ARCHITETTOHE
(Nato nel lU1; morto nel 1514)
Di grandissimo giovamento all'architettura fu vera-mente il moderno operare di Filippo Brunelleschi, avendo egli contrafatto e dopo molte età rimesse in luce l; opere egregie de' più dotti e maravigliosi antichi. Ma non fu manco utile al secolo nostro Bramante, acciò, seguitando le vestigie di Filippo, facesse agli altri dopo lui strada sicura nella professione dell'architettura, essendo egli di animo, valore, ingegno e scienza in quella arte non solamente teorico, ma pratico ed eserCitato sommamente.' -N è poteva la natura formare uno ingegno pil1 spedito, che esercitasse e mettesse in opera le cose dell'arte con maggiore invenzione e misura e con tanto fondamento, quanto costui. Ma non meno punto di tutto questo fu necessario il creare in quel tempo Giulio TI, pontefice animoso, e di lasciar memorie desiderosissimo; e fu ven-tura nostra e sua il trovare un tal principe (il che agl'in-gegni grandi avviene rare volte), alle spese del quale e' potesse mostrare il valore dello ingegno suo e quelle
• ·n Brunelleschi e l'Al berti introdussero nell'architettura lo stile romano:
potrebbesi dire che B1·amante lo raffermasse, accomodandolo con buon gusto e solidità ai bisogni della età moderna.
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arteficiose difficulta che nell'architettura mostrò Bra.,.
ma,nte; la virtù del quale si estese tanto negli edificj da lui fabricati, che le modanature delle cornici, i fusi delle colonne, 'la grazia de' capitegli, le base, le men-sole, ed i cantoni, le volte, le scale, i risalti, ed ogni ordine d'architettura tirato per consiglio o modello di questo artefice, riuscì sempre .maraviglioso a chiunque lo vide: laonde quell' obligo eterno che hanno gl'ingegni che studiano sopra i sudori antichi, mipare che ancora lo debbano avere alle fatiche di Bramante. Perchè, se pure i Greci furono inventori della architettura, e i Ro-.
mani imitatori, Bramante non solo imitand0gli con in-venzion nuova ci insegnò, ma ancora -bellezza e diffi-culta accrebbe· grandissima all'arte, la quale per lui imbellita oggi veggiamo.
Costui nacque in Castello Durante,' nello stato di Ur-bino, d'una povera persona, ma· di buone qualita; e
' •Non sono concordi gli scrittori nè sul nome e cognome di questo artefice, nè sul luogo di nascita. Chi lo vuoi nato in Monte Asdrualdo, chi in Stretta, . altri in Fermignano, altri in Urbino. Ma la opinione più accettata è quella del Vasa·ri, che pone il nascer suo in Castel Durante nello stato d'Urbino, oggi
· Urbania, da papa Urbano VIII che la eresse in vescovado e gli dette.il suo nome.
E quanto al nome e cognome suo, vi ha chi lo disse Bramante Durantini, chi Bramante Lazzari, ·chi Bramante Asdruvaldini. Cesare Cesari ani, che l'ebbe a suo primo precettore·, lo dice Donato da Urbino, cognominato Bramante (Vedi i suoi Commentarj sopra Vitt·uvio); e ciò conferma Giovan Battista Caporali suo amico, a pag. 101-102 del sno Commento sopra a Vitruvio stampato aPe-rugia nel 1536: e questo debbesi ormai tenere per il suo vero nome e co-.,- gnome. Quanto ai genitori suoi, tennero i più che egli nascesse da un Severo Lazzari e da Cecilia hombardelli, ambedue di nobile estrazione; ma il Pungi-leoni, coll'esame di documenti e di antichi scrittori, ha ormai provato ciò esser falso, e che il padre suo fu Angelo di Renzo del castello di Farneta, soprann o-mi nato Bramante, e la madre si chiamò Vittoria di Pascuccio di Monte Asdrualdo.
