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Il cammino verso la Costituzione del

2.1 Le cause della fine del regime e l’esaltazione dei valori

democratici

Il decesso del capo del Governo Francisco Franco, il 20 novembre del 1975, decretò l’inizio ufficiale della crisi del regime instauratosi durante il triennio di Guerra Civile.101 In realtà, come abbiamo descritto nei paragrafi precedenti, il regime era entrato in crisi già diversi anni prima del 1975, quando si era manifestata l’incapacità da parte di un Governo obsoleto di seguire il passo dell’evoluzione da parte della società e dell’economia spagnola.

I primi cenni di volontà popolare verso un ritorno alle istituzioni democratiche erano stati espressi già dagli anni ’50 attraverso scioperi generali e manifestazioni studentesche.102 Tali fuochi di malessere si accentuarono progressivamente e divennero una condizione della società civile spagnola, la quale, soprattutto nell’ultimo quinquennio franchista, manifestò il desiderio di un cambio radicale ed il rifiuto di qualsiasi ipotesi di continuità. Don Juan Carlos I di Borbone, in quanto detentore

101 Vedi Capitolo I, p. 19.

102 Come afferma Elena Hernández Sandoica, “[…]la Spagna degli anni ‘50 stava cambiando dal

punto di vista economico e sociale, le correnti di innovazione culturale arrivavano ad ondate irregolari, da Parigi o dall’America. Esse contemplavano “la costruzione di un’identità”, nella quale l’opposizione politica e il rifiuto delle idee e dei padroni ereditati sarebbero stati la forma esplicita di rigetto dei principi dittatoriali nelle coscienze dei giovani studenti. Denunciare l’alto grado di penuria morale e di coercizione faceva parte del fatto di essere o di arrivare ad essere, di convertirsi in il mondo adulto in cui abitavano i loro genitori. L’università costituiva uno dei pochi spazi liberi in cui idealizzare un orizzonte non autoritario, né confessionale; né fascista.” Elena Hernández Sandoica,

Estudiantes en la Universidad Española (1956-1975): cambio generacional y movilización antifranquista in González Madrid, D. A. (coord.), El franquismo y la transición en España – demistificación y reconstrucción de la memoria de una época, Catarata, Madrid 2008, p. 97.

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del potere, espresse il desiderio di un ritorno alle istituzioni pre- dittatoriali e di riconsegna del potere al popolo.

Nonostante i pochi mesi di Governo provvisorio e i timidi tentativi da parte dell’estrema destra di far sopravvivere il regime dittatoriale anche in seguito al decesso del Caudillo, in Spagna si inaugurò il periodo di transizione verso la democrazia.103 La sopravvivenza del governo autoritario consolidato da Franco fu ostacolata da molteplici fattori e da una congiuntura economica, politica e sociale profondamente mutata dagli anni trenta.104

La pressione popolare favorevole ad un ritorno alla democrazia era divenuta troppo accentuata per essere sedata da un ulteriore periodo di regime autoritario. Le fazioni che nei primi anni di dittatura sembravano costituire l’appoggio più solido per il movimento franchista si distanziarono progressivamente dal partito al potere. Era il caso di alcuni settori dell’Esercito, dell’Amministrazione della giustizia e della Chiesa cattolica.105 Inoltre, a partire dalla seconda metà degli anni ’60, il mondo universitario era palesemente in contrasto con i principi franchisti. Altro ambito della vita socio-politica del Paese sempre più difficile da annichilire era il contesto proletario, che manifestava il suo progressivo distacco dal regime sia attraverso la propria attività clandestina, sia attraverso quella legale (l’attività sindacale), ostentando la propria

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Come sostiene Damián A. González Madrid, il 20 novembre del 1975 non significò, come spesso si sostiene, l’inizio della transizione, in quanto passarono alcuni mesi di intensa mobilizzazione per le libertà democratiche contro un sistema debilitato, ma che conservava i suoi apparati repressivi intatti. Per ulteriori informazioni a riguardo si consulti l’articolo Después de Franco: La batalla final por la

democracia, in D.A. González Madrid, Op. Cit., p. 147.

104 Tra la immensa bibliografia relativa all’instaurazione del franchismo, possono essere ricavati i

connotati generali della situazione economica, politica e sociale della Spagna degli anni ’30 attraverso la raccolta di investigazioni dell’Università di Castilla-La Mancha España Franquista – Causa

General y Actitudes Sociales ante la Dictadura, Servicio de Publicaciones de la Universidad de

Castilla-La Mancha, Albacete 1993.

