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PARERE FAVOREVOLE DELLA TERZA COM-MISSIONE ALLA MODIFICA DEL REGOLA-MENTO SULLA CACCIA AGLI UNGULATI: NO AL RECUPERO DI CAPI FERITI DENTRO A-REE PROTETTE

Perugia, 13 gennaio 2022 – La Terza commissio-ne consiliare dell’Assemblea legislativa, presiedu-ta da Eleonora Pace, ha dato parere favorevole a maggioranza alla modifica del Regolamento re-gionale numero 3 del 2021, “Gestione del prelie-vo venatorio degli ungulati tramite caccia di sele-zione". Tale modifica consiste nella soppressione della parte dell’articolo 6 in cui era previsto il recupero dei cinghiali feriti “anche all’interno di aree protette o a gestione privata o poste in di-vieto di caccia”.

Favorevoli i consiglieri Pace (FDI), Pastorelli, Mancini e Peppucci (Lega), Fora (Patto civico).

Non hanno partecipato al voto Bori e Bettarelli (PD).

“COSTITUIRE IN UMBRIA UNA FILIERA DELLA CARNE DI CINGHIALE” – PEPPUCCI (LEGA) ANNUNCIA INTERROGAZIONE Perugia, 14 gennaio 2022 - Il consigliere regio-nale della Lega Umbria, Francesca Peppucci, an-nuncia un’interrogazione alla Giunta circa la

“possibilità tecnica, economica e giuridica per la costituzione e l’operatività di una filiera della carne di cinghiale e quali interventi adottare per stabilirne i requisiti igienico-sanitari, la tracciabi-lità e la quatracciabi-lità, al fine della sua realizzazione”.

“La presenza di ungulati in Italia ha ormai rag-giunto numeri preoccupanti – spiega Peppucci – In particolare in Umbria si stima che il numero di cinghiali selvatici abbia superato i 100mila esem-plari per effetto di una proliferazione incontrolla-ta che genera ogni anno ingenti danni in termini di raccolti distrutti, bestiame ucciso, cedimenti infrastrutturali e perdita della biodiversità. Nono-stante tale massiccia presenza, in Italia circa il 90 per cento della selvaggina selvatica, soprat-tutto carne di cinghiale, viene importato da Nuo-va Zelanda, Scozia e Nord America, senza che il consumatore sia in grado di poterne conoscere la tracciabilità. Inoltre la carne di animali selvatici non viene venduta nelle macellerie, ma soltanto nei supermercati, dove si acquista congelata e di provenienza estera. Per tale motivo, diverse Re-gioni hanno da tempo adottato interventi per favorire la commercializzazione della carne di animali selvatici, anche se in Italia non si è anco-ra sviluppata una filieanco-ra controllata della selvag-gina selvatica che potrebbe in realtà rappresen-tare una risposta efficace alle strategie che mira-no a ridisegnare l'agricoltura in chiave sostenibile e resiliente, contrastando anche le tante forme di illegalità riscontrate nella commercializzazione di tali prodotti”. “Attivando anche in Umbria il pro-getto di filiera – prosegue - sarà possibile tra-sformare il problema del numero di cinghiali sul territorio in un’opportunità economica in termini di posti di lavoro, integrazione del reddito delle

aziende e valorizzazione del territorio. Infine con la vendita di carne di selvaggina, attraverso una filiera controllata e certificata, si può fare emer-gere un consumo regolare e sicuro per il consu-matore, salvaguardando allo stesso tempo gli allevatori dalle conseguenze economiche e le restrizioni commerciali che potrebbe comportare il diffondersi della peste suina”.

“PROROGARE LA CACCIA AL CINGHIALE PER FRENARE IL DIFFONDERSI DELLA PE-STE SUINA AFRICANA” – NOTA DI PULETTI (LEGA)

Perugia, 17 gennaio 2022 – “Prorogare la caccia al cinghiale per frenare il diffondersi della peste suina africana”. È la richiesta che il consigliere regionale della Lega Umbria, Manuela Puletti, fa all’assessore Roberto Morroni, dopo “aver avviato un’interlocuzione con i rappresentanti delle asso-ciazioni venatorie umbre”.

“La peste suina africana – spiega Puletti – è una malattia virale altamente contagiosa e spesso mortale che colpisce suini e cinghiali. Pur non essendo trasmissibile agli esseri umani, il diffon-dersi della PSA potrebbe provocare pesanti riper-cussioni sul patrimonio zootecnico suino, con danni ingenti per il comparto produttivo e il commercio di animali vivi e dei loro prodotti. La Regione Umbria si è dunque attivata per intra-prendere una serie di confronti con realtà del mondo venatorio ed esperti del settore, iniziando dal Direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche Vincen-zo Caputo che interverrà mercoledì prossimo in Seconda commissione, al fine di elaborare le strategie di contenimento adeguate alle circo-stanze”.

