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MARIOTTO ALBERTiNELLI

Nel documento LE OPERE DI GIORGIO VASARI (pagine 188-200)

PITTOR FIOREN'l'lNC

{Nato nel 147~; morto nel 1515).

Mari otto Albertinelli, 1 familiarissimo e cordialissimo amico, e si può dire un altro Fra Bartolomeo, non solo per la continua conversazione e prat'ica, ma ancora per la simiglianza della maniera, mentre ché egli attese da-clovero all'arte, fu figliuolo di Biagio di Bi n do A.lberti-nelli: • il quale leva tosi di età d'anni venti dal battiloro, dove infìno a quel tempo, avea dato opra, ebbe i primi principj della pittura in bottega eli Cosimo Rossegli; nella quale prese tal domestichezza con Ba,ccio dalla Porta, che erono un'anima ed un corpo: e fu tra loro tal fr

a-' Nella prima edizione la Vita di Mariotto comincia così: «Di grandissima possanza è un commerzio nell'amicizia che piaccia, e i costumi et una maniera che stringa a osservare per la dilettazione non solo i gesti nelle azioni, ma i caratteri, i lineamenti et l'arie nelle figure. Et certamente si· vede gli stili eh!>

le pe~sone seguono, esser quegli che più ci entrano nel core, sforzandoci del continuo contrafar quegli sì bene, che si giudica spesso spesso la medesima mano:

Jove i giudicii de gli artefici possono appena conoscere la vera da la imitata:

come si può vedere nell' opre dipinte da Mari otto Albertinelli ecc. ».

: t Mari otto, figliuolo di Biagio di Bi n do battiloro e di Vittoria di Biagio Rosani sua prima moglie morta nel giugno del 14i9, nacque ai 13 ottobre 1474, come apparisce dal Libro de' Battezzati della città di Firenze, conservato neii'A,·-chivio dell'Opera secolare di Santa Maria del Fiore. Egli era degli Albertinelli, o meglio Bertinelli, famiglia p6polana, da non confondersi coll'altra dello stesso nome che appartenne all'antica nobiltà fiorentina. Seconda moglie di Biagio fu la Maria figliÙola di Nicoolò di Sandro Biliotti, sposata il 30 maggio del 1487, come si vede nell'Alberetto posto in fine a questa Vita.

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tellanza, che quando .Baccio partì da Cosimo per far-l'arte da sè come maestro, anche Mariotto se n'andò seco; dove alla porta San Piero Gatto lini l'uno e l'altro molto .tempo dimorarono, lavorando molte cose insieme. 1 . E perchè Mari otto non era tanto fondato nel disegno, quanto ·era Baccio, si diede allo studio di quelle anti-caglie che erano allora in Fiorenza, la maggior parte e le migliori delle quali erano in casa Medici; 2 e disegnò assai volte alcuni quadretti di mezzo rilievo che erano sotto la loggia nel giardino di verso San Lorenzo; che in uno è Adone con un cane bellissimo, ed in un altro duoi ignudi, un che siede ed ha a' piedi un cane, l'altro è ritto con le gambe sopraposte che s'appoggia ad un bastone, che sono miracolosi: e parimente due altri di simil grandezza,. in uno de' quali sono due putti che por~ . tano il fulmine di Giove, neJl' altro è uno ignudo vecchio, fatto per l'Occasione, che ha le ali sopra le spalle ed a' piedi, ponderando con le mani un par di bilance. 3 Ed oltre a questi, era quel giardino tutto pieno di torsi di

1 Vedi più sbtto la nota 2, a pag. 2.20.

' Nel palazzo .di Via Larga eretto da Cosimo Pater patriae col disegno di Michelozzo, indi posseduto ed ampliato dai marchesi Riccardi, poi passato in proprietil. del Governo, ed oggi per compra nella Provincia di Firenze, dove ri-siede il Consiglio Provinciale e il Prefetto di Firenze.

