• Non ci sono risultati.

2.2 La cancelleria principesca (ecc XIV-XVIII)

2.2.4 L’età madruzziana

Con l’avvento nel 1539 del nuovo vescovo, Cristoforo Madruzzo, il personale operante al ver- tice dell’ufficio di cancelleria già al tempo del suo predecessore rimase, almeno in parte, pressoché inalterato. Antonio Quetta non solo conservò il ruolo di cancelliere sino al suo definitivo ritiro nel 1545, ma gli fu assegnata nel 1540 una pensione trimestrale di 300 fiorini, oltre il consueto stipendio percepito, con la condizione che in futuro «nec allegare, nec consulere, nec scribere, nec processare valeat exceptis causis officii spiritualis et illis quae partium consensum ei fuerint remissae»323. Anche

Johann Etinger mantenne l’incarico di segretario tedesco, mentre ad altri ruoli fu destinato il cano- nico Lucio Romolo Pincio, nominato nell’ottobre 1539 vicario generale in spiritualibus324.

Dagli anni Quaranta del XVI secolo l’organizzazione dell’ufficio di cancelleria appare maggior- mente stabilizzarsi in due segreterie, latina e tedesca, operanti distintamente nelle specifiche sfere di competenza. Da allora andarono altresì formalizzandosi prassi di minutazione della corrispondenza vergata su appositi, plurimi e separati fascicoli. Ai pochi frammenti oggi conservatisi di minutari delle spedizioni latine, relativi all’incirca agli anni 1548-1558, si affianca una relativamente più cor- posa e organica quantità di materiale prodotto dalla segreteria tedesca, attestante la prassi di regolare minutazione della corrispondenza in uscita e della redazione di protocolli delle spedizioni; prassi che rimase pressoché immutata per tutto il XVI secolo ed oltre325. Destinatari e contenuto di tali atti palesano, nei minutari risalenti all’età di Cristoforo Madruzzo326, un utilizzo ancora piuttosto indifferenziato: ad una prevalente quantità di corrispondenza d’ufficio ― la prima registrazione è una missiva del luglio 1545 inviata da Bressanone dal vescovo Cristoforo Madruzzo «an Johann Ettinger Triendtischen Canzler» ― sono frammiste lettere personali del presule inviate a parenti più o meno prossimi.

322 W.SCHERZER, Die fürstbischöfliche Kanzlei zu Würzburg und der Weg von den Urkunden zu den Akten, in «Jahrbuch für

fränkische Landesforschung», 52 (1992), pp. 145-152, in particolare p. 149; si veda, inoltre, T.FRENZ, Kanzlei, Registratur

und Archiv des Hochstifts Würzburg im 15. Jahrhundert, in Landesherrliche Kanzleien im Spätmittelalter. Referate zum VI. Internationalen Kongreß für Diplomatik, München 1983, I, hrsg. von G.SILAGI, München, Arbeo-Gesellschaft, 1984, pp. 139-146, in partico-

lare pp. 144-145. Per un confronto con la struttura della cancelleria del principato di Bamberga nella prima metà del XVI secolo si veda SCHMITT, Die geistliche und weltliche Verwaltung der Diözese und des Hochstifts Bamberg, cit., pp. 100-104.

323 ASTn, APV, Sezione latina, capsa 3, n. 117, 1540 gennaio 20. 324 BCBz, Fondo Giovanni Pedrotti, ms. 150 [bis].

325 Sulla produzione di registri di minutari e copialettere nel XVI secolo si veda anche infra, alle pp. 169 ss. 326 ASTn, APV, Libri copiali I serie, voll. 3-6 (1545 luglio 18, [Bressanone]-1562 dicembre 25, Trento).

97

Per tutto il periodo dell’episcopato del vescovo Cristoforo e della coadiutoria del nipote Lu- dovico, almeno sino al 1568, operò in modo continuativo il segretario tedesco Sigmund Schenck già attivo durante l’episcopato di Bernardo Cles, alla cui mano sono attribuibili le minute della cor- rispondenza tedesca in partenza vergate su fascicoli successivamente legati, sui quali il segretario lasciò memoria di sé nelle annotazioni di carattere personale, che provvide a sottoscrivere ora in- formando di una prolungata assenza dal servizio per motivi personali327, ora manifestando tutto il suo disappunto per non aver ricevuto un compenso che gli spettava nonostante fosse al servizio degli episcopati di Trento e Bressanone da oltre 25 anni328.

