PITTOR FIORE~TINO
(Nato nel 1475; morto nel 1517)
Vicino alla terra di Prato, che è lontana a FiÒrenza .dieci miglia, in una villa chiamata Savignano nacque Bartolomeo, 1 secondo l' uso di Toscana chiamato Baccio, il qual
è
mostrando nella sua puerizia non solo inclinazione, ma ancora attitudine al disegno, fu col mezzo di Bene-detto da Maiano acconcio con Cosimo Rosselli, ed in casa alcuni suoi parenti che abitavano alla porta a San Piero Gattolini accomodato, ove stette molti anni; talchè non era chiamato nè inteso per altro nome, che per Baccio dalla Porta. Costui, doppo che si partì da Cosimo Ros-selli, cominciò a studiare con grande affezione le cose . di Lionardo da Vinci, e in poco tempo fece tal frutto e tal progresso nel colorito, che s'acquistò reputazione e credito d'uno de' miglior giovani dell'arte sì nel colorito' *Nacque, secondo lo stesso Vasari, nell'anno 1469. Fu figliuolo di un tal Paoio di Jacopo del Fattorino; e con questo cognome trovasi registrato nel vec-chio Libro della Compagnia de' Pittori di Firenze (vedi GUALANDI, MeWJ.m·ie originali di Belle Arti ecc., serie VI, pag. 176 e seg.; dove· il di Saterino, va corretto in del Fatorino), e in un documento pubblicato nelle Memorie dei più insignì Pittori, Scultm·i e Architetti Domenicani, del P. L. Vincenzo
Marchese, II, 405. .
t Circa all'anno e al luogo della nascita e circa alla famiglia di Fra Bar-tolommeo, vedi la prima parte del Commentario che segue.
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come nel disegno. Ebbe in compagnia Mariotto Alberti-nelli; 1 che in poco tempo prese assai bene la sua ma-niera; e con lui condusse molti quadri di N ostra Donna sparsi per Fiorenza, de' quali tutti ragionare sarebbe cosa troppo ·lunga. Però, toccando solo d'alcuni fatti eccel-lentemente da Baccio, uno n'è in casa di Filippo di A ve-rardo Salviati, bellissimo
e
tenuto molto in pregio e caro da lui, nel quale è una Nostra Donna: 2 un altro non è molto fu comperato (vendendosi fra masserizie vecchie) da Pier Maria delle Pozze, persona molto amico delle cose di pittura, che conosciuto la bellezza sua, non lo lasciò per danari; nel quale è una N ostra Donna fatta con una diligenzia straordinaria. A v eva Pier del Pugliese avuto una Nostra Donna piccola di marmo, di bassissimo rilievo, di mano di Donatello, cosa rarissima; la quale· per maggiormente onoraria gli fece fare uno tabernacolo di legno per chiuderla con dua sportellini, che datolo a. Baccio dalla Porta, vi fece drento dua storiette, che fu una la Natività di Cristo, l'altra la sua Circuncisione;le quali condusse Baccio di figurine a guisa di miniatura, che non è possibile a olio poter far meglio;~ e quando poi si chiude, di fuora in su detti sportelli dipiD:se pure
1 *Di questa compagnia o società artistica fatta da Fra Bartolommeo col-l'Albertinelli .vedremo nel Prospetto Cronologico posto in fine, e meglio nella Vita di quest'ultimo.
2 *Del quadt·o per il Salviati è fatta memoria anche in un Libro di Ricm·-danze, del 1493 al 1516, segnato B, nel convento di San Marco di Firenze, che contiene un sommario dei dipinti di" Fra Bartolommeo, pubblicato nelle citate Memol"ie del P. Marchese, II, 158 e seg. Ma sì di questo, come del seguente quadro comprato dal Delle Pozze, non avendoci il Yasari detto nessuna parti-colarità, sarebbe oggi difficile dar contezza tra tante altre pitture che di sua mano si trovano· con questo stesso soggetto.
• • Gli sportelli n i dipinti qui mentovati si conservano ancora in ottimo stato nella sala dei piccoli quadri della Scuola Toscana, nella Galleria degli Uffizj.
Queste sono le miniature ricordate dal Vasari nella Vita di Donatello, a propo-sito delle quali leggasi la nota l a pag. 417 del tom. IL Se ne ha un intaglio nel vol. II Serie I deÙa Galleria di Firenze illustrata. La storietta della Cir-concisione è incisa anche a pag. 47 del vol. IV della Storia del prof. Rosini.