VeJi PuNGILEONI, .o/lemorie intm·no alla vita e le ope>·e di Donato o Dannino Bramante, Roma, Ferretti, 1836, in-8°.
t Intorno alla patria ed alla famiglia di Bramante si può leggere con gran frutto ed utilita quello che presentemente .ne ha scritto il chiat;issimo architetto barone Enrico di Geymùller nella sua dottissima e magnifica opera intitolata Les Projets p>·imitifs pow· la Basilique de Saint-Pie>·re de Rome par Bramante, Raphael Sanzio, Fra Giocondo, les Sangallo etc. publies pour lap>·emière fois en fac-simile, Paris, Baudry, con atlante di tavole in-foglio e un volume in-quarto di
BRAMANTE DA URBINO 147 nella sua fanciullezza, oltre il leggere e. lo scrivere, si esercitò grandemente nello abbaco. Ma i-l padre, che aveva bisogno che e' guadagnasse, vedendo che egli si dilettava molto del disegno, lo i11dirizzò, ancora fanciul-letto, all'arte della pittura; nella quale studiò egli molto le cose di Fra Bartolomeo, altrimenti Fra Carnovale da Urbino,' che fece la tavola di Santa Maria della Bella:
testo in 'tedesco e francese. Di quest'opera che è in corso di stampa, noi abbiamo potuto avere per squisita cortesia del nobile auto·re.( e ne lo ringraziamo gra n-demente) le bozze del·! e Notizie di Bramante che precederanno la descrizione e spiegazione delle tavole. De!.le quali Notizie noi faremo capitale per le annota-zioni della presente Vita. Diremo dunque che il grande architetto apparteneva non alla famiglia Lazzari, ma sibbene alla Bramante, la quale aveva alcune piccole denominazione di Bramante de Asdrubaldinis che si legge nell'atto notarile dellO maggio 1492, e quella di Bramantes Asdruvaldinus nella medaglia coni a-tagli dal Caradosso pare che provenga dal nome di Monte Asdrualdo: e di fatto
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in Urbino. Ma perchè egli sempre si dilettò dell' archi-tettura e deHa prospettiva, si partì da Castel Durante;
e condottosi in Lombardia, andava ora in questa, ora in quella città lavorando i1 meglio che e'poteva, non però delle antiche scuole pitt01·iche lombarde, nel J(unstblatt, anno 1838, pag. 270), seguendo le notizie del De Paga ve, gli dita maestro Bramantino il vecchio
at-BRAMANTE DA URBINO 149 vedere il Duomo, dove allora si trovava un Cesare Ce-sariano, reputato buono geometra e buono architettare, il quale comentò Vitruvio; e disperato di non averne avuto
tribuite dagli scrittori di quelle città, si costruissero avanti, durante o dopo differente disegno. A questi tempi Bramante el'a ormai impiegato nell'Opera del Duomo di Milano, trovandosi notata la chiamata ch'egli ebbe a Pavia tra i libri di quell'Opera. Ct'edesi che egli edificasse inoltre a Milano la chiesa della Madonna di San Celso e il pol'tico laterale della basilica di Sant'Ambrogio.
Cesare Cesariano suo discepolo, nel suo Commental'io al pl'imo Libl'o di Vitruvio (Como, 1521), discorre di Yarie opere di Bramante, e tra le altre ·della
t Delle opere architettoniche attribuite a Bramante innanzi e dopo la sua an-data a Milano, discorre il signor barone Geymiiller nelle citate Notizie, e fonda n-dosi sull'esame dello stile loro e sul tempo in cui furono innalzate, nega, o dubita
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·quella remunerazione che egli si aveva promessa, diventò sì strano, che l)On volse più operare, e divenuto salvatico, morì. più da bestia che da persona! Eravi ancora~ un Giovangaleazzo Maria Sforza Visconti donò l'uffizio della cancelleria del capitanato di giustizia in Milano. Dicesi che egli studiasse architettura presso Bramante sino al suo quindicesimo anno, cioè sino al 1498, nel quale egli fu cacciato dalla casa
ca-BRAMANTE DA URBINO 151 Bernardino da Trevio, milanese, 1 ingegnere ed archi-tettore del Duomo, e disegnatore grandissimo, il quale da Li o nardo da Vinci fu tenuto maestro raro, ancora che la sua maniera fusse crudetta ed alquanto s~cca nelle pitture. Vedesi di costui in testa del chiostro delle
Gra-·steli o si arrese. Nel 1528 fu fatto architetto di Carlo V, da cui ebbe
commis-·sione di fortificare il suddetto castello, nel quale fece un' opet·a a tenaglia verso il borgo degli Ortolani. Nella Università di Ferrara godette di molta riputazione per i profondi suoi studj, e finalmente fu adoperato nella fabbrica del Duomo di per avere informazione qi alcuni scultori famosi che dovevano fare quell'opera.
