiti da attività di verifica e monitoraggio. Dopo un anno, è stato organizzato un convegno per la presentazione pubblica della documentazione e delle riflessioni. Poco dopo è stata allestita una mostra degli elaborati grafici, dei manufatti e dei prodotti realizzati dai bambini356.

Le attività proposte ai bambini nei laboratori erano numerose e varie. Sono state scelte accuratamente alcune fiabe come tramite narrativo per un lavoro sui luoghi comuni di genere. Si sono organizzati giochi focalizzati sull’espressione dell’identità e del rapporto con il lavoro di cura. Il passo successivo è stato l’esplorazione degli stereotipi dei bambini rispetto al genere femminile e maschile. Al termine la musica e il ballo sono stati gli strumenti che hanno consentito una visione più ampia e liberatoria per il superamento delle rigidità del linguaggio verbale e delle sovrastrutture razionali. Durante tutto il percorso è stata data la possibilità ai genitori di vivere momenti di incontro per confrontarsi, raccontare e sperimentare ciò che i figli hanno vissuto a scuola. In questi contesti hanno potuto esprimere e condividere il proprio vissuto, le emozioni, le preoccupazioni, la stanchezza e la sensazione di solitudine.

Come si può intuire, l’educazione di genere è efficace se non rimane un progetto di poche ore condotto da esperti ma se permea il modo di pensare, di agire e di parlare di insegnanti ed educatori e se viene condiviso con le famiglie. Le attività proposte nelle scuole dell’Infanzia interessate da questo progetto sono state varie. Come ho già accennato, il primo obiettivo è stato focalizzato sull’importanza sociale del lavoro di cura per una distribuzione più equa delle attività domestiche e la collaborazione tra i generi. Per i bambini e le bambine di questa età è stato ritenuto particolarmente incisivo l’utilizzo di alcune fiabe accuratamente scelte o inventate che facessero da sfondo alle attività laboratoriali. Due esempi di fiabe inventate sono Una città con i baffi e Cose di casa con cui è stato possibile trasmettere il messaggio che “insieme è meglio”. I testi hanno consentito di svolgere un lavoro sull’identità di genere e l’esplorazione degli stereotipi rielaborando i contenuti con giochi, musica, danze e attività grafico pittoriche.

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Le riflessioni sulla partecipazione equa al lavoro di cura sono state sviluppate con dialoghi e attraverso due giochi: la gara di riordino e la gara di coccole. Altri giochi e attività proposte nelle varie scuole interessate al progetto sono:

- giochi per stimolare il contatto;

- giochi per l’elaborazione dell’aggressività; - giochi con i personaggi di carta;

- “cuore di maschio e cuore di femmina” con l’utilizzo di un libro di Ole Konnecke; - uso di riviste per ritagliare immagini che rappresentano oggetti che piacciono ai maschi e alle femmine da cui trarre spunto per riflessioni e giochi sugli stereotipi di genere;

- utilizzando il libro Nei panni di Zaff di M. Salvi e F. Cavallaro357 sono state

proposte attività che hanno condotto i bambini e le bambine alla riflessione sulla conoscenza e consapevolezza delle proprie emozioni. Essi sono stati particolarmente colpiti dalle difficoltà incontrate dal protagonista per essere accettato dagli altri a causa delle proprie scelte autonome;

- gioco dell’oca a coppie costituite da un maschio e da una femmina. Costruito dai bambini, ogni casella rappresentava un argomento discusso in precedenza: cose cha fanno arrabbiare maschi e femmine, preferenze, cosa ci sarà nel cuore dell’altro, il lavoro che faranno da grandi, ecc. Ogni tappa consentiva di fare piccole drammatizzazioni di ciò che era rappresentato. Tutte le attività venivano svolte sia dal maschio che dalla femmina della coppia che potevano aiutarsi con consigli e dimostrazioni.

Altre attività proposte sono:

- movimenti fisici per stimolare la consapevolezza corporea ed emotiva;

- danze, balli e sperimentazione di movimenti di diverso tipo: forti, frenetici, leggeri, morbidi.

- gioco delle statue per sperimentare le capacità espressive, il maschile e il femminile.

- simulazione del mercato per fare esperienza di creatività manuale e sviluppare la capacità di condivisione e dono;

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- tecniche di rilassamento per stimolare la consapevolezza corporea ed educare alla cura di sé e dell’altro;

- il cerchio come modalità utilizzata per esplorare, discutere e promuovere comportamenti collaborativi, rispettare i turni d’intervento, il reciproco rispetto, accogliere le diversità e le diverse modalità di interazione;

- il gioco delle scatoline matte: a scatoline chiuse i bambini si rannicchiano per terra, in seguito si darà l’ordine che dalle scatoline escano varie tipologie di animali specificando il genere femminile o maschile.

I giochi corporei possono essere proposti in varie forme e modalità tutte finalizzate a sviluppare la sensorialità e la consapevolezza delle diverse parti del corpo. L’attività teatrale e la drammatizzazione, nella formula “come se…”, sono sicuramente strumenti utili che consentono di stimolare l’ascolto, l’educazione al rispetto del proprio turno di intervento e a differenziare anche con i bambini più piccoli il momento in cui si agisce da quello in cui si ascolta. In questo contesto sperimentale, molti stereotipi di genere e concetti di cura si sono mescolati in maniera spontanea, libera e divertente.

Il gioco e il giocare per i bambini e le bambine sono uno strumento di educazione, di conoscenza e di apprendimento. Winnicott affermava: «E’ nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sè»358. È

giocando che è stato possibile liberare la fantasia e la creatività per far emergere la loro interiorità, conoscere il mondo maschile e femminile in costruzione nella loro fantasia e gli stereotipi trasmessi anche inconsapevolmente dagli adulti. Con il gioco e con la presenza di un facilitatore è stato possibile esplorare nuove vie e dimensioni del “prendersi cura”. La riflessione emotiva e cognitiva durante e dopo il gioco è stata condotta attraverso la metodologia del circle time in cui venivano incentivati l’empatia, i sentimenti di accettazione, di fiducia, di sicurezza nell’altro e in se stessi.

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