• Non ci sono risultati.

2 4 La lingua della scienza

3. La brevità nei testi poetic

3.3 Brevità ed elliss

Tutte quelle operazioni di soppressione che si attualizzano nei rapporti sintattici delle componenti testuali hanno una diversa implicazione nella struttura del testo e negli effetti che possono produrre. In modo particolare nei testi scritti, la necessità di porre in evidenza la rete gerarchica della struttura sintattica consente una comprensione del testo maggiormente controllata da parte dei riceventi, vista l'esclusione del testo scritto da un contesto comunicativo che avvenga alla presenza contemporanea degli attori. La soppressione di elementi che segnalino snodi logici, rapporti gerarchici fra le proposizioni, introduzione dei referenti, riprese pronominali, potrebbero essere intesi come un indebolimento della rete dei segnali testuali, ovvero un modo di rendere maggiormente oscura o ambigua la comprensione del testo. Una struttura sintattica non resa evidente dai segnali testuali adeguati rischia di disorientare il lettore, ponendolo disarmato di fronte alla complessità testuale. Nella realtà, si noterà come le forme sintattiche ellittiche pongano il lettore di fronte alla necessità di ricostruzioni della rete testuale sempre in tensione fra ipotesi individuali e vincoli testuali, facendo sì che la ricerca del senso generale del testo sia sempre guidata dalla tensione fra libertà interpretativa e evidenze testuali. Seguendo la nomenclatura suggerita dalla retorica generale del Gruppo μ, le procedure retoriche in ambito sintattico sono individuate dal termine metatassi, e nello specifico delle operazioni di soppressione comprendono: crasi, ellissi, zeugma, asindeto, paratassi.

La prima delle metatassi che si analizzerà è la crasi, unico caso di soppressione parziale che interviene al livello dei rapporti grammaticali fra sostantivo e aggettivo «in cui un sostantivo e/o il suo aggettivo si contraggono per formare insieme un solo segmento: mini-gonna [...]. Il procedimento deriva dall'affissazione grammaticale e dalla lessicalizzazione, ma anche da una

soppressione fonica».114 L'effetto alla lettura non sarà molto distante da quello

ottenuto attraverso le forme di elisione analizzate in precedenza: anche in questo caso, infatti, viene soppressa, oltre ad una parte di una o di entrambe le parole, la pausa che quelle parole dovrebbe separare. Inoltre, sul piano semantico, si assiste al conio di una nuova parola (quando la crasi non è entrata nell'uso quotidiano) dall'unione di due, peraltro modificando la natura grammaticale di una delle parole generatrici che da aggettivo si ritrova ad essere parte di un sostantivo.

Per quanto concerne la soppressione totale di elementi determinanti per la costruzione sintattica dei testi, la figura retorica di riferimento è l'ellissi, «che consiste nell'omettere (o nel 'cancellare') in un enunciato un qualche elemento che si presuma far parte della struttura di frase».115 Va sottolineato come l'ellissi

grammaticale e l'ellissi retorica vengano spesso trattate in modo autonomo, non tanto per le procedure che le determinano, quanto per gli effetti che esse producono nelle strutture significanti dei testi. L'ellissi grammaticale è considerata un fenomeno di omissione di «elementi già menzionati in precedenza, oppure elementi ipotizzabili in una versione alternativa e 'completa' dell'enunciato, costruita secondo un modello di frase che prevede la presenza dell'elemento omesso»116, mentre l'ellissi retorica è indicata come «la

realizzazione sintattica dell'aposiopesi (reticenza) e un mezzo per snellire il discorso, suscitare attese».117 La distinzione, utile per chiarire a livello

metodologico l'identità del procedimento fra operazione sintattica e retorica, si basa sulla tradizionale separazione fra le diverse discipline che si occupano dell'espressione linguistica. Nell'ambito di una linguistica che si occupa di integrare i diversi livelli dell'analisi, cercando di porsi l'obbiettivo di comprenderli nel complesso della loro realizzazione concreta, la distinzione perde parte delle sue ragioni. L'ellissi grammaticale, comune e involontaria nella lingua quotidiana, non produce forse essa stessa un discorso snello, che suscita maggiori attese nell'interlocutore? Anche in questo caso andrà posto l'accento