Nel 1545 Johann Etinger subentrò a Quetta nel ruolo di cancelliere, coadiuvato dai segretari Giovanni Francesco Alessandrini de Neustein e Sigmund Schenk assieme ai quali compare, in un occasionale e succinto elenco cinquecentesco riportante i nominativi del personale occupato nella cancelleria vescovile329, il nome di Giovanni Maria Alberti, segretario personale del vescovo Ma- druzzo; un piemontese, originario di Torino ― già cameriere del vescovo di Vercelli e futuro cardi- nale, Pier Francesco Ferrero ―, presente a Trento al servizio di Cristoforo Madruzzo almeno dal 1543 e sino al 1563330. Un numero indeterminato di scrivani e copisti completava la composizione dell’ufficio, luogo spesso destinato all’impiego di individui provvisti di una qualche raccomanda- zione. Alla richiesta inoltrata al vescovo Madruzzo nell’estate del 1546 da Sigismondo Thun, secreta- rius del re Ferdinando d’Asburgo e oratore cesareo al Concilio Tridentino, affinché fosse accolto a corte Jakob Heinrich, figlio minore del doktor Jakob Frankfurter, il presule acconsentì, informando il padre dell’interessato di avere destinato il figlio ad una occupazione presso la cancelleria, con l’assicurazione, comunque, che gli sarebbe stato riservato un trattamento pari a quello di tutti gli altri nobili presenti a corte331.

Tra i segretari personali del vescovo Cristoforo operanti spesso in qualità di inviati presso le corti principesche e signorili, o agenti presso la corte papale ― Antonio Tritonius, il pesarese Traiano Mari, Nicolò Secco d’Aragona, discendente da una nobile famiglia di Caravaggio, il milanese Aurelio Cattaneo, il nobile ferrarese Gaspare Brugnoli332 ―, un ruolo preminente fu assunto da Carlo Crotta

327 ASTn, APV, Libri copiali I serie, vol. 5, c. 397r [1560 giugno 28]. 328 ASTn, APV, Libri copiali I serie, vol. 3, c. 226v (1559 luglio 14).

329 ASTn, APV, Atti trentini, b. 150, fasc. 2, c. 6 «Anno Domini 1546 die 24 ianuarii distribucio candellarum purificationis

beate Marie Virginis».

330 S.WEBER, Emanuele Filiberto di Savoia e il cardinale Cristoforo Madruzzo, in «Studi trentini di scienze storiche», 9 (1928),

1, pp. 133-172, qui p. 141.

331 ASTn, APV, Libri copiali serie I, 3, cc. 225v-226r.

332 Su tali figure si vedano M.SCANDOLA, I carteggi dei segretari e degli agenti dei principi vescovi di Trento tra metà XVI e inizio

XVIII secolo, in Carteggi fra basso medioevo ed età moderna cit., pp. 407-441, in particolare pp. 417-421;A.ANDREIS, Cristoforo

Madruzzo cardinale e principe di Trento nella corrispondenza dei suoi segretari, tesi di laurea, Università degli Studi di Bologna, a.a.

1966-1967; G.DALLAPÈ, Dal carteggio di Traiano Mari, segretario di Cristoforo Madruzzo, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, a.a. 1972-1973; G.CIGALA, Nicolò Secco. Un genio inquieto del Rinascimento, Brescia, Bams, 2007; O.FOFFA, Nicolò

Secco d’Aragona, Brescia 1937; M.BENEDETTI, Un segretario di Cristoforo Madruzzo (Nicolò Secco), in «Archivio Veneto-Triden-

tino», 3 (1923), 5-6., pp. 203-229; su Gaspare Brugnoli si veda anche E.VALSERIATI, Tra Venezia e l’Impero. Dissenso e conflitto

98

al servizio del vescovo Madruzzo almeno dal 1548333. Egli ottenne la carica di cancelliere del prin- cipato intorno al 1560334; un ruolo che Crotta rivestì per circa vent’anni coincidenti, in parte, con quelli della lunga vertenza giurisdizionale insorta nel 1567 e protrattasi per oltre un decennio tra Ludovico Madruzzo e l’arciduca Ferdinando II, conte del Tirolo e fratello dell’imperatore Massimi- liano II, per il diritto di sovranità sul territorio del principato vescovile tornato ad essere oggetto delle mire tirolesi335. Nel corso di tale periodo, data l’assenza obbligata da Trento di Ludovico ― vescovo titolare dopo il regresso di Cristoforo in favore del nipote ―, uomini di fiducia furono posti a capo del governo del principato336. La responsabilità della cancelleria rimase saldamente nelle mani di Carlo Crotta, appartenente a una facoltosa famiglia particolarmente legata ai vescovi Madruzzo e da questi tenuta nella massima considerazione, tantoché, come scrisse l’inviato nella città del Con- cilio Giovanni Calzoni in una lettera del gennaio 1563 indirizzata al duca di Mantova Guglielmo Gonzaga, «messer Carlo Grotta interviene a tutti i negozi che si trattano qua in nome del cardinale di Trento»337.

