Come suo marito Subodh Gupta, Bharti Kher basa il proprio lavoro sul distacco dagli stereotipi dell’india tradizionale, attraverso una rivisitazione di queste immagini che ne possa mettere in luce l’indianità.101 Per far ciò però utilizza uno stile e dei supporti
profondamente diversi da suo marito. L’artista lavora infatti con la scultura, la fotografia e la pittura affrontando anche, attraverso una visione più ampia, tematiche proprie del XXI secolo nell’ambito della genetica, dell’evoluzione, della tecnologia e dell’ecologia.
100 Ibidem
101 Neutres, 2007:72
Figura 2.18 T V Santosh – The bleeding land (dettaglio), 2005; Fonte FlashArt
56
La Kher utilizza il bindi102 come elemento principale del suo lavoro, grazie al quale
modifica interamente le superfici degli oggetti che compongono la sua opera.
Come le altre artiste donne finora citate, anche lei esplora una prospettiva prettamente femminile della società patriarcale indiana mediante la creazione delle sue prime opere pittoriche. Proprio in questi primi anni della sua carriera la Kher analizza il modo in cui molti indiani, pur essendo ormai ampiamente ricettivi verso le influenze occidentali, cerchino di mantenere il rapporto con la propria cultura.
Concetti simili tornano anche nelle sue opere più recenti dove l’artista, sempre mediante il bindi utilizzato per creare figure astratte, indaga concetti quali l’esilio e l’immigrazione. Torna anche
nuovamente sul tema della
donna, denunciando le
sopraffazioni domestiche che molte indiane sono costrette a sopportare. In “The girl with
the Hairy Lip Said No” del 2004
(Figura 2.19) l’artista pone un tavolino da tè con un servizio di porcellana rotto corredato da denti finti e ciocche di capelli. In questo modo la Kher non
solo avanza una critica verso gli inglesi, ma anche verso il rituale della cerimonia matrimoniale indiana. 103
In parte ispirata da artisti come Hieronymus Bosch, Francisco Goya e William Blake, Bharti Kher cita bestie magiche, mostri mitologici e storie allegoriche. Nell’opera “An
absence of assignable cause”, (Figura 2.20) l’artista, impossibilitata a trovare sufficiente
documentazione scientifica sull’anatomia della balena, ha inventato l’aspetto del cuore di una balena “in assenza di una causa attribuibile”. Creata in fibra di vetro, l’artista ha
102 Il bindi è un ornamento composto da pigmento rosso che uomini e donne indù si applicano sulla fronte. Rappresenta il terzo occhio, la saggezza onnisciente.
103 Neutres, 2007:72
Figura 2.19 Bharti Kher – The girl with the Hairy Lip sayd No, 2004; Tecnica mista. Fonte FlashArt
57 infine decorato l’enorme cuore creando le vene e le arterie con differenti bindi colorati.104
L’applicazione di simboli su materiali o oggetti dai
molteplici significati
richiama i principi della tradizionale lavorazione tessile indiana. Mediante la ripresa di questa tecnica l’artista si ricollega quindi alle tensioni legate a questi
cambiamenti e alle
incomprensioni culturali che ne derivano.105
2.13 N. S. Harsha (1969)
L’arte di Harsha dimostra la sua abilità unica di manipolare le tradizionali miniature indiane attraverso un’illuminazione soffusa e delicate pennellate, al fine di produrre delle immagini surreali che riflettano la sua visione politica.106
Riconosciuto come un artista dalle diverse abilità, le opere di Harsha spaziano in una varietà di generi e media.
L’artista adopera un’ampia gamma di mezzi espressivi tra cui pittura e disegni ricchi di dettagli ma anche progetti site-specific e monumentali wall painting dove le sue rielaborazioni hanno più ampio respiro.
Le opere su tela dell’artista ritraggono il microcosmo della vita indiana, con la sua moltitudine di figure che animano la composizione, ciascuna caratterizzata da elementi
104 www.saatchigallery.com/artists/bharti_kher.htm consultato il 10/01/2017 105 Volpato, 2013:107
106 www.saffronart.com consultato lo 02/05/2016
Figura 2.20 Bharti Kher – The girl with the Hairy Lip sayd No, 2004; Tecnica mista. Fonte FlashArt
58
particolari e spesso comici. Diventano così un ritratto della condizione umana, sempre in bilico tra questioni locali e globali.