114 Gruppo μ, Retorica generale, cit., pag. 106.

115 Bice Mortara Garavelli, Manuale di retorica, Bompiani, Milano, 1988, pag. 223. 116 Gian Luigi Beccaria, Dizionario di linguistica, cit., pag. 257.

sulla predisposizione, nel testo poetico, di una ricerca misurata e voluta degli effetti che determinati accorgimenti retorici possono veicolare verso il lettore; è l'intenzionalità di predisporre un testo che apra possibilità d'azione al lettore ciò che distingue l'uso di uno strumento grammaticale in un modo specifico e ricercato. Nei termini già discussi della teoria della ricezione estetica, è la presenza virtuale della funzione affidata al lettore implicito, che si struttura nei blanks e nelle negazioni, che forzando l'indeterminatezza del testo, lascia emergere l'intenzionalità di una comunicazione in campo poetico. Ma, ancora riflettendo in generale sulla procedura dell'ellissi, va detto che essa può essere applicata a tutti i costituenti del testo. Sarà approfondita l'ellissi dei referenti testuali in posizione di soggetto, mentre l'ellissi delle congiunzioni coordinanti e subordinanti sarà affrontata a parte, come esemplificazione delle figure dalla a e della paratassi.

«L'etichetta di 'ellissi' copre un ventaglio eterogeneo di fenomeni di soppressione unificati da un certo numero di proprietà comuni: considerato a partire dalla frase-modello, l'enunciato ellittico si caratterizza per le soppressione di uno o più segmenti: la soppressione, regolamentata dalla grammatica, non compromette la buona formazione dell'enunciato, o per lo meno la sua accettabilità; i segmenti soppressi sono integralmente recuperabili, sia per la loro identità concettuale che per il loro valore funzionale. Sul piano semantico l'ellissi non configura, a rigor di termini, un'assenza. [...]Nell'ottica del testo, l'ellissi acquista viceversa un'identità positiva: grazie ai legami anaforici o cataforici che intrattiene con i suoi antecedenti nel contesto, l'ellissi è promossa a fattore essenziale della coesione testuale».118

L'introduzione dei referenti è affidata al «sintagma nominale, arricchito di espansioni – complementi e modificatori – tali da caratterizzare con precisione il suo referente e aiutare le reidentificazioni future» e accompagnato da articoli e aggettivi dimostrativi. L'introduzione e la ripresa dei referenti può avvenire

attraverso procedimenti ellittici, quando cioè il sintagma nominale non è evidenziato nel testo né attraverso la sua ripetizione, né attraverso il richiamo pronominale. Prendendo come esempio la frase 'Mi hanno portato a casa un cane. Tremava di paura e sembrava infreddolito'. L'ellissi del referente in posizione di soggetto nella seconda frase non pone eccessivi problemi interpretativi, poiché risulta ingiustificato ipotizzare la ripresa di altri referenti della prima frase. La banalità di questa notazione si complica e si arricchisce di sfumature ed implicazioni quando il testo in oggetto è un testo poetico; in questo caso, infatti, il rilievo che ogni elemento costitutivo del testo riceve è maggiore perché compartecipa al senso del testo, ovvero all'operazione di costruzione cooperativa del senso fra il lettore e il testo. Ci occuperemo del caso particolare in cui un testo poetico sottintenda (attraverso l'ellissi) il sintagma nominale in posizione di soggetto. Si determina, già con questa scelta, un particolare effetto nella ricezione e, quindi, nella ricostruzione del senso di tutto il testo. Nella canzone Al Metauro (1578) di Torquato Tasso emerge con evidenza come l'intento celebrativo ed encomiastico del testo sia significato non soltanto dalle scelte linguistiche e dal tessuto superficiale del significato, ma si possa riscontrare anche nella strutturazione sintattica della strofa proemiale. «O del grand'Apennino/figlio picciolo sì ma glorioso,/e di nome più chiaro assai che l'onde,/fugace peregrino/a queste tue cortesi amiche sponde/per sicurezza vengo e per riposo». L'oggetto dell'encomio, il fiume Metauro, è posto in posizione di apertura attraverso una formula vocativa che senza nominarlo lo individua geograficamente, ne esalta la bellezza, ne evidenzia le risonanze emotive. La lunga parte introduttiva, e il fiume stesso, non sono però il fulcro del testo dal punto di vista sintattico, poiché a reggere tutta l'inarcatura del periodo è il verbo 'vengo', al verso 6, posto, peraltro in chiusura del primo emistichio dell'endecasillabo ed anticipato per anastrofe . Questi rilevi tecnici e linguistici contribuiscono all'intento complessivo di quest'opera? Forniscono significato aggiuntivo al testo? La risposta è certamente affermativa. L'apertura di questo testo presenta al lettore un unico referente: il fiume. Esso ci viene presentato attraverso una serie di epiteti (figlio picciolo, di nome chiaro, fugace peregrino, cortesi e amiche sponde) che impegnano il lettore in una

