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2.2 La cancelleria principesca (ecc XIV-XVIII)

2.2.5 Cancellieri e personale della cancelleria principesca tra tardo XVII e X

Se nella scelta del personale da collocare al vertice dell’amministrazione del principato vesco- vile fu dai presuli accordata la preferenza, dal XVI secolo sino alla metà circa del XVII, a elementi

388 ASTn, APV, Libri feudali, n. 39, c. 32r, 1632 giugno 21.

389 «Comparuit suprascriptus dominus Hermanus per illustrissimum et reverendissimum dominum episcopum et prin-

cipem in secretarium alemanum noviter assumptus, et satisfaciendo admonitioni sibi factae per clarissimum dominum cancellarium Alberti formiter iuravit tactis sacrosanctis scripturis evangelius in manibus prefati perillustrissimi domini capitani […]» (ASTn, APV, Libri feudali, voll. speciali n. 4, c. 66r).

390 ASTn, APV, Libri feudali, voll. speciali n. 4, c. 73v. 391 ASTn, APV, Libri feudali, voll. speciali n. 4, c. 80r.

392 Su Cristoforo Migazzi, sposato con Isabella Particella v. CAMPI, Notizie genealogiche, cit., pp. 151 e 164. 393 ASTn, APV, Libri feudali, voll. speciali n. 4, c. 75r.

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provenienti dalla piccola nobiltà rurale di antica fedeltà episcopale o da famiglie rapidamente affer- matesi in virtù degli ingenti patrimoni immobiliari accumulati, dal secondo Seicento «il consolida- mento del patriziato trentino e la maturazione degli organi di governo civico» fornirono al vescovo «personale affidabile e preparato»394. Un esempio in tal senso è rappresentato dalla figura del can- celliere Giovanni Giacomo Sizzo de Noris. Laureato a Padova in utroque iure il 29 dicembre 1627, nel 1630 egli risulta immatricolato nel collegio notarile di Trento, città di cui fu nominato console negli anni 1631-1632 e 1636. Eletto capo console nel 1640, carica che gli fu rinnovata nel biennio 1646-1647, Giovanni Giacomo nel 1652 transitò dal magistrato consolare al consiglio aulico. Egli fu scelto spesso negli anni centrali del Seicento a rappresentare il vescovo alle diete tirolesi, sino ad ottenere per meriti acquisiti il ruolo di cancelliere del principato nel 1662: «L’anno medesimo 1662, doppo la morte del signor Francesco Particella, fu dichiarato cancegliere dell’Eccelso Consiglio di Trento dal sudetto signor arciduca Sigismondo Francesco eletto, et in tal carica ha perseverato, servendo tre altri prencipi successori vescovi, cioè il signor cardinale Adalberto d’Harach, arcive- scovo di Praga, monsignor Sigismondo Alfonso, conte di Thun e monsignor Francesco de Al- berti»395, mantenendo l’incarico sino alla morte occorsa nel 1681. Dopo di lui, due furono gli espo- nenti provenienti dalla famiglia Alberti-Poja, che ottennero il più prestigioso incarico all’interno del principato: Francesco Antonio, nipote del vescovo Francesco Alberti, il quale fu dallo stesso presule nominato al ruolo di cancelliere; posizione che egli ricoprì sino alla morte avvenuta nel 1722, allor- quando fu sostituito dal figlio, Giovanni Battista, già dal 1717 suo vice con futuro diritto di succes- sione396. A un altro rappresentante proveniente da una famiglia del patriziato urbano, Giovanni Battista Gentilotti d’Engelsbrunn, dottore in utroque iure397

,

fu assegnato il cancellierato dopo la scomparsa del suo predecessore avvenuta il 12 maggio 1764. Egli ricoprì ininterrottamente l’incarico sino al 1792, quando gli subentrò Francesco Vigilio Barbacovi, ultimo cancelliere del principato vescovile, licenziato dal vescovo Pietro Vigilio Thun nel 1796 in quanto accusato di malversa- zione398.

394 M.BONAZZA, Gli spazi della contrattazione: interventi e silenzi trentini di fronte alla dieta tirolese, in Ceti tirolesi e territorio trentino.

Materiali dagli archivi di Innsbruck e di Trento 1413-1790, a cura di M.BELLABARBA,M.BONAZZA,K.OCCHI, Bologna, Il

Mulino, 2006, pp. 37-80, qui p. 49.

395 La citazione è tratta dal manoscritto “Libro nel qualle sono descritte da me cose avvenute a me stesso et altri di casa,

con gli giorni delle natività e morti di tempo in tempo succedute. Gian Giacomo Sizzo” conservato in BCTn, BCT1 – 5176, cc. 28-30 (il manoscritto è edito in L.ZAMBELLI TORTOI, Il libro di famiglia dei Sizzo de Noris (1605-1808): storia e

memoria famigliare in Trentino nell’età moderna, tesi di laurea, Università degli Studi di Trento, Facoltà di Lettere e Filosofia,

aa. 1997-1998, pp. 194-238).

