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1.4 La questione linguistica

Un interessante aspetto del nazionalismo è rappresentato dalla lingua. Essa si erge a elemento di identità nazionale, è strettamente legata al territorio ed è appannaggio dell’ancestrale Nazione in questione. Inoltre la lingua nazionale funge da elemento unificatore, il quale tenta di sopperire al dinamismo sociale implicato dall’industrializzazione e dalla relativa mobilità di persone. Solitamente, nel processo di standardizzazione linguistica, alcune aree del territorio nazionale possono assumere una posizione preminente poiché, in qualche maniera, si sono mantenute incontaminate e quindi hanno conservato la purezza della lingua originaria.

Come illustra Patrizio Rigobon, l’approvazione della Costituzione del 1978 pone fine al centralismo che aveva caratterizzato il periodo di dittatura, aprendo le porte alla Spagna delle Comunidades autónomas.

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Un’ulteriore innovazione del nuovo testo costituzionale è costituita dal riconoscimento dell’ufficialità delle altre lingue nazionali. A partire da allora si creò una situazione linguistica a tre livelli giuridici: ad un primo livello troviamo lo spagnolo quale lingua ufficiale di Stato; successivamente vi sono le lingue ufficiali (o co-ufficiali) in Catalogna, Paesi Baschi e Galizia; a completare il quadro vi sono le lingue oggetto di “speciale riguardo e protezione” (un esempio di queste è l’aranese, di cui avremo modo di parlare nel III capitolo).42

Nel caso della nostra tesi, la lingua catalana è l'idioma dei catalani, non perché sia la madrelingua della maggior parte dei catalani, bensì poiché la Catalogna è una regione catalano-parlante.43 Ecco perché, per essere pienamente considerato catalano, un individuo deve dimostrare di saper utilizzare la lingua della Catalogna. Non è considerato (né considera se stesso) catalano colui che risiede in terra catalana, ma che continua ad utilizzare lo spagnolo o la propria lingua madre.

La lingua catalana emerge come lingua di prestigio in contemporanea con il consolidamento della coscienza nazionale, durante il periodo della Renaixença. Essa si afferma come lingua di prestigio letterario come necessità di accompagnare la crescita e l’affermazione del prestigio nazionale. Sembra utile sottolineare il fatto che il catalano diventa lo strumento con il quale si elogia ciò che appartiene alla Catalogna, in particolare la parte rurale, la quale diventa l’emblema della Patria pura.

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Per ulteriori informazioni relative alla situazione linguistica spagnola si consulti il saggi di P. Rigobon, La situazione linguistica e i suoi risvolti nazionali in A. Botti (a cura di), Le patrie degli

spagnoli. Spagna democratica e questioni nazionali (1975-2005), Bruno Mondadori, Milano 2008, p.

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È opportuno ricordare che la regione catalana è stata interessata dall’immigrazione da parte di operai provenienti dalle altre zone della Spagna, soprattutto dall’Andalusia. Fu soprattutto grazie al tessuto industriale, molto più sviluppato rispetto alle altre zone della Penisola, che molti operai si trasferirono nell’area metropolitana di Barcellona negli anni ’60, durante il periodo della dittatura franchista.

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La situazione linguistica si presentava (e tutt’oggi si presenta) abbastanza disomogenea nei territori nei quali si utilizza il catalano. La Catalogna del Nord, quella francese per intenderci, si presenta come un’area in cui il catalano ha ceduto terreno al francese, che l’ha rimpiazzata in larga parte. Nelle Isole Baleari l’utilizzo del catalano interessa solo alcuni ambiti della vita socio-politica e comunque si trova in posizione di diglossia nei confronti dello spagnolo.44 Nella Comunitat Valenciana si sta cercando di normalizzare la lingua locale in maniera indipendente, motivo per il quale va avanti da anni una lunga diatriba sul fatto se il valenzano debba essere sostituito dal catalano o meno.45 Ad Andorra il catalano è lingua ufficiale da anni, per cui l’unico problema che si è verificato negli anni è stato quello dell’integrazione linguistica degli immigrati. A causa di tale situazione le riflessioni di questo paragrafo riguarderanno soprattutto la Regione Catalana.

Nel 1975 c’è un uso imposto e generalizzato del castigliano. Mi sembra opportuno ricordare che dal 1939 con l’instaurazione del regime dittatoriale era punito l’utilizzo in pubblico di altre lingue al di fuori dello spagnolo. Per tale ragione il catalano, come si può facilmente immaginare, era restato in una situazione di stallo fino alla morte del Generale Franco. Già dal 1975 vi sono i primi tentativi a livello municipale di recuperare il catalano, almeno nella forma scritta, che si concretizzano con la concessione di un decreto che legalizza queste iniziative, concedendo l’utilizzo del bilinguismo ai Comuni che volessero intraprendere tale direzione.46

In tal modo comincia a diffondersi l’insegnamento della lingua catalana. Inizia ad aumentare il numero di alunni che studiano il

44 M. Delgado, El cas de les Illes Balears, p. 175 in El català en els mitjans de comunicació, Societat

Catalana de Comunicació, Barcelona 2002.