FRA BARTOLOMEO DI SAN MARCO 177
a olio di chiaro e scuro la Nostra Donna annunziata dall'Angelo. 1 Questa opera è oggi nello scrittoio del duca Cosimo; dove egli ha tutte le antichità di bronzo di figure piccole, medaglie, ed altre pitture rare di mini, tenuto da Sua Eccellenzia Illustrissima per cosa rara, come è veramente. Era Baccio amato in Firenze per la virtù sua, chè era assiduo al lavoro, quieto e buono di natura, ed assai timorato di Dio, e gli piaceva assai la vita quieta, e fuggiva le pratiche viziose, e.molto gli dilettavan le predicazioni, e cercava sempre le pratiche delle persone dotte e posate. E nel vero, rare volte fa la natura na-. scere un buono ingegno ed un artefice mansueto, 2 che
anche in qualche tempo di quiete e di bontà non lo pro-vegga, come fece a Baccio; il quale, come si dirà di sotto, gli riuscì quello che egli desiderava, che sparsosi l'esser lui non men buono che valente, si divulgò talmente il suo nome, che da Gerozzo di Monna V enna Dini gli fu fatta allogazioned'una cappella nel cimiterio, dove sono
·l'ossa de'morti ~ello spedale di Santa Maria Nuova, e
eominciovvi. un Giudizio a fresco, il quale condusse con tanta diligenza e bella maniera in quella parte che finì, che acquistandone grandissima fama oltra quella che aveva, molto fu celebrato per aver egli con bonissima eonsiderazione espresso la gloria del Paradiso, e Cristo con i dodici Apostoli giudicare le dodici tribù, le quali con bellissimi panni sono morbidamente colorite; o l tra che si vede nel disegno, che restò a :finiTsi queste figure che sono ivi tirate all'Inferno, la disperazione, il dolore, e la vergogna. della morte eterna, così come si conosce
·la contentezza e la letizia che sono in quelle che si
sal-vano; ancora che questa opera rimanesse imperfetta, avendo egli più voglia d'attendere alla religione che alla
1 *Questa si vede incisa nella tav. xxvr B della Galleria di Firen:.e il·
lustrata.
• t Nell' edizione c;! el 1568 e, per errore di stampa, orefice.
V 4SAU, Opere. - Vol. IV.
178 FRA BAHTO.LOMEO DI SAN MARCO
pittura.1 Per che trovandosi in questi tempi in San Marco Fra Girolamo Savonarola da Ferrara dell'ordine de' Pre-dicatori, teologo famosissimo, e continovando Baccio la udienza delle prediche sue per la devozione che in esso aveva, prese strettissima pratica con lui, e dimorava quasi continuamente in convento, avendo anco con gli altri frati fatto amicizia. Avvenne che continovando Fra Ieronimo le sue predicazioni, e gridando ogni giorno in pergamo che le pitture lascive e le musiche e libri amo-rosi spesso inducono gli. animi a cose mal fatte, fu per-suaso che non era bene tenere in casa., dove son fan-ciulle, figure dipinte di uomini e dm:n:e ignude. Per il che riscaldati i popoli dal dir suo, il carnovale seguente, che era costume della città far sopra le piazze alcuni capannucci di stipa ed altre legne, e la sera del martedì per antico costume arderle queste con balli amorosi, dove presi per mano uno uomo ed una donna giravano cantando intorno certe ballate; fe'.sì Fra Ieronimo, che quel ·giorno si condusse a quel luogo tante pitture e sco l-· ture ignude, molte di mano di maestri eccellenti, e
pa-' *Mediante alcuni ricordi da noi rinvenuti nell'archivio dello Spedale di
·Santa Maria Nuova possiamo dire con certezza l'anno, sin ora ignoto, nel quale fu condotto questo affresco. Essi si trovano nel libro intitolato Quaderno di Cassa, dal 1497 al 1500, dove a carte 82 primo si legge : « 1499. ·Bartolomeo di Pagholo di chontro de' avere fior. x larghi d'oro in oro, messi. ... per Gie-rozzo di Nicholo Dini, che sono per suo chonto per la dipintura fa fare nel chio-stro de l'osa. f,ìor. lO "· - A carte dette: « 1499. Gierozo di Nicholò Di n i di rincontro de' dare infino addì 18 di febraio 1498 (stile comune 1499) per fior.
