• Non ci sono risultati.

La caduta del Regno visigoto di Toledo

Storia politica tardo visigota ed asturleonese (672-999)

6. La caduta del Regno visigoto di Toledo

Quasi ogni resoconto della conquista musulmana della Spagna ha, dunque, inizio con la storia del declino del Regno visigoto269: un turbine di dissolutezza e perdita dei valori primigeni che, repentinamente, avrebbero provocato la diserzione di importanti segmenti dei notabili locali, voltisi verso la potenza emergente al di là del Mediterraneo: gli Arabi. Secondo molte fonti arabe un certo Giuliano, conte bizantino di Ceuta, avrebbe chiamato l’esercito musulmano nella Penisola per vendicarsi di un affronto subito dalla figlia, inviata a Toledo allo scopo di ricevere un’istruzione adeguata, da parte del sovrano visigoto Roderico270. E’ il caso, soprattutto, di due opere: il Futuh

Misr wa’l-Maghrib271 di Ibn al-Hakam, storico vissuto nel IX secolo ed autore della prima opera narrativa del mondo islamico relativa alla conquista della Penisola iberica, e la Storia di al-Andalus272 di Ibn al-Kardabus, composta a cavallo tra i secoli XII e XIII.

Altre fonti propendono per l’invidia dei figli di Witiza che, colti dall’invidia per la nomina a re di Roderico, avrebbero inviato messaggeri ai musulmani per spingerli a castigare il rivale, sperando in una successiva ritirata araba che permettesse la loro acquisizione del trono: secondo Miquel Barceló, che segue nella sua ricostruzione Ibn al-Qutiya, essi si chiamavano Alamundo, Romolo

269 E’ il caso della Cronaca di Alfonso III; altre cronache prendono avvio da fasi precedenti, come il Chronicon Albeldense, che delinea una storia dell’Impero romano (incluso il segmento orientale poi evolutosi nell’Impero bizantino) prima di narrare le vicende visigote.

270

Altri lavori fondamentali per la comprensione del periodo sono J. ORLANDIS, La vida en España en tiempo de los godos, Madrid, 1991; E. A. THOMPSON, The Goths in Spain, Oxford, 1969; A. BARBERO, M. I. LORING, The Catholic Visigothic Kingdom, in The New Cambridge Medieval History, I (c.500-c.700), Cambridge, 2005, pp. 346-370.

271

IBN AL-HAKAM, History of the Conquest of Spain, cit. 272

76

ed Ardabasto, nomi piuttosto insoliti nel mondo visigoto e frutto di possibili interpolazioni o corruzioni tardive273.

L’opinione comune tra gli storici di oggi, pur discostandosi dall’idea di una “chiamata interna” che, involontariamente, avrebbe visto gli stessi Visigoti artefici della propria catastrofe274, vede nella spedizione musulmana verso la Spagna un’iniziativa intrapresa a livello locale, senza beneplacito dell’autorità amministrativa più prossima (in questo caso Musa ibn Nusayr, governatore del Nordafrica), o dello stesso califfo al-Walid275.

Nell’aprile 711 un contingente di uomini compreso tra le settemila e le dodicimila unità con a capo Tariq ibn Ziyad attraversò lo Stretto di Gibilterra (che, come la località ivi affacciata, prende il nome dallo stesso comandante musulmano: Jebel al-Tariq, ossia “Monte di Tariq”276), assestandosi poi nei pressi di Algeciras approfittando dell’assenza del grosso delle truppe visigote, impegnate militarmente nel nord del reame.

Fu soltanto nel luglio dello stesso anno che ebbe luogo una battaglia decisiva per il destino della Penisola: combattuta nei pressi di Medina Sidonia, a nordovest di Algeciras, essa vide la sconfitta dell’armata (peraltro considerevolmente più numerosa) visigota e la scomparsa di Roderico, del

273

M. BARCELÓ, El rei Akhila i els fils de Witiza. Encara un altra recerca, in “Miscellanea Barcinonensia”, n. 49 (1978), pp. 59-77; D. CLAUDE, Untersuchungen zum Untergang des Westgotenreichs (711–725). In “Historisches Jahrbuch”, vol. 108 (1988), pp. 329–358; in particolare, si vedano le pp. 340-341; tale contributo dello studioso tedesco è fondamentale per la ricostruzione degli ultimi anni di esistenza del Regno visigoto.

274

A seconda delle fonti, si sarebbe trattato dell’edonismo di Witiza (Cronaca di Alfonso III), o dell’ambizione di Roderico e del tradimento del clero visigoto (Cronica mozarabe).

