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Capitolo 4 Gli impatti dell’RFID: analisi di costi, benefici, rischi ed opportunità

4.2 Benefici

Com’è ovvio che sia, i benefici prodotti dalla nuova tecnologia sono il focus principale di ogni analisi d’investimento; anche per quanto riguarda l’RFID ciò è valido e lo dimostra la grande presenza in letteratura di articoli che si dedicano all’argomento. In particolare si concentrano sugli impatti che la tecnologia ha nelle catene logistiche- distributive dove ci sono state le implementazioni maggiori (ne è un esempio importante il caso di Wal-Mart), ma gli stessi vantaggi possono essere riscontrati anche in altri ambiti (Mesquita, 2011).

Un aspetto rilevante nell’identificazione dei benefici è il livello di dettaglio con il quale vengono proposti: si parte da vantaggi operativi (Baars, Sun, Strueker, & Gille, 2008) fino a vantaggi di livello più strategico (Vèronneau & Roy, 2009); è importante classificarli per comprendere quali siano i più appropriati al caso in questione, ma come si vedrà in seguito, ogni autore li raggruppa in modo diverso o si concentra più su alcuni rispetto ad altri.

Michael e McCathie (Michael & McCathie, 2005), per esempio, si focalizzano sulla riduzione dei costi logistici, la maggior efficienza delle Operations, la riduzione del costo del lavoro, l’aumento della visibilità lungo la catena logistica e l’accuratezza dei dati. Considerano inoltre anche degli aspetti tecnici-tecnologici come benefici: l’aumento della possibilità di tracciare gli oggetti, il fatto di poterlo automatizzare e non dover “vedere” i tag, la durata di questi ultimi e la loro capacità di contenere più dati in memoria.

Leung e i suoi colleghi (Leung, Cheng, Lee, & Hennessy, 2007) si concentrano invece sui benefici finanziari, come aumento dei ricavi e del margine operativo, riduzione dei costi del venduto e delle spese in generale, gestione più efficiente del capitale e riduzione degli assets.

Il gruppo di lavoro presieduto da Park (Park, Koh, & Nam, 2010) individua come fattore critico di successo (CSF, Critical Success Factor) dell’RFID la capacità di integrare e coordinare lo scambio di informazioni all’interno della Supply Chain, anche

(e soprattutto) quando questa è composta da più aziende in giro per il mondo; ciò crea un incredibile vantaggio dal punto di vista competitivo che si spiega in una maggior innovazione e nell’aumento dei guadagni piuttosto che nella semplice riduzione dei costi.

I fattori chiave individuati da Sarac et al. (Sarac, Absi, & Dauzère-Pérès, 2010) affinché l’RFID abbia successo sono principalmente tre:

1) aumento dell’accuratezza dell’inventario;

2) riduzione dell’effetto frusta (“bullwhip effect”, ovvero l’aumento incrementale delle quantità ordinate risalendo lungo la catena logistica dovuto al mancato scambio di informazioni dal cliente al produttore);

3) miglioramento delle politiche di approvvigionamento.

Tutti gli altri benefici individuabili (riduzione del costo del lavoro e degli errori in spedizione per esempio) sono riconducibili ad una di queste categorie; gli autori consigliano inoltre quattro metodi per valutarli e dove possibile misurarli: modelli analitici, simulazioni, casi di studio e ritorno dell’investimento (ROI); quest’ultimo è il più completo, ma anche il più complicato da ricavare in quanto necessita di un volume maggiore di dati quantitativi, e non solo qualitativi, per ottenere un risultato corretto e valido.

Come già detto in precedenza, i benefici da valutare dipendono molto da caso a caso, quindi ogni azienda deve considerare e quindi aspettarsi quelli più plausibili rispetto all’applicazione che sta progettando (Roh, Kunnathur, & Tarafdar, 2009).

Nel lavoro presentato dagli autori i benefici vengono divisi anche questa volta in tre macro categorie:

1) riduzione dei costi;

2) visibilità della catena logistica; 3) creazione di nuovi processi/prodotti.

In queste ricadono, tra gli altri, i seguenti benefici principali: riduzione del costo del lavoro, dell’effetto frusta e delle scorte. Nell’articolo si evidenzia anche la riduzione dei furti, che secondo la US National Retail Federation può portare ad un aumento dei ricavi del 3%, e una possibile riduzione del livello di scorte pari al 10%, portando il caso Wal-Mart.