dieci larghi in oro: portò contanti fior. lO larghi in oro ». - « E addì 31 d' ot-tobre 1499 L. xj per lui a Francesco di Filippo scharpellatore, per la valuta di braccia x di las troni intarsiati per murare di retro alla dipintura si fe' i nel chio-stro de l'ossa. fior. l, L. 4, sol.-».-« E de' dare fior. xxxj larghi in oro e più ij L. e sol xviij ..... il frate Baldo fior. 31. L. 2. sol. 18 ». - A carte 82 secondo:
« 1499. Bartolomeo di Pagholo detto Baccino dipintore de' dare addì 22 d'aprile 1499 fior. cinque larghi in oro: portò lui per parte di lavoro a dipingniere nn giudizio i nel chiostro dell'ossa: portò lui. fior. 5 larghi in oro».-« E addì 4 d'ottobre 1499 fior. v larghi portò lùi, fior. 5 larghi in oro ». - I vi: « 1499. Gierozzo di Nicholo di Sandro Di n i de' auere infino addì xiiij di settembre .1498 fior. xxxviiij la r. in oro, checciene (che ce n'è) servito in più volte. fior. 39 larghi in oro"·
-« E de' avere addì 3 ottobre 1499 fior. iiij larghi, portò lui. fior. 4 larghi in oro».
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rimente libri, liuti e canzonieri, che fu danno grandis-simo, ma particolare della pittura; dove Baccio portò tutto lo studio de' disegni che egli aveva fatto degl'ignudi;
e lo imitò anche Lorenzo di Credi, e molti altri che avevon nome di piagnoni. 1 Laddove non andò molto, per l'affezione che Baccio aveva a Fra Ieronimo, che fece in un quadro el suo ritratto che fu bellissimo, il quale fu portato allora a Ferrara, e di lì non è molto ch'egli è tornato in Fiorenza nella casa di Filippo di Alamanno Salviati, il quale,. per esser di mano di Baccio, l'ha carissimo. 2 Avvenne poi che un giorno si levarono le parti contrarie a Fra Girolamo per pigliarlo e met-terlo nelle forze della giustizia, per le sedizioni che aveva fatte in quella città.
n
che vedendo gli amici del frate' si ragunarono essi ancora in numero più di cinquecento, e si rinchiusero dentro in San Marco; e Baccio insieme con esso loro, per la grandissima affezione che egli a v eva a quella parte. V ero è che essendo. pure di poco animo,' Abbiamo già avvertito nella Vita del Botticelli, c,he Piagnoni chiamavansi i seguaci del Savonarola, i quali formavano una fazione popolare contraria al-l' in n alzamento della fami.glia de' Medici. Altra fazione popolare sussisteva allora, detta degli Arrabbiati; nemica anch'essa della potenza medicea, ma egualmente avversa all'intollerante bacchettoneria de' Piagnoni.
1 *Questo ritratto posseduto da Filippo Salvia ti, che in gioventù era stato am-miratore del Savonarola e fu grandissimo benefattore del monastero e chiesa di San Vincenzo di Prato, dalle Terziarie di San Domenico venne donato, con molte altre memorie di Fra Girolamo, a su or Caterina de' Ricci, la quale tenevalo in grandissima venerazione. Soppresso nel 1810 quel monastero, e disperse le molte cose d'arte che v'erano, questo ri~ratto passò in casa Rubieri di Prato, ed oggi è custodito con molto amore in Firenze dal signor Ermolao Rubi eri. È di profilo, col cappuccio in testa, e tutto simile alla celebre gemma intagliata da Giovanni delle Corniole. In basso è scritto a lettere romane: ll!ERONYMI • FERRARIENSIS • A DEO • MISSI • PROPHETAE • EFFIGIES. Un altro bel ritratto del Savonarola, dipinto da Fra Bartolommeo è nella Galleria della fiorentina Accademia delle Belle Arti, per-venutovi dal convento di San Marco, dove fu trasportato dall'Ospizio della Mad-dalena in pian di Mugnone. Anch'esso è di profilo, ma colla testa nuda e solcata da una profonda ferita; avendo voluto il pittore rappresentarlo sotto le sembianze di San Pietro martire, a significare che egli pure patì il martirio. Un bell' inta-glio di questo, con una illustrazione di Gino Capponi, è nella Galleria dell'Acca-demia suddetta. - t Il ritratto suddetto è ora in mano degli eredi di Ermolao Rubieri, morto in quest'anno. Facciamo voti che sia conservato a Firenze.
