CAPITOLO III BRASILE E BIOCARBURANTI: IMPLICAZIONI ECONOMICHE E
2. LA POLITICA ENERGETICA DEL BRASILE
2.2 BIOCOMBUSTILI, DAL GOVERNO LULA AI GIORNI NOSTRI
Lula diventa presidente del Brasile nel 2002, quando il paese è una delle nazioni con più capacità produttiva e di sfruttamento dei combustibili alternativi, dove l’energia prodotta da fonti rinnovabili è di circa il 46% a confronto di una media mondiale che arriva a fatica al 13% (si veda il grafico sulla percentuale di sfruttamento delle fonti rinnovabili e non, alla pagina precedente).
Per il Presidente basare la produzione energetica su fonti alternative è una necessità ed esigenza a livello mondiale, non solo negli anni ’70 in cui si creò il ProÁalcool basato sull’utilizzo di biocarburanti prodotti dal processo chimico di canna da zucchero e
109 colture similari, oggigiorno la matrice energetica brasiliana si basa su diverse fonti
green di derivazione idroelettrica, termoelettrica, biomasse, ma anche inoltre
combustibili fossili, i cui processi energetici sono affiancati da una modernizzazione sempre costante di tecnologie avanzate con lo scopo di cercare innovazioni nel campo dell’energia.238
Nel 2004, con l’incremento dei veicoli flex-fuel, il governo di Lula ha sentito la necessità di creare il programma PNPB (Programa Nacional de Produção e Uso do
Biodiesel) che fu regolamentato nel gennaio 2005 ed aveva come scopo l’integrazione
della sicurezza energetica nella sua produzione, del settore dei trasporti in ambito alimentare e fine ultimo lo sviluppo sostenibile.
Per prima cosa il programma progettò una catena produttiva a livello nazionale per evidenziare gli sforzi necessari per migliorare la produttività nel settore e ridurre i prezzi nel lungo periodo, inoltre divise la capacità agricola nelle cinque regioni del Brasile per produrre biocombustibili, dove ogni zona aveva una sua coltura idonea prestabilita dettata da ragioni territoriali, climatiche, ecc.239
Il piano d’azione fu comunicato durante la presentazione di Dilma Rousseff che all’epoca faceva parte della squadra che stese il piano energetico del governo Lula, dove elle stessa fu eletta ministro per le Miniere e l’Energia. Tra tutte le colture prodotte si concluse che l’olio di palma era la pianta che presentava più vantaggi sia per esportazione sia come biomassa da trasformare in biocombustibili, garantendo una gestione positiva dell’energia rinnovabile, riduzione delle emissioni inquinanti ed inoltre in un ettaro coltivato si trova la capacità energetica equivalente a 35 tonnellate di carbone. Una volta riconosciuti i vantaggi comparativi dell’olio di palma, si iniziò la sua promozione su larga scala includendo nel progetto, aziende produttrici di ogni livello, da società quotate in borsa a realtà minori come fattorie a condizioni familiari
238
VOLSE, A. (10 gennaio 2011) La politica energetica di Lula. Limes, rivista italiana di geopolitica. In: http://tempi.repubblica.it/limes/la-politica-energetica-di-lula/18384
239 Si veda sul tema l’articolo di LANGEVIN, M. S. (14 ottobre 2011) Biodiesel in Brazil: Betting on
B10?, in cui descrive le varie culture nelle cinque regioni brasiliane. Sud: soia, semi di cotone, semi di girasole. Sud-Est: soia, semi di cotone, semi di girasole. Nord-Est: palma, semi di ricino. Nord: palma, soia. Centro-Ovest: soia, semi di cotone, semi di ricino. In: http://siew.sg/energy-perspectives/global- energy-trends/biodiesel-brazil-betting-b10
110 e piccoli produttori.240 È questo proprio uno dei veri obiettivi del programma, ossia coinvolgere qualsiasi ceto sociale per spronare l’economia a tutti i livelli, e per questa ragione la Agência Nacional do Petróleo, Gás natural e Biocombustíveis (ANP) era stata predisposta alla supervisione e all’organizzazione delle aste di vendita del biodiesel con certificato di garanzia del biocarburante per i distributori interessati, inoltre la legge n°11.097241, approvata nel 2005, per regolamentare la produzione del combustibile green, promuovendo la coltivazione di biomasse in serie tramite il
Programa Nacional de Fortalecimento da Agricoltura Familiar (PRONAF) per
garantire il mercato ai produttori minori gestori di fattorie familiari.
