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2 4 La lingua della scienza

3. La brevità nei testi poetic

3.2 Brevità ed elisione

Il primo delle forme di soppressione che sarà analizzato è quello dell'elisione che si determina a livello grafico, segnalata dall'apostrofo, quando avviene la caduta della vocale finale atona di una parola davanti alla vocale iniziale della

parola che segue. L'elisione, che nel linguaggio parlato è spesso usata senza una precisa normatività, è connessa alla velocità nella pronuncia, segue regole precise nella lingua scritta e, nella tradizione metrica, si declina in diverse figure che hanno implicazioni nella scansione dei versi. Nel processo di elisione propriamente detto la prima delle due parole subisce la perdita della propria vocale finale a causa dell'incontro con la prima lettera che costituisce la parola successiva: l'elisione avviene soltanto nel caso specifico di quel determinato incontro di suoni vocalici, quindi «la parola che ha perso la vocale deve necessariamente appoggiarsi a quella seguente»111 fondendo l'ultima sillaba con

la prima dell'altra parola in un'unica enunciazione. Diverso è il caso del troncamento, in cui una parola perde la vocale finale sia davanti a vocale che davanti a consonante della parola seguente: il troncamento non determina la fusione sonora delle due entità, la parola elisa può pronunciarsi separatamente e non è necessario il segnale dell'apostrofo. Le maggiori implicazioni che i processi di elisione determinano in un testo di poesia hanno a che fare con la trama ritmica del verso, la disposizione delle cesure e degli ictus all'interno del verso, gli effetti sulla pronuncia nella lettura: aspetti che posseggono un valore aggiunto in quei testi ove si scelga di attuare una strategia metrica regolare.112 É

comunque semplice comprendere come nella metrica tradizionale italiana, di base sillabica, le forme di elisione all'interno del verso abbiano un ampissimo rilievo, proprio perché il computo sillabico subisce una deformazione a seconda che il verso presenti o meno procedure d'elisione. Altri metaplasmi che intervengono attraverso una soppressione di lettere o sillabe nel corpo della parola sono l'apocope, la caduta di uno o più elementi terminali (signor, gran, san, ecc.); la sincope, l'eliminazione di uno o più suoni all'interno di una parola (spirto, comprare, ecc.); l'aferesi, la soppressione di una vocale o una sillaba al principio di una parola (rena, scuro, ecc.). Se l'elisione rappresenta la fusione di

111 Mario Ramous, La metrica, Garzanti, Milano, 1984, pag. 147

112 Proporre una distinzione fra metrica regolare e metrica tradizionale significa riferirsi sia ai testi poetici prodotti nel passato, in cui le strutture metriche erano regolari e chiuse e non tolleravano infrazioni ripetute delle forme, sia riferirsi a tutti quei testi prodotti attraverso la rivisitazione novecentesca delle metriche tradizionali, in cui verso libero e verso metrico esistono sempre in una relazione di dinamica contaminazione; tutto ciò in riferimento alle strutture metriche a base sillabica, come quelle italiane.

sillabe contigue, previa perdita di una delle vocali e conseguente segnalazione grafica dell'apostrofo, esistono anche forme simili di fusione sonora fra parole adiacenti non segnalate da alcun segno grafico, in cui non c'è alcuna scomparsa di lettere (suoni). In particolare ci si riferisce alle figure metriche della sinalefe e sineresi. La sinalefe si definisce come la fusione di due vocali contigue e appartenenti a parole contigue, senza eliminazione delle stesse; la sineresi è la fusione di due vocali adiacenti nella stessa parola e appartenenti a sillabe diverse. Nel caso della sinalefe e della sineresi, entrambe figure che attuano processi di soppressione, è interessante rilevare che ad essere soppresso non sia tanto un elemento minimo o la sua segnalazione grafica (lettera) come nel caso dell'elisione; nel caso dei due metaplasmi citati ad essere soppresso è il silenzio, la pausa d'enunciazione che solitamente, per quanto breve, si interpone fra l'emissione dell'aria nella produzione dei suoni sillabici. Dal punto di vista della trama fonica e ritmica del verso, i procedimenti di fusione sonora di sillabe contigue all'interno di parole (sineresi) e di sillabe vicine di parole successive (sinalefe) determina un andamento maggiormente scorrevole del verso e delle sue suddivisioni ritmiche interne. L'effetto sarà maggiormente efficace quando questi metaplasmi si trovino in posizioni speciali all'interno del verso: in posizione di cesura o fra parole separate da segni di interpunzione. Come esempio del complesso intreccio di effetti che l'uso alternato di queste risorse retoriche può determinare si esamini il celeberrimo incipit dell'Orlando Furioso, di Ludovico Ariosto (....):

«Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto, [...]».113

In questi due pregevoli versi endecasillabi (versi con ultimo accento tonico sulla decima sillaba) vediamo strutturarsi una serie di sintagmi nominali legati fra loro da diversi dei metaplasmi che abbiamo fin qui descritto. Si può notare, nello specifico, una sinalefe fra 'donne' e l'articolo determinativo plurale 'i', un

troncamento della parola 'cavallier', l'elisione fra l'articolo determinativo 'le' e il nome 'arme', la sinalefe fra l'articolo determinativo 'gli' e il nome 'amori', e le sinalefi fra l'aggettivo 'audaci' e il nome 'imprese' e poi fra lo stesso aggettivo e il pronome personale 'io'. Il pronome personale 'io', solitamente trattato nella tradizione metrica italiana come monosillabo, congiungendosi per sinalefe con la parola precedente accentua l'effetto di isolamento e di messa in rilievo dell'espressione verbale che regge tutta la proposizione e che condensa la molteplicità fin lì espressa nell'azione poetica che struttura tutto il poema: il canto poetico. L'elenco sintetico degli argomenti che il lungo poema si appresta a narrare vive così una fluida facilitazione alla lettura che contribuisce a fornire un chiaro indirizzo al lettore (o ascoltatore) di questi versi: un vasto repertorio di situazioni di figure e situazioni della vita di corte Cinquecentesca, un fluire continuato da uno all'altro, l'accostarsi senza soluzioni di pausa, quasi si trattasse di una recitazione cantata, di un multiforme spettacolo che si propone alla mente del lettore. Come prova del diverso effetto che produce sul lettore un endecasillabo privo di tali metaplasmi, che dunque vuole fornire un esempio di lettura cadenzata e ritmata, solenne nella sua dettatura forte e perentoria si pensi al dantesco «Per me si va nella città dolente», dove computo sillabico e metrico coincidono con precisione scultorea.

Alle procedure di soppressione parziale nel corpo di parola si aggiungono la cancellazione e il blanchesement, che rappresentano forme di cancellazione totale del corpo della parola. L'uso di un tale espediente retorico si caratterizza attraverso la segnalazione grafica, tramite la successione di tre punti o di asterischi, della cancellazione di un referente, nella poesia contemporanea si presenta spesso senza alcun segno grafico sostitutivo come uno spazio bianco (blanchesement). Spesso questo referente mancante è il nome proprio di una persona o di un luogo, una data, o anche semplicemente una singola parola. Nel caso della cancellazione di un dato storico (nome proprio di persona o di luogo, data) è evidente la volontà di agire sull'indeterminatezza dell'aggancio storico o geografico alla situazione a cui il testo si riferisce, per lasciare che sia il lettore a ipotizzare ricostruzioni a partire dagli indizi e le indicazioni che il testo dissemina (da I Promessi Sposi «Poco dopo, il bravo venne a riferire che, il

giorno avanti, il cardinal Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano, era arrivato a ***, e ci starebbe tutto quel giorno [...])». Nel caso del blanchesement, l'effetto che si produce è quello di complicare la stessa possibilità del lettore di ipotizzare adeguamenti e colmature; spesso la poesia contemporanea ha voluto, con l'uso di questo metaplasmo significare il fallimento stesso della possibilità referenziale della lingua: in questo caso, quindi, non si chiede tanto al lettore di leggere un termine cancellato o assente, quanto di accettare quello spazio come un segnale della impossibilità congenita della lingua di espletare in ogni momento il suo ruolo di unione fra concetti e segni. La cancellazione segnalata dai punti o dagli asterischi, non va confusa con una pausa sospensiva, che si innesta nel corpo del testo come forma di attesa che richiede al lettore di sospendere, appunto, le proprie aspettative. La cancellazione non segnalata graficamente va interpretata come una discontinuità nello sviluppo generale del discorso, quasi una svista, un salto nella scrittura dovuto alla ripetitività della scrittura contemporanea, dominata dal controllo automatico degli strumenti tecnologici di cui la scrittura dispone. La trattazione di queste due ultime forme di ellissi totale sarà ripresa più ampiamente nel paragrafo dedicato alla poesia del Novecento.

I metaplasmi, operando sul corpo delle parole o fra le sillabe, modificano la naturale successione dei suoni della lingua intervenendo sulle relazioni fra le pause enunciative fino a stabilire delle catene sonore regolate su strutture prosodiche che infrangono la suddivisione comune fra le sillabe. Questi effetti, nel testo poetico, hanno un rilievo maggiore che non nel comune interscambio dialogico quotidiano, poiché il testo poetico, in cui predomina la funzione poetica del linguaggio, rende i fatti prosodici e sonori eventi semantici indirizzati a costruire il significato stesso del messaggio, attraverso un'attenzione e un controllo finalizzati a proporre gli elementi costituenti del testo come elementi significanti. Queste operazioni, che possono presentarsi in qualsiasi tipo di messaggio linguistico, sono solitamente meno determinanti al fine di comprensione del significato, quando le funzioni linguistiche predominanti nel testo prodotto siano altre.