180 FRA BARTOLOMEO DI SAN MARCO
anzi troppo timido
e
vile, sentendo poco appresso dare la battaglia al convento,e
ferire ed uccidere alcuni,cominciò a dubitare fortemente di se medesimo; per il che fece voto, se e' campava da quella furia, di vestirsi subito l'abito di quella religione: ed interamente poi l'o osservò. Conciò sia che finito il rumore, e preso e condan-· nato il frate alla morte, come gli scrittori delle storie più chiaramente raccontano,' Baccio andatosene a Prato, si fece frate in San Domenico di quel luogo, secondo che si trova scritto nelle Cronache di ·quel convento, a dì 26 di luglio 1500, in quello stesso convento dove $i fece frate;~ con grandissimÒ dispiacere di tutti gli amici suoi che infinitamente si dolsero di averlo perduto, e massime per sentire che egli aveva postosi in animo di non at-tendere più· alla pittura. Laonde Mariotto Albertinelli, amico e compagno suo, a' preghi di Gerozzo Dini prese le robbe da Fra Bartolomeo, che così lo chiamò il priore nel vestirgli l'abito, e l' opra dell'Ossa di Santa Maria N uova condusse a fine: dove ritrasse di naturale lo spe-dalingo che era allora, ed alcuni frati valenti in cerusia, e Gerozzo che la faceva fare, e la moglie, interi, nelle facce dalle bande, ginocchioni; ed in uno ignudo che siede ritrasse Giuliano Bugiardini, suo creato, giovane, con una zazzera, come si costumava allora, che i capegli
1 Fra Girolamo fu impiccato e' bruciato il 23 maggio 1498. Intorno alle azioni, al processo e alla morte di quest'uomo straordinario leggansi le Storie Fioren-tine di Jacopo Nardi, li b. II.
2 • Così nell'originale edizione del 1568: ma noi in cambio di corregger la lezione viziata col sopprimere alcune parole, come hanno fatto i precedenti edi-tori, vogliamo supplire piuttosto alla inavvertenza, che reputiamo dello stampa-patore e non del Vasari, leggendo: « .... si fece frate in San Domenico di quel luogo, secondo che si trova scritto nelle Cronache di ·quel convento, a dì 26 di
•luglio 1500; e l'anno dopo fece professione in quello stesso convento, dove si fece frate "· A così emendare ci ha persuasi un ricordo del pratese Alessandro
·Guardini; che nel 1560 attesta d'aver letto proprio nelle Cronache rammentate
<!al Vasari, come Baccio prese l'abito nel convento di San Domenico a'26 di luglio 1500, ed i vi l'anno seguente fece la sua professione. (P. MARCHESE, Mem . .ci t., II, 30, in nota).
FRA BARTOLOMEO DI SAN MARCO 181 si conteriano a uno a tmo, tanto son diligenti. Ritrassevi se stesso ancora, che è una testa in zazzera d'uno che esce d'un di quegli sepolcri. Evvi ritratto in quell'opera anche Fra Giovanni d~ Fiesole pittore, del quale aviàno descritto la Vita, che è nella parte dè'beati.1 Quest'opera fu lavorata e da Fra Bartolomeo e da Mariotto in fresco tutta, che s'è mantenuta e si mantiene benissimo, ed è tenuta dagli artefici in pregio, perchè in quel genere si p"uò far poco più.' Ma essendo Fra Bartolomeo stato in Prato molti mesi, fu poi da' sua superiori messo con-ventuale in San Marco di Fiorenza, e· gli fu fatto da que'frati ·per le virtù sua molte carezze.
A v eva Bernardo del Bianco fatto far nella Badia di Fiorenza, in que' dì, una cappella di macigno intagliata
1 La sintassi non regolare di questo periodo fece pigliare un grosso farfal-lone a monsignor Bottari ed agli altri che lo seguitarono, nel leggere questo passo, il quale vuoi dire: che il rit•·atto di Fra Giovanni da Fiesole, di cui il Vasa.·i ha scritto la vita, è nella parte dei beati; poichè la pittura, rappre-sentando il Giudizio universale, contiene, come si è letto di sopra, le figure che vanno all'inferno, e quelle che si salvano; e fra queste era vi il detto Fra Gio-vanni. Ora il Bottari credette che questa Vita di Fra Bartolommeo fosse scritta da don Silvl)no Razzi monaco camaldolense (che veramente qualche ajuto prestò al Vasari nel compilar queste Vite, ma non gliele scrisse di pianta, come alcuni con troppa leggerezza avrebbero sospettato), perchè esso don Silvano pubblicò 1e Vite de' Santi e Beati fiorentini: ma ciò che rende lo sbaglio meno scusabile è, che fra le Vite scritte dal detto monaco, non vi è neppure un verso allusivo alla Vita di Fra Giovanni da Fiesole.
