• Non ci sono risultati.

Capitolo 4 Gli impatti dell’RFID: analisi di costi, benefici, rischi ed opportunità

4.3 Costi

Detto dei benefici e della loro importanza nella scelta di un investimento, l’altro fattore fondamentale sono i costi che l’introduzione della nuova tecnologia comporta; anche in questo caso vale il discordo per cui è importante capire quali costi bisogna attendersi, dato il caso specifico (Smart, Bunduchi, & Gerst, 2010). Ciò è ancora più valido per quanto riguarda l’RFID, poiché per molte situazioni non è stato tutt’ora possibile provarne la fattibilità; inoltre, come già accennato in precedenza, non sempre è chiaro quali siano i costi effettivamente associati all’installazione della tecnologia RFID e quali all’uso vero e proprio (Wu, Nystrom, Lin, & Yu, 2006).

La poca comprensione dei costi inerenti l’RFID si evidenzia anche nella scarsità di articoli sull’argomento presenti in letteratura, soprattutto se comparati a quelli dedicati ai benefici; inoltre, mentre questi ultimi entrano nello specifico di diversi settori e applicazioni, quelli che analizzano i costi lo fanno soltanto in maniera generica e presentando pochi dati (Mesquita, 2011).

La motivazione più plausibile per questo mancato approfondimento è probabilmente il livello di sviluppo in cui ancora si trova la maggior parte dei progetti di implementazione dell’RFID: benchè ormai da quasi due decenni il loro numero sia

logistica e dell’elettronica, i dati effettivamente disponibili riguardo ad implementazioni su larga scala sono ancora scarsi (Banks, Pachano, Thompson, & Hanny, 2007).

La maggior parte dei progetti sopra citati, infatti, è ancora in fase pilota o comunque dedicato solo ad una, magari piccola, parte del processo; benché questo, insieme ad un approccio più teorico, sia sufficiente per definire quelli che possono essere i benefici su larga scala, lo stesso non si può dire dei costi, per i quali sono necessarie delle evidenze empiriche su casi reali ad oggi non disponibili o comunque rare (Smart, Bunduchi, & Gerst, 2010).

Detto ciò, è comunque possibile affermare che i costi legati all’introduzione dell’RFID sono la barriera principale alla sua adozione; inoltre è importante considerare non solo i costi di hardware e software, ma anche quelli per l’addestramento degli operatori, il ridisegno dei processi o il passaggio da una tecnologia ad un’altra (Bottani & Rizzi, 2008).

Non solo Bottani e Rizzi evidenziano come si debba tener conto delle varie tipologie di costo; il gruppo di lavoro presieduto da Baars (Baars, Sun, Strueker, & Gille, 2008), infatti, li divide in due categorie: quelli legati direttamente alla tecnologia, come i costi per l’hardware (tag, antenne, reader, ecc..), per il software (middleware, sistema di gestione dei database, interfacce, ecc..), per le infrastrutture necessarie all’installazione e per l’integrazione dell’RFID con i sistemi aziendali; ci sono poi i costi per il personale, ovvero il loro addestramento e la gestione del turnover, e i costi dovuti al ridisegno dei processi in modo da sfruttare al massimo il potenziale fornito dall’RFID. Ai costi appena citati, Reyes e Frazier (2007) ritengono sia importante considerare anche il costo della condivisione delle proprie informazioni con i partners; infatti questo scambio di dati produce da un lato benefici come la riduzione dell’effetto frusta, ma dall’altro può ridurre il vantaggio competitivo dell’azienda piuttosto che il controllo sui partners della catena logistica proprio grazie alle informazioni che prima erano riservate.

Bunduchi e Smart (Bunduchi & Smart, 2010) hanno sviluppato uno schema per catalogare i costi che un’azienda deve/può affrontare nelle varie fasi di sviluppo di una nuova tecnologia o un nuovo processo; i punti principali sono:

1) Creazione

a. Costi di sviluppo:

i. “costi interni”: la ricerca e lo sviluppo necessario vengono portati avanti internamente all’azienda;

ii. “costi esterni”: quando ci sono contratti di collaborazione con enti esterni.

i. “costi di consapevolezza”: si intendono i costi relativi al processo di apprendimento della nuova tecnologia e per valutare se questa è adatta all’azienda.

2) Accettazione

a. Costi di commutazione

i. “costi di compatibilità tecnologica”: se la nuova tecnologia non è compatibile con la precedente, c’è la possibilità di perdere gli assets connessi ad essa in quanto diventati di colpo obsoleti o non più utilizzabili;

ii. “costi di compatibilità organizzativa”: lo stesso discorso appena descritto sopra, ma riferito alle strutture e procedure organizzative che devono modificarsi per adattarsi alla nuova tecnologia.

b. Costo del capitale (il capitale investito per l’introduzione della nuova tecnologia deve tener conto del rischio prodotto dall’incertezza sulla tecnologia e sul mercato)

i. “costi di incertezza tecnologica”: quando non si raggiungono i risultati attesi e/o nei tempi previsti; le cause possono essere:

 rischio finanziario: se i benefici attesi erano troppo alti o i costi troppo bassi;

 rischio tecnico: l’azienda non è in grado di sfruttare al massimo il potenziale della tecnologia o la stessa non può essere utilizzata com’era previsto;

 rischio di progetto: l’implementazione della tecnologia incontra dei problemi perché più lunga e/o complessa del previsto;

 rischio politico: all’interno dell’organizzazione ci sono delle resistenze al cambiamento che frenano lo sviluppo del progetto;

 rischio di sicurezza: rischio di perdere/distruggere i database, piuttosto che il furto/utilizzo improprio dei dati da parte di persone non autorizzate;

 rischio di incompatibilità: quando, una volta completata l’implementazione, si scopre che la tecnologia non è utilizzabile o è divenuta già obsoleta per incompatibilità con i sistemi aziendali e/o con i bisogni dei clienti per incomprensioni o cambiamenti del contesto.

