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Basi teoriche di una schedatura nazionale

2 Dal costituzionalismo di Achille De Giovanni alla politica biotipologica di Nicola Pende

2.2 Basi teoriche di una schedatura nazionale

La scelta, definitivamente sancita dal discorso dell’Ascensione del 1927, per un’eugenica quantitativa, impegnava il regime a dotarsi di mezzi e strutture adeguate. Per poter utilizzare al massimo il potenziale umano di cui disponeva, il “numero come forza”68, per Mussolini diventava necessario poter conoscere, selezionare ed indirizzare i singoli e disporre poi di un apparato in grado di fornire assistenza ai deboli e agli invalidi, composto da esperti selezionatori e “bonificatori”. Per coordinare ed elaborare le informazioni e i dati via via raccolti venne creato nel 1926 l’Istituto di Statistica (ISTAT), volto a fornire dati statistici sulla popolazione. Per istituire sul territorio una rete capillare di centri di assistenza specificamente dedicati nacque nel 1925 l’ONMI, Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, il cui scopo non è soltanto quello di aiutare le madri e i lattanti ma anche quello di prendersi cura dei giovani malati:

Non più i ginecologi e i puericultori, ma i “selettori” che, in base alle proprie specifiche competenze cliniche si dispongono a valutare le diverse unità biologiche per distinguere i “recuperabili” dagli “irrecuperabili”, educando i primi ad un destino di produttività e integrazione sociale e ponendo i secondi nelle condizioni di non nuocere all’efficienza complessiva dell’aggregato69.

Come supporto necessario alla volontà di rieducare e rendere

68 Mussolini, 1928, p. 677. 69

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produttivi individui che se abbandonati a se stessi avrebbero finito per divenire un problema sociale oltre che economico per la nazione, vennero fondati centri e apparati politici tesi al controllo e alla schedatura della popolazione, vennero ideati e proposti inoltre diversi sistemi di griglie o cartelle in cui inserire, differenziando in base a caratteristiche esclusive, ogni cittadino.

Questa necessità di disporre di una documentazione il più possibile completa e aggiornata per affrontare le varie emergenze sanitarie era stata più volte evidenziata dalla classe medica ancor prima della guerra. Ci si chiedeva come controllare altrimenti i tubercolosi, gli alcolizzati, i sifilitici, i tarati mentali. Già nel 1879 il capitano medico Salvatore Guida aveva proposto un “foglio sanitario matricolare” che contenesse i dati antropometrici dei coscritti.70 Umberto Gabbi, clinico medico e attivo in qualità di consulente medico durante la prima guerra mondiale, propose l’istituzione di una “fedina gentilizia” che registrasse dati sulla storia della famiglia e di un “libretto sanitario scolastico” allo scopo di preservare la razza da degenerazioni dovute al patrimonio ereditario.71 Alla realizzazione di un sistema sempre più vasto, diversificato e capillare di raccolta di dati sulla popolazione contribuirono vari studiosi di antropologia criminale, fornendo sia una giustificazione teorico-scientifica di questa politica di controllo sia strumenti pratici per rendere più efficienti le operazioni di schedatura

70 Farolfi, 1984, p. 1191. 71

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dei cittadini.

Salvatore Ottolenghi, allievo di Cesare Lombroso, che contribuì in modo importante a introdurre tecniche e metodologie scientifiche di indagine come la rilevazione delle impronte digitali oltre alla fotografia forense da applicare ai criminali, già nel 1902 aveva iniziato a trasformare la “cartella biografica” che conteneva i precedenti penali dei pregiudicati aggiungendovi dati antropologici, psicologici e di storia personale.72 Ottolenghi fondò la Scuola di Polizia Scientifica:

Sotto la sua direzione la scuola divenne il luogo dal quale la polizia scientifica si innestò nella PS. Ovviamente lo staff della scuola mise a punto un piano di studi inteso a forgiare una polizia moderna improntata a idee e a metodi positivisti.73