105 J.M. Castellet, El franquisme a Catalunya (1939-1977) - Volum 4. La lliuta per la democràcia i

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volontà di eliminare la dittatura al fine di tutelare meglio i propri interessi.106

Oltre ai settori interni della vita politica e sociale menzionati, la fine della dittatura era favorita dall’esistenza, a metà anni ’70, di una borghesia industriale che appoggiava l’instaurazione di un regime democratico che permettesse l’affermazione della propria egemonia nel contesto economico e politico nazionale. Inoltre, il sistema capitalista instauratosi in Europa Occidentale favorì l’eliminazione delle dittature del sud del continente; di conseguenza, dopo la fine della dittatura dei colonnelli in Grecia e la Rivoluzione dei Garofani in Portogallo (entrambe verificatesi nel 1974), il regime franchista fu l’ultimo regime autoritario a dissolversi nell’area.107 Altro fattore deterrente per la dittatura fu la presenza sempre più evidente dei movimenti nazionalisti basco e catalano, interessati ad affermarsi quale entità politica distante dal centralismo statale. A completare il quadro dell’opposizione al regime vi fu la progressiva affermazione dei movimenti terroristici nazionali, con l’ETA in prima linea nel tenere sotto scacco eventuali colpi di coda da parte dei franchisti.108

L’attività politica dei partiti si rese molto più concreta e presente nella vita politica nazionale negli ultimissimi mesi di dittatura, favorita dalle circostanze appena descritte. Nel caso catalano, si era affermato un ampio ventaglio di partiti pronti ad assumersi l’onere di nuovi

106 J. Sobrequés i Callicó (ed.): Història contemporània de Catalunya (Vol. II), Columna Edicions s.a.,

Barcelona 1998, pp. 519-520.

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“Gli anni Settanta in Europa furono caratterizzati da profonde e drammatiche trasformazioni. In particolare l'Europa meridionale vide la fine di una serie di dittature: dalla «rivoluzione dei garofani» in Portogallo alla caduta dei colonnelli in Grecia, alla morte di Franco in Spagna. Negli anni Settanta la loro sorte appariva oltremodo incerta e non esente da rischi di ritorni autoritari o di derive estremiste. Sebbene il passaggio alla democrazia in Portogallo, Grecia e Spagna sia stato in larga misura esito di vicende interne, gli attori internazionali contribuirono in maniera determinante a favorire tale «transizione» e a delineare i caratteri e le scelte dei nuovi governi democratici.” M. Del Pero, Democrazie. L'Europa meridionale e la fine delle dittature, Mondadori Education, Milano 2010.

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programmi da perseguire nell’imminente ritorno alla democrazia. Un’entità unitaria quale era l’Assemblea de Catalunya, nata nel 1971, rivendicava gli obiettivi richiesti a gran voce dal popolo catalano, a prescindere dall’orientamento politico del singolo o dei partiti che la costituivano.109 “Libertà, Amnistia e Statuto d’Autonomia” erano i principi sostenuti dall’Assemblea, la quale a sua volta trovava consensi nella figura dell’ ex presidente della Generalitat in esilio, Josep Tarradellas.110

Le aspettative relative ad un rapido ritorno alla democrazia furono alimentate dal nuovo Capo di Stato, il monarca Juan Carlos I di Borbone, il quale, durante il suo primo discorso ufficiale (22 novembre 1975), giurò davanti alle Corti franchiste di soddisfare le Leggi Fondamentali dello Stato, garantendo la partecipazione attiva di tutti i cittadini alla vita politica del Paese. Il nuovo re aprì le porte al trasferimento dei poteri, lasciando intendere che il centralismo assoluto che aveva caratterizzato la Spagna degli ultimi quaranta anni avrebbe presto lasciato spazio ad una decentralizzazione cosciente delle “peculiarità regionali quali espressione della diversità dei popoli che costituiscono la sacra realtà spagnola”.111

Inoltre, il re confermò quale presidente del Governo Carlos Arias Navarro, in carica dai primi mesi del 1974, quando di salute del generale Franco cominciavano a rendersi seri.

Ad ogni modo, un passaggio radicale dal regime alla democrazia non poteva essere immediato, e almeno per i primi mesi dalla morte di

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L’Assemblea de Catalunya costituisce il primo movimento unitario d’opposizione al franchismo sullo Stato spagnolo. Per informazioni più dettagliate si consiglia la lettura dell’articolo di Antoni Segura, L’Estatut d’Autonomia de Catalunya. Les eleccions del Parlament – La recuparació d’una

estructura política i l’inici de l’etapa autonòmica, in Castellet, J. M., Op. Cit., p.222.

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J.M. Castellet, Op. Cit., p. 223.

111 La nuova percezione relativa alla patria spagnola è espressa magnificamente dal monarca nel suo

Discurso de Proclamación del rey Juan Carlos I, tenutosi a Madrid il 22 novembre del 1975, i cui

punti salienti sono consultabili sull’archivio on-line de La Vanguardia – edizione di domenica, 23 novembre 1975.

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Franco il regime avrebbe conosciuto un periodo di continuità. Il quadro politico del Paese rimase quasi totalmente intatto, con i vecchi sostenitori del regime ancora a svolgere i propri incarichi.