A tale proposito sembra opportuno aprire una parentesi per soffermarsi, sebbene in maniera cursoria, sulla famiglia Crotta che, pur non potendo vantare una nobiltà di antica data, raggiunse tuttavia nel XVI secolo un’importanza tale da poter essere annoverata tra le più influenti all’interno del principato nel corso di tutta l’età madruzziana, protagonista di una rapida ascesa all’ombra dei vescovi di casa Madruzzo e di un’altrettanta repentina decadenza al tempo del loro definitivo tra- monto.

Il prestigio assunto dalla famiglia nel corso del Cinquecento sembra dovuto a fattori per certi versi tipici dell’ascesa sociale delle famiglie dell’epoca: l’accorta politica matrimoniale e la costru- zione di una rete di potenti relazioni, la costituzione di un ingente patrimonio, nonché la particolare cura riservata nel destinare alcuni elementi della famiglia alla carriera ecclesiastica. Secondo Carl Ausserer, alcuni componenti della famiglia Crotta giunsero a Trento da Cremona nella seconda metà del XV secolo al seguito del giureconsulto Paolo, già maestro di casa del cardinale Cristoforo

333 ASTn, APV, Corrispondenza Madruzziana, b. 2, fasc. 7a, cc. 268-269 (lettera di Carlo Crotta a Leonardo Poppi, 1548

settembre 7, Roma). Minute di lettere scritte da Carlo Crotta, riportanti correzioni di mano del vescovo Cristoforo Ma- druzzo e relative all’incirca agli anni del governatorato del presule sul ducato di Milano (1555-1557) si trovano in BCTn,

BCT1 – 283; un’altra minuta del segretario Carlo Crotta indirizzata a Filippo II di Spagna corretta dal vescovo Madruzzo

è in BCTn, BCT1 – 284, c. 97r (1557); altre lettere di Crotta indirizzate al vescovo Madruzzo si trovano inoltre in ASTn,

APV, Sezione latina, capsa 56, n. 66 (1563).

334 FBSB, Fondo manoscritti, n. 43/20 (G.TOVAZZI, Memorie dei consiglieri, cancellieri e segretari aulici di Trento […], 1795), edito

in occasione delle nozze di Carlo Dordi ed Emma Tomasi, Trento, Monauni, 1893; n altro esemplare manoscritto è in BCTn, BCT1 – 157).

335 Sulla vicenda si rinvia a KÖGL, La sovranità dei vescovi, cit., pp. 247-256.

336 Nel 1563 il consiglio vescovile, massimo organo di governo temporale del principato vescovile di Trento, era com-

posto dal capitano della città di Trento, Pankraz Khuen, dal cancelliere Carlo Crotta, dal canonico Francesco Alessandrini e dai consiglieri Francesco Particella, Francesco Luchino, dominus Bolsus, Sforza Costa giurisperito maceratese, Francesco Betta, [Sigmund] Schenck (BCTn, BCT1 – 157, c. 11r).

