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Raqs Media Collective: Jeebesh Bagchi (1965), Monica Narula (1969) Shuddhabrata Sengupta (1968)

Raqs in Urdu è una parola che rappresenta lo stato di estasi raggiunto dai dervisci durante la danza, ma questo collettivo ha iniziato ad usare questo nome per la sua assonanza al termine FAQ (frequently asked questions), giocando con esso e facendolo divenire Rarely asked question, derivato dal mantra completo con il quale aprono il loro blog: raramente le domande possono sorprendere. Nasce così un gruppo di artisti, esperti di nuovi media, fondato nel 1992 da Jeebesh Bagchi, Monica Narula e Shuddhabrata Sengupta.90

I tre iniziano la loro attività come documentaristi, attirando l’attenzione del pubblico grazie all’utilizzo di una narrazione non convenzionale. In questi primi film Raqs tratta temi ricorrenti quali il paesaggio urbano, i media, la tecnologia e il ruolo creativo dell’individuo nella società.

Il loro principale metodo di comunicazione è attraverso il blog del collettivo, dove ogni articolo è firmato con nome e cognome, tanto da creare una sorta di diario d’artista. Nel 2003 Raqs partecipa a Translocations, una mostra di opere di network art con l’opera Opus, uno share blog 2.0 aperto ad interventi esterni che possono arrivare a modificare ogni livello della struttura.91 L’idea di trasporre il concetto open source ad

un’opera d’arte fa sì che l’autore stesso venga a patti con l’idea di non possedere più l’opera e di non poterne controllare, una volta pubblicata, il suo destino. Non si potrà quindi più parlare di originale e copia, di derivazione e luoghi principali perché tutto in Opus è posto sullo stesso livello.

Artisti, curatori, esperti di media, in qualunque veste scelga il gruppo Raqs ci pone di fronte ad una continua riflessione sul contemporaneo e i suoi media, una riflessione che ci unisce nel ruolo di creatori e spettatori da ogni parte del mondo.

90 Italiano 2011:212 91 Moneta, 2012:58

53 2.10 Sonia Khurana (1968)

L’artista Sonia Khurana viene spesso associata a “Bird”, del 1999, (Foto 2.17) il suo video d’esordio dove una donna in carne balla cercando di imitare il volo di un uccello.92

Questa sua opera, dapprima comica poi via via sempre più tragica, infastidisce un’India ancora puritana alle soglie del nuovo millennio.93

L’utilizzo del corpo sarà per Khurana un elemento fondamentale per le sue opere più recenti, utilizzato per indagare i meccanismi psicologici che aiutano ed ostacolano la creazione dell’identità personale di un individuo. Il corpo come specchio quindi di un’esperienza interiore, reso attraverso la tecnologia, i video, la fotografia e le performance.94

Una delle opere maggiormente esemplificative dello stile di Sonia Khurana è Zootrop. Ricostruendo una macchina usata per creare immagini in movimento prima del cinematografo, l’artista permette allo spettatore di decidere il proprio sistema di lettura delle immagini. Entrando nello spazio dove lo zootropo è posto potrà infatti guardarlo

92 Neutres, 2007:172 93 Ibidem

94 khojworkshop.org/participant/sonia-khurana/ consultato il 10/01/2017

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dall’alto osservando le singole immagini, oppure potrà decidere di osservare dalle feritoie uno stralcio di film grazie al gioco di luci tipico di questo macchinario. 95

Al pari di molti suoi colleghi Sonia Khurana ha studiato all’estero, ad Amsterdam, per poi tornare in patria. Grazie alla fama acquisita durante il suo soggiorno europeo, tuttavia, molti dei suoi lavori sono spesso esibiti in mostre al di fuori dell’Asia. Vengono principalmente esibiti all’estero installazioni come “The World” del 2004, dove l’artista presenta sua nonna grazie ad un filmato che spiega l’esilio della sua famiglia dopo la partizione dell’India nel 1974.96

Possiamo così vedere come ogni opera di questa artista rappresenti un momento intimo della sua vita, rielaborato al fine di coinvolgere l’osservatore.

2.11 T. V. Santhosh (1968)

Inizialmente ispirato dal cinema, dai media e dalla cultura popolare, Santhosh concentra la sua arte nell’esplorazione della crisi moderna. Usando immagini dei giornali, delle televisioni e di internet, crea delle tele che portano prepotentemente in primo piano la situazione socio-politica indiana. 97

Per far ciò l’artista mira a dilatare i confini della percezione per rimodellare gli stereotipi di cui la coscienza è composta. Terrorismo ed eventi catastrofici vengono indicati come uno strumento dei media per creare semplice share. L’attacco di Santhosh è particolarmente diretto verso la televisione, accusata di rendere il pubblico più facilmente manipolabile.98

Il tratto stilistico distintivo, che rende i dipinti di Santosh riconoscibili senza ombra di dubbio, si fonda su tre elementi cardinali: primo, un modo di rappresentare che è erroneamente accostato al foto realismo; secondo, una rigida scala cromatica; e terzo, una trasfigurazione esponenziale della materia, attraverso i dettagli, che diviene shockante grazie al caos generato nel dipinto.99

95 Moneta, 2012:104 96 newmedia-art.org/cgi-bin/show-art.asp?LG=GBR&ID=9000000000085780&na=&pna=&DOC=bio consultato il 10/01/2017 97 www.saffronart.com consultato lo 02/05/2016 98 Moneta, 2012:153 99 www.saffronart.com/artists/t-v-santhosh consultato il 10/01/2017

55 Mediante l’uso di saturazione e contrasto portati ad estremi livelli, in modo da ricordare atmosfere radioattive postatomiche, l’artista attacca il carattere sfuggente della cultura, basata sull’assenza di

coscienza storica e

sull’assuefazione della spettacolarizzazione, come nell’opera “The bleeding

land” del 2005 (Figura

2.18). La prima mostra di T.V. Santhosh, “One Hand

Clapping/Siren” è stata presentata dalla Guild Art Gallery alla Jehangir Art Gallery, Mumbai, nel 2003. Da quel momento l’artista ha ottenuto diverse esibizioni personali, inclusi “Blood and Spit” al Jack Shainman Gallery, New York, nel 2009; “Living with a Wound” al Grosvenor Vadehra, Londra, nel 2009; ‘A Room to Pray’ all’Avanthay Contemporary, Zurigo, nel 2008; “Scars of An Ancient Error” al Singapore Art Fair nel 2006; “False Promises” al Grosvenor Gallery, Londra, nel 2005; e ‘Unresolved Stories’ presso la Nature Morte, New Delhi, nel 2004. 100