“In tale contesto – prosegue Puletti - ho avviato personalmente un’interlocuzione con alcuni rap-presentanti delle associazioni venatorie umbre, raccogliendo consenso pressoché unanime all’ipotesi di una deroga al calendario venatorio che autorizzi interventi di contenimento dei cin-ghiali da parte dei cacciatori oltre il termine pre-visto. Sulla base delle indicazioni fornite dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ri-cerca Ambientale (Ispra), secondo cui è di cru-ciale importanza limitare la diffusione della PSA attraverso l’adozione di misure che dovranno riguardare anche lo svolgimento dell’attività ve-natoria, ho chiesto all’assessore Roberto Morroni di prorogare la caccia al cinghiale nella nostra regione per il periodo necessario al contrasto del dilagare della peste suina africana. L’obiettivo che tale misura dovrà perseguire – conclude - è quello di implementare il piano di abbattimento di cinghiali, permettendo così all’Umbria di ade-guarsi al target previsto”.

"DAL DIRETTORE DELLO ZOOPROFILATTICO UNA SOLUZIONE PER FRENARE LA PESTE SUINA: ERADICAZIONE CINGHIALI” - PU-LETTI (LEGA): "PROROGARE LA CACCIA"

Caccia/pesca

Perugia, 19 gennaio 2022 - “Anche il Direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, Vincenzo Caputo, nell’ambito dell’audizione odierna in Seconda commissione ha dichiarato, in merito all'ipotesi del diffondersi della peste suina africana nella nostra Regione, che per frenare l’avanzata del virus una soluzione potrebbe essere quella di provvedere all’eradicazione del cinghiale”: lo dice il consigliere regionale della Lega Umbria, Ma-nuela Puletti.

“Nel rispondere a una mia specifica domanda – spiega Puletti – il Direttore generale ha confer-mato che la riduzione del numero di cinghiali selvatici presenti sul territorio umbro potrebbe essere una soluzione per bloccare il diffondersi della PSA. Caputo ha precisato che in Umbria non è stato ancora segnalato nessun caso di pe-ste suina africana che, come noto, non è nociva per l’uomo, ma potrebbe provocare pesanti ri-percussioni sul patrimonio zootecnico suino, con danni ingenti per il settore produttivo e il com-mercio di animali vivi e dei loro prodotti. Addirit-tura, è stato previsto che se la PSA dovesse dif-fondersi su tutto il territorio nazionale si potreb-be arrivare al blocco completo della salumeria.

Ipotesi che, alla luce della recente crisi economi-ca economi-causata dal diffondersi del covid, dobbiamo assolutamente scongiurare per la salvaguardia di un comparto fondamentale per la tenuta del tes-suto economico umbro”.

“Prorogare la caccia al cinghiale nella nostra re-gione, come avevo sostenuto di recente in segui-to all’interlocuzione con i rappresentanti di alcu-ne associazioni venatorie umbre, è dunque - secondo Puletti - una soluzione percorribile e auspicabile. Tanto più che, dati alla mano, nel territorio di competenza Atc2 sono stati abbattuti dal 1 ottobre 2021 ad oggi oltre 6500 cinghiali con 39 cacciate, per una media di 166 capi a cacciata. I numeri avvalorano l’effettiva efficacia di una deroga al calendario venatorio, che auto-rizzi interventi di contenimento da parte dei cac-ciatori oltre il termine previsto e che ci permette-rebbe di ridurre in maniera sostanziale la popola-zione dei cinghiali presenti sul territorio umbro, tenendo conto di una situazione straordinaria di emergenza sanitaria".

QT 3: “COSTITUIRE IN UMBRIA UNA FILIE-RA DELLA CARNE DI CINGHIALE” - A PEP-PUCCI (LEGA) RISPONDE ASSESSORE MOR-RONI: “FILIERA AUSPICABILE E FATTIBILE.

OPPORTUNITÀ PER TERRITORIO REGIONA-LE”

Perugia, 26 gennaio 2022 - L'Assemblea legislati-va dell’Umbria ha discusso questa mattina l’interrogazione a risposta immediata del consi-gliere Francesca Peppucci (Lega) che chiedeva alla Giunta regionale la “possibilità tecnica, eco-nomica e giuridica per la costituzione e l’operatività di una filiera della carne di cinghiale in Umbria e quali interventi adottare per

stabilir-ne i requisiti igienico-sanitari, la tracciabilità e la qualità, al fine della sua realizzazione”.