9 t Il silenzio de' passati annotatori del Vasari a proposito di questi qua-dretti di mezzo rilievo potrebbe far credere che neppur uno di essi sia pet·ve-nuto fino a noi. Ma invece noi siamo lieti di potere affermare che la più parte di essi esistono tuttavia. Cosi quello de' due ignudi, de' quali l'uno siede ed ha a' piedi un cane, e l'altro è ritto con le gambe soprapposte, si vede presente-mente incastrato sopra la porta d'ingt·esso della stanza avanti alla sala di Luca Giordano nel palazzo Riccardi; come crediamo che uno de' due putti che por-tano il fulmine di Giove sia nella Galleria degli Uffizj. Quanto poi al quadretto con un vecchio ignudo, fatto per l'Occasione, come dice il Vasari, alato alle spalle ed a' piedi, ponderando con le mani un par di bilance, l'opinione nostra, che si accorda con quella di molte persone intelligenti, è che esso sia presen-tem:~nte posseduto dal cav. Raffaello Lamponi de' conti Leopardi, capitano dei RR. Carabiniet·i. Questo bassorilievo in marmo ·.pentelico, che è una delle più belle cose dell'arte greca che ~i possano vedere, stette per più di due secoli in-castrato nel muro sopt•a il camino d'una sala del palazzo in via della Spada che fu gia di Roberto Dudley, conte di Warwich e di Leicester e du7a di

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femmine e ùmschi, che erano non solo lo studio di Ma-riotto, ma di tutti gli scultori e pittori del suo tempo; che una buona parte n'è oggi nella guardaroba del duca Cosimo, ed un'altra nel medesimo luogo, come i dua.

torsi di Marsia, e l'e teste sopra le finestre, e· quelle degl'imperatori sopra le porte.' A queste anticaglie stu-diando· Mariotto .fece gran profitto nel disegno, e prese servitù con madonna Alfonsina madre del duca Lorenzo, la quale, perchè Mariotto attendesse a ... !'arsi valente, gli porgeva ogni ajuto. Costui dunque tramezzando il dise -gnare col colorire, si fece assa.i pratico, come apparì in alcuni quadri che fece per quella signora, che fumo mandati da lei a Roma a Carlo e Giordano Orsini, che vennono poi nelle mani di Cesar Borgia. Ritrasse

ma-thumberland, il quale sul finire del secolo xv1 fuggendo le persecuzioni religiose d'Inghilterra venne in Firenze, e vi morì, molto stimato ed accarezzato dalla

no~iltidìorentina e favorito dai granduchi Cosimo ll e Ferdinando IL Onde si può credere che o per dono di uno di que' p•·incipi, o per compra, egli venisse nel possesso di quel bellissimo bassorilievo. Del quale il p•·esente possessore aveva proposto l'acquisto al Museo del Louvre; e le trat.talive erano andate tanto innanzi, che non mancava altro che il permesso del Governo italiano per spedir lo in Francia: permesso che fu chiesto, e che il Govemo non diede.

Allora il cav. Lamponi, non potendo vendere all'estero il suo bassorilievo, l' of-ferse al Governo italiano per quel prezzo che aveva patteggiato col Museo del Louvre. Ed il Govemo non potendosi da un lato negare a questa Jlroposta, e dall'altro essendo mal disposto ad incontrarne la spesa, richiese dapprima i l parere della Commissione consulti va di Belle Arti -di Fi.renze, e ci•·ca al pregio artistico di quel bassorilievo e circa al suo valore venale. E la Commi sione elesse dal suo seno due scultori di gran nome, il Duprè ed il Santarelli, i quali, esaminata quell'opera, presentarono un Rapporto, in cui dicevano che il bas·

sorilievo era originale di singolare bellezza e senza dubbio uscito da sca•·pello greco, e facevano voti che il Governo cerc'asse con ogni suo potere che quel prezioso cimelio fosse conservato all'Italia. Ma il parere della Commissione Con·

sultiva non piacque al Governo, e pensò di contrapporgli quello d'una Commis-sione archeologica creata a Roma pet· questo effetto; la quale, bene imburiassata, venne a Firenze, vide il bassorilievo, e tornata a Roma, diede in un suo R ap-porto un giudizio del tutto contrario e sfavorevole. Del qual giudizio solamente valendosi il Governo, e di quello solo tenendo conto, non ebbe scrupolo di o f.

frire al cav. Lamponi, per l'acquisto del bassorilievo, la somma di lire 2000!