Il fascismo non poté che guardare con favore alle innovative metodologie di identificazione proposte dalla scuola dell’antropologia criminale; infatti se nel 1910 esistevano diciassette laboratori provinciali per la raccolta delle impronte digitali, nel 1933 il numero di

questi crebbe fino a cinquantotto74. Nel 1909 Ottolenghi propose una

“cartella biografica clinica dell’operaio” e nel 1911 insieme a Giuseppe Sergi e allo psichiatra Giuseppe Montesano, presentò un modello di “cartella biografica per minorenni corrigendi”.75

Nel 1908 Alfredo Niceforo aveva proposto una “scheda personale di identità che insieme ai dati anagrafici doveva contenere vari dati

72 Ottolenghi, 1926. 73 Gibson, 2004, p. 195. 74 Gibson, 2004, p. 210. 75

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antropometrici, fotografia, impronte digitali e forma dell’orecchio.76 Nel 1915 il medico sifilografo Ferdinando De Napoli propose l’istituzione di una “tessera sanitaria speciale per i sifilitici in servizio militare”, da aggiornare cronologicamente, di cui una copia doveva essere a disposizione delle autorità e della famiglia anche al ritorno del militare alla vita borghese.77 Domenico Barduzzi, direttore della Clinica Dermosifilopatica e dell’ambulatorio celtico dell’Università di Siena, propose nel 1923 in alternativa al certificato prematrimoniale, documento inviso ai più e che non si riusciva a far accettare, una “carta sanitaria individuale” da attribuire al cittadino fin dalla nascita, o un “passaporto sanitario78. Nel 1925 il direttore del manicomio di Arezzo, Arnaldo Pieraccini, auspicava l’istituzione di un “casellario psicopatologico analogo a quello criminale esistente presso tutte le nazioni civili”.79

Nello stesso anno Salvatore Ottolenghi e Giuseppe

Falco elaborarono un’ulteriore versione della “cartella biografica” che prese il nome di “cartella biografica Federzoni” dall’allora Ministro degli Interni che la adottò. Oltre all’arricchimento di dati (etnici, psicologici etc.) la cartella conteneva una valutazione, operata dal compilatore, sulla pericolosità sociale del soggetto. Un allievo di Ottolenghi, Benigno Di Tullio, a partire dagli anni venti ribadì la necessità di difendere la società dai degenerati per il “miglioramento

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Niceforo, 1808. L’accenno alla forma dell’orecchio fa parte del metodo Bertillon. 77

Mantovani, 2004, pp. 166-167. 78 Barduzzi, 1923, p. 45.

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e rafforzamento della stirpe”80 attraverso pratiche di controllo e

assistenza ai giovani. A tale scopo propose di continuare ad utilizzare la cartella antropo-biografica in cui raccogliere dati somatico-psichici dell’individuo:

La scheda antropo-biografica deve costituire l’elemento primo ed indispensabile per la conoscenza della sua personalità individuale e per la profilassi e terapia dei fattori biologici del delitto.81

Oltre a ciò Di Tullio si impegnò affinché lo stato si facesse promotore “Della creazione di “centri di osservazione per i minorenni delinquenti” finalizzati all’obiettivo della “profilassi integrale della criminalità”82

. Centri dunque basati su idee preventive e di difesa sociale in quanto organi preposti all’individuazione di minorenni delinquenti da dover rieducare. Così nel 1931 a Roma aprì un primo centro di questo tipo che esaminando caso per caso i giovani delinquenti fermati dalla Pubblica Sicurezza avrebbe valutato quale tipo di trattamento fosse preferibile attuare. Nel 1934 Di Tullio arriverà a dirigere il “consultorio di medicina pedagogica emendativa dell’ONMI in rapporto all’igiene sociale e alla profilassi criminale precocissima” con il quale si prefiggeva il compito di controllare bambini al di sotto dei dodici anni segnalati da scuole e famiglie come elementi anti sociali. Nel 1933 fu proposta da Sergio Sergi una “scheda antropografica” per documentare e studiare i gruppi familiari coinvolti nel progetto di