99

della Rovere, canonico del Capitolo di Trento dal 1478 al 1512, arcidiacono338 e rettore della par- rocchia di Calavino339. Un altro esponente della famiglia Crotta, Erculiano – padre del cancelliere Carlo – risiedette a Riva340, abitando nel palazzo sito in ‘quadra Lacus’ nei pressi della Rocca, il fortilizio nel quale scelsero sovente di soggiornare i vescovi Madruzzo e ove, nel 1568, Ludovico Madruzzo trasferì temporaneamente la sua residenza prima di portarsi a Roma, ove rimase per oltre un decennio. Nella cittadina benacense risiedevano allora agiate famiglie autoctone o ivi insediate provenienti dal circondario o da centri di area veronese e bresciana, che «attraverso il commercio, l’esercizio delle varie arti e avveduti legami matrimoniali avevano consolidato il proprio patrimonio, investendo per lo più in immobili»341. Con queste stesse famiglie ― Betta, Grandi, Moscardini, Za- nardi, Biolchi, Alessandrini, Roccabruna della Valsugana, Crotta ― i Madruzzo crearono una fitta rete di relazioni atte ad alimentare una compagine fidata di uomini a cui attingere per ricoprire ruoli e svolgere incarichi e dai quali eventualmente acquisire beni immobili destinati a incrementare l’in- gente patrimonio di famiglia, da sempre «fonte primaria del loro potere»342. Nel corso di pochi decenni i Crotta incrementarono il proprio patrimonio acquisendo vasti possedimenti a Trento, in particolare nella zona di Ravina, e beni immobili in città, imparentandosi con le più eminenti fami- glie della nobiltà trentina e del patriziato urbano343 e raggiungendo, grazie all’appoggio dei cardinali Madruzzo, posizioni di potere ai vertici dell’amministrazione del principato, di prestigio all’interno del Capitolo della cattedrale e presso la corte papale, corroborate dal conferimento, nel 1580, della nobiltà vescovile344. Nel 1558 Antonio, dottore in medicina, fratello del cancelliere Carlo, ottenne uno stallo nel Capitolo di Trento resosi vacante per la morte di Pietro de Brochis da Mori. Il vescovo Ludovico Madruzzo lo volle nel 1579 quale suo cappellano d’onore per un anno345 al posto del

338 Un registro degli affitti pertinenti al beneficio dell’arcidiaconato di Trento assegnato a Paolo Crotta da Cremona

(1493-1530) è conservato in APTn, ATCT, Carteggio e atti, C 14. 10 (2).

339 C.AUSSERER, Castello e giurisdizione di Grumes, in «Civis», 2 (1978), 4, pp. 1-31, qui pp. 23-24; v. anche B.BONELLI,

Monumenta Ecclesiae Tridentinae. Voluminis tertii pars altera […], Trento, Monauni, 1765, p. 290.

340 Nel XVI secolo una famiglia Crotta è menzionata a Maderno sul Garda La stessa comunità di Maderno nel quin-

quennio 1543-1548 elesse tre rappresentanti dei Crotta ― tra i quali un certo Erculiano ― nel Consiglio generale della Magnifica Patria della Riviera, l’organo legislativo con sede a Salò composto dai rappresentati dei 36 comuni della riviera bresciana del lago di Garda, da Limone a Desenzano; dopo il 1548 non si hanno più notizie della famiglia a Maderno (v. G.PELIZZARI,I.BENDINONI, Vocazione economica di una comunità. Lavoro, imprenditori, società, in Toscolano e Maderno. Paesaggi,

comunità, imprenditori tra medioevo ed età moderna, a cura di G.P.BROGIOLO, Quingentole (Mantova), SAP Società Archeolo-

gica, 2018, pp. 247-342, in particolare pp. 289-290).

341 M.L.CROSINA, Cultura e società a Riva al tempo dei Madruzzo, in I Madruzzo e l’Europa, cit., pp. 721-732, qui p. 721. 342 M.BELLABARBA, Il principato vescovile di Trento e i Madruzzo: l’Impero, la Chiesa, gli Stati italiani e tedeschi, in I Madruzzo e

l’Europa, cit., pp. 29-42, qui p. 39.

343 Erculiano Crotta, padre di Carlo, sposò Giulia Grando di Riva; Carlo sposò Margherita a Prato, figlia di Giovanni

Battista signore di Segonzano e di Lucrezia dell’antica famiglia Thiene del ramo di Vicenza. Delle figlie di Carlo, Cassandra andò in sposa al conte palatino Nicolò Alessandrini, figlio di Giulio, archiatra di Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II e di Elisabetta Abbondi di Riva; un’altra figlia sposò Baldassare Roccabruna del ramo di Fornace; Giulia, morta di peste nel 1575, fu maritata con Giovanni Battista da Coredo.

344 ASTn, APV, Sezione latina, capsa 73, n. 9 (1580 febbraio 3, Trento). Lo stesso titolo nobiliare fu conferito in quello

stesso anno dal cardinale Ludovico Madruzzo ad altri suoi fedeli collaboratori, tra i quali figurano il roveretano Francesco Betta [dal Toldo] (1526-1599), consigliere vescovile e commissario generale del principato (ASTn, APV, Sezione latina,

capsa 73, n. 8, 1580 febbraio 10, Trento), Antonio da Coredo (capsa 73, n. 8, 1580 febbraio 10, Trento), Battista Baldovini

(capsa 73, n. 5, 1580 giugno 1, Trento), Bernardino Tabarelli de Fatis di castel Vigolo (capsa 73, n. 7, 1580 giugno 16, Trento).

