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Storia politica tardo visigota ed asturleonese (672-999)

3. Ordoño III (951-956)

Nonostante Ramiro avesse rinunciato al trono, il suo successore, il figlio Ordoño, continuò ad essere indicato come cooptato al trono, e non come unico titolare di quest’ultimo, presumibilmente sino alla morte dell’anziano genitore, avvenuta tra la fine di maggio e gli inizi di giugno dell’anno 951, epoca nella quale Ramiro II appare per l’ultima volta nella documentazione giunta sino a noi618.

Il giudizio dei cronisti sui cinque anni di regno di Ordoño è generalmente positivo619: ne vengono risaltate l’intelligenza, le capacità militari e politiche, e la valenza sia dentro che fuori dal campo di battaglia620.

614

Id., p. 331: Ad Legionem reversus, accepit confessionem ab episcopis. 615

Ibid.; su San Salvador si veda l’apposita nota più avanti nel testo. 616

Ibid. 617

Id., p. 332: Regnavit annis XVIIII, menses duos, dies XXV. 618

A. CEBALLOS-ESCALERA, Reyes de León, II (“Corona de España, XXX), Burgos, 2000, p. 81. 619

Id., p. 82. 620

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Nato attorno al 925621, passò l’infanzia nei territori del futuro Portogallo settentrionale, avendo così modo di osservarne da vicino i sommovimenti ed i tumulti interni622; egli aveva peraltro ricevuto in dono dal padre tali terre623. La documentazione regia nomina il giovane principe a partire dal 932, e da qui in poi egli sarà costantemente citato nei diplomi a fianco del genitore e del fratello Bermudo Ramírez (che però morì, apparentemente senza moglie né discendenza, nel 941)624.

Il matrimonio con Urraca, figlia del potente conte di Castiglia Fernando González ed in seguito sposa di Ordoño IV, venne deciso da Ramiro II (presumibilmente allo scopo di rafforzare i legami del regno con i sempre piú indomabili territori orientali) qualche anno prima della successione; Sampiro lo fissa tra il 944 ed il 945625, ma negli ultimi decenni tale data è stata posticipata, da studiosi quali ad esempio Justiniano Rodríguez ed Alfonso Ceballos-Escalera, al 946-948626; lo stesso Rodríguez liquida come una falsità, frutto dell’immaginazione di Pelayo di Oviedo, la presunta separazione tra i due coniugi627.

La situazione interna al regno pare essersi complicata non poco verso la fine della vita di Ordoño III, dando vita ad una “resa dei conti” tra la fazione “lealista” e quella che potremmo chiamare “castiglianista”, capeggiata dal perennemente irrequieto Fernando González e determinata a rovesciare il

621 Ibid. 622 Ibid. 623 Ibid. 624 Id., p. 83. 625 Id., p. 84. 626 Ibid. 627

Ibid; si è a lungo pensato che tale separazione (o ripudio) possa essere stata la causa della ribellione di Fernando González, determinato a vendicarsi dell’affronto subito dalla figlia (Id., p. 90).

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sovrano in favore dell’altro ramo della discendenza di Ramiro II, ovvero Sancho I, con la collaborazione di García di Pamplona, suo zio628.

Sampiro, nostra fonte sull’accaduto, ci informa di come il re, saputo dell’alleanza formatasi contro di lui e diretta verso León, satis exercitatus

stetit, suasque civitatis defensavit, et regni sceptra vindicavit, his supradictis remeantibus ad propria629.

Tale scontro, avvenuto nel 955, fu probabilmente seguito nella primavera dello stesso anno da una ribellione della nobiltà galiziana, ugualmente repressa dal regnante, al termine della quale venne emessa una serie di diplomi contenenti le sanzioni relative ai sediziosi, e donandoci dunque, seppure indirettamente, un quadro della situazione successiva al tumulto630, completata peraltro dalla testimonianza di Sampiro631.

Già negli anni Venti del secolo scorso Claudio Sánchez-Albornoz immaginò, nel suo magistrale Una ciudad de la España cristiana hace mil años, i preparativi di una spedizione militare organizzata da questo sovrano allo scopo di mettere a sacco Lisbona632: tale operazione, effettivamente occorsa

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La cronologia dei sovrani pamplonesi nel secolo X è difficile da stabilire, e nel corso del Novecento sono stati fatti numerosi tentativi di ricostruzione delle date di regno esatte da attribuire ad ognuno dei personaggi in questione. Degno di nota è senz’altro il lavoro compiuto nel suo complesso da Antonio Ubieto Arteta; nonostante siano molti gli articoli a riguardo usciti con la sua firma, vale la pena di citare perlomeno A. UBIETO ARTETA, Los reyes pamploneses entre 905 y 970: notas cronológicas, in “Principe de Viana”, n. 24 (1963), pp 77-82.