80 Gibson, 2004, p.246. 81 Gibson, 2004 p. 218. 82 Mantovani, 2004, p. 318.

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colonizzazione interna nella bonifica pontina.83

In questo clima, la medicina si trova dunque ad essere strettamente legata alla politica ed è così che progetti come la dottrina biotipologica di Nicola Pende vengono messi a servizio dello stato e incoraggiati dal fascismo, tanto che, come nota Maiocchi:

“Il nome di Pende è senza dubbio il più celebre tra quelli degli scienziati italiani che sono ricordati per il loro appoggio alla politica razziale e le sue idee sono state giudicate la premessa teorica del razzismo fascista.”84

Ricordando le parole pronunciate da Mussolini il 22 giugno del 1925 in occasione della chiusura del IV Congresso Nazionale del Pnf, non può non colpire la comunanza di intenti tra il suo progetto politico e la scienza della biotipologia e dell’ortogenesi di Pende:

Portando nella vita tutto quello che sarebbe grave errore di confinare nella politica, noi creeremo, attraverso una opera di selezione ostinata e tenace, le nuove generazioni, e nelle nuove generazioni ognuno avrà un compito definito. A volte mi sorride l’idea delle generazioni di laboratorio, di creare cioè la classe dei guerrieri, che è sempre pronta a morire; la classe degli inventori, che persegue il segreto del mistero; la classe dei giudici; la classe dei grandi capitani d’industria, dei grandi esploratori, dei grandi governatori. Ed è attraverso questa selezione metodica che si creano le grandi categorie, le quali a loro volta creano gli imperi.85

83 Israel, Nastasi, 1998, p.153. 84 Maiocchi, 1999, p. 43. 85 http://www.dittatori.it/discorso21giugno1925.htm

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Poiché Pende offriva un metodo di controllo che prometteva, grazie all’endocrinologia, di schedare l’individuo ancor prima della nascita,

una prospettiva quasi ‘orwelliana’ che faceva il paio con le

“generazioni di laboratorio” del Duce, non c’è da stupirsi se, da quando Mussolini pronunciò quelle parole, passò un anno soltanto prima che Pende potesse fondare l’Istituto Biotipologico Ortogenetico di Genova, un laboratorio parastatale pensato appositamente per individuare e correggere durante la crescita le debolezze di costituzione che ogni cittadino portava con sé fin dalla nascita. Si sarebbe dovuto occupare di:

Educazione fisica, morale ed intellettuale della gioventù, tutela igienica della crescenza fisica e psichica e medicina preventiva; organizzazione fisiologica e psico-fisiologica del lavoro umano; scelta razionale degli individui più adatti ai vari servizi della nazione; determinazione dei valori somatici e psichici dei vari gruppi etnici o stirpi che compongono la collettività nazionale.86

Da subito l’istituto ebbe legami istituzionali con varie articolazioni statali del governo fascista quali l’Opera Nazionale Balilla, il Ministero

della Pubblica Istruzione, l’ONMI e la Cassa Nazionale dell’Invalidità

e degli Infortuni degli operai. Sappiamo infatti che tra il 1927 e il 1928,

282 studenti vennero mandati all’istituto dalle scuole di Genova, 452

alunni delle scuole pubbliche furono sottoposti ad esami radiologici effettuati dal professor Cignolini, direttore della sezione radiologica

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dell’istituto, mentre ben 1500 Balilla genovesi venivano sottoposti a periodiche visite mediche87:

Queste visite periodiche hanno avuto lo scopo di individuare le costituzioni più deboli e più predisposte, quelle presentanti segni sospetti di infezioni larvate, occulte ed ignorate ed avviarle all’ Istituto per gli ulteriori accertamenti e per l’apporto immediato di quei sussidi terapeutici che la scienza moderna e le moderne applicazioni scientifiche consigliano.88