ricostruzione non tanto geografica quanto lirica e sentimentale del fiume; questa risonanza intima che il fiume possiede si sovrappone, mano a mano che il testo procede, all'intimità del poeta che è identificato non da un riferimento esplicito (attraverso il pronome di prima persona) ma grazie ad una sola voce verbale, isolata, relegata in una posizione di incastro fra i due complementi ('per sicurezza', 'per riposo') che ci parlano del soggetto, del poeta, fornendoci indicazioni sui suoi stati interiori. L'ellissi del soggetto ha implicazioni fondamentali rispetto ai processi di focalizzazione all'interno del testo, nel caso preso ad esempio tutta la cura e l'attenzione poste nella individuazione delle caratteristiche e degli ambienti che la presenza del fiume Metauro determina sull'interiorità del poeta non può essere pienamente compresa finché non si evidenzia che esse hanno un ruolo e un senso per il riverbero che suscitano sulle sue corde emotive. In questo senso la soppressione del pronome personale di prima persona risponde alla ricerca di un effetto di compartecipazione del lettore al senso di smarrimento che il poeta vive nell'intimo; l'epiteto con cui il fiume è indicato al verso 4 ('fugace peregrino') accosta la condizione di instabilità dell'io lirico con quella del fiume, anticipando una sensazione che solo dopo l'avvenuta esplicitazione della condizione del poeta acquista tutto il suo valore di risonanza emotiva; quasi che quell'epiteto stia già a significare una caratteristica esistenziale del poeta e non una caratteristica geografica del corso del fiume, e che renda superfluo, o forse eccessivo e intollerabile, l'accostamento a quella dichiarazione di sofferenza il pronome personale 'io'. La massa verbale che arricchisce l'introduzione del fittizio soggetto del testo (il fiume) sovrasta e relega il soggetto reale ('io', il poeta) ad un ruolo secondario. Questo processo contribuisce a porre tutta l'attenzione del lettore sull'oggetto dell'encomio, ovvero suggerisce al lettore di seguire, nel testo, questo sentiero interpretativo fino all'apparizione della voce verbale in conclusione di periodo, che ridona a tutto il brano una nuova possibilità interpretativa. Lo scarto fra la costruzione sintattica, poggiante sulla proposizione principale 'vengo', e la struttura metrica, con l'ampio preambolo celebrativo che identifica senza nominarlo il fiume Metauro, ha valore semantico perché fornisce senso a tutto il testo, costruisce quel contesto

situazionale che, in questo caso, deve essere identificato con il genere del testo (poesia encomiastica) e il tema del componimento (la ricerca di pace interiore del poeta).