1 Alcune di queste sculture furon disperse alla seconda cacciata de' Meùici;

altre, e segnatamente i due torsi di Marsia, res,taurali da Donatello e dal Vel'·

racchio, sono adesso nella R. Galleria. - • Intorno a questi due torsi eli Marsi a vedi quanto è detto nel tom. II, pag. 407, nota 2, e tom. III, pag. 367, n~ta l.

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donna Alfonsina di naturale molto béne; 1 e gli pareva a-\rere trovato per quella familiarità la ventura sua. Ma essendo l'anno 14;94 che Piero de' Medici fu bandito, man-catogli quell' ajuto e favore, ritornò Mariotto alla stanza di Baccio/ dove attese più assiduamente a far modegli. di terra ed a studiare, ec1 affaticatosi intorno al naturale ed a imitar le cose di Baccio; onde in pochi anni si fece un diligente e pratico maestro: perchè prese tanto animo, vedendo riusci;t.sì bene le cose sue, che imitando la maniera e l'andar del compagno, era da molti presa la mano di Mariotto per quella del Frate. Perchè interve-nendo l'andata di Baccio al farsi frate, Mariotto per il compagno perduto era quasi smarrito e fuor di se stesso;

e sì strana gli parve questa novella, che, disperato, di cosa alcuna non si rallegrava; e se in quella parte Ma-riotto non avesse avuto a noja il commercio de' frati, de' quali di continuo diceva male, ed era della parte che

1 Alfonsina Orsini moglie di Pietro, affogato nel Garigliano, e figliuola di Roberto conestabile del Regno di Napoli, morta nel 1520. (BoTTARI).

t De' quadri fatti per l'Alfonsina de' Medici e del ritratto di lei non si S>t

oggi dire che ne sia stato. E nel Museo del Louvre una piccola tavola con Cristo che" apparisce alla Maddalena, assegnata per lungo tempo al Perugino, nella quale i signori Crowe e Cavalcaselle riconosçono la mano cl' uno. uscito dalla bottega del Rosse! li. (Op. ci t. III, 485 ).

2 *Più volte l'Albertinelli e il Della Porta fecero insieme compagnia all'arte.

La prima innanzi il 1494, quando ambiclue lasciarono la scuola eli Cosimo Ros-selli, che poi f~ sciolta per l'indignazione presa da i\:Iariotto contro Baccio, al·

lorchè videlo stt·ingere tanta amicizia e familiarità col .Savonarola capo della parte de' Piagnoni, contraria degli Ar,·abbiati, cui l' Albertinelli apparteneva.

Ma questa scissura durò breve tempo, cioè sino alla cacciata di Piero de' Medici nel 1494, come qui narra il Vasari stesso. Quanto durasse questa nuova compagnia non c'è noto. Sappiamo per altro, che sui primi del 1509, quando Baccio avea da nove anni vestito l'abito domenicano, nn' altra ne fu rinnovata tra lorò, i quali fecero luogo di studio comune una stanza del convento di San Marco. Patti di questa ultima furono: A tutte le spese occorrenti, sia per colori, sia per tele e per altre masserizie, provvederebbe il sindaco del convento; e al termine della compagnia, venduti i dipinti con ogni altra masserizia, e detratte le spese, il gua·

dagno fosse metà di Mariotto, e metà del Della Porta, ossia del convento. Quali pitture operassero insieme clur(\nte questa compagnia, si può vedere nella citata opera del P. Marchese. Essa fu sciolta il 5 gennajo 1512, e la somma repartita tra' due pittori montò a ducati 424 d'oro. ( Mem. ci t., II, 17, 22, 65,. 77, 488 ).