A partire dal motto affisso all’ingresso della prima sala si comprende la struttura interna dell’istituto:

Non vi è perfezione nella personalità umana - se non a condizione - che siano realizzate le quattro armonie biologiche – la bellezza che è l’armonia delle forme – la salute che è l’armonia delle funzioni – la bontà che è l’armonia de’ sentimenti – la saggezza che è l’armonia dell’intelletto.89

Ed infatti, se quattro sono le facce della piramide biotipologica di Pende, quattro sono anche i settori in cui è organizzato il suo istituto. Una prima sezione è dedicata all’analisi della morfologia umana: qui il paziente viene fotografato, pesato e misurato con tanto di antropometro, craniometro, massometro e “tavole della crescenza” di Pende. Dopo tali misurazioni si procede con l’osservazione dei cinque apparati fondamentali: sistema muscolare e legamentoso, apparato respiratorio, apparato emopoietico, apparato sessuale.

87 Cassata, 2006, pp. 193-194. 88 Pende, 1929, pp. 283-284. 89 Mantovani, 2004, p. 321.

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Nella seconda sezione, “dinamico umorale”, si mira a far emergere il

cosiddetto temperamento “somatico individuale” a partire da misurazioni del metabolismo basale. Ad essere presi in esame sono fattori quali velocità, abilità, resistenza alla fatica, forza, che unitamente sotto la sigla “VARF” costituiscono la qualità neuro- muscolare dell’individuo; sempre in tale sezione ci si occupa di valutare la “formula neuroendocrina ed elettrolitica”. Nella terza sezione l’attenzione è tesa a definire il profilo psicologico del paziente e ciò a partire da test che hanno lo scopo di definire intelligenza, memoria, carattere e immaginazione.

Nell’ultima infine, quella della “psicotecnica”, il soggetto viene sottoposto a simulazioni di particolari situazioni lavorative riscontrabili in tipologie di professioni diverse per misurare il grado di reazione ad ognuna di esse e stabilire dunque verso quale tipo di mestiere indirizzarlo. Oltre a ciò in quest’ultima sezione si valuta sia l’aspetto attitudinale: capacità di movimento e coordinazione, senso delle proporzioni, capacità di combinazione etc; sia il funzionamento degli organi sensoriali e dunque vista, udito, olfatto, senso dolorifico e termico etc.90 Se in queste quattro sezioni il paziente viene analizzato a partire dalle basi della biotipologia, i caratteri ritenuti devianti vengono “corretti” attraverso l’ortogenesi. Le pratiche di tale disciplina, messe in atto all’interno dell’Istituto, sono essenzialmente:

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Opoterapia ed organoterapia, innesti glandolari, stimolazioni e inibizioni di ghiandole a secrezione interna mediante i raggi X, o la fototerapia, o speciali climi ed alimentazioni, psicoterapia, metodi educativi ortofrenici speciali, metodi correzionali degli amorali precoci su basi biologiche, ecc.91

Lo strumento che risulta fondamentale per l’Istituto è il “libretto personale biotipologico sanitario del cittadino dalla nascita all’età adulta”, all’interno del quale vengono inseriti i dati raccolti nel corso dell’indagine sull’individuo nelle quattro sezioni dell’istituto.

A proposito di tale quaderno Pende sottolinea la necessità da parte dello stato di servirsene per obiettivi politici in quanto “registro indispensabile per lo Stato Fascista, perché esso possa in ogni momento conoscere lo stato del bilancio della sua più grande e solida ricchezza, il capitale umano nazionale.”92

A partire dal libretto diventa possibile schedare nel modo più completo possibile l’individuo e, date le ambizioni di controllo totalitario dei cittadini da parte dello stato fascista, nel 1934 viene adottato, seppure in forma ridotta (quattro facciate), dall’ONB che inizia a farne uso su 6 milioni di iscritti mentre nel 1936 diventa obbligatorio per tutti gli scolari, cittadini e soldati.93 Nella sua versione integrale, sulle prime pagine, dopo i dati anagrafici del soggetto inscritti sulla copertina, compaiono le voci “fotografie successive del

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Cassata, Pogliano, 2011, p. 147. 92

Pende, 1938 pp. 283-4. (B).

