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Divergente rispetto alla sfera temporale è il quadro che emerge sul versante organizzativo dell’amministrazione spirituale della diocesi. Nell’ambito della giurisdizione contenziosa ― come è stato già ricordato ― comparve a partire dal tardo XIII secolo, consolidandosi poi nel secolo suc- cessivo, un embrionale apparato retto da un vicario generale in spiritualibus. Dalla seconda metà del Quattrocento esso andò maggiormente strutturandosi in officium e fu provvisto nei primi decenni del XVI secolo di un cancellarius, coadiuvato da un numero imprecisato di notai, per la maggior parte laici, non vincolati professionalmente in maniera esclusiva alla Curia vescovile.

La prima attestazione sinora rilevata di un «notarius et cancellarius in spiritualibus Tridenti et eius dyocesis» si colloca negli anni Venti del Cinquecento, nel periodo in cui a ricoprire la carica di vicari in spiritualibus furono chiamati in successione Antonio da Ledro (1514-1523) e il bolognese Filippo de Vecchi (1523-1527). A tale ruolo fu nominato allora il notaio Simone Paton di Gottardo, già operante quale «notarius et in spiritualibus scriba Tridenti»450, assieme ai colleghi Simone Mirana, notaio e scriba, e Christian Stettner di Bolzano, «consistorii Tridentini in spiritualibus notarius»451.

Nonostante risulti abbastanza evidente – in particolare con l’avvento al governo del principato nei primi decenni del Cinquecento del vescovo Bernardo Cles – la tendenza al formalizzarsi di un più strutturato apparato di Curia, con la comparsa anche di nuove qualifiche – inedita appare sino ad allora la figura di un vice vicario in spiritualibus452 –, non si assiste tuttavia ancora a un deciso cambio di passo rispetto a una prassi amministrativa e di governo della diocesi, già rilevabile nel tardo XV secolo. In tale periodo ancora si assiste, infatti, alla presenza di un vicario generale, ope- rante – assieme al personale impiegato nell’Ufficio spirituale da lui presieduto – per lo più nella sfera della giurisdizione contenziosa ecclesiastica453, e di una separata cancelleria principesca attiva in en- trambi gli ambiti di competenza dell’amministrazione temporale e spirituale del principato e della diocesi. D’altro canto, non erano ancora maturi i tempi per l’avvio di cambiamenti e programmi riformatori nell’ambito del governo pastorale e amministrativo della diocesi, quali si manifesteranno in età post-conciliare. La preoccupazione del vescovo Cles in tale settore fu semmai quella di

450 STENICO, Notai che operarono nel Trentino, cit., p. 268.

451 ASTn, APV, Sezione latina, capsa 43, n. 11 (1520 gennaio 16, Trento); capsa 42, nn. 3-4 (1520 gennaio 25-26). Il notaio

Stettner compare dal 1516 quale rettore della chiesa parrocchiale in Layan (ASBz, Hochstift Brixen, Bischöfliches Archiv, Ur-

kunden, capsa 25.38 E, 1516 marzo 28, Brixen) e nel 1513 «consistorii curie Brixinensis notarius» (capsa 9.22 D, 1513 luglio

10, Brixen).

452 Negli anni Trenta del Cinquecento figura quale vice vicario il canonico Alberto Alberti d’Enno (ASTn, APV, Sezione

latina, capsa 56, n. 48 (1537 gennaio 17, Trento).

453 Uno dei rari processi criminali del primo Cinquecento conservato, tenutosi nel 1525 dinanzi al vicario Antonio da

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garantire l’ordinato andamento di procedure amministrative consolidate dalla prassi454. Solo dalla seconda metà del XVI secolo ― come sarà ancora altrove ribadito455 ―, allorché la figura del vicario vedrà progressivamente rafforzarsi la sua posizione al vertice dell’amministrazione e della giurisdi- zione episcopale, si giungerà a una progressiva divaricazione degli ambiti di competenza e anche l’Officium spirituale andrà gradualmente ad assumere nuove incombenze.

I vicari generali nominati dal vescovo, a partire dall’epoca di Cristoforo Madruzzo furono ge- neralmente di provenienza locale, scelti fra i canonici italiani del Capitolo di Trento456. Di norma addottorati in diritto civile e canonico, o in teologia457, i vicari sommarono talvolta tale incarico, già a partire dai primi decenni del Cinquecento, con quello di vescovo suffraganeo, ossia di vicario in pontificalibus458; una circostanza che si verificò anche nei primi decenni del Seicento, quando il vicario Pietro Belli (1604-1630) ― già parroco di Condino nelle Giudicarie (1595-1618), vescovo titolare di Ierapoli in Frigia, consigliere vescovile e canonico capitolare dal 1610 al posto del defunto Silvio a Prato ― ricoprì dal 1611 entrambe le funzioni459.

