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Fattori esterni

Capitolo 4 Gli impatti dell’RFID: analisi di costi, benefici, rischi ed opportunità

4.5 Fattori esterni

Come spiega Mesquita nella sua analisi (2011), con fattori esterni si intendono tutte quelle conseguenze dell’adozione dell’RFID che non sono generate direttamente da esso o che non sono collegate dalle funzioni principali per cui la tecnologia è stata implementata; fattori esterni possono anche essere degli elementi, positivi o negativi, che impattano sull’adozione dell’RFID.

Queste variabili dipendono molto dal contesto in cui l’azienda opera, lo scopo per cui la tecnologia viene introdotta e se è implementata individualmente o se è connessa ad altre (Roh, Kunnathur, & Tarafdar, 2009); inoltre, poiché l’RFID può essere sviluppato in svariati settori e può dunque avere differenti impatti, è facile immaginare come anche le influenze esterne possano essere numerose (Park, Koh, & Nam, 2010).

Nonostante quanto detto da Park e colleghi, queste influenze non sono semplici da individuare e infatti pochi autori se ne occupano.

Il motivo è lo stesso dei costi: per poter effettuare un’analisi approfondita dell’argomento, bisogna analizzare dei casi in cui è avvenuta un’implementazione su larga scala, in quanto è normale che un progetto pilota avvenga in un ambiente abbastanza controllato e quindi risenta meno degli impatti con l’esterno; purtroppo, però, di casi reali sufficientemente estesi non ve ne sono ancora molti.

Inoltre, a rendere l’analisi più complicata c’è la difficoltà di reperire dati sia dall’azienda che ha deciso di implementare la tecnologia (in quanto spesso preferisce mantenerli segreti per non perdere un potenziale vantaggio competitivo) sia dalle altre figure lungo la catena logistica che risentono dell’impatto dell’RFID (Mesquita, 2011). Proprio riguardo all’impatto dell’RFID sui vari elementi della catena logistica, Jones e colleghi (Jones, Clarke-Hill, Hillier, & Comfort, 2005) ricavano dal loro studio sui rivenditori inglesi che l’introduzione della tecnologia aumenta il vantaggio competitivo delle aziende che già in precedenza avevano una posizione di forza lungo la catena logistica; questo perché senza la loro approvazione non ci può essere nessuna implementazione e quindi gli altri soggetti della catena logistica non possono beneficiare degli effetti positivi che la tecnologia porterebbe.

Sempre riguardo alle relazioni lungo la supply chain, gli autori evidenziano come i maggiori dati forniti dall’RFID possano cambiare gli equilibri a favore dell’azienda che gestisce queste informazioni: potrà infatti ottenere più dati dagli altri partner, ma allo stesso tempo decidere quali informazioni condividere e quali no; ciò si evidenzia ancor di più se è il rivenditore ad avere questa posizione predominante, perché potrebbero essere in grado di capire le scelte delle politiche di produzione dei propri fornitori aumentando quindi il proprio vantaggio competitivo.

Dutta e colleghi (Dutta, Lee, & Whang, 2007) elencano come fattore esterno anche il ridisegno dei processi; secondo loro va categorizzato come tale quando il ridisegno non riguarda il processo interessato direttamente dall’RFID nell’azienda che lo implementa, ma quando le modifiche vanno apportate da parte delle aziende collegate con essa per poter rimanere integrate; è un elemento rilevante perché può portare a conflitti o addirittura all’interruzione dei rapporti commerciali tra esse (si veda di nuovo il caso Wal-Mart).

Altri fattori esterni, evidenziati dal gruppo di lavoro di Roh (Roh, Kunnathur, & Tarafdar, 2009), sono la prontezza dell’organizzazione e le pressioni esterne: la prima si riferisce alla capacità dell’organizzazione di adottare la nuova tecnologia, ovvero se essa ha le infrastrutture e le competenze tecniche per sopportarla, così come la capacità finanziaria per effettuare l’investimento; inoltre si riferisce anche a quanto il personale sia coinvolto e disponibile ad adattarsi ai cambiamenti apportati dall’RFID.

La pressione esterna, invece, si riferisce all’ambiente attorno all’azienda che spinge ad adottare la nuova tecnologia più per necessità che per scelta: può essere dovuta ad una richiesta dei partner che già la stanno implementando, piuttosto che a nuove regolamentazioni che impongono l’utilizzo di tag RFID per motivi di controllo e sicurezza o per colmare il gap che si è creato con i concorrenti che già la usano.

La tecnologia RFID viene principalmente ritenuta uno strumento fondamentale per la logistica e la gestione dei prodotti lungo la supply chain; sotto questo punto di vista,

quindi, Jones e colleghi (2005) considerano i vantaggi che le etichette intelligenti portano nel punto vendita come un fattore esterno.

Questi vengono divisi in due categorie: i benefici apportati nella gestione del negozio (verifiche automatiche, scaffali intelligenti, gestione più efficiente dei commessi,…) e quelli percepiti dai clienti (miglior interazione con essi, esperienza d’acquisto più dinamica tramite i camerini interattivi, aumento delle informazioni riguardo ai prodotti e feedback istantaneo,…).

Per concludere questo capitolo riporto tre teorie, proposte dal gruppo di lavoro di Cannon (Cannon, Reyes, Frazier, & Prater, 2008), che secondo loro spiegano le possibili motivazioni per adottare una nuova tecnologia:

1) dipendenza dalle risorse: è importante ridurre la dipendenza da risorse scarse e preziose; nel caso dell’RFID, queste risorse sono i partners che garantiscono informazioni rapide ed accurate; l’automazione della ricezione dei dati fornita da questa tecnologia è un vantaggio rilevante sotto tale aspetto.

2) costi di transazione: in questo caso il problema è la riduzione dell’incertezza nel cambio di un contratto e dei costi relativi; l’RFID permette un’integrazione maggiore della supply chain grazie anche ad una diffusione maggiore di informazioni che porta a relazioni commerciali più durature; il problema è la mancanza di standard tra aziende diverse che comporta una difficoltà a sfruttare la tecnologia al di fuori dei propri confini.

3) focus sulle risorse: in questa teoria le risorse interne diventano un bene da sfruttare in quanto non facilmente imitabili e quindi fonte di vantaggio competitivo; l’RFID si propone come strumento di coordinazione della catena logistica, generando un vantaggio sul medio-lungo termine grazie all’ambiente di collaborazione che crea lungo di essa.

Capitolo 5 - Descrizione del processo AS