Illustrando l’atto in Aula Peppucci ha detto che

“la presenza di ungulati in Italia ha ormai rag-giunto numeri preoccupanti. In particolare in Umbria si stima che il numero di cinghiali selvati-ci abbia superato i 100mila esemplari per effetto di una proliferazione incontrollata che genera ogni anno ingenti danni in termini di raccolti di-strutti, bestiame ucciso, cedimenti infrastrutturali e perdita della biodiversità. La carne di animali selvatici non viene venduta nelle macellerie, ma soltanto nei supermercati, dove si acquista con-gelata e di provenienza estera. Per tale motivo, diverse Regioni hanno da tempo adottato inter-venti per favorire la commercializzazione della carne di animali selvatici, anche se in Italia non si è ancora sviluppata una filiera controllata della selvaggina selvatica che potrebbe in realtà rap-presentare una risposta efficace alle strategie che mirano a ridisegnare l'agricoltura in chiave sostenibile e resiliente, contrastando anche le tante forme di illegalità riscontrate nella com-mercializzazione di tali prodotti. Attivando anche in Umbria il progetto di filiera sarà possibile tra-sformare il problema in un’opportunità economi-ca in termini di posti di lavoro, integrazione del reddito delle aziende e valorizzazione del territo-rio. Infine, attraverso una filiera controllata e certificata, si può fare emergere un consumo regolare e sicuro per il consumatore, salvaguar-dando allo stesso tempo gli allevatori dalle con-seguenze economiche e le restrizioni commerciali che potrebbe comportare il diffondersi della pe-ste suina”.

L’assessore Morroni ha risposto che la legge 157/92 stabilisce che la fauna selvatica è patri-monio indisponibile dello Stato e il cacciatore se ne può impossessare attraverso l’esercizio dell’attività venatoria. I capi abbattuti durante la caccia diventano proprietà di colui che li ha ab-battuti che ne può disporre l’utilizzo in auto con-sumo o cederli a terzi secondo precise modalità.

Per garantire il rispetto delle norme sanitarie, la Conferenza Stato regioni ha approvato (marzo 2021) le linee di guida in materia di igiene delle carni di selvaggina selvatica prima di essere messe in commercio. Sono in corso di approva-zione le linee guida regionali. Una filiera delle carni di selvaggina, per avere una sostenibilità operativa ed economica deve avere una regolari-tà di rifornimento della materia prima, che non può essere basata sull’attività venatoria. Nelle attività di controllo e contenimento della specie cinghiale, invece, la proprietà dei capi abbattuti, durante le operazioni, rimane della Regione. In questo caso possono essere organizzate forme di sfruttamento della risorsa selvaggina che garan-tiscano un flusso regolare e costante consenten-do l’immissione sul mercato di carne pregiata ed il recupero di somme da utilizzare nella gestione faunistica, compreso l’indennizzo dei danni cau-sati all’agricoltura. Pertanto, l’attivazione di que-sta filiera è auspicabile e fattibile. Gli uffici dell’assessorato stanno lavorando da tempo ad

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una proposta di filiera ed il progetto è pressoché pronto. Nel mese di febbraio sarà oggetto di con-fronto con le associazioni del mondo venatorio e quelle del mondo agricolo con l’intento di addi-venire alla messa a punto di un percorso virtuoso che rappresenta un’opportunità per il territorio regionale”. Morroni ha ampliato il suo intervento rimarcando che “rispetto alla caccia al cinghiale, la legge dello Stato italiano prescrive che ci sono tre mesi di attività. Viene previsto che l’attività può proseguire non con la caccia, ma di conte-nimento e controllo. Voglio anche sottolineare che nelle zone dove è stata riscontrata la presen-za di peste suina è stata inibita l’attività di cac-cia”.

Nella replica, Peppucci si è detta soddisfatta dalla risposta dell’assessore rispetto alla possibilità della realizzazione della filiera. “Si tratta – ha detto – di un problema che si traduce in oppor-tunità ed in valorizzazione del territorio”.