275

KENNEDY 1996, cit., pp. 10-11. 276

Per maggiori informazioni su Gibilterra e sulla successiva struttura fortificata ivi edificata, si consiglia il volumetto di D. FA e C. FINLAYSON, The Fortifications of Gibraltar, 1068-1945 (Fortress, 52), illustrations by A. Hook, Oxford, 2006.

77

quale sono le stesse fonti a dirci che, dopo lo scontro, non si seppe più nulla277.

Vale la pena riportare per intero il paragrafo che la redazione Ad

Sebastianum della Cronaca di Alfonso III dedica al fatto, con la menzione,

peraltro, della presunta sepoltura del re sconfitto:

Itaque quum Rudericus ingressum eorum cognouisset, cum omni agmine Gotorum eis preliaturus occurrit. Sed dicente scriptura: In uanum currit quem iniquitas precedit, sacerdotum uel suorum peccatorum mole oppressi uel filiorum Uuittizani fraude detecti, omne agmen Gotorum in fugam sunt uersi et gladio deleti. De Ruderico uero rege nulli cognita manet causa interitus eius. Rudis namque nostris temporibus quum Uiseo ciuitas et suburbana eius a nobis populata esset, in quadam baselica monumentum est inuentum,ubi desuper epitaphion sculptum sic dicit: Hic requiescit Rudericus ultimus rex Gotorum278.

Nel giro di alcuni mesi, lungi dall’abbandonare la Spagna come sperava l’élite visigota, il contingente di Tariq conquistò le maggiori città della Spagna meridionale, incontrando pochi tentativi di seria resistenza: nell’inverno 711- 712 Cordova, Malaga, Granada e la stessa ex capitale visigota Toledo erano tutte cadute.

Sull’onda dell’euforia successiva a tali vittorie, Musa ibn Nusayr diede l’ordine di approntare una seconda, e ben più massiccia, spedizione, alla testa della quale si mise egli stesso soggiogando –con l’aiuto del figlio ‘Abd al-Aziz- il sudest della Penisola, Merida (luglio 713) e, nella primavera del 714, la valle dell’Ebro e la Galizia: nel settembre di quell’anno i soli Tariq e Musa erano

277

Chronica Prophetica, cit., III. 278

78

dunque riusciti a conquistare la grandissima parte della Spagna, ove rimase, in qualità di governatore, lo stesso ‘Abd al-Aziz, che la avrebbe amministrata per i successivi due anni279.

Lo schema insediativo che ne risultò appare molto interessante agli occhi dello storico in quanto totalmente differente dal precedente modus operandi in uso nelle aree appena conquistate280: piuttosto che stabilirsi nelle grandi città vivendo poi della tassazione delle aree rurali circostanti, infatti, era a discrezione dei singoli avventurieri il luogo o la modalità di gestione delle terre nella nuova, grande provincia omayyade; fin da quasi subito, però, la capitale venne stabilita a Cordova, mentre i tributi annuali, raccolti dal governatore ivi residente, venivano inviati alla corte califfale “centrale”, a Damasco281.

La popolazione cristiana locale, terrorizzata dall’apparire del nuovo dominatore, per giunta propugnatore di una fede vista come estranea e totalmente eretica rispetto alla propria, ottenne in definitiva delle condizioni di resa generose da parte dell’invasore, sicuramente più attraenti rispetto ad una resistenza assolutamente disperata ed improbabile: sappiamo ad esempio che l’area murciana mantenne una sorta di autonomia locale, o che a Merida la confisca di terre e beni si limitò a quanto appartenente ai morti durante la presa della città, alle chiese e ai fuggiaschi; anche nelle fasi successive della

279

KENNEDY 1996, cit., pp. 11-12. 280

Come affermato da I. M. LAPIDUS, Introduzione allo studio del mondo musulmano, Venezia, 1988, p. 52, ..le conquiste arabe seguirono il noto modello della conquista, da parte di popolazioni beduine o nomadi, di regioni colonizzate. Le popolazioni conquistatrici divenivano l’élite militare dominante e si mantenevano sfruttando le società sedentarie. Le soluzioni di governo rappresentavano un compromesso raggiunto fra le élite dei conquistatori e quelle delle popolazioni sottomesse, in cui queste ultime assicuravano alle élite conquistatrici potere militare e rendite adeguate in cambio del consenso a conservare la propria autonomia locale politica, religiosa e finanziaria. Entrambi i gruppi gravavano, naturalmente, sui contadini contribuenti.

281

79

conquista la nobiltà visigota riuscì a mantenersi presente, convertendosi rapidamente all’Islam282.