100

nobile tirolese Adamo d’Artz, canonico in entrambe le diocesi di Trento e Bressanone, allora vicario generale a Bressanone e impegnato, quale visitatore per il vescovo, nella visita pastorale che ebbe inizio in quell’anno del decanato all’Adige346. Una presenza, quella dei Crotta in gremio Capituli, che si protrasse nel tempo senza soluzione di continuità con i due figli del cancelliere: Ludovico, dottore in legge, subentrato allo zio Antonio nel 1586, e Filippo, che prese il posto del fratello Ludovico nel 1596347. Degli altri figli di Carlo Crotta, Claudio fu insignito nel 1583, all’età di diciott’anni per intercessione del cardinale Madruzzo, dell’ordine cavalleresco dei santi Maurizio e Lazzaro di casa Savoia348, divenendo in seguito intimus cubicularius et summus architriclinus di papa Clemente VIII349 e «famigliar del cardinale Lodovico Madrutio, li cui interessi anche di Conclave maneggiò con pleni- potenza d’arbitrio a tutto credito»350; l’altro figlio, Cristoforo, fu investito nel 1598 per sé e per il fratello Claudio e i cugini Massimo e Timoteo351 della giurisdizione di Grumes, rimasta in possesso della famiglia sino al 1647352. Inoltre, nel 1603 gli stessi fratelli, Cristoforo e Claudio, furono desi- gnati dal vescovo Carlo Gaudenzio structores haereditarii vescovili e della Chiesa di Trento, «munus multis iam ab hinc annis vacari»353. Infine, un nipote del cancelliere, Massimo Crotta, fu investito da Cristoforo Madruzzo della pieve di Tignale, pur essendo allora solo chierico; beneficio che, co- munque, dopo alcuni anni, nel 1584, egli fu costretto a resignare direttamente nelle mani del papa, a causa del mancato possesso dei requisiti, in cambio di una pingue pensione354.

A conclusione di tale digressione, si può affermare che la famiglia Crotta si distinse ― emu- lando in questo i loro potenti sostenitori ― «per lo scarso senso dei doveri sacerdotali […] e per la tendenza all’incetta di benefici ecclesiastici e pensioni»; una politica agevolata dal canonico Antonio

346 Un catalogo con la lista dei canonici, che si susseguirono dal 1558 al 1700 nello stesso canonicato di libera collazione

episcopale, fu fatto redigere nel 1739 dal principe vescovo di Trento, Domenico Antonio Thun, a Giovanni Pietro Ubaldo

de Nigris, notaio collegiato e cancelliere del Capitolo di Trento (ASTn, APV, Libri copiali, serie II, 8, cc. 39r-40r). Si vedano

anche NUBOLA, Conoscere per governare, cit., pp. 575-576; K.WOLFSGRUBER, Das Brixner Domkapitel in seiner persönlichen Zu-

sammensetzung in der Neuzeit 1500-1803, Innsbruck, Wagner, 1951, pp. 136-137.

347 Antonio Crotta fu canonico dal 1558 al 1585 (autore del Pro victoria ad Echinadas pubblicato a Bressanone nel 1572);

Ludovico, nipote di Antonio, dal 1586 al 1593; Filippo, fratello di Ludovico, dal 1593 al 1596 (NUBOLA, Conoscere per

governare, cit., p. 92).

348 La lettera patente sottoscritta da Ludovico Madruzzo e dal suo segretario a Roma, il dottore in utroque iure Hermann

Ortemberg futuro verscovo di Arras (cenni biografici in Istruzioni di Filippo III ai suoi ambasciatori a Roma 1598-1621, a cura di S.GIORDANO, Roma, Ministero per i Beni e le attività culturali. Dipartimento per i beni archivistici e librari. Direzione

generale per gli archivi, 2006, p. 166 nota 2), assieme alla pratica istruita per il conferimento del titolo onorifico a Claudio Crotta è in BCTn, BCT1 – 2788/2.

349 ADTn, ACV, Atti dei vescovi, b. 1 (copialettere del vescovo Carlo Gaudenzio Madruzzo, 1603 aprile 14); si veda anche

CROSINA, Cultura e società a Riva, p. 731 nota 41.