Essa fu poi. distrutta. Tali notizie, cavate da autentici do"cumenti, si leggono nelle Vite de' pittori, scultori e architetti be>·gamaschi, del conte Francesco Maria Tassi; Bergamo, Locatelli, 1793, due voi: in-4. Delle pitture sue nel. chiostro delle Grazie e in San Francesco di Milano, citate dal Vasari, non troviamo fatta menzione nelle Guide moderne da noi vedute. Però nella Pinacoteca di Bret·a si attribuisce a lui una ragguardevole tavola, dove, oltre la Vergine e i santi Ambro-gio, Girolamo ed Agostino, sono effigiati ancora Lodovico il Moro, la moglie Ber-nardo Butinone suo compatriotto, e lavorarono insieme alcune pitture, nelle quali lo Zenale segue l'antica maniera lombarda. Poi, a ditfet·enza del Buti none, che non mutò di stile nelle sue opere, lo Zenale si accostò al fare di Lionardo da Vinci, del quale fu amico, come si può riscontrare nelle sue più tarde pitture.
Oltre quelle soprannominate se ne possono registrare altre che portano il suo nome, o sono ricordate come sue dagli scritlori passati. In Brescia sono alcune storie in fresco del Nuovo Testamento nella cappella dell'Immacolata Concezione
~ella chiesa di San Francesco. In Milano; oltre la tavola della Pinacoteca di
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zie una Resurressione di Cristo con alcuni scorti bellis- -simi;' ed in San Francesco una cappella a fresco, den-trovi la morte di San Piero e di San Paulo. Costui dipinse in Milano molte altre opere, e per il contado ne fece anche buon numero tenute in pregio; e nel nostro Libro è una testa, di carbone e biacca, d'una femina assai bella, che ancor fa fede della maniera ch'e' tenne.
Ma per tornare a Bramante, considerata che egli ebbe questa fabbrica e conosciuti questi ingegneri, s' inanimì di sorte, che egli si risolvè del tutto darsi all' arc
hitet-tura~ 2 laonde parti tosi da Milano, se ne venne a Roma
Brera già detta, fatta nel1496, la quale pare che in antico fosse nella chiesa di San Francesco Grande, e poi in quella di Sant'Ambrogio ad nemus; sono di lui gli affreschi a èhiaroscuro dell'atrio di Sant'Antonio, erroneamente attribuiti dal Calvi al vecchio Bramantino, artefice immaginario, come vedremo a suo luogo, dipinti nel 1498, con i ritratti di Lodo vico il Moro e di Massimiliano suo figliuolo, allora fanciullo di sette anni. La casa Borromeo possiede una Corona-zione, di spine, fatta nel 1502, colla sottoscrizione BERNARDUS ·• ZENALIUS TRIVIL . PINXIT • ANNO DNI MDII . MEDIO. ed un bel ritratto in protl.lo; nella galleria Lo-chis-Carrara di Bergamo sono un sant'Ambrogio di grandezza del vero, ed un quadro con Maria. Vergine, il Putto e san Giuseppe. Finalmen.te a Pietroburgo·
nella galleria dell'Ermi t'age è una Madonna che prima appartenne alla Raccolta Litta. Lo Zenale ·presentò nel 1501 un modello dipinto per la decorazione della cupola di Santa Maria sopra San Celso di Milano, ma non fu accettato da' Fab-bricieri .di quella chiesa. Nel 1507 egli dipinse una tavola d'altare per san Fran-·
cesco di Contro, e condusse in Varese nella parete d'una casa della piazza Por-cara la figura intiera di Sant'Ambrogio più grande del naturale, dentro una nicchia, sotto la quale era il nome del pittore. La pittura da pochi anni fu di-strutta. Fu il Zenale anche architetto, e nel 1515 succ·esse al Dolce buono e a Cristoforo Solari, nella fabbrica di Santa Maria sopra San Celso. Nel 1519 fece·
un nuovo modello per la cupola del Duomo di Milano, del quale fu nominato architetto nel 1522 dopo la morte dell' Omodeo. (CALVr, Notizie ecc., Parte Il.
pag. 115 e seg. e CaowE E CAVALCASELLE, Ilisto1·y of Painting in Nm·th llaly,.
tom. II, pag. 33 e seg. ).