MARIOTTO ALBERTINELLI 221 teneva contra la fazione di frate Girolamo· da Ferrara,' arebbe l'amore di Baccio. operato talmente, che a forza nel convento medesimo col suo compagno si sarebbe in-cappucciato egli ancora. Ma da Gerozzo Dini, che faceva fare nell'Ossa il Giudicio che Baccio aveva lasciato im-perfetto, fu. pregato che, avendo quella medesima ma-niera, gli volesse dar fine; ed inoltre, perchè v'era il cartone finito di mano di Baccio ed altri disegni, e pre-gato ancora da Fra Bartolomeo che aveva avuto a quel conto danari, e si faceva coscienza di non avere osser-vato la promessa, Mariotto all' opra diede fine; dove con diligenza e con amore condusse il resto dell'opera tal-mente, che molti non lo sapendo, pensano che d'una . sola ma~10 ella sia lavorata: 2 per il che tal cosa gli diede grandissimo credito nell'arte. Lavorò alla Certosa di Fio-renza, nel Capitolo, un Crocifisso con la N ostra Donna e la Maddalena appiè della croce, ed alcuni Angeli "in aere che ricolgono il· sangue di Cristo; opera lavorata in fresco, e con diligenza e· con amore assai ben con-dotta.3 Ma non parendo che i frati del mangiare a lor modo li trattassero, alcuni suoi giovani che seco impa-ravano l'arte, non lo sapendo Mariotto, avevano con-trafatto la chiave di quelle finestre, onde si potge a' frati la pietanza, la quale risponde in camera loro, ed alcune volte secretamente, quando a uno e quando a uno altro, rubavano il mangiare. Fu· molto romore di questa còsa

' Essendo stato protetto dalla moglie di Pietro de' Medici, è naturale che non seguisse il partito di chi voleva l'abbassamento di quella famiglia.

2 Di quest'opera si è già reso conto nella Vita di Fra Bartolommeo. (Vedi nota l a pag. 178 ). - t Dai libt·i dello Spedale già citati a questo j:ll'oposito annotando la Vita di Fra Bartolommeo, parrebbe che Mariotto desse fine alla pittura del Giudizio intorno al 1500.

3 Sotto questa pittura leggesi la seguente isct•izione:

ì\'lAniOT'l'I FT...ORENTINI OPUS PRO QUO PATRES DEUS

ORANOUS EST A. D. i\ICCCC<.:VI 1\tENS. SEf'T.

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tra'frati, perchè delle cose della gola si risentono così bene come gli altri; ma facendo ciò i garzoni con molta destrezza, ed essendo tenuti buone persone, incolpavano coloro alcuni frati che per odio l'un dell'altro il faces-sero: dove la cosa pur si scoperse un giorno; per che i frati, acciocchè il lavoro si finisse, raddoppiarono la pie-tanza a Mariottb ed a' suoi garzoni, i quali con allegrezza e. risa finirono quella opera. Alle monache di San Giu-liano di Fiorenza fece la tavola dello altar maggiore, che in Gualfonda lavorò in unq., sua stanza, insieme con un'altra nella medesima chiesa, d'un Crocifisso con An-geli e Dio Padre, figurando 1~ Trinita in campo d'oro, a olio.'

Era Mariotto persona inquietissima, e carnale nelle cose d'amore, e di buon tempo nelle cose del vivere:

perchè venendogli in odio le sofisticherie e gli stilla-ménti di cervello della pittura, ed essendo spesso dalle lingue de'pittori morso, come è continua usanza in loro e per eredita mantenuta, si risolvette darsi a più bassa

e

meno faticosa e più allegra arte; ed aperto una bel-lissima osteria fuor della porta San Gallo, ed al ponte Vecchio al Drago una taverna e osteria, fece quella molti mesi, dicendo che aveva presa un'arte, la quale era senza muscoli, scorti, prospettive, e, quel èh' importa più, senza

bia~?mo; e che quella che aveva lasciata era contraria a questa, perchè imitava la carne ed il sangue, e questa faceva il sangue e la carne; e che quivi ognora si sen-tiva, avendo buon vino, lodare, ed a quella ogni giorno si sentiva biasimare. Ma pure venutagli anco questa a noja, rimorso dalla vilta del mestiero., ritornò alla

pit-' *Ambedue queste tavole ora si conservano nella Galleria dell'Accademia delle Belle Arti; la prima rappresenta Nostra Donna seduta in trono col Putto in braccio, ed ai lati san Domenico e san Niccolò di Bari i nginoccbioni, sa n Giuliano e san Girolamo in piè; in basso del trono è scritto: OPUS MARIOCTt.

Della Trinità si vede un intaglio nerla Galleria dell'Accademia più volte citata.