ii. “costi di incertezza del mercato”: quando il mercato rifiuta i prodotti/servizi in cui vi è l’uso della tecnologia implementata;

 rischi competitivi: resistenza da parte dei clienti, dei fornitori e/o dei concorrenti verso la tecnologia in questione;

 rischi reputazionali: commenti negativi da parte dell’opinione pubblica e dei media.

3) Implementazione

a. Costi di implementazione:

i. “costi diretti della tecnologia”: costi legati direttamente alla tecnologia, quali l’acquisto di software ed hardware, i costi di installazione, dei sistemi di sicurezza, ecc..

ii. “costi sociali indiretti”: si dividono in

 Costi organizzativi: perdita in produttività, business process reengineering, ristrutturazione dell’organizzazione;

 Costi del personale: aumento delle ore di lavoro del personale, cambiamenti nei salari, turnover.

iii. “costi relazionali”: si riferiscono a costi prodotti dalla mancata collaborazione tra le parti, interne od esterne all’azienda, che portano a conflitti e ad un rallentamento dello sviluppo della nuova tecnologia.

Lo schema è molto ampio e completo, soprattutto perché è riferito allo sviluppo di una nuova tecnologia in generale; non tutti i costi proposti, però, sono necessariamente presenti in un progetto RFID.

Dall’analisi di Mesquita (2011) sul lavoro di Bunduchi e Smart risulta che i costi di sviluppo pesano abbastanza nel computo globale principalmente perché le compagnie che decidono di introdurre la tecnologia nei propri processi si affidano ad aziende terze specializzate nell’implementazione di progetti RFID o direttamente ai produttori di RFID stessi in modo tale da ottenere un prodotto su misura per le loro necessità; è chiaro che la non standardizzazione fa aumentare i prezzi. In compenso, i costi di avvio non impattano in modo rilevante.

Per quanto riguarda la fase di accettazione, i costi di commutazione sono alti perché, come appena accennato sopra, la mancanza di uno standard generale fa sì che si abbia una ampia varietà di scelta, ma a volte queste non sono compatibili tra loro oppure, data la velocità di evoluzione della tecnologia, rischiano di diventare obsolete molto in fretta; Un altro aspetto molto rilevante dell’RFID è il costo del capitale per due motivi principali, legati uno all’altro: nonostante gli anni di evoluzione, come già detto in precedenza, questa è una tecnologia che si può ancora considerare in una fase iniziale di sviluppo massivo; inoltre, anche per questo motivo, non esiste tutt’oggi una cosiddetta “killer application”, ovvero un prodotto di successo costruito su questa tecnologia che

ne permetta la penetrazione nel mercato imponendosi rispetto alle tecnologie concorrenti e aprendo la strada alla commercializzazione di altre applicazioni secondarie (Wikipedia - Killer application); questo crea un po’ di incertezza del mercato riguardo alla tecnologia.

Bunduchi e Smart (Bunduchi & Smart, 2010) sottolineano un altro aspetto molto importante riguardo ai costi e alla loro percezione da parte delle aziende interessate allo sviluppo di soluzioni RFID: spesso si tende a concentrarsi sul costo dei tag come ostacolo primario all’implementazione della tecnologia, ma in realtà devono essere considerati anche i costi dovuti al ridisegno del processo e quelli per gestire la maggior quantità di informazioni che si otterranno. A tal riguardo, si propone in allegato un’analisi più dettagliata del costo del tag.

Per quanto riguarda i costi relazionali, così come per quelli legati alla privacy, dipende molto dai confini del progetto: spesso, infatti, lo sviluppo avviene internamente ad una singola compagnia, rendendo inesistenti i costi relazionali; nel caso di una grande organizzazione, invece, questi aspetti possono essere molto rilevanti; ne è un chiaro esempio Wal-Mart che, imponendo l’uso dei tag RFID ai propri fornitori, pena non acquistare più prodotti da loro, creò parecchi attriti, contrasti e perdita di fiducia che non facilitarono l’introduzione della nuova tecnologia.

Il discorso della privacy, invece, è legato soprattutto al livello della catena logistica in cui si trova la compagnia che decide di sviluppare l’uso dell’RFID: più a valle sarà, maggior informazioni otterrà dai propri fornitori avendone quindi un vantaggio, ma dall’altro punto di vista, le aziende a monte della catena perderanno la privacy e il controllo sui propri dati in quanto, una volta implementato il progetto, verranno inviati automaticamente a valle senza alcun “filtro”.

D’altro canto, secondo gli autori, i costi legati alla privacy sono rilevanti anche per le compagnie alla fine della catena logistica in quanto esse sono a diretto contatto con i clienti che possono rifiutare il prodotto proposto con la nuova tecnologia (Bunduchi & Smart, 2010).