Con l’episcopato di Carlo Emanuele Madruzzo fu creato vicario nel 1630 Luca Maccani da Vion, in valle di Non, già parroco di Spor, Taio e Banale, formatosi presso il Collegio Germanico di Roma, ove aveva conseguito una laurea in teologia nell’istituto fondato nel 1552 e gestito dai Gesuiti, finalizzato alla formazione dell’alto clero dell’area tedesca, «punto di riferimento centrale per i figli della nobiltà e del patriziato trentino destinati alla carriera ecclesiastica»460. Contro la no- mina di un individuo non proveniente dal novero dei canonici e la conseguente destituzione senza apparente motivo del vicario Belli protestò il Capitolo, in quanto tale operazione fu ritenuta

454 A tale proposito si veda E.CURZEL, Bernardo Cles vescovo di Trento: appunti sull’impegno pastorale, in «Studi Trentini.

Storia», 94 (2015), 1, pp. 257-268.

455 Si veda infra pp. 220-221.

456 Giovanni Giacomo Malanotti (vicario dal 1550 al 1564 e canonico dal 1563), Francesco Cazuffi (canonico dal 1552

e vicario dal 1565), Francesco Alessandrini (canonico dal 1564 e vicario dal 1565 al 1573), Giovanni Alessandrini (cano- nico dal 1569 e canonico dal 1579 al 1582), Silvio a Prato (canonico dal 1564 e vicario dal 1583 al 1592 e poi dal 1600 al 1604), Giuseppe Rovereti (canonico dal 1592 e vicario dal 1593 al 1596), Beltramo Pezzen (vicario dal 1596 al 1600) (NUBOLA, Istituzioni ecclesiastiche, cit., pp. 431; 458 note 30-31).

457 ROGGER, Il governo spirituale della diocesi di Trento, cit., p. 178; C.DONATI, Ecclesiastici e laici nel Trentino del Settecento (1748-

1763), Roma, Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, 1975, p. 81.

458 Il suffraganeo partecipava alla gestione pastorale e amministrativa della diocesi, tramite lo svolgimento delle funzioni

episcopali (consacrare chiese, conferire ordini sacri, accordare indulgenze, ecc.) (FEDERICO, I visitatori vescovili nella diocesi

di Trento, cit., p. 249). Durante l’episcopato di Bernardo Cles modeste furono le qualità dei collaborati individuati dal

vescovo a ricoprire entrambi gli incarichi di vicario generale e di suffraganeo: Filippo de Vecchi di Bologna, a Trento dal 1522, fu licenziato nel 1527 per lamentele sul suo operato; stessa sorte toccò a Girolamo Vascherio di Carpi dell’Ordine dei frati minori anch’egli sollevato dalle funzioni nel 1537 (NUBOLA, Istituzioni ecclesiastiche, cit., p. 432; CURZEL, Bernardo

Cles vescovo di Trento, cit., p. 263). Il vescovo Ludovico Madruzzo nel 1573 scelse Gabriele Alessandri di Bergamo a suffra-

ganeo e al tempo stesso gli conferì l’incarico di vicario generale «‛però con un assessore dottor nelle leggi civili e canoniche’ e colla raccomandazione ‘che nelle cose importanti pigliasse sempre il parere dell’arcidiacono, del Crotta, e dei dottori Particella e Luchino, pratici del bisogno del vescovato’» (WEBER, I vescovi suffraganei, cit., p. 123).

459 Sulla figura di Pietro Belli si vedano FEDERICO, I visitatori vescovili nella diocesi di Trento,cit., p. 249; C.PUCCI, Il vescovo

Pietro Belli di Condino e la sua famiglia, Storo, Il Chiese, 2000, in particolare pp. 81-117; P.PIZZINI, Pietro Belli, condinese, vescovo

suffraganeo di Trento (1560?-1630), in «Studi trentini di scienze storiche», 55 (1976), n. 4, pp. 413-433; WEBER, I vescovi

suffraganei, cit., pp. 130-135.

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contraria al giuramento delle capitolazioni del 1629, peraltro annullate dalla Sacra Congregazione del Concilio461. L’incarico passò successivamente, nel 1644, nelle mani del canonico Francesco Al- berti-Poja, futuro vescovo di Trento, che in tale veste operò per tutta la durata del governo madruz- ziano, sino al 1658462.

