2 4 La lingua della scienza
3. Retorica e lettura: la situazione contemporanea
3.1 Rinascita della retorica
Prima di ampliare la ricostruzione sul secondo dei due ambiti, quello che interessa da vicino questa tesi e che fornirà utili indicazioni per la discussione sui rapporti fra testi e lettori nell'operazione ermeneutica, verrà esaminato il primo ambito di riscoperta della retorica, ovvero quello di una teoria generale dell'argomentazione. Il Trattato dell'argomentazione, scritto da Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca e pubblicato nel 1958, rappresenta il testo di riferimento fondamentale per la rinascita dello studio della retorica come ampio sistema di predisposizione e strutturazione di testi e discorsi argomentativi. La motivazione per l'ideazione di un lavoro simile , secondo Norberto Bobbio che scrisse la prefazione all'edizione italiana del libro, nacque nei due autori dalla «convinzione, formatasi attraverso strade diverse ma convergenti, secondo la quale il campo abbandonato all'irrazionale tanto in psicologia che in logica stia diventando troppo vasto in confronto di quello sempre più ristretto riservato alla ragione e al ragionamento dalle logiche formalizzate».77 La grande distinzione da cui prende le mosse il Trattato
dell'argomentazione è determinata dai campi di conoscenza delle scienze esatte e delle scienze umane; vengono individuati dei poli operativi che delimitano le due vaste aree di conoscenza cui gli autori si riferiscono: «la distinzione fra dimostrazione e argomentazione, tra convinzione e persuasione, tra logica in senso stretto e retorica, tra ragionamento dimostrativo che vale indipendentemente dalle persone cui è diretto e ragionamento persuasivo che vale solo in riferimento ad un determinato uditorio».78
Rispetto alla restrizione del dominio retorico avvenuto nel XVII secolo ad opera di scienziati e filosofi, che tendeva a soppiantare dal discorso dimostrativo il riferimento a luoghi comuni e argomenti suffragati esclusivamente della tradizione e dall'autorità dei testi antichi, ovvero a rifondare i metodi della dimostrazione e della predisposizione degli argomenti, la nuova retorica proposta da Perelman e Tyteca è volta a riattivare lo studio e
77 Norberto Bobbio, prefazione a Chaim Perelman-Lucie olbrechts Tyteca, Trattato
dell'argomentazione, Einaudi, Torino, 1966.
l'analisi delle «prove razionali non dimostrative e, in modo ancora più pregnante, come la logica (qui usando il termine 'logica' in senso largo) delle scienze non dimostrative». Il dominio retorico definito dal Trattato dell'argomentazione si basa anch'esso sul principio della possibilità di un discorso razionale anche in ambito non scientifico, quasi a infrangere l'ossessione razionalistica che aveva fatto coincidere la ragione con la scienza, la conoscenza del mondo sensibile con il rigore logico matematico, relegando il discorso retorico all'invenzione letteraria e alla comunicazione verbosa e autoreferenziale del tribunale e del parlamento. Nella ponderosa opera di Perelman e Tyteca, resta esclusa la trattazione della retorica letteraria, che era rimasta fino all'avvento delle estetiche romantiche il dominio specifico della retorica classica; il Trattato, infatti, si occupa del vasto impianto delle possibilità figurali soprattutto in ambito generale nella costruzione del discorso filosofico e politico, quasi escludendo qualsiasi richiamo alla letteratura e alla scrittura d'invenzione. Altro fondamento su cui si basa la nuova retorica è il ruolo centrale che pertiene all'uditorio di un qualsiasi discorso argomentativo, un ruolo fondante e strutturante per il discorso stesso, poiché il discorso retorico e argomentativo è tale solo quando nasce per un uditorio e per l'uditorio viene pensato e costruito.« La teoria dell'argomentazione è lo studio metodico delle buone ragioni con cui gli uomini parlano e discutono di scelte che implicano il riferimento a valori quando hanno rinunciato ad imporle con la violenza o a strapparle con la coazione psicologica, cioè alla sopraffazione o all'indottrinamento.»79 La riscoperta della retorica come studio delle buone
pratiche di interscambio verbale fra le persone è naturalmente interessante per una rinnovata fiducia in una interazione sociale e politica positiva, soprattutto dopo lo scempio che aveva dilaniato l'Europa a partire dalla nascita delle dittature totalitarie fino alle guerre mondiali e agli stermini etnici.
L'interesse specifico di questa tesi impone di soffermarsi con maggior cura su altre espressioni di rinnovato interesse e di nuovi tentativi di studio delle retorica nel XX secolo. Il riferimento è soprattutto a quegli studi che hanno
stabilito una connessione stretta fra retorica e linguistica, soprattutto nel campo dello studio dei testi poetici.
Nel 1949 viene pubblicato il libro di Heinrich Lausberg Elementi di retorica, in cui l'interesse dell'autore si concentra essenzialmente sulla predisposizione di un manuale che risulti utile nello studio dei testi letterario.
