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Sancho I il Grasso (956-958 e 959-966)

Storia politica tardo visigota ed asturleonese (672-999)

4. Sancho I il Grasso (956-958 e 959-966)

Se Ordoño III fu espressione dei notabili galiziani, Sancho I lo fu invece di quelli navarresi o piú genericamente dell’est del reame; ciò, naturalmente, avvenne principalmente a causa delle rispettive origini territoriali delle madri dei due sovrani e, come abbiamo visto, fu motivo di tensione già negli anni precedenti alla salita al trono dello stesso Sancho (detto il Grasso a causa della sua considerevole mole), giungendo a complicare definitivamente le cose

637

Ibid. 638

Su San Salvador de Palat del Rey si veda GÓMEZ MORENO 1919, cit., pp 253-259, che per primo ne ha compiuto uno studio esaustivo e complessivo; in tale tempio trovarono sepoltura, a quanto pare, i già citati Ramiro II ed Ordoño III, oltre a Sancho I. Fu probabilmente raso al suolo, o perlomeno gravemente danneggiato, dall’incursione di al-Mansur nel 988, ed oggi sul suo sito sorge un altro edificio preposto al culto con la medesima intitolazione.

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proprio a cavallo tra le due metà del secolo X, in aggiunta all’evidente ostilità provocata dall’anteriore tentativo di presa del potere ai danni di Ordoño III. Della sua infanzia non si sa quasi nulla; dal 944 egli appare però nella documentazione come regente in Castella, ruolo che potrebbe essere causa concatenante del tentativo di rovesciamento di Ordoño III messo in atto con l’aiuto di Castigliani e Pamplonesi, sebbene possa anche aver dimorato per qualche tempo in terra navarrese640. Sposò Teresa Ansurez, figlia del conte castigliano Ansur Fernández (944-945), che gli diede due figli: il futuro Ramiro III ed Urraca.

La prima parte del regno è insolitamente poco documentata (in un periodo, il secolo X, nel quale il numero di diplomi regi aumenta sensibilmente) dalle cancellerie leonesi: nell’agosto 957 Sancho viene qualificato come sovrano in una donazione monastica641. In questo periodo le fonti arabo-musulmane registrano inoltre alcuni tentativi di incursione in territorio cristiano, occorsi nel 957 sia a León che in Navarra (quest’ultima sotto il comando del già citato Galib)642; poco dopo Sancho fu costretto ad abbandonare la corte a causa del forte movimento formatosi contro di lui, come vedremo nel prossimo paragrafo, che lo sostituì con Ordoño IV il Malvagio.

Rifugiatosi a Pamplona, ed in seguito a Cordova, dove a quel tempo regnava Abd al-Rahman III al-Nasir (912-961), Sancho venne sottoposto presso la corte di quest’ultimo ad una cura a base di erbe, effettuata da un medico e letterato ebreo di nome Hasdai ibn Shaprut643, che gli consentì, secondo Sampiro, di perdere peso in poco tempo, e di ritrovare il vigore necessario ad affrontare l’usurpatore644. 640 CEBALLOS-ESCALERA 2000, cit., p. 97. 641 Id., p. 98. 642 Id., pp. 98-99. 643

Il nome viene riportato in COLLINS 1992, cit., p. 112. 644

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Una volta sconfitto e cacciato Ordoño IV, Sancho tornò sul trono, compiendo un’ampia azione donativa a favore del monastero di Sahagún (che abbiamo già avuto modo di incontrare ai tempi di Alfonso IV), a discapito di aree come la Galizia, le Asturie, la Castiglia ma anche la stessa capitale del regno, per le quali la documentazione è carente e sparuta645.

Sampiro ci informa di come, durante il regno di questo sovrano, ci si accordò per trasferire a León le spoglie di San Pelayo, fanciullo martirizzato a Cordova agli inizi del secolo646; tale traslazione, voluta secondo il cronista dal regnante di comune accordo con la sorella Elvira, badessa del monastero di San Salvador de Palat del Rey, e conclusasi qualche tempo dopo la morte del re, causò la nascita di un piccolo tempio che, associato ad un altro dedicato a San Giovanni, sarà l’embrione dal quale scaturirà, tra i secoli XI e XII, la grande Collegiata di San Isidoro.

Sul fronte dei rapporti con al-Andalus, ebbero luogo in questi anni alcune ambasciate (se ne registra una leonese nella primavera del 962647), provenienti da entrambe le parti della frontiera cristiano-musulmana, che si conclusero con l’atto di vassallaggio formale del Regno di León verso il califfato cordovese, nel frattempo passato sotto al-Hakam e l’ottenimento dell’esilio definitivo di Ordoño IV648.

Quasi nello stesso momento, ebbe luogo l’ennesima sedizione nobiliare nelle terre occidentali, che, a quanto pare, venne domata senza apparenti ostacoli grazie all’impiego di un grande esercito, con il quale giunse sino al Duero649. Sottomessi i ribelli di Galizia, il re ed il suo seguito si imbatterono in Gonzalo

645

CEBALLOS-ESCALERA 2000, cit., p. 103. 646

Id., pp. 338-339; San Pelayo morì nel 925. 647 CEBALLOS-ESCALERA 2000, cit., p. 107. 648 Ibid. 649 Id., pp. 338-339.

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Muñoz, conte di Portucale650, il quale, avvicinatosi alle schiere del sovrano, finse di offrirgli aiuto e sottomissione: in realtà, quella che stava covando era una vera e propria congiura che si rivelò fatale per Sancho651.

Nei pressi di Coimbra, infatti, il traditore decise infine di volersi sbarazzare del regnante, uccidendolo per mezzo di un frutto avvelenato (Sampiro parla di una mela652). Accortosi di essere stato tradito, e sentendo di essere ormai sul punto di morire, il re si mise subito in viaggio verso la capitale, ma tre giorni dopo aver intrapreso il cammino, spirò.

Anch’egli, come il fratellastro Ordoño III ed il padre Ramiro II, venne sepolto all’interno del piccolo pantheon regio di San Salvador de Palat del Rey; Sampiro fornisce come data il 967, ma è probabile si sia trattato della fine dell’anno precedente653; fu sostituito sul trono dal figlio, il piccolo Ramiro.