“MANCATA PROROGA DELLA CACCIA AL CINGHIALE È SCELTA POLITICA DELL’ASSESSORE MORRONI” - NOTA DI PA-STORELLI, PULETTI E MANCINI (LEGA) Perugia, 26 gennaio 2022 - “Il parere contrario dell’assessore Roberto Morroni alla proroga dell’attività venatoria e alla previsione di attività di controllo e contenimento della caccia al cin-ghiale per prevenire il diffondersi della peste suina africana in Umbria, come richiesto dalla Lega, è frutto di una scelta dettata dalla volontà politica di cui si fatica a comprenderne le motiva-zioni”. L’intervento è dei consiglieri regionali della Lega Stefano Pastorelli (capogruppo), Manuela Puletti e Valerio Mancini (responsabile diparti-mento caccia Lega Umbria).

“In primo luogo - proseguono i consiglieri leghisti - riteniamo inopportune le modalità con le quali l’assessore ha inteso rispondere alle nostre solle-citazioni, producendo delle considerazioni in As-semblea legislativa a margine di un question time di un altro consigliere regionale su un tema difforme, circostanza che ci ha impedito di repli-care alle stesse. In secondo luogo non reputiamo sufficienti le osservazioni prodotte dall'assessore forzista e lo invitiamo a un confronto con le as-sociazioni venatorie, alcune delle quali ancora oggi non hanno avuto modo di incontrarlo. Evita-re che la peste suina africana faccia la sua com-parsa in Umbria è obiettivo comune intorno al quale dovrebbe convergere l’interesse di tutti, indistintamente dal proprio ruolo e dalla propria appartenenza politica. La comparsa della PSA in una regione come la nostra, ad alta vocazione suinicola, potrebbe comportare ingenti danni all’economia locale con pesanti ripercussioni sul patrimonio zootecnico suino, sul settore produt-tivo e sul commercio di animali vivi e dei loro prodotti, fino al rischio paventato di blocco com-pleto della salumeria. Criticità da aggiungere a quelle già esistenti che scaturiscono dalla mas-siccia presenza di branchi di cinghiali selvatici,

come il pericolo di incidenti stradali, il rischio di incolumità per l’uomo e i danni all’agricoltura”.

“L’esigenza di intervenire tempestivamente – aggiungono - anticipando l’emergenza è stata sottolineata anche dal direttore generale dell'Isti-tuto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche, Vincenzo Caputo, il quale, nell'am-bito dell'audizione in Seconda Commissione re-gionale, ha dichiarato, in merito all'ipotesi del diffondersi della peste suina africana nella nostra regione, che per frenare l'avanzata del virus una soluzione potrebbe essere quella di provvedere all'eradicazione del cinghiale. A questo si aggiun-gono le indicazioni fornite dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), secondo cui è di cruciale importanza limitare la diffusione della PSA attraverso l’adozione di mi-sure che dovranno riguardare anche lo svolgi-mento dell’attività venatoria. Dal punto di vista legislativo l’articolo 19 della legge 157/92 auto-rizza le Regioni a provvedere a interventi di con-tenimento nella caccia al cinghiale o alla fauna selvatica se questa risulta in sovrannumero ri-spetto agli standard previsti. Legge a cui fa rife-rimento l’articolo 28 della legge regionale 14/94 dell’Umbria. Tale dispositivo regionale, inoltre, è stato a sua volta richiamato nel calendario vena-torio 2020/2021 per determinare ‘interventi di contenimento alla specie cinghiale’. Sorprende che in Molise, regione il cui governatore è dello stesso partito dell’assessore Morroni, tramite delibera di Giunta regionale, sia stata predispo-sta la proroga al 30 gennaio 2022 del termine del periodo consentito per la caccia al cinghiale.

Nella stessa direzione vanno i provvedimenti adottati dalla Regione Lazio e dalla Regione To-scana. Lecito chiedersi - concludono Pastorelli, Puletti e Mancini - perché in Umbria si faccia resistenza a questo tipo di soluzione, avallata da ISPRA, dall'Istituto zooprofilattico e dalle asso-ciazioni venatorie con cui stiamo interloquendo.

Come Lega abbiamo chiesto la proroga della cac-cia a fronte di una serie di documenti e interlo-cuzioni, all'assessore la responsabilità politica di decidere modi e metodi".

AUDIZIONE CONGIUNTA DI SECONDA E TERZA COMMISSIONE SU PROBLEMATICHE LEGATE A DIFFUSIONE PESTE SUINA

Perugia, 27 gennaio 2022 – Audizione congiunta di Seconda e Terza commissione sulle problema-tiche legate alla diffusione della peste suina afri-cana, che ha già colpito due regioni italiane, Lombardia e Liguria. Vi hanno preso parte l’assessore regionale alla salute Luca Coletto, il dirigente regionale Umberto Sergiacomi per la Sezione Organizzazione attività venatoria, i rap-presentanti delle associazioni venatorie e di Cia, Coldiretti e Confagricoltura.