La retorica viene presentata come una delle discipline essenziali per comprendere il linguaggio letterario, soprattutto come «antidoto, come protezione contro una troppo rapida attualizzazione del contatto con l'individualità dell'opera d'arte e del suo creatore».80 Questa sensibilità vuole
distanziarsi da ipotesi di analisi letteraria di stampo biografico, volte alla ricerca dell'voluntas auctoris, appoggiando invece quella determinazione a ricercare nel testo letterario le ragioni stesse della dimensione sistematica e formale della lingua. Le retorica, quindi, non è l'unico strumento di conoscenza che possa tentare una spiegazione ermeneutica del testo letterario, ma è necessaria a riconoscere l'autonomia delle forme e dei modi del testo letterario. Una delle distinzioni su cui si fonda la riflessione di Lausberg è quello fra discorso di consumo e discorso di ri-uso, una distinzione che centra una delle caratteristiche specifiche del testo letterario. Più volte, nel primo capitolo di questa tesi, si è sottolineato come proprio il testo letterario vede esplicitata, nella dinamica fra invenzione originale e trama intertestuale, una delle sue caratteristiche fondamentali. Riprendendo la distinzione posta da Lausberg, infatti, l'ambito entro cui studiare il testo letterario è quello specifico del discorso di ri-uso, tra cui si distinguono quei «discorsi fissati per una ripetibile evocazione di atti, socialmente importanti, di coscienza collettiva. Questi testi corrispondono a quanto [...] si presenta come 'letteratura' e 'poesia'»81, mentre il
discorso di consumo viene individuato in tutti quei testi prodotti per esaurire la propria funzione interamente nella situazione specifica in cui viene messo in opera. Data questa iniziale distinzione appare evidente che la sfera del letterario, per Lausberg, è tutta proiettata su testi che nascono già pensati e
80 Lea Ritter Santini, (prefazione a) Heinrich Lausberg, Elementi di retorica, Il Mulino, Bologna, 1969, pag. XVII.
strutturati per sopravvivere alla situazione di enunciazione. La retorica proposta da Lausberg appare interessata a fornire una strumentazione ampia allo studioso di letteratura, una sorta di fondamento teorico che unifica le particolarità sincroniche del testo letterario con il pieno coinvolgimento di esso nelle dinamiche diacroniche dell'evoluzione linguistica e culturale della letteratura. I propositi, resi espliciti dall'autore, di uno studio approfondito ed esaustivo della retorica non vogliono comunque proporsi nell'ottica di una ridefinizione o di una trattazione parziale della materia. Dopo un periodo di studi di retorica rimasti marginali e laterali alla riflessione teorica sul linguaggio e sulle forme tradizionali di composizione dei testi, Lausberg ripropone un compendio di retorica che accetta i limiti che la modernità ha imposto al dominio retorico, riaffermando il valore funzionale e l'utilità applicativa che la retorica ha nei confronti del linguaggio letterario.
«Questo libro elementare sulla retorica letteraria si propone quindi il compito di un primo orientamento sul patrimonio di quegli elementi funzionali linguistici e intellettuali, tradizionalmente riconosciuti come portatori di funzione. Una volta identificati nel testo questi elementi funzionali, si presenta il compito della loro interpretazione rispetto al testo e alla situazione: si tratta cioè, di identificare la funzione di volta in volta attuale degli elementi funzionali. Il campo delle possibilità di funzione è lo spazio della libertà di chi parla, che non è mai arbitro assoluto».82
L'interesse evidenziato da Lausberg per una retorica del linguaggio letterario rappresenta un esempio di recupero sistematico e attualizzazione della retorica come scienza generale del linguaggio letterario, che si preoccupa di fornire un compendio utile al filologo ed allo studioso di letteratura per avvicinare i testi e proporsi di studiarli attraverso strumenti adeguati.
A differenza di questo aggiornamento della retorica tradizionale in una trattazione contemporanea della materia, altre esperienze, soprattutto sviluppatesi in ambiente francese nel secondo dopoguerra, si sono focalizzate
con maggior attenzione alla retorica del discorso figurato, trattando principalmente delle relazioni fra l'uso comune (o normale, quotidiano) della lingua e il suo uso letterario. La critica letteraria di scuola strutturalista, che si sviluppa in Francia a partire dagli anni Sessanta, accoglie molte degli spunti di riflessione che i teorici della letteratura, soprattutto le scuole formaliste russe e cecoslovacche, avevano elaborato fra il 1915 e 1l 1940 e che erano giunte nell'Europa continentale dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Il presupposto su cui si basa l'ipotesi formalista è quello secondo cui «non si può spiegare l'opera partendo dai dati biografici dello scrittore e neppure dall'analisi della vita sociale che gli fu contemporanea».83 L'interesse verso l'opera letteraria
è soprattutto tecnico, volto a indagare il processo che determina l'atto dell'ideazione e della composizione dell'opera, con attenzione alle relazioni fra la forma e la funzione del segno letterario concepiti analogamente alla dicotomia saussuriana di significante e significato. In letteratura la forma specifica con cui viene concepita l'opera determina uno straniamento degli usi comuni della lingua, evidenziando la necessità di una teoria letteraria che indaghi i processi che determinano tale straniamento e che vanno ricondotti a funzioni specifiche che operano all'interno del testo.