629

SAMPIRO, Chronicon (Sil.), cit., pp. 332-333. 630

CEBALLOS-ESCALERA 2000, cit., pp. 91-92. 631

SAMPIRO, Chronicon (Sil.), cit., pp. 333-334. 632

C. SÁNCHEZ-ALBORNOZ, Una ciudad de la España cristiana hace mil años: estampas de la vida en León en el siglo X (5a ed.), Madrid, 1966 (1a ed. Madrid, 1926), disponibile in traduzione italiana con il titolo Una città della Spagna cristiana mille anni fa (stampe della vita di León nel secolo X), Napoli, 1971; si tratta di un’opera straordinaria, nella quale il grande studioso ha compiuto una meticolosissima ricostruzione della vita quotidiana del popolo e della corte leonesi basandosi su centinaia di documenti di natura diplomatica e

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nel giugno del 955 ai danni dei territori musulmani, ebbe successo, e permise al monarca di fare rientro nella capitale ricolmo di bottino633. Sampiro ne parla così:

[Ordonius] Olixiponam depredavit, et multa spolia simul cum captivis

secum, adduxit, et sedem regiam cum pacem et victoria reddiit.634

Poco dopo, probabilmente in agosto, ebbe luogo una missione in aiuto di Fernando González, i cui territori erano stati attaccati dalle truppe musulmane con inusitata rapidità, mettendo a rischio l’incolumità della stessa Burgos; l’avanzata nemica venne bloccata dalle forze cristiane –leonesi e castigliane- a San Esteban de Gormaz, ove esse ottennero una grande vittoria. In seguito, i contatti tra Cordova e León appaiono come improntati sulla via della pace, perlomeno sino al 956 inoltrato, poiché le fonti arabe registrano l’invio di un’ambasciata califfale alla corte di Ordoño promettendo la cessazione delle ostilità in cambio dell’abbandono di alcuni avamposti da parte del re635; tuttavia la situazione, come quasi sempre nel corso dell’intero scontro plurisecolare tra cristiani e musulmani nella Penisola Iberica, rimase piuttosto fluida, e non è da escludesi un tentativo, da parte dei Leonesi, di riprendere la lotta allo scopo di avanzare territorialmente verso sud636.

narrativa, creando una serie di quadri, o, per dirla con lui, “stampe”, relativi a vari aspetti della León altomedievale: la Stampa III, Vigilia di guerra, alle pp. 91-114, è quella che a noi più interessa in questo frangente.

633

CEBALLOS-ESCALERA 2000, cit., p. 92. 634

SAMPIRO, Chronicon (Sil.), cit., pp. 333-334. 635

La notizia, contenuta nell’al-Bayan, è riportata in CEBALLOS-ESCALERA 2000, cit., p. 93. 636

Non dobbiamo inoltre pensare che León sia stata immune dalle incursioni musulmane: sono noti i tentativi di avanzata , a quanto pare coronati almeno parzialmente da successo, effettuati da Galib, comandante della piazzaforte di Medinaceli (Id., p. 87).

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Fu infatti a Zamora, ove il sovrano si trovava in quel momento (forse proprio allo scopo di sferrare un’ulteriore offensiva contro Cordova), che la morte lo raggiunse: l’avvenimento si colloca tra il 30 agosto ed il 15 novembre del 956, date di due diplomi che ne costituiscono l’uno l’ultima menzione e l’altro la prima testimonianza del regno del successore, il fratellastro Sancho I637, finalmente salito al trono; come avvenuto cinque anni prima per Ramiro II, anche Ordoño III venne sepolto nella chiesa di San Salvador de Palat del Rey, che all’epoca doveva assolvere alla funzione di “pantheon regio” in seguito assunta da San Isidoro638.

Del suo unico figlio noto, il futuro Bermudo II, ci si occuperà nelle pagine che seguono, mentre per il momento, prima di passare al regno di Sancho, è sufficiente citare la possibile origine galiziana (e dunque illegittima) del fanciullo639.