“In Umbria non sono stati ravvisati casi di peste suina - ha ricordato l’assessore Coletto – ma bisogna attivarsi immediatamente per prevenirne la diffusione, per scongiurare sia problematiche legate alla patologia che danni economici per le

Caccia/pesca

attività. Abbiamo costituito una task force di intervento composta da squadre di cacciatori che battono il territorio per recuperare eventuali car-casse e verificare se c’è la presenza di infezione da peste suina. Stiamo partendo con le simula-zioni di questo tipo di attività di controllo del territorio per non farci trovare impreparati alla peggiore delle ipotesi. Oltre al controllo del terri-torio si procederà nel controllo delle infezioni e sull’anagrafe allevamenti. La nostra priorità è tutelare una filiera che occupa un posto fonda-mentale nell’economia dell’intera regione. Ci stiamo coordinando con i Ministeri di Salute e Agricoltura e siamo in stretto contatto con le regioni contermini per un monitoraggio della situazione che sia il più attento possibile”.

“Se l’Umbria dovesse divenire zona infetta – hanno spiegato i responsabili della Prevenzione sanitaria regionale – scatterebbero misure quali il divieto di attività venatoria di qualsiasi tipolo-gia, con deroga per la sola caccia di selezione, azioni di ricerca delle carcasse e smaltimento delle stesse. I Ministeri hanno previsto il divieto assoluto di movimentazione nella zona infetta di prodotti a base di carne, la macellazione imme-diata dei suini negli allevamenti familiari e pro-grammata nei centri di allevamento, il divieto di movimentazione dei suini ad eccezione che per la macellazione”.

“Domani, venerdì, ci sarà la prima prova di eser-citazione delle squadre per il rinvenimento im-mediato di tutte le carcasse nelle aree identifica-te, una formazione per le squadre - ha detto Sergiacomi – e per farci trovare pronti. Quanto alle ipotesi di ampliamento del periodo di caccia – ha sottolineato – ricordo che l’attività venatoria è una cosa e il contenimento un’altra: l’attività venatoria è sconsigliata dai Ministeri perché le attività di caccia svolta in braccata favoriscono l’erraticità dei capi, infatti dove il virus viene rilevato viene chiusa la caccia. Resta in vigore fino al 15 marzo la caccia di selezione”.

Al consigliere Valerio Mancini, presidente della Seconda commissione, che chiedeva come mai nel Molise sia stata prolungata, in deroga, la caccia al cinghiale, Sergiacomi ha risposto che la misura è stata motivata dal fatto che in quella regione si sono verificati 17 giorni di piogge in-cessanti, un terzo della durata della stagione venatoria, ed è stato quindi deciso di aumentare l’incisività del prelievo. “Non possiamo certo an-dare contro la legge 157 – ha aggiunto – semmai intervenire a livello nazionale per ampliare gli interventi previsti dalla legge”.

Le associazioni degli allevatori hanno espresso grande preoccupazione: alla prima carcassa in-fetta tutto il sistema verrebbe bloccato e ne ri-sentirebbe gravemente l’intera economia e so-prattutto i piccoli allevatori di animali allo stato brado o semibrado, che faticherebbero anche ad intercettare eventuali ristori con specifiche tipo-logie di indennizzo. Le associazioni venatorie chiedono una intensificazione delle attività di controllo ma anche della caccia di selezione, uso di trappolamenti e perimetri di sicurezza,

forag-giamento del selvatico per evitare spostamenti degli animali. Oltre agli allevamenti - è stato detto - bisogna tutelare anche quelle aree, come i parchi, dove c’è maggiore concentrazione di selvatici. Occorre mettere da parte le polemiche fra cacciatori, agricoltori e ambientalisti per ac-cettare criteri di rigoroso controllo scientifico, la posta in palio è la salvezza del sistema economi-co legato alla filiera umbra di carni pregiate.

Suggerite anche misure di biosicurezza per il trasporto delle carcasse, con incentivi per questo tipo di attività, la separazione fra la filiera del suino e quella dei selvatici, evitando che questi ultimi siano portati nei mattatoi ma siano invece visionati da veterinari nei centri di raccolta, an-che per ottenere la fiducia dei consumatori,

Suggerite anche misure di biosicurezza per il trasporto delle carcasse, con incentivi per questo tipo di attività, la separazione fra la filiera del suino e quella dei selvatici, evitando che questi ultimi siano portati nei mattatoi ma siano invece visionati da veterinari nei centri di raccolta, an-che per ottenere la fiducia dei consumatori,