93 Questo stando a Mantovani, 2004, p.322, in contraddizione con quanto affermato da altri autori. Credo sia legittimo dubitare che questi provvedimenti, per quanto deliberati, siano poi giunti ad una fase esecutiva.

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soggetto” e “notizie generali sul soggetto: condizioni ereditarie- famigliari, ambientali, abitudini di vita”. In questa parte vengono raccolti dati che mirano a rendere un’idea complessiva dell’individuo come: “religione, stato economico, abitazione, famiglia” ma anche “durata del sonno e del lavoro, sogni e loro contenuto predominante, preferenze di lavoro, di giuochi, di piaceri sportivi”94

.

Nelle pagine che seguono si trovano poi griglie riguardanti i risultati degli esami morfologici, muscolari, linguistici e sensoriali durante i vari anni di sviluppo, correlate, di periodo in periodo (dalla nascita al secondo anno, dal terzo al sesto e così via fino all’età adulta corrispondente al ventesimo anno di età), da pagine dove riportare “consigli igienici, ortogenetici, terapeutici alimentari, climatici”95

. E’ facile dunque comprendere come un tale strumento, capace di rendere un profilo completo dell’individuo seguendone l’evoluzione durante l’intero corso della sua vita, possa essere stato incoraggiato da un governo totalitario come quello fascista. Dalla pubertà ai diciotto anni così come nell’età successiva, si aggiunge la raccolta di dati inerenti al “giudizio sul carattere e sul tipo di intelligenza” così come “consigli di orientamento di carriera scolastica e di carriera lavorativa”.96

Selezionare allo scopo di migliorare e orientare così da creare una nazione forte e ordinata in cui, come voleva Mussolini, nel discorso sopra citato, “ognuno avrà un compito definito”. Ideato da

94 Pende, 1939, pp. 55-72. (A). 95 Ibid. 96 Ibid.

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Pende come accessorio della biotipologia, il libretto mostra appieno la sua funzione strettamente politica di controllo e schedatura della popolazione:

La cartella deve contenere l’accertamento completo della personalità psico-fisica normale e sub-morbosa o pre- morbosa, cioè il documento personale del biotipo individuale a scopo di ortogenesi. Tale cartella deve diventare il fondamento dell’allevamento nazionale dell’infante, del fanciullo e dell’adolescente fino all’età adulta; sarà insomma il vero serio documento individuale di identificazione, di salute e di valutazione di un cittadino che, come il cittadino del regime fascista, deve essere veramente una cellula produttiva ingranata armonicamente e consensualmente nel complesso cellulare unitario dello Stato Mussoliniano.97

Questi i presupposti alla base dell’utilizzo del suo libretto

biotipologico, il quale non poteva limitarsi soltanto al controllo dei più giovani ma doveva estendersi a tutte e quattro le categorie di cittadini che a suo avviso componevano i pilastri della nazione: adolescenti, donne, lavoratori, soldati. Si vedrà come per ognuna di tali categorie Pende avesse in mente dei precisi modelli da assumere come paradigmi ideali affinché la loro educazione potesse risultare la migliore possibile per il bene della Nazione.

Fin qui la descrizione del libretto biotipologico come la si può desumere da ciò che ne ha scritto Pende stesso. Sulla sua effettiva

diffusione Israel e Nastasi scrivono che “il programma di schedatura

di Pende non conobbe le realizzazioni che il suo autore auspicava.

