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LA VECCHIAIA E L’ALZHEIMER

3.4. Biologia dell’invecchiamento

L’invecchiamento è un processo naturale che, con l’esaurirsi del tempo, determina nelle persone, sia pure con modalità e ritmi diversi, delle modificazioni che portano ad un progressivo decadimento. Tuttavia, ciò non significa esclusivamente il ridimensionamento di certe strutture ma anche conservazione di altre. Nel processo biofisico della senescenza s’intersecano ed interagiscono numerose variabili di natura genetica, sociale e culturale, e sembrerebbe che queste ultime abbiano un’importanza

Francesco Nicola Gaspa

Il corpo, la vecchiaia, la malattia: uno sguardo antropologico sull’Alzheimer

Dottorato di ricerca in Antropologia, Storia medioevale, Filologia e Letterature del

Mediterraneo occidentale in relazione alla Sardegna

Università degli Studi di Sassari

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preponderante. Anche il fattore economico sembra possa giocare un ruolo in quanto esiste una differenza nell’evoluzione dell’invecchiamento tra le persone appartenenti ai ceti sociali privilegiati e quelle appartenenti ai settori svantaggiati in cui la senescenza assume aspetti più complessi.

Naturalmente anche gli eventi patologici, che nella vecchiaia aumentano notevolmente, hanno estrema rilevanza, in modo particolare se a carattere cronico e progressivo, poiché incidono profondamente in modo negativo L’importanza e la maggiore frequenza che la malattia assume nelle fasi avanzate della vita hanno fatto ritenere nel passato che questo dovesse essere necessariamente un fatto intrinseco alla vecchiaia stessa. Questo ha portato ad affermare che fosse una patologia, cioè un evento patologico ineliminabile e irreversibile caratteristico dello scorrere del tempo. Oggi quest’opinione appare inadeguata in quanto si fa una netta distinzione fra invecchiamento “fisiologico” e “patologico” le cui conseguenze possono essere ridotte da una corretta prevenzione, terapia e riabilitazione. In generale, però, anche la medicina ufficiale sostiene che il deterioramento che noi rileviamo con l’avanzare dell’età è soltanto conseguenza di una malattia organica più o meno rintracciabile. Fra le malattie che riguardano una significativa percentuale degli anziani, pur non essendo un fenomeno generalizzato, ritroviamo quelle degenerative a carico del sistema nervoso centrale come la malattia di Alzheimer e delle arterie cerebrali397. I

deficit fisici più comuni però risultano quelli visivi ed acustici, seguiti da quelli a carico del cuore e dei vasi sanguigni e una diminuzione dei riflessi.

Comunque, bisogna tenere in considerazione il fatto che è problematico definire con precisione ed attendibilità, per tutti i soggetti, se un dato rientra nei limiti della normalità o del patologico e nell’individuare con precisione gli effetti di singole cause sul comportamento e sulle sue alterazioni. Proprio per questo motivo la malattia di Alzheimer, almeno nella fase iniziale, è molto difficile da diagnosticare.

397 Schaie, K.W., Strother, C.R., Cognitive and personality variables in college graduates of advaced age, Talland, G.A. (ed.), Human aging and behavior, New York, Academic Press, 1968, pp. 281-308.

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Un altro fattore che può influenzare in senso positivo o negativo il processo di invecchiamento è sicuramente il tipo d’interazione con l’ambiente sociale e naturale e con gli avvenimenti della vita nel corso dell’età adulta e dell’età senile. Infatti, ci sono persone che reagiscono in modo esagerato a situazioni ambientali di scarsa rilevanza, mentre altre rispondono in modo più misurato a situazioni anche molto negative. Ad esempio, lo sradicamento dal proprio ambiente di vita, la perdita del coniuge, il pensionamento, la malattia di un familiare, problemi di carattere finanziario vengono vissuti in modo molto diverso dalle persone. Pertanto, l’invecchiamento di una determinata persona deve essere valutato nel suo contesto ambientale i cui cambiamenti si riflettono in modo particolare sugli anziani. Questo è dovuto al fatto che, avendo acquisito strategie di comportamento funzionali soltanto a determinate situazioni, essi hanno difficoltà ad adattarsi alle nuove398. Questo modo di vedere contrasta con ciò che si pensava nella prima metà del secolo scorsoin cui l’invecchiamento veniva inquadrato esclusivamente sotto l’aspetto biofisico. Soltanto a partire dagli anni ’60 del Novecento sono state prese in considerazione le influenze sociali.

Alcune attività vanno incontro progressivamente ad un calo d’efficienza, caratteristico per ciascun individuo, che può essere compatibile con un normale stile di vita o può arrivare alla perdita assoluta. Questo calo di efficienza può insorgere in differenti periodi con un andamento lento e progressivo oppure, se sopraggiungono eventi patologici, accelerato e aggravato.