• *Nella meta del secolo xv n, rovinato l'antico cimitero, fu segato il muro dipinto, salvo le facce dalle bande, che andaron distrutte, e collocato nel cortile accanto allo spedale delle donne; ma abbandonato alle intemperie, patì gravissimi danni, e segnatamente nella parte inferiore, oggi quasi del tutto perduta. Gioverà pertanto riferire la descrizione che ce ne ha lasciata il Bocchi nelle Bellezze della Città di Firenze, al tempo del quale l' afi'resço era sempre al suo primiero posto e in buon grado. «E bella la figura del san Michele, mezzo armato; il quale con la spada nella destra, accenna poscia con la sinistra, perchè i dannati sian divisi da' beati. Ci è uno, a cui è comandato che passi tra' dannati, effigiato con somma arte; e senza dar segno di ubbidire, inginocchiato con una gamba, pare che gridi e si quereli estremamente. Si veggono i beati, vergini, frati, dot-tori e pontefici, come di somma gioja sono fatti lieti, di color vago e raro. Si mostra in attitudine da disperato uno ignudo, che è tra' dannati, che ponendosi amendue le mani al viso, si vudl squarciare la bocca; ammirato sommamente da gli artefici. Con rara industria è fatto nn monaco, il quale gettata per _terra la oerona, pare che scoppi di dolore, gridando al cielo con bellissima movenza.
182 FRA BARTOLOMEO DI SAN MARCO
molto ricca e bella, col disegno di Benedetto da Rovez-zano, la quale fu ed è ancora oggi molto stimata per una ornata e varia opera; nelia quale Benedetto Bu-glioni 1 fece di terra cotta invetriata in alcune nicchie figure ed angeli tutte tonde per finimento, e fregj pieni di cherubini e d'imprese del Bianco; e desiderando met-tervi drento una tavola che fussi degha di quell'orna-mento, messesi in fantasia che Fra Bartolomeo sarebbe if proposito, e operò tutti que' mezzi amici che maggiori per disporlo. Stavasi Fra Bartolomeo in conyento, non attendendo ad altro che agli u:fficj divini ed alle cose della regola, ancorachè pregato molto dal priore e dagli amici suoi più cari che e'facesse qualche cosa di pittura, ed era già passato il termine di quattro anni che egli
Molto è commendata una femmina mezza ignuda, che piangendo si pone le mani al viso, e si vede fatta con grandissimo artifizio. Sopra, poscia, è Cristo , messo in mezzo dagli apostoli, dalla Madre, e gli angeli ancora, che con le trombe chiamano al giudizio». Nella raccolta de' disegni della R. Galleria degli Uffizj, nella cassetta 111, al n° 39 evvi uno studio del Dio Giudice, fatto di ma-tita nera con lumi di biacca in carta tinta.
t Questa pittura, grandemente guasta nella parte inferiore per cagion.e dell'umidità, fu distaccata felicemente dal muro, dove fu dipinta da Fra Barto-lommeo, e trasportata in una stanza superiore dello Spedale dal signor Gu-glielmo Botti, e al tempo stesso ne fu ·ratto un disegno in cartone della gran-dezza medesima dal signor Raffaello Bonajuti, il quale procurò di rimettervi le parti che mancavano. - Tra le opere fatte da Fra Bartolommeo non ricor-date dal Vasari deve registi-arsi la tavola colla Natività di Nostro Signore e san Francesco che la contempla, dipinta nel 1512 a messer Francesco Pepi per la sua cappella di san Francesco nella chiesa di Cestello di Firenze, oggi Santa Maria Maddalena de' Pazzi. Forse questa è la tavola che secondo i signori Crowe e Cavalcaselle (op. cit. III, p. 47i si vede nella Galleria Abel di Parigi,
t Questa pittura, grandemente guasta nella parte inferiore per cagion.e dell'umidità, fu distaccata felicemente dal muro, dove fu dipinta da Fra Barto-lommeo, e trasportata in una stanza superiore dello Spedale dal signor Gu-glielmo Botti, e al tempo stesso ne fu ·ratto un disegno in cartone della gran-dezza medesima dal signor Raffaello Bonajuti, il quale procurò di rimettervi le parti che mancavano. - Tra le opere fatte da Fra Bartolommeo non ricor-date dal Vasari deve registi-arsi la tavola colla Natività di Nostro Signore e san Francesco che la contempla, dipinta nel 1512 a messer Francesco Pepi per la sua cappella di san Francesco nella chiesa di Cestello di Firenze, oggi Santa Maria Maddalena de' Pazzi. Forse questa è la tavola che secondo i signori Crowe e Cavalcaselle (op. cit. III, p. 47i si vede nella Galleria Abel di Parigi,