1 t La Resurrezione di Cristo in testa del chiostt·o delle Grazie non fu d i-pinta .da Bernardino da Treviglio, ossia Bernardo Zenale, ma da Bernardo Buti-none, insieme con la Crocifissione e la Pésca miracolosa. Il Calvi a pag. 105 della Parte H delle sue Notizie ecc., restituisce al suo vero autore queste pit-ture, fondandosi sopra la testimonianza del padre Gattico, ii quale nella sua Cronica ms.· del monastero di Santa Maria delle Grazie dice quelle pitture·
della mano del Butinone; il che è ancora confermato dalle pitture medesime;
che hanno la maniera del Butinone e niente quella dello Zenale.
2 t Della dimora eli Bramante in Milano il Vasari se ne passa con poche Jlaroh:, forse per le scarse informazioo! che ne aveva. Ma al silenzio, o al difett<>
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innanzi lo Anno santo del MD, 1 dove conosciuto da al-cuni suoi amici e del paese e lombardi, gli fu dato da dipignere a San Giovanni Laterano, sopra la porta Santa
del Biografo hanno snpplito i moderni storici, i quali colle memorie antiche ri -cercate con diligenza e guidati dalla critica hanno potuto restituire all'architetto urbinate alcuni edifizj che fm·ono negli ultimi anni del secolo xv edificati in 1486, modello della cupola; 1491, consultazione o parere intorno alla cupola.-Santa Maria delle Grazie; 1492, chiostro, sagrestia, porta, cupola, cappella di San Paolo, refettorio; 1494, sepoltura d'un figliuolo del duca Lodovico. -Santa Maria presso San Satira: 1474 cit·ca: chiesa, prima parte tra la cupola e la cappella ·di San Sa tiro (via del Falcone); 1497, cappella di San Teodoro;
1498, nicchia, navata, principio della facciata, sagrestia.- Santa Radegonda:
esterno, fianco sinistro, primo chioatro irregolare. - Spedale maggio•·e; nove finestre gotiche tra la loggia di mezzo e la nuova. fabbrica, meta del portico del cortile grande che guarda a settentrione, prospetto, bassorilievi, prin ci-piando dal lato della strada;· pilitstretti. - A1'civescovado: 1493-1497, cortile grande verso la Piazza .Fontana, due lati del portico, mensole del balcone. -Via dell'Arcivescovado: sei finestre del pian terreno. - Castello: ponte coperto d'un portichetto che va sopra il fosso interno alla via coperta che guarda verso
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che s'apre per il Gilibbileo, un'arme di papa Alessan-dro VI lavorata in fresco, con angeli e figure· che la so-stengono.' Aveva. Bramante recato di Lombardia,. e gua-dagnati in Roma a fare alcune cose certi danari, i quali . con una masserizia grandissima spendeva, desi'deroso
po-ter viver del suo, ed insieme, senza avere a lavorare, potere agiatamente misurare tutte le fabriche antiche di Roma. E messovi mano, solitario e cogitativo se n'an-dava; e fra non molto spazio di tempo misurò quanti edifizj erano in quella città e fuori per la campagna;
e parimente fece fino a N a poli, ·e dovunque e' sapeva che fossero cose antiche. Misurò ciò che era a Tiboli ed alla villa Adriana; 2 e, come si dirà poi al suo luogo, se ne servì assai. E scoperto in questo modo l' animo di Bramante, il Cardinale di Napoli,3 datoli d'occhio, prese a favorirlo: donde Bramante seguitando lo studio, es-sendo venutQ voglia al cardinal detto di far rifare a' frati della Pace il chiostro di trevertino, ebbe il carico di questo chiostro." Per il che desiderando di acquistare e di gratuirsi molto quel cardinale, si messe all'opera con ogni industria e diligenzia, e prestamente e per-fettar;nente la condusse al fine." Ed ancora che egli non fusse di tutta bellezza, gli diede grandissimo 'nome, per non essere in Roma molti che attendessino all' architet-tura con tanto amore, studio e prestezza, quanto Bra-mante.