350 M. MARIANI, Trento con il sacro Concilio […], Augusta 1673 (rist. anastatica con introduzione all’opera e note di com-

mento di Aldo Chemelli, Trento, Lito Velox, 1989, p. 512). Nel palazzo rivano dei Crotta, ereditato da Antonio, figlio di Claudio, abitò Alfonsina Gonzaga dei conti di Novellara dopo la scomparsa nel 1618 del marito Gaudenzio Madruzzo, nipote del cardinale Ludovico, capitano delle milizie del Tirolo, il baron Madruce cantato da Victor Hugo.

351 Timoteo Crotta fu podestà di Mantova e capitano di giustizia nell’ottavo decennio del XVI secolo, massaro di Trento

nel 1592 e consigliere dei vescovi Ludovico e Carlo Gaudenzio Madruzzo.

352 AUSSERER, Castello e giurisdizione di Grumes, cit., pp. 23-25; si veda anche VOLTELINI, Le circoscrizioni giudiziarie del

Trentino, cit., pp. 54-56.

353 ADTn, ACV, Atti dei vescovi, b. 1.

354 Massimo Crotta risulta essere assegnatario di diritti di pensione gravanti sulle rendite beneficiarie della chiesa arci-

101

Crotta e dal cancelliere Carlo, che utilizzarono «le loro posizioni e funzioni per intenti chiaramente nepotistici»355.

Tornando alla disamina dell’organizzazione e composizione della cancelleria principesca al tempo dei vescovi Madruzzo, l’avvento al governo del principato di Ludovico sembra segnare una netta discontinuità rispetto alle tradizionali prassi di reclutamento del personale da collocare al ver- tice della cancelleria di corte. A differenza dei suoi predecessori – a partire dal presule Georg Nei- deck sino allo zio Cristoforo –, che avevano privilegiato il ricorso a elementi laici cui affidare i ruoli preminenti di governo del principato, Ludovico fu orientato all’assegnazione di tali medesime fun- zioni a canonici provenienti dal Capitolo cattedrale356. D’altronde, gli impegni curiali nella burocra- zia e diplomazia pontificia, che tennero Ludovico Madruzzo lontano dalla sua diocesi per lunghi periodi, lo indussero necessariamente ad avvalersi di collaboratori competenti anche in materia ec- clesiastica, al fine di poter «portare avanti una coerente politica di applicazione del Tridentino in direzione della restaurazione dell’autorità episcopale […] e soprattutto di riorganizzazione delle strutture diocesane»357.

Ad un canonico, quindi, Giorgio Alberti d’Enno, figlio di Gervasio e di Paola Cazuffi, suben- trato nel 1575 nel canonicato rimasto vacante per la scomparsa di Lucio Romolo Pincio fu conferito nel giugno 1580 il ruolo di cancelliere in sostituzione di Carlo Crotta. Addottorato in utroque iure, Giorgio Alberti già aveva collaborato, assieme al suo predecessore, in occasione della difesa dei diritti del principato nella controversia giurisdizionale tra il vescovo di Trento e Ferdinando II d’Asburgo, rappresentando il presule alla Corte imperiale a Vienna, alla dieta di Spira e a quella di Ratisbona358. L’impegno e la capacità dimostrate nel condurre positivamente a termine la complessa vicenda giocarono di certo a suo favore nella scelta compiuta dal vescovo Madruzzo al momento del conferimento dell’incarico di governo.

«Scrivo al presente et do ordine alli locotenenti miei costì in Trento che vi reconoschino per mio cancel- liere, siccome io vi declaro per tale, cum omnibus iuribus et emolumentis; et questo è il maggior officio che in cotesto mio vescovato vi possi dare; lo facio volentieri, confidandomi che voi corresponderete con quella fideltà, diligenza, assiduità, intrepidezza et maturezza che si conviene a quest’officio»359.

355 Ivi, pp. 274-275.

356 Per la biografia del presule si vedano B.STEINHAUF, Giovanni Ludovico Madruzzo (1532-1600). Katholische Reformation

zwischen Kaiser und Papst: das Konzept zur praktischen Gestaltung der Kirche der Neuzeit im Anschluss an das Konzil von Trient, Mün-

ster, Aschendorff, 1993; I.ROGGER, Il governo spirituale della diocesi di Trento sotto i vescovi Cristoforo (1539-1567) e Ludovico

Madruzzo (1567-1600), in Il Concilio di Trento e la riforma tridentina, atti del Convegno storico internazionale (Trento, 2-6