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tura: dove fece per Fiorenza quadri e pitture in casa di cittadini; e lavorò a Giovan Maria Benintendi tre storiette di sua mano;' ed in casa Medici, per la crea-zione di Leon X, dipinse a olio un tondo della sua arme, con la Fede, la Speranza e la Carità, il quale sopra la porta • del palazzo loro stette gran tempo. Prese a fare nella Compagnia di San Zanobi, allato àlla canonica di Santa Maria del Fiore, una tavola della Nunziata, e quella con molta fatica condusse. Aveva fatto far lumi a posta, ed in su l' oper~ la volle lavorare,2 per potere condurre le vedute, che alte e lontane erano, abbagliate diminuire, e crescere a suo modo. Eragli entrato in fan-tasià che le pitture che non avevano rilievo e forza ed insieme anche dolcezza, non fussino da tenere in pregio; e perchè conosceva che elle non si potevon fare uscir del piano senza ombre, le quali avendo troppa oscurità restano coperte, e se son dolci non hanno forza, ·egli arebbe voluto aggiugnere con la dolcezza un certo modo di lavorare, che l'arte fino allora non gli pareva che a ve~se fatto a suo modo: onde, perchè se gli porse oc-casione in questa opera di ciò fare, si mise a fa! perciò fatiche straordinarie, le quali si conoscono in uno Dio Padre che è in aria ed in alcuni putti, che son molto rilevati dalla tavola per uno campo scuro d'una prospet-tiva che egli vi fece, col cielo d'una volta intagliata a mezza botte, che girando gli archi di quella e diminuendo le linee al punto, va di maniera indentro, che pare di rilievo; oltra che vi sono alcuni Angeli che volano spar-gendo fiori, niolto graziosi. 3

1 Non dicendo il Vasari che cosa rappresentassero, è ben difficile il· ri n-tracciarle.

2 Cioè sul luogo, o ve la tavola doveva rimanere.

8 Questa pure travasi nell'Accademia delle Belle Arti; ed è assai ben

con-servata.- * Porta SCritto: 1510 • MARIOTTI · FLORÈNTINI • OPUS.

t Nella raccolta dello Spedale di Santa Maria Nuova è un'altra tavola col medesimo soggetto, nel mezzo della quale è un pilastro finto di noce, nella cui base Sta scritto in lettere d'O l'O: O RATE

.

• PRO • P lOTO RE A · D • MCCCCCXIII (~)

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Questa opera fu disfatta e rifatta da Mariotto innanzi che la conducesse al suo fine più ~olte, scambiando o~a il colorito o più chiaro o più scuro, e talora più vivace ed acceso ed ora meno; ma non si satisfacendo a suo modo, nè gli· parendo avere aggiunto con la mano ai pensieri dell'intelletto, arebbe voluto trovare un bianco che fusse stato· p~ì1 fiero della biacca; dove egli si mise a purgarla per poter lumeggiare in su i maggior chiari a modo suo. Nientedimeno, conosciuto non poter far quello con l'arte che comprende in sè l'ingegno ed intelligenzia umana, si contentò di quello che avea fatto, poichè non aggiugneva a quel che non si poteva fare; e ne conse-guì fra gli artefici di questa opera lode ed onore, con credere ~ncora di cavarne per mezzo di queste fatiche da e'padroni molto più utile che non fece, intravenendo discordia fra quegli che la facevano fare e Mariotto. Ma Pietro Perugino, allora vecchio, Ridolfo Ghirlandajo, e Francesco Granacci la stimarono, e d'accordo il prezzo di essa opera insieme acconciarono. Fece in San Bran-cazio di Fiorenza in un mezzo tondo la Visitazione di N ostra Donna.1 Similmente in Santa Trinita lavorò in una tavola la Nostra Donna, San Girolamo e San Za-nobi, con diligenza, per Zanobi del Maestro; 2 ed alla chiesa della Congregazione de' preti di San Martino fece una tavola della Visitazione, molto lodata.3 Fu condotto

1 Dopo la soppressione della chiesa di San Pancrazio, non sappiamo in quali mani andasse la pittura qui nominata.

2 *Sino dal 1813 questa tavola passò a Parigi, e si conserva tuttavia nel

2 *Sino dal 1813 questa tavola passò a Parigi, e si conserva tuttavia nel

Nel documento LE OPERE DI GIORGIO VASARI (pagine 188-200)

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