Servì Bramante ne' suoi principj per sottoarchitettore di papa Alessandro VI alla fonte di Trastevere, e
pari-1 Quest'arme fu distrutta nei successivi lavori.
2 Presso la Villa Adriana a Ti voli sono state dissotterrate una gran parte delle più belle sculture antiche che or si conoscono. (Vedi Museo Capitolino,
tom. III). ·
' Oliviero Caraffa.·
• • Ciò fu nel 1504.
' Di questa e d'altre fabbriche di Bramante, nominate più sotto, si possono vedere i disegni nella cita,ta opera del conte D'Agincourt, tav. LVII e xvm. ·
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mente a quella che si fece in su la piazza di San Piero.1 Trovossi ancora, essendo cresciuto in reputazione, con altri eccellenti architettori alla resoluzione di gran parte del palazzo di San Giorgio e della chiesa di San Lorenzo in Damaso, fatto fare da Raffaello Riario cardinale di San Giorgio, vicino a Campo di Fiore; che quantunque si sia poi fatto meglio, fu nondimeno ed è ancora, per la grandezza sua, tenuta comoda e magnifica abitazione:
e di questa fabrica fu esecutore un Antonio Monteca-vallo. Trovossi al consiglio dello accrescimento di San Iacopo degli Spagnuoli in Navona, e parimente alla de-liberazione di Santa Maria de anima, fatta condurre poi da uno architetto todesco. Fu suo disegno ancora il pa-lazzo del cardinale Adriano da Corneto in Borgo nuovo,~
che si fabricò adagio, e-poi finalmente rimase imper-fetto 3 per la fuga di detto cardinale; e parimente l' ac-crescimento della cappella maggiore di Santa Maria del Populo fu suo disegno: le quali opere gli acquistarono in Roma tanto credito, che era stimato il primo archi-tettare, per essere egli risoluto, presto e bonissimo in-ventore, che da tutta quella città fu del continuo ne' mag-gior bisogni da tutti e' grandi adoperato. Per il che creato · papa Iu.lio II l'anno 1503, cominciò a servirlo. Era en-trato in fantasia a quel pontefice di acconciare quello spazio che era fra Belvedere e 'l palazzo, ch'egli avessi forma di teatro quadro, abbracciando una valletta che era in mezzo al palazzo papale vecchio, e la muraglia
' Queste fonti furono demolite, e in luogo di esse ne sorsero altre più ma-gnifiche. (BOTTARI).
•. E segnatamente sulla piazza. di San Giacomo Scossacavalli. Il cardinal Castellesi da Corneto, essendo stato costretto ad abbandonar Roma nel 1517, don6 questo palazzo alla corona d'Inghilterra; ed in esso abit61' ultimo ambasciatore d'Arrigo VIli prima dello scisma· di quel regn~. Dipoi venne in proprietà del conte Giraud, e ultimamente del pdncipe Torlonia.
' Vi mancava la porta, la quale fu fatta nello scorso secolo con ornamenti di travertino, com'è tutta la facciata; ma, a detta del Milizia, non secondo lo stile grave e sodo di Bramante.
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che aveva, per abitazione del papa, fatta di nuovo In-nocenzio VIII, e che da dua corridori che mettessino in mezzo questa valletta, si potessi venire di Belvedere in palazzo per loggie, e così di palazzo per quelle andare in Belvedere; e che della valle per ordine eli scale in diversi modi si potesse salire sul piano di Belvedere.1
Per il che Bramante, che aveva grandissimo giudizio ed ingegno capriccioso in tal cose, spartì nel più basso con duoi ordini d'altezze, prima una loggia dorica bel-lissima, simile al Coliseo de' Savegli; 2 ma in cambio di mezze colonne, misse pilastri, e tutta di trevertini la murò; e sopra questa uno secondo ordine ionico sodo di finestre, tanto che e' venne al piano delle prime stanze del palazzo papale ed al piano eli quelle di Belvedere, per far poi una loggia più di quattrocento passi dalla .banda di verso Roma,3 e parimente un'altra di verso il bosco, che l'una e l'altra volse che mettessino in mezzo
' *Il disegno di questa villa di Belvedere era stato fatto in prima da An·
' *Il disegno di questa villa di Belvedere era stato fatto in prima da An·