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Anzi, esso suscitò persino delle resistenze. Tuttavia, degli esperimenti di schedatura vennero fatti.”98

Curioso di verificare se esistessero tracce di questo tipo di documento ho svolto una piccola ricerca presso l’archivio della mia città, Portoferraio. Divenuta oggi il capoluogo di un’isola che vive sostanzialmente di turismo, Portoferraio era all’epoca un importante centro siderurgico, dove il minerale di ferro estratto sul versante orientale dell’Elba veniva trasformato negli altiforni in acciaio, materiale d’importanza strategica per l’industria bellica. Ho consultato i documenti relativi all’ONMI e all’ONB senza trovarne traccia. Ciò che ho letto, però, nella corrispondenza di questi Enti, per lo più succinte relazioni di lavoro e richieste di sussidi , offre il ritratto di una realtà dal punto di vista organizzativo estremamente misera e carente, fondata più che altro su prestazioni in gran parte volontarie. Del resto anche un volumetto di Sileno Fabbri, presidente dell’ONMI, inviato a tutte le sedi, raccomandava una gestione il più possibile spartana. All’atto dell’allestimento dell’ambulatorio dell’ONMI, il medico responsabile ne elenca le attrezzature necessarie: qualche contenitore per le urine, un barattolo di colla e una bottiglietta d’inchiostro, un po’ di fogli di carta e per quanto riguarda il microscopio, lo porterà lui da casa. Nella corrispondenza tra la sede locale e quella provinciale figurano ripetute richieste di moduli per le cartelle cliniche, per le visite a gestanti e bambini. Dal momento che

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erano anni di autarchia, si arriva a chiederne almeno uno, per poterlo copiare a mano. Tamponata così la situazione, i moduli a stampa faranno la loro comparsa un paio d’anni dopo. Le necessità più immediate alle quali far fronte (stando a quanto si legge, con difficoltà) consistono nel trovare chi, per un magro sussidio, voglia prendersi cura dei minori abbandonati che gli istituti cui sono stati affidati vogliono rispedire al comune d’origine; oppure nel reperire fondi per sostenere, con un uovo e mezzo litro di latte al giorno, i minori figli di tubercolotici. Viene da chiedersi da dove mai sarebbero potuti sbucare i denari per l’antropometro, le bilance, l’attrezzatura fotografica? E allora come avrebbero potuto, un medico e due levatrici armati di tre vasetti per le urine e un microscopio, gestire la raffinata operazione di schedatura, individuando caratteristiche antropometriche, biomediche, endocrinologiche e razziali? Perché se

questo succedeva a Portoferraio - “Sentinella avanzata dell’Impero”99

- una città dove si pubblicavano ben due quotidiani locali, è lecito immaginare che nella gran parte delle sedi dell’ONMI le cose non andassero tanto meglio. Difficile peraltro credere che, con le sanzioni del 1935 seguite alla Guerra d’Etiopia e l’entrata in vigore dei provvedimenti autarchici, dovendo risparmiare cellulosa, vennero ridotte le pagine dei giornali e la carta da bollo diventò di mezzo foglio sia partita a livello nazionale un’ iniziativa che comportava la

99 Così Mussolini definiva l’Isola d’Elba in un discorso pronunciato dal balcone del Palazzo comunale di Portoferraio il 22 agosto 1936.

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necessità di stampare libretti biotipologici per tutti i bambini e gli adolescenti d’Italia. Stando al censimento del 1936 al 21 aprile di quell’anno gli italiani erano 42.943.602. Di questi il 10,1 % aveva un’età inferiore a 5 anni, il 10,2% un’età compresa tra i 5 e i 9 anni e il 10,3% un’età compresa tra i 10 e i 14.100

Per potere cominciare allora, sarebbero serviti 13.140.742 libretti, quando la cellulosa era materia prima non solo per la carta ma anche per i numerosi materiali surrogati, alternativi che l’industria autarchica si ingegnava a produrre. Per tornare alla mia piccola ricerca d’archivio, nel faldone del 1935, insieme a parecchi documenti scritti su pezzi di carta di

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