Il PNPB divise il programma in due fasi principali, B2 e B5 di cui la prima si concentra nel periodo 2005-2008, mentre la B5, dal 2008 al 2010, auspicava ad una produzione di biocombustibili pari a 2,2 miliardi di litri e le previsioni furono rispettate, difatti dai 70 milioni di litri prodotti nel 2005, si passò a 2,35 miliardi di litri di bioetanolo. Questo dato positivo si ripercuote ovviamente sull’economia del Paese con un risparmio d’importazione di diesel fossile nella fase B2, di 160 milioni di dollari.242
La politica energetica dell’amministrazione Lula, come accennato in precedenza, non si basa solo sui biocombustibili, ma su molte altre fonti energetiche rinnovabili come per esempio lo sfruttamento di centrali idroelettriche, di cui il programma PAC entro il 2017 annuncia la costruzione di 71 nuove centrali nella parte nord del Paese, all’interno della zona amazzonica.243
Il progetto più ambizioso e contemporaneamente più criticato, è la costruzione della centrale di Belo Monte che con la sua diga produrrebbe 11.000 megawatt di energia, ma allo stesso tempo, inondando 400.000 acri di foresta, toglierebbe le terre delle popolazioni indigene locali e distruggerebbe
240
LANGEVIN, M.S. (14 dicembre 2010) The Brazilian Biodiesel Program. Journal of Energy Security. In: www.ensec.org/index.php?option=com_content&view=article&id=273:brazilian- biodiesel-program&catid=112:energysecuritycontent&Itemid=367
241 Tra gli obiettivi prefissati dalla legge n°11.097 è importante menzionare l’obbligo del diesel
brasiliano di contenere il 2% di biodiesel.
242
Idem nota 239.
243
VOLSE, A. (10 gennaio 2011) La politica energetica di Lula. Limes rivista italiana di geopolitica. In: http://temi.repubblica.it/limes/la-politica-energetica-di-lula/18384
111 ecosistemi ed intere specie animali; per questo motivo le ONG, che si battono contro questo disastro ambientale, promuovono piuttosto la costruzione di centrali più piccole o il sorgere di centrali eoliche, fonte di energia quest’ultima che sembra avere grandissime potenzialità grazie al programma PROINFA.244
È importante evidenziare che la deforestazione della regione dell’Amazzonia è ciò che più influisce sulle emissioni inquinanti del Paese ed ecco perché Lula, durante la 15esima Conferenza sui Cambiamenti Climatici tenutasi a Copenaghen nel 2009, si è impegnato a ridurre il tasso di inquinamento del Brasile tra il 36% e il 39% entro il 2020, anche se, come Paese emergente, non fosse vincolato ad alcun obbligo dettato dal Protocollo di Kyoto; in ogni caso i risultati sono già presenti dato che c’è stata una riduzione del 14% di gas serra grazie alla diminuzione di pratiche tese all’abbattimento di alberi e piante che nel paese verde-oro sono colpevoli del 75% delle emissioni nocive.245
Sempre a favore delle energie rinnovabili Lula ha promosso il Programa de Incentivo
ás Fontes Alternativas de Energia Eléctrica (PRIONFA) varato con il decreto n°5.025
del 2004 che, in accordo con la legge n°11.943 del 28 maggio 2009, mira a favorire la diversificazione delle varie fonti energetiche brasiliane, cercando sempre nuove alternative per garantire la sicurezza del rifornimento di energia elettrica alla popolazione, sempre cercando di valorizzare la produzione su scala regionale. Si occupa soprattutto di energia eolica di cui il Paese, in un breve periodo di tre anni, passò da una capacità di 22 megawatt installati sul territorio, a 414 e si prospetta una crescita maggiore di questa risorsa, con la previsione di installare altre centrali che sono già previste dal programma.246
Nel 2006 una scoperta ha completamente aperto nuove possibilità energetiche per il Brasile, cioè il rinvenimento di un enorme giacimento di petrolio al largo delle coste sud-est del Paese, tra le città di Vitória e quella di Florianópolis, a circa 300 km dal
244 GRAZIADEI, A. (22 gennaio 2011) Belo Monte: Belo Monstro. In:
www.unimondo.org/Guide/Ambiente/Foresta-e-deforestazione/Belo-Monte-belo-monstro
245
Idem nota 242.
246
O PROINFA, Programa de Incentivo ás Fontes Alternativas de Energia Eléctrica. Caminho limpo para o desenvolvimento. (s.a.) In: www.mme.gov.br/programas/proinfa/
112 litorale. È un giacimento di dimensioni enormi che presenta una lunghezza di 800 km e 200 di larghezza, e viene chiamato Pré-sal perché le rocce spugnose contenenti il greggio si trovano al di sotto di un vastissimo blocco di sale profondo circa 2 km e al suo interno, secondo stime effettuate da studiosi, potrebbero trovarsi 1.600 miliardi di metri cubi di petrolio, quantità che farebbe sbalzare il Brasile in sesta posizione nella classifica mondiale di paesi con maggior consistenza di giacimenti dopo Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait e Emirati Arabi.
Il problema principale è da ricercarsi nelle difficili condizioni estrattive proprio a causa di questo blocco di sale che richiede consultazioni tecnologiche dall’estero e un enorme esborso economico senza la certezza che questo sarà ripagato; infatti per Lula la scoperta del giacimento è da ritenersi un dono del cielo, ma che allo stesso tempo potrebbe rivelarsi una condanna per il Paese.247