Fra le attività che vengono meno hanno una particolare rilevanza quelle sensoriali e motorie. Infatti, con il passare degli anni diminuisce l’acutezza visiva, talora fino alla cecità o ad una condizione in cui non si è in grado di analizzare i dettagli di una figura o di una scena. Anche l’udito degenera, portando talora a una sordità elevata che modifica il comportamento relazionale. L’attività motoria va incontro a rilevanti cambiamenti specialmente per quanto riguarda la rapidità dei movimenti che diventano più lenti, mentre la loro coordinazione e precisione possono venir

398 Cesa-Bianchi, M., Psicologia dell’invecchiamento. Caratteristiche e problemi, Carocci Editore, Roma, 1998, p. 25.

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conservati fino a tarda età. Tale riduzione appare meno evidente nello svolgimento di compiti abituali, mentre si evidenzia più chiaramente di fronte a prestazioni nuove o inconsuete. Con il progredire dell’invecchiamento si ha un deterioramento dell’efficienza intellettiva che può essere dovuta ad una condizione patologica, quando interviene prima dell’età senile o nell’età senile, ma in maniera più grave. Si ha un “deterioramento fisiologico” quando ci si riferisce al decadimento tipico per i vari livelli dell’età senile. Stabilire il livello di deterioramento fisiologico è di estrema importanza per la determinazione delle modificazioni che intervengono nell’attività intellettiva in relazione all’età. Quella del grado di deterioramento patologico è basilare per accertare, di fronte ad un paziente che presenti un rendimento intellettivo scarso, se si tratti di una persona che non ha mai raggiunto un livello intellettivo normale, o di uno che ha perduto una parte significativa del proprio patrimonio intellettuale, come ad esempio una persona affetta da malattia di Alzheimer. Le ricerche più recenti sui processi intellettivi hanno messo in luce come una delle caratteristiche della senescenza sia quella di ridurli, mantenendo, però, e talvolta rafforzando, l’efficienza dei processi ancora conservati. La selezione dei processi che persistono con l’invecchiamento si verifica in parte secondo leggi generali che facilitano, in tutte le persone, la diminuzione o la scomparsa di alcuni processi, la conservazione e l’arricchimento di altri, in parte sulla base d’esperienze di vita di ciascuno individuo. Questo fatto si verifica anche in condizioni patologiche. Nel morbo di Alzheimer ad esempio, almeno nelle fasi iniziali e intermedie della malattia, accanto alla perdita, più o meno completa di alcune facoltà, si può verificare un’accentuazione di altre.

Nell’invecchiamento, i processi che subiscono un peggioramento sono l’apprendimento e la memorizzazione verbale, mentre le operazioni logiche e l’uso del vocabolario rimangono nella normalità. Inoltre, le esperienze personali facilitano il mantenimento di alcuni processi attraverso la conservazione di quelli più utilizzati nel corso dell’esistenza. Le esperienze soggettive relativamente ai processi intellettivi non dipendono tanto da decisioni personali, quanto dalla situazione in cui

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la persona viene a trovarsi. Infatti, vivere in un ambiente particolarmente stimolante facilita l’utilizzazione e la conservazione dei processi logico-astratti, mentre l’emarginazione in una struttura grigia e anonima determina, molto spesso, il decadimento di tutti i processi intellettivi.

Generalmente, negli anziani l’affettività si modifica sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Infatti, si verifica una tendenza, sempre più marcata, verso un egocentrismo e un concentrarsi dell’emotività prevalentemente sul proprio presente e passato, con riferimenti costanti al proprio benessere fisico, alla propria situazione sociale ed economica. Comunemente, l’affievolirsi di tutte le attività psichiche si verifica alcuni anni prima degli ottanta, un periodo critico in cui le persone anziane diventano irritabili, depresse, impulsive, suggestionabili, incapaci di instaurare un rapporto con gli altri. Questa fase molto delicata, nonostante sia generalizzata, viene spesso misconosciuta spingendo così la persona anziana verso una solitudine profonda e un aumento del suo senso di pena e sofferenza. In seguito, questa situazione tende a risolversi, in quanto il tono affettivo migliora, l’intelligenza lascia il terreno della fantasia e della mentalità infantile, l’adattamento all’ambiente torna a rendersi possibile così come riemerge la possibilità di instaurare rapporti con gli altri. Questa fase critica dell’involuzione senile potrebbe dipendere da un’alterazione affettiva, poiché l’affievolimento intellettivo di per se stesso dovrebbe condurre a risultati irreversibili399.

399 Cesa Bianchi, M., Psicologia dell’invecchiamento, Caratteristiche e problemi, Roma, Carocci Editore, 1998, p. 58.

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