396 Sui due cancellieri Alberti-Poja si veda anche infra, p. 294.

397 Giovanni Battista Gentilotti nacque a Pergine il 6 marzo 1711 dal dottore in legge e consigliere aulico Giambernar-

dino e da una Alberti d’Enno. Sposò in prime nozze Lucia Bortolazzi e nel 1792 la contessa Gioseffa Terlago. Morì il 10 maggio 1801. Giovanni Battista ricoprì diversi incarichi al servizio del principato: commissario vescovile a Pergine, con- sigliere vescovile, assessore delle valli di Non e di Sole (1742-1744). Su di lui si vedano F.MENESTRINA, La famiglia trentina

dei Gentilotti, in «Studi trentini di scienze storiche», 30 (1951), pp. 190-210, in particolare p. 208; D.REICH, I luogotenenti,

assessori e massari delle valli di Non e Sole, in Programma dell'i.r. Ginnasio superiore di Trento alla fine dell'anno scolastico 1901-1902,

pp. 3-35; G.SUSTER,C.FESTI,G.MONDANI, Studenti trentini all'Università di Bologna (dal 1200 al 1700), Trento, Centro culturale Fratelli Bronzetti, 1989, p. 39.

398 Sulla figura del giurista e storico trentino Francesco Vigilio Barbacovi (1738-1825) si vedano M.MERIGGI, Assolutismo

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Nella seconda metà del Seicento i due rami operativi della cancelleria principesca vescovile ― le segreterie latina e tedesca ― acquisirono, come è già stato sopra ricordato, maggiore stabilità nella composizione; così, nelle patenti di nomina del personale, iniziano a comparire mansioni sino ad allora inedite. Nel 1671, ad esempio, è testimoniato per la prima volta l’utilizzo del termine ‘archi- vista’399, associato alla funzione di Registrator, funzioni allora conferite a Kaspar Pisetta400.

Fig. 9. Reversale di nomina di Kaspar Pisetta al ruolo di Registrator e archivista della cancelleria di corte di Trento.

(Trento, Archivio di Stato, APV, Libri feudali, voll. speciali n. 4, c. 124v, 1671 aprile29)

Antonio Danfelder fu nel 1681 «per sesqui annum in hac nostra episcopali Tridentina cancel- laria alemanarum expeditionum coadiutorem […]»401, in particolare per quanto riguarda la

156, in particolare pp. 140-147;M.NEQUIRITO, Trentini nell'Europa dei Lumi: Firmian, Martini, Pilati, Barbacovi, Trento, Co-

mune di Trento, 2002, pp. 65-81; M.R.DI SIMONE, Legislazione e riforme nel Trentino del Settecento: Francesco Vigilio Barbacovi

tra Assolutismo e Illuminismo Bologna, Il Mulino, 1992; EAD., Diritto e riforme nel Settecento trentino, in Storia del Trentino, IV:

L’età modernacit., pp. 209-229, in particolare pp. 216-227; C.FRANCOVICH, Barbacovi, Francesco Vigilio in Dizionario biografico

degli italiani, v. 6, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1964, pp. 20-21.

399 Similmente a Bressanone, solo pochi anni più tardi, la prima menzione del termine Archivar si rinviene nelle capito-

lazioni elettorali del 1701 del principe vescovo Kaspar Ignaz Graf Künigl (1701-1747), allorquando il responsabile della sicurezza del patrimonio archivistico iniziò a prestare giuramento di fedeltà al vescovo e al Capitolo della cattedrale (v. KUSTATSCHER, Das Diözesanarchiv Brixen, cit., p. 302).

400 Al ruolo di Registrator si succedettero nel corso del XVII secolo: Ferdinand Egarter di Bressanone (1640-1644); Simon

Schreck (dal 30 marzo 1648); Thomas Samer (dal 9 maggio 1667; è autore di alcuni versi dedicati al Simonino Rueff. zu

dem unschuldigen Knablein und heiligen Marterer Simon von Trient, contenuti in M.MARIANI, Il glorioso infante S. Simone. Historia

panegirica, Trento, Zanetti, 1668, pp. 220-221); Kaspar Pisetta, forse di Albiano, Registrator e archivista (dal 29 aprile 1671);

Johann Jacob Kanperer (dal 1673); Hermanus Halveren (dal 9 settembre 1678); Giovanni Battista Bernardi Zetta (dal 1681 Registrator tabularii presso la cancelleria e poi segretario personale «a secretis cubicoli» dei principi vescovi, v. ASTn,

APV, Libri copiali, II serie, n. 60, cc. 432r-433v).