45 R. Xambó, El cas del País Valencià, p. 189 in El català en els mitjans de comunicació, Societat

Catalana de Comunicació, Barcelona 2002.

46 D. Ventura, El català als mitjans de comunicació. Perspectiva històrica i bibliografica., p. 10 in El

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catalano, spesso volontariamente e fuori dall’orario scolastico. Alcune scuole rurali impartiscono le lezioni in catalano, ma i risultati più soddisfacenti riguardano soprattutto l’insegnamento privato, sul quale il controllo dell’Amministrazione non era così stretto. Tutto sommato, il numero di studenti restava ancora esiguo.47

I mezzi di comunicazione generalmente utilizzavano molto di rado la lingua catalana. Nel 1975 non esisteva nessun giornale in catalano; l’utilizzo della lingua regionale era limitato a qualche articolo sulla cultura, in particolare quando si analizzava un argomento di letteratura o di folklore locale. Anche nell’ambito delle riviste il catalano occupa una posizione ancora marginale, relegato a rubrica di supporto. Per quanto riguarda le emissioni radiofoniche, ci sono alcune stazioni che sporadicamente realizzano qualche programma in catalano o bilingue, ma nessuna offre un servizio completamente in catalano. Anche per quanto riguarda i programmi televisivi, le poche emissioni in lingua catalana rappresentano ancora le rare eccezioni, per lo più offerte dal canale nazionale TVE.48

Lo spagnolo è anche la lingua della Pubblica Amministrazione, sia a livello periferico sia locale. Nel settore commerciale il catalano è utilizzato solo in forma orale da pochissimi commercianti. Per quanto riguarda la cultura, esistono nel 1975 alcuni gruppi teatrali che attuano in catalano, ma il mercato nettamente più remunerativo è rappresentato ancora dalle opere in castigliano. La produzione di testi in catalano conosce una leggera ripresa con la fine della dittatura, durante la quale, come si può facilmente immaginare, era stata oggetto di censura; questa poteva essere aggirata soltanto con la pubblicazione all’estero e i libri potevano essere introdotti in patria solo in forma clandestina. Il cinema in catalano aveva conosciuto una produzione molto sporadica. L’unica

47 Ivi, p. 14. 48

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forma artistica praticata in maniera costante è la canzone, che anche durante gli anni della dittatura veniva diffusa nei teatri barcellonesi attraverso i recitals. La canzone in catalano è divulgata soprattutto come principale elemento di ribellione e con contenuti politici inneggianti l’indipendenza e la sovversione contro il regime oppressivo.

Nel 1975 la totalità delle forze sindacali e politiche (legalizzate e non) si rese promotrice dell’opera di normalizzazione linguistica. La durezza repressiva durante il periodo franchista relativa alla lingua catalana fece sì che la ripresa di questa fosse una delle rivendicazioni più unanimi.

In Catalogna con la fine della dittatura si verifica una situazione particolare: la questione linguistica assume le caratteristiche di elemento di distinzione di classe all’interno della società. Il fatto che quasi la totalità degli immigrati giunti nell’area metropolitana di Barcellona fino agli anni settanta fosse proveniente da zone rurali, non qualificata, semi- analfabeta o analfabeta ha contribuito a creare una spaccatura sociale legata alla lingua. Una fascia di castigliano parlanti a livelli socio- economici inferiori (soprattutto la classe operaia), mentre il catalano resta appannaggio della classe media nativa della Regione, creando questa identificazione di una lingua con una classe sociale. Come accennato prima, però, la ripresa della lingua oppressa durante il regime dittatoriale viene perseguita come rivendicazione a tutti i livelli della società catalana, anche nei ceti di provenienza non-catalana. Nonostante tali pretese, nel 1975 il catalano risulta una lingua aliena ai contesti caratterizzati da una forte immigrazione iniziata negli anni ’50, in maniera speciale l’area del cordone industriale alla periferia di Barcellona.

L’opera di standardizzazione linguistica fu iniziata da Pompeu Fabra i Poch durante gli inizi del XX secolo. Il grammatico barcellonese

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scelse i dialetti orientali quali base per la lingua catalana unificata, in quanto maggiormente liberi dall’influenza del castigliano. Successivamente un ingente sforzo nel tentativo di unificare linguisticamente gli abitanti della Catalogna è stato effettuato dal Consorci per a la Normalització Lingüistica (CPNL), un ente istituito dalla Generalitat con il fine di fissare grammaticalmente e di diffondere l’uso del catalano. 49

La scelta dei nazionalisti catalani di utilizzare il catalano come lingua della propria Patria segue perfettamente i principi del nazionalismo esposti nel primo paragrafo. In altre parole, il catalano funge da elemento differenziatore nei confronti degli “altri”, degli “stranieri”, in primis nei confronti degli spagnoli. Spesso si attribuisce a questi ultimi la “colpa” di aver inquinato la propria lingua con iberismi (di cui il catalano è zeppo), quindi il CPNL lotta anche per preservare e recuperare la lingua originaria.

Si cercherà nei prossimi paragrafi di fotografare la situazione politica venutasi a creare in Catalogna successivamente alla morte di Franco.