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Progetti di cooperazione e gestione dei rifiuti nei paesi in via di sviluppo (PVS)

2.4. Benin : il problema dei sacchetti di plastica

2.4.1. Inquadramento geografico: la repubblica del Benin

Il nome Benin non ha alcuna attinenza con il Regno del Benin o con Benin City. Dahomey, il nome originario, fu cambiato nel 1975 in Repubblica popolare del Benin, nome mutuato dall insenatura di Benin sulla quale il paese è affacciato. Questo nome fu scelto per la sua neutralità, visto che nel paese convivono più di cinquanta differenti gruppi linguistici e quasi altrettante etnie.

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Allungato tra il fiume Niger a nord e l insenatura di Benin a sud, l elevazione del territorio non varia significativamente nelle differenti aree del paese. La maggior parte della popolazione vive nelle pianure costiere meridionali, dove sono anche localizzate le maggiori città del Benin, tra le quali Porto-Novo e Cotonou. Il nord del paese è costituito principalmente da altipiani semi aridi e ricoperti da savana.

Il clima è caldo e umido, con una relativa scarsità di piogge che si concentrano nelle due stagioni piovose (aprile-luglio e settembre- novembre). D inverno le notti possono essere piuttosto fresche, a causa dell harmattan, un vento secco e polveroso.

In Benin vivono circa 40 gruppi etnici differenti, il maggiore dei quali è quello Fon al quale appartiene il 49% della popolazione totale del paese. Altri gruppi etnici rilevanti sono gli Adja, Yoruba, Somba e Bariba.

La maggior parte di essi ha la propria lingua, e il francese è utilizzato come lingua ufficiale, dato che il paese fa parte dell Africa francofona, ed è parlato soprattutto nelle aree urbane.

Nome ufficiale: République du Bénin Superficie: 112694 km2

Divisione amministrativa: 12 dipartimenti divisi in comuni.

Capitale:Porto-Novo

Governo Repubblica presidenziale

Religione: Animista (65%); Cattolica (17%); Musulmana (15%); Protestante (3%);

Lingua ufficiale: francese Popolazione: 6.591.000 8

Crescita annua: 5%

Popolazione urbana: 55,4%

Figura 11 - Cartina e dati del Benin.

La distribuzione demografica è difforme: nel sud si concentra il 70% dei cittadini, con punte di 200 ab/km2, mentre il nord, più arretrato, è

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terra d emigrazione. L urbanizzazione che raggiunge il 55,4%, è notevole se confrontata con i paesi vicini.

La capitale Porto-Novo, con 235000 abitanti, è ricca di edifici in stile portoghese ed ha funzioni politiche e commerciali.

L economia è sottosviluppata e dipende dall agricoltura di sussistenza, dalla coltivazione del cotone e dal commercio regionale. La crescita della produzione negli ultimi sei anni ha avuto una media del 5%, ma il rapido aumento della popolazione ha reso vana gran parte di questa crescita. L inflazione è stata tenuta sotto controllo negli ultimi anni.

Con lo scopo di aumentare ulteriormente il tasso di crescita dell economia, il Benin sta tentando di attrarre ulteriori investimenti stranieri, dare maggior enfasi al turismo, facilitare lo sviluppo di nuovi sistemi di lavorazione degli alimenti e di produzione di nuovi prodotti agricoli, e incoraggiare le nuove tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. Il programma del 2001 riguardo alle privatizzazioni nei settori delle telecomunicazioni, acqua potabile, elettricità ed agricoltura è ancora in attuazione, nonostante le iniziali riluttanze del governo.

Il paese ottenne l autonomia come Repubblica del Dahomey (dal nome dell antico regno dell Africa occidentale) nel 1958, ma la piena indipendenza seguì nel 1960 e fu seguita da un periodo turbolento.

Ci furono numerosi golpe e cambi di regime prima che il controllo del potere fosse preso da Mathieu Kérékou. Egli stabilì un regime di tipo marxista, e il paese fu rinominato come Repubblica popolare del Benin. Alla fine degli anni 80, Kérékou abbandonò il marxismo e decise di ristabilire la democrazia. Fu sconfitto nelle elezioni del 1991, ma tornò al potere con il voto del 1996. Dal 2006 il presidente eletto è Yayi Boni.

2.4.2. Il progetto

Oggi in Africa il sacchetto di plastica costituisce almeno il 10% in peso e il 30 ÷ 40% in volume dei rifiuti urbani raccolti, ma sono state trovate alcune soluzioni: Madame Grace Dessoù, presidentessa della

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cooperativa Qui Dit Mieux di Porto Novo, ricicla sacchetti di plastica.

Da tempo le ONG si interrogano su cosa si possa fare per questo vero problema dei paesi in via di sviluppo che da qualche anno è diffuso ovunque: il sacchetto di plastica non si biodegrada quindi rimane per anni nelle strade, strozza gli animali che lo ingurgitano, impedisce al mais di fiorire, intasa quei pochi impianti di drenaggio per le acque urbane che esistono

Sino a qualche anno fa in Benin, come negli altri paesi dell Africa, i prodotti alimentari venduti al mercato : l akassa 9, il pesce affumicato, i

legumi, i cereali, si consegnavano al compratore ben avvolti in foglie di teck, alberi che in Benin di certo non mancano, e che sono ben biodegradabili.

Adesso il progresso avanza, e i sacchetti di plastica hanno soppiantato le foglie nella conservazione e nel trasporto: sono più pratici, il costo è irrisorio, la disponibilità ampia e la diffusione apparentemente inarrestabile.

Dato che mancano i frigoriferi per la conservazione ogni signora acquista cinque, sei prodotti al giorno in altrettanti sacchetti che, il giorno dopo, assolta la loro funzione, vengono buttati per le strade e arrivano fino ai campi.

Madame Dessoù nella stazione di riciclo di Porto Novo, uno stanzone messo a disposizione del suo gruppo dalla sottoprefettura locale, ha raggruppato una mezza dozzina di donne dai 14 ai 40 anni che con uncinetti in mano lavorano insieme; non utilizzano né macchine né impianti e la stanza sembra piuttosto un punto d incontro per sole donne.

Madame Grace è un insegnante con un interesse spiccato per l ecologia, da sua madre ha imparato l arte dell uncinetto e non volendo buttare in strada i sacchetti di normale utilizzo, si è ritrovata con una grande quantità di questi senza sapere come utilizzarli.

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Akassa: polenta di mais che costituisce la base dell alimentazione della maggior parte della popolazione del Benin.

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Per risolvere il problema ha pensato di tagliarli in striscioline e lavorarle all uncinetto: ha realizzato altre buste per la spesa riutilizzabili più volte, borse ed altri oggetti.

Dopo aver affittato una stanza per mettere tutti i sacchetti da lavorare, l attività era già pronta a partire, in quanto l attrezzatura necessaria si riduce a lametta, forbici e uncinetto.

Da oltre quattro anni questa attività va avanti grazie agli aiuti della prefettura: l organizzazione si occupa della raccolta di sacchetti per strada e nelle case, ma ora molte persone autonomamente hanno iniziato a portare i propri.

I prodotti sono venduti al mercato, costano poco perché la materia prima è gratis, le donne ci guadagnano, stanno insieme, lavorano, si divertono e contribuiscono alla risoluzione di un grave problema ambientale e non solo.

Si sono organizzati anche dei corsi di formazione destinati alle donne che non sono ancora capaci, per insegnare loro la tecnica di cucito.

2.5. L Ecopole dell Africa occidentale: un nuovo strumento