Altre opere pittoriche dell’artista sono composizioni caratterizzate da figure poste su sfondo scuro, alcune nate come critica nei confronti del mondo dell’arte, altre atte a sottolineare invece la tensione tra povertà rurale e ricchezza urbana sempre presente in India. Una tensione che viene ulteriormente accentuata dall’inserimento di testi come nell’opera “They will manage my hunger” del 2006.107 (Figura 2.21)
Negli anni più recenti infine Harsha arriverà a dipingere le sue figure direttamente sulle pareti di gallerie e musei,
portando a far riflettere l’osservatore sul rapporto con la folla.
Nato nel 1969, in Mysore, Harsha ha ottenuto una laurea specialista in pittura alla facoltà di Belle Arti della M.S. University a Baroda, nel 1995. Ha preso parte a
numerosi progetti ed
esibizioni internazionali, incluso il Asia Pacific Triennial of Contemporary Arts, in
Australia nel 1999. La Second Fukuoka Asia Art Triennal nel 2002; la Singapore Biennale nel 2006 e, nel 2008, ha vinto il prestigioso premio Artes Mundi Prize.108
107 Italiano, 2011:160
108 www.saffronart.com/artists/n-s-harsha consultato il 10/01/2017
Figura 2.21 N. S. Harsha – They will manage my hunger, 2006; Acrilico su tela. Fonte ArtNet
59 2.14 Jitish Kallat (1974)
Attivo fin dai primi anni trascorsi all’accademia Sir Jamsetjee Jeejebhoy, Kallat si unirà ad un gruppo di giovani artisti ambiziosi che avrà un ruolo fondamentale nel processo di globalizzazione dell’arte contemporanea indiana.
Nei suoi primi lavori l’artista riesce a mescolare abilmente lo stile dei tabelloni pubblicitari osservati a Mumbai con elementi tratti dalla cultura popolare, dalle cronache giornalistiche e dalle preoccupazioni politiche, sociali ed economiche della città. Questo stile particolare che lo contraddistingue ancora oggi è già evidente nell’opera “When so many spectacles happen i see-saw” del 1995109, dove è chiaro
inoltre l’intento sociale che approfondirà poi nel corso di tutti gli anni successivi. Nell’opera è inoltre possibile osservare l’importanza delle parole e la stretta relazione tra esse, l’idea e l’immagine dell’opera. Altro esempio, oltre all’opera appena citata, è
“Bulb Fiction-Strange Enlightenments”, nel 1997110. (Figura 2.22)
Importante per Kallat, che usa indifferentemente la pittura, la fotografia e la scultura, è l’uso del colore, adoperato per suscitare una
reazione emotiva
nell’osservatore. A questo si accompagna un linguaggio
eroico e romantico
alternato ad uno stile più irriverente e provocatorio. Dal 2005 Kallat evolve la sua ricerca grazie alla padronanza della stampa lenticolare, capace di mostrare un’alternanza di immagini all’interno di un’unica cornice: si crea così un senso di animazione che ci ricorda come la verità risieda sempre nel mezzo.111 Ne è
un chiaro esempio “Death of Distance” del 2006112, (Figura 2.23) una serie di fotografie
109 Volpato, 2013:78 110 Ibidem
111 www.artnet.com/artists/jitish-kallat/ consultato il 12/01/2017 112 Italiano, 2011:178
Figura 2.22 Jitish Kallat – Bulb Fiction-Strange Enlightenments, 1997; Tecnica mista. Fonte ArtNet
60
che criticano la presenza di canali televisivi intenti a trasmettere notiziari ininterrottamente. L’artista dispone due articoli di giornali, leggibili a seconda della posizione dell’osservatore: da
una parte si parla di una nuova tariffa telefonica che permette di «chiamare ovunque, in
India, con una rupia»,
dall’altra parte invece l’articolo riporta il suicidio di una ragazza la cui madre non poteva permettersi di pagare
la retta della mensa
scolastica, pari ad una
rupia.113 Dall’inizio della sua carriera Kallat continua ad approfondire quindi la tematica
sociale, accrescendo la brutalità di questo messaggio e non smettendo di sperimentare sempre nuove tecniche con il quale realizzarlo.