Anche Reyes e Frazier (Reyes & Frazier, 2007) sottolineano come, nonostante l’ampio spettro di possibili benefici che l’RFID può introdurre, le aziende tendono a concentrarsi sul miglioramento della catena logistica grazie alla maggior collaborazione

barcode. Naturalmente è necessario che le aziende valutino se l’aumento di dati giustifica il costo per ottenerli.

Jones e colleghi (Jones, Clarke-Hill, Hillier, & Comfort, 2005) nel loro studio riguardo ai rivenditori del Regno Unito hanno riscontrato non solo gli impatti dell’RFID sulla Supply Chain, quindi l’aumento in efficienza, accuratezza e sicurezza dovuti alla possibilità di ottenere informazioni precise in tempo reale, ma anche quelli che si ottengono in negozio.

Questi sono principalmente due: dal punto di vista dei negozianti si risparmia un notevole tempo nell’effettuare l’inventario, che si traduce in una maggior possibilità di dedicarsi alle vendite, mentre per il cliente la tecnologia può offrire un’esperienza di acquisto più interattiva (per esempio i camerini che suggeriscono degli abbinamenti di abbigliamento e/o accessori in base al prodotto che si sta provando) portando anche ad un aumento delle vendite. L’articolo presenta anche due risultati quantitativi al riguardo:

1) Mark&Spencer ha calcolato un costo annuo totale dell’RFID del 10% più basso rispetto al sistema con barcode attualmente in uso;

2) i produttori americani di abbigliamento si aspettano un aumento delle vendite dovuto alla maggior visibilità dell’inventario grazie all’RFID pari al 7%.

Baars (Profiling Benefits of RFID Applications, 2008) divide i benefici in operativi e in manageriali e ognuno di questi a loro volta in effetti di automazione, informazione e trasformazione. I primi riguardano l’automazione di compiti manuali, i secondi la possibilità di prendere miglior decisioni grazie alla qualità di informazioni proposta, mentre i terzi si riferiscono al cambiamento dei processi esistenti o alla creazione di nuovi.

Visich e colleghi (Visich, Li, Khumawala, & Reyes, 2009) riprendono la suddivisione proposta nel lavoro di Baars, ma si concentrano sui riscontri empirici; per quanto riguarda i benefici operativi, gli effetti principali sono quelli di automazione, evidenziati già da altri autori: costo del lavoro ridotto, aumento dell’efficienza in ricezione e spedizione, aumento del controllo dell’inventario e diminuzione del suo costo.

Tra gli esempi presentati si può citare la riduzione del lavoro degli operatori del 14%, l’inventario in negozio tre volte più veloce o la riduzione della verifica di un ordine da 20 a 5 secondi.

Le evidenze riguardo agli effetti di informazione sono minori: reattività nella risposta, miglior uso dei dati e riduzione degli sprechi; gli esempi sono l’eliminazione degli errori nell’impacchettamento dei prodotti, piuttosto che la riduzione dei tempi di risposta lungo la catena logistica da sette a cinque giorni; riguardo agli effetti di trasformazione gli esempi sono ridotti, ma producono i miglioramenti maggiori: si può citare la riduzione del tempo di ciclo da 88 minuti a 46 (- 48%) o l’aumento della produzione annua da 175.000 prodotti a 275.000.

Dal punto di vista dei benefici manageriali, gli effetti maggiormente riscontrati sono quelli informativi: vendite più efficaci, coordinazione delle promozioni in negozio, quadratura più semplice e corretta tra inventario fisico e a sistema, aumento della qualità delle decisioni e controllo più accurato della produzione così come dell’uso delle risorse. Tra gli esempi presentati si cita l’aumento delle vendite del 15%, la riduzione dei costi di transazione annui dell’11% e l’aumento dell’accuratezza nella pianificazione della produzione del 29%.

Oltre ai benefici quantitativi, ve ne sono molti qualitativi a cui non è facile dare un valore e per questo non sempre sono considerati (Baars, Sun, Strueker, & Gille, 2008); questi possono essere cambiamenti qualitativi nella forma di fare business, come una maggior trasparenza o un miglior sistema di supporto decisionale, che sono collegati solo indirettamente con l’introduzione dell’RFID e non sono facilmente quantificabili economicamente.

Anche Vèronneau e Roy (Vèronneau & Roy, 2009) si sono dedicati allo studio dei benefici intangibili riconducibili all’uso dell’RFID, come il miglioramento dell’immagine aziendale e la visibilità diretta sulla supply chain (con conseguente riduzione dell’effetto frusta); sono giunti alla conclusione che valutare il ritorno sull’investimento (ROI) di questi benefici sia complesso, ma che è necessario tenerne conto quando si realizza uno studio di fattibilità di un progetto RFID.