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spedizione dei documenti di investitura feudale, uno dei compiti tra quelli spettanti alla segreteria tedesca402. E proprio all’interno di tale sezione operativa della cancelleria principesca sembra avere avuto inizio nel 1678 la carriera di Antonio Celva403, inizialmente quale coadiutor del già ricordato segretario Bartolomeo Kempf e poi, dal 1682, assistente nel Consiglio aulico «attenta gravescente aetatate fidelis nostri dilecti Hieronymi de Martinis»404, al quale subentrò quale segretario latino nel 1688.

Dalla fine del Seicento sino a tutto il XVIII secolo un’altra famiglia del patriziato urbano do- minò incontrastata al vertice della segreteria latina, i Manci, prima con Bernardino, segretario dal 1697 al 1732, quindi con il figlio di quest’ultimo, Filippo (1713-1802), che operò per sessant’anni – come egli stesso asserì – «con tenue salario», coadiuvato nei due decenni a cavallo di metà Settecento dal fratello Pietro, gentiluomo di camera, nonché segretario vescovile e del Consiglio aulico. Dal 1780 Filippo fu assistito dal figlio Bernardino, attivo per dodici anni all’interno della cancelleria vescovile e quale segretario di aula «senza onorario alcuno»405, prima di essere designato a succedere al padre nel 1792; incarico che mantenne anche durante i governi provvisori, che si succedettero dalla fine del 1796, per poi andare a ricoprire l’ufficio di cancelliere nel civile presso la Corte di Giustizia di Trento.

Durante il periodo di attività professionale del segretario Filippo Manci si assiste, intorno agli anni Quaranta del XVIII secolo nell’ambito della cancelleria vescovile, a un certo fervore nel com- pendiare e trascrivere antichi documenti con lo scopo, forse, di migliorare l’efficienza dell’ufficio, in sincronia, peraltro, con l’intervento intrapreso nel 1746 dall’archivista del Capitolo e futuro ve- scovo, Francesco Felice Alberti d’Enno, di esemplazione di scritture capitolari e vescovili che si protrasse sino al 1761406. In tale occasione, il segretario Manci commissionò, nel 1740, la produzione di una copia del Codex Wangianus Maior, facendovi includere anche alcune scritture tratte dal Minor407, nonché la trascrizione di documenti di donazioni e concessioni alla Chiesa di Trento da parte di re e imperatori408. Nel 1745 per volontà del vescovo Domenico Antonio Thun e per cura dello stesso

402 Da tale ambito verosimilmente provengono i fascicoli cartacei ove sono riportate le tasse dovute per il rilascio delle

investiture feudali: «Taxa antiqua investiturarum feudalium quae ex episcopali Tridentina cancellaria per secretarium ale- mannum expediri solebant, ubi recensentur familiae quae pro investitura solvebant domino episcopo» in ASTn, APV,

Sezione latina, capsa 82, n. 3 (ca 1670); capsa 82, n. 20 (prima metà sec. XVII); altra unità simile è in TLA, Handschriften, 2019,

«Taxa investiturarum feudalium […]».

403 ADTn, Archivio famiglia Alberti-Poja, tomo IX, c. 137.

404 BCTn, BCT1 – 1866, c. 84v (patente di nomina; la reversale è in ASTn, APV, Libri feudali, voll. speciali n. 4, c. 167r). 405 TLMF, Dip. 1085/III, lettera di Filippo Manci al vescovo Pietro Vigilio Thun, 1790 luglio 4, con rescritto del vescovo

1790 luglio 8).

406 La Miscellanea episcopatus ac principatus Tridenti iurium in sette volumi, compilati dal canonico è in BCTn, BCT1 – 9-14

(voll. II-VII); TLMF, Dip. 1334 (vol. I); si veda anche infra, p. 278 e nota 179.

407 «Tridentinae Ecclesiae antiquitatum studii ergo documenta in hoc volumine congesta e suo originali in Archivio Boni

Consilii Tridenti adservato, propriis sumptibus describi curavit Philippus Manci» (BCTn, BCT1 – 1).

408 «Donationes et concessiones factae Ecclesiae Tridentinae per imperatores et reges Romanorum» (1027-1667) (BCTn,

BCT1 – 27); «Documenta antiquitatum et iurium Ecclesiae Tridentinae e suis exemplaribus descripta, cura et sumptibus

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segretario, si provvide all’esemplazione in tre volumi di notevoli dimensioni di documenti di con- cessione nobiliare409, mentre agli anni centrali del XVIII secolo sono databili un compendio di tutti gli editti pubblicati sotto il governo del coadiutore plenipotenziario Leopoldo Ernesto Firmian410 e la trascrizione di brevi e bolle pontificie riguardanti la giurisdizione ecclesiastica ricevute tra il 1591 e il 1750411.