Diverso dal procedimento di ellissi nell'introduzione dei referenti e nel loro richiamo transfrastico è quello della frase nominale. Per definire la frase nominale è necessario riferirsi alla struttura minima della frase grammaticale che è sempre individuata sempre da una espressione nominale (sintagma nominale, pronome o ellissi del referente) e da una espressione verbale le quali, dal punto di vista funzionale, assumono regolarmente funzione di soggetto, la prima, e di predicato, la seconda. Nel caso della frase nominale, non viene esplicitato il verbo e, dunque, la frase non fornisce indicazioni sull'elemento che dovrebbe svolgere la funzione di predicato della frase, non sempre si è in presenza di un procedimento di ellissi del verbo anche se ogni parlante ed ogni lettore tenta di ricondurre la frase nominale ad una costruzione che determini, nei modi che si esporranno, un recupero della forma minima della frase. Nel linguaggio parlato quotidiano e nel linguaggio giornalistico (soprattutto nei titoli di giornale) è consueta la produzione di frasi nominali, in contesti di comunicazione in cui è possibile sottintendere l'espressione verbale poiché facilmente recuperabile dal contesto d'enunciazione o dai verbi presenti nelle frasi contigue. Per esempio è superfluo utilizzare il verbo 'portare' quando al bar si ordina un caffè, il contesto e la consuetudine forniscono alla frase 'Un caffè, grazie!' tutti gli elementi necessari per svolgere a pieno il suo intento comunicativo. Queste costruzioni, così normali nella lingua di ogni giorno, inserite in un testo poetico producono effetti significativi, spesso evocativi di «un mondo di cose sparse, non raccolte in una rete di relazioni precise, ma accostate in modo impressionistico»119 oppure, in posizioni speciali all'interno

del testo (esordio o conclusione) forniscono alla frase un senso di sospensione che spinge il lettore a ipotizzare ricostruzioni che trovano, però, nelle componenti nominali presenti un ancoraggio semantico ineludibile e fisso. Si prenda come esempio il testo di Temporale, di Giovanni Pascoli:

«Un bubbolio lontano... Rosseggia l'orizzonte, come affocato, a mare: nero di pece, a monte, stracci di nubi chiare: tra il nero un casolare: un'ala di gabbiano».120

Il verso d'esordio è una vera e propria frase nominale, sia perché è mancante dell'espressione verbale, sia perché costituisce un'unica proposizione, senza connessioni sintattiche con quelle che seguono nel testo. La frase, posta ad apertura del componimento, è fortemente segnata da espressioni reticenti, che lasciano vago e sfuggente ogni riferimento al tempo e all'azione che la poesia vuole comunicare; anche l'indicazione spaziale, cioè l'unica informazione che potrebbe permettere al lettore di ipotizzare un contesto entro cui collocare le immagini del testo, in realtà non fornisce alcun riferimento perché non viene esplicitato da che cosa il 'bubbolio' sarebbe lontano. L'omissione di qualsiasi espressione verbale trova come unico appiglio interpretativo la presenza dei punti di sospensione, che sembrano rimandare ai versi successivi un soccorso esplicativo che un'espressione verbale fornirebbe di fronte ad un incipit tanto indefinibile ed evocativo. In esordio del verso successivo, infatti, si trova una espressione verbale che fornisce una nuova informazione sensoriale, ma non riferita al referente del primo verso, bensì riferito ad 'orizzonte'. Il primo verso rimane così sospeso in esordio, come fosse una cornice complessiva dell'intero componimento; il senso di sospensione è però reso complesso dall'isolamento che quel verso viene a simboleggiare: non c'è movimento, non c'è azione, non ci sono elementi che lo descrivano o che ne descrivano gli effetti. La mancanza dell'espressione verbale sembra agire simultaneamente in due direzioni opposte: vaghezza dovuta alla sospensione, presenza dovuta all'isolamento. Il lettore, giunge gradualmente a comprendere come il testo che si trova di

fronte lo inviti ad abbandonare la ricerca di agganci linguistici, proponendosi come il disvelamento di un'immagine, richiedendogli di ancorare alla serie di sostantivi e aggettivi che si susseguono negli ultimi versi la propria visione. La realtà appare immobile, l'azione è sospesa, il tempo non si sviluppa con l'ordine naturale, ma è sospeso nella visione.

Gli esempi di ellissi dei nomi in funzione di soggetto e dei verbi in funzione di predicato concludono, senza esaurirla, l'esemplificazione delle procedure che determinano soppressioni significative al livello della frase nucleare. É evidente come l'ellissi possa coinvolgere qualsiasi altro componente di una proposizione, determinando effetti simili a quelli dimostrati finora, ma ciò che si è voluto dimostrare attraverso gli esempi riportati è l'ambiguo statuto della procedura di ellissi già all'interno della struttura della frase semplice, che sopprimendo elementi costitutivi di essa ne esalta le possibilità semantiche, facendo del non detto un elemento di maggior capacità significativa.