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LA POLITCA FISCALE

4.1 Breve storia del modello IS-LM

All’inizio del secondo capitolo ci si era brevemente soffermati sull’autorevole opera dell’economista britannico John Maynard Keynes dal titolo: “Teoria generale

dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”. Il libro era stato definito dagli studiosi

dell’epoca un capolavoro tanto importante per gli sviluppi dell’economia moderna, quanto di difficile comprensione. Diverse interpretazioni erano state fornite; tra tutte, una notevole rilevanza era stata attribuita all’analisi svolta dall’economista inglese John Richard Hicks, il quale aveva sintetizzato quello che era ritenuto uno dei maggiori contributi di Keynes: la descrizione congiunta del mercato dei beni e del mercato finanziario. Lo stesso studioso ne elaborò un modello, che venne poi chiamato “Modello

IS-LM”. Esso ha giocato un ruolo cruciale nell’evoluzione della Macroeconomia in

questi ultimi settant’anni. Nonostante le numerose critiche riversategli contro, soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni ’70, ancora oggi ricopre un ruolo primario all’interno degli sviluppi della moderna economia mondiale. Questo perché, a dispetto della sua semplicità (viviamo in un mondo in continua evoluzione, dove le numerose ricerche portano, nel giro di pochissimo tempo, qualsiasi nuova scoperta a essere superata e obsoleta) il modello riesce comunque a cogliere moltissime evoluzioni dell’economia nel breve periodo. Per questo motivo esso viene ancora insegnato e utilizzato ai giorni nostri. Rimane il cuore di diversi studi preliminari e di numerosi libri di testo (ad esempio Taylor del 1988, Mankiw del 1992 e Blanchard del 2010).

Inoltre il modello IS-LM rappresenta spesso la colonna vertebrale di diversi modelli econometrici usati dagli enti pubblici e dalle imprese nelle loro previsioni politiche ed economiche. La sua sopravvivenza e il fatto di ricoprire un ruolo ancora importante all’interno dell’attuale macroeconomia è quindi sorprendente, ma non troppo. Tutto questo è stato reso possibile dall’elevato “spirito di adattamento” del modello

96 nonostante i continui cambiamenti avvenuti all’interno dell’ambiente economico, riguardanti importanti problemi politici e l’evoluzione di rilevanti congetture teoriche e metodologiche. Questa fondamentale adattabilità deriva dai diversi ruoli che il modello ha saputo svolgere durante la sua eccezionale esistenza e che tuttora pone in essere. Prima tra tutte vi è la sua funzione propedeutica agli scopi didattici o euristici. Una buona parte del successo del modello IS-LM proviene senza alcun dubbio dalla sua capacità di generare numerosi benefici grazie alla sua natura analitica ed euristica, il tutto servendosi di semplici strumenti conoscitivi. Esso è infatti in grado di delineare l’intero lato della domanda dell’economia di un determinato Paese utilizzando solamente due equazioni e due variabili endogene (il reddito, o produzione, e il tasso d’interesse). Questa sua semplicità gli permette di essere probabilmente classificato come uno tra i modelli più lineari e allo stesso tempo significativi per la determinazione delle interazioni che sussistono tra il mercato dei beni e quello monetario all’interno dell’economia di un Paese. Infine l’estrema semplicità che caratterizza il modello e la possibilità di rappresentarlo attraverso un grafico bidimensionale permette un controllo intuitivo delle sue implicazioni riguardanti le analisi economiche e politiche e consente allo stesso tempo una facile comunicazione tra i macroeconomisti e un pubblico più ampio (quali possono essere i giornalisti, chi fa politica e chiunque possieda una conoscenza sufficiente della macroeconomia di base).

Un secondo ruolo ricoperto negli anni dal modello IS-LM è sicuramente quello rappresentato dalla sua funzione ermeneutica al fine di chiarire le interpretazioni di determinate teorie economiche nel momento in cui vengono messe a confronto con altre teorie. Fin dai suoi primi sviluppi il modello ha giocato un importante ruolo nel campo comune dei dibattiti teorici e politici che coinvolgevano i macroeconomisti e coloro che attuavano le politiche in quegli anni: vennero date diverse interpretazioni alle tesi di Keynes rispetto alle teorie classiche fino al 1960, successivamente venne analizzato il pensiero dei Keynesiani rispetto a quello dei monetaristi e infine, nella prima metà degli anni ’70, venne studiato il contrasto presente tra i nuovi Keynesiani e gli economisti neo-classici.

Il terzo ruolo assunto dal modello IS-LM è quello descrittivo al fine di rappresentare, spiegare o prevedere la performance di una certa economia. Esso ha ricoperto più volte la posizione di spalla portante dei modelli econometrici volti allo studio del

97 comportamento, o all’analisi dei risultati, di determinate economie. Questo spiega, in parte, il suo successo precoce derivato appunto dalle sue applicazioni all’interno dei primi studi econometrici dell’epoca (il modello, per esempio, è stato spesso utilizzato nei suoi lavori da Lawrence Robert Klein, uno dei massimi esponenti dell’econometria mondiale).

Infine, l’ultima funzione messa in atto dal modello è di tipo normativo. Essa ha lo scopo di portare a scegliere e di attuare conseguentemente le migliori regole e misure di politica fiscale e monetaria. Attraverso l’utilizzo di diverse versioni econometriche del modello si è riusciti a determinare più volte le migliori politiche da porre in essere per una specifica economia in un preciso arco temporale. Le implicazioni delle scelte di politica fiscale e monetaria del modello hanno dimostrato di essere molto attente alle congetture derivanti dall’inclinazione delle due curve.

Come si è quindi potuto osservare, la semplicità intelligente del modello IS-LM è sufficiente per giustificare il suo importante utilizzo come mezzo didattico e propedeutico. Un’ulteriore conferma dell’utilità di questo modello la si può ritrovare nelle parole di Keynes, il quale nella sua celeberrima opera “Teoria generale

dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” affermava che:

“L’oggetto della nostra analisi non è di fornire una macchina o un metodo di cieca manipolazione, che ci dia una risposta infallibile, ma di fornirci un metodo organico e ordinato di escogitare problemi particolari; e, dopo aver raggiunto una conclusione provvisoria isolando uno ad uno i fattori complicatori, dobbiamo ritornare su noi stessi e tener conto come meglio possiamo delle probabili reazioni reciproche dei fattori considerati. Questa è la natura del ragionamento economico”.29

Il modello era quindi ben visto anche da Keynes poiché poneva al centro dell’attenzione le interdipendenze tra le macrovariabili (che saranno analizzate nei prossimi paragrafi). Lo stesso economista britannico aveva poi affermato nei confronti del modello all’interno della sua opera datata 1973“The collected writings of J. M. Keynes”: “Io lo

trovo molto interessante e non ho realmente quasi nulla da dire per criticarlo”.

29

98 Si può quindi cogliere perché ancora ai giorni nostri esso rappresenta un importante strumento di guida per le strategie di politica monetaria e fiscale.