A capo dell’Ufficio spirituale fu nominato, durante il governo di Cristoforo Madruzzo, all’in- circa dal 1553, il notaio Stefano Approvini, figlio di Nicolò, «cancellarius concistorii ac civis et ha- bitator Tridenti»463. Nel 1580 in tale veste figura il notaio Nicolò Chiusole, figlio di Filippo ― già cancelliere della communitas Tridenti ―, che mantenne l’incarico anche con il vicario Silvio a Prato, coadiuvato da un vicecancelliere, il notaio Giordano Giordani, sino a quando quest’ultimo fu pro- mosso a sua volta al vertice dell’Ufficio attorno al 1589464. Nei protocolli del notaio Giordani si rinviene documentazione attestante l’attività da lui svolta sia al servizio del vicario in pontificalibus, sia nel ruolo di funzionario dell’Ufficio spirituale, sebbene tali atti rappresentino in percentuale una quantità esigua rispetto al complesso della documentazione rogata nel corso dell’esercizio della sua attività professionale al servizio di una diversificata clientela. Per citare solo qualche esempio, as- sieme a un atto vergato nel 1587 per il suffraganeo Gabriele Alessandri, relativo a una concessione di indulgenze per la chiesa parrocchiale di Tignale, sono presenti negozi riguardanti l’assegnazione di benefici ecclesiastici, constitutiones patrimonii ― atti rogati su richiesta degli ordinandi agli Ordini sacri, al fine di certificare l’entità dei beni e delle rendite destinate al loro sostentamento ―, nonché un atto, anch’esso rogato nel 1587 «in stuba mei notarii infrascripti in contrata Lata», di ammissione nel novero degli officiales di Curia di Bernardino del fu Lorenzo de Roncaride Valdagno, il quale «pro- mittit […] quod officium suum fideliter exercebit, pignora consignabit, et nullam fraudem faciet»465.

Per quanto concerne il personale operante a vario titolo presso la Curia vescovile0 non sono note disposizioni emanate dai vescovi trentini nei confronti della cancelleria in spiritualibus in grado di fare luce sull’organizzazione interna dell’ufficio almeno sino al XVIII secolo. A tale scopo può pertanto risultare utile un confronto con la diocesi finitima di Feltre, ove il vescovo Giacomo Ro- vellio (1584-1610)466 emise a distanza di pochi anni, nel 1585 e nel 1596, due «Constitutiones

461 FEDERICO, I visitatori vescovili nella diocesi di Trento, cit., p. 243. 462 Per un suo breve profilo biografico si veda infra, p. 187 nota 208. 463 ADTn, ACap., capsa 39, n. 135.2 (1569 aprile 25).

464 Nell’atto rogato il 22 agosto 1589 relativo alla resignatio del beneficio della chiesa parrocchiale di Spor da parte del

presbiter Giovanni Valentini da Rallo nelle mani del vicario Silvio a Prato, il notaio Giordani si qualifica Officii spiritualis cancellarius (Atti dei notai, Giudizio di Trento, Giordani Giordano, n. 4514, protocollo “1586 et 1587 et aliorum annorum

procurę”).

465 ASTn, Atti dei notai, Giudizio di Trento, Giordani Giordano, n. 4514, protocollo 1586-1588, c. 96rv; altri protocolli del

notaio Giordani degli anni 1596-1606 sono in BCTn, BCT1 – 1596. Nel tardo Settecento documentazione del medesimo notaio si trovava in casa di Agostino Giordani di Vezzano (v. APTn, ATCT, Carteggio e atti, C 12.12 (6) Elenco dei notai

trentini e della collocazione provvisoria presso case private dei loro archivi notarili, tardo XVIII secolo).

466 Nel febbraio 1596 il vescovo Rovellio conferì la consacrazione episcopale a Carlo Gaudenzio Madruzzo, 0vescovo

titolare di Smirne e coadiutore di Trento. Sull’attività del presule feltrino si veda A.MINNELLA, Giacomo Rovellio: il vescovo

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cancellariae episcopalis Feltrensis», interessanti, dal nostro punto di vista, in quanto forniscono una serie di dati comparabili, pur con le dovute cautele, con la realtà trentina. In primo luogo, la com- posizione cinquecentesca della cancelleria episcopale di Feltre appare, per certi aspetti, piuttosto simile nella sua composizione a quella dell’Ufficio spirituale, con un cancelliere e più notai coadiutores, operanti pro tempore negli incarichi loro spettanti. Diverse, tuttavia, risultano essere le competenze loro attribuite. Sul versante della produzione documentaria, infatti, la presenza in ambiente feltrino di registri sui quali venivano annotati, sino alla riforma del presule Rovellio, gli acta episcopatus o acta curiae, ovverosia l’attività amministrativa e giurisdizionale svolta ogni giorno dall’ufficio di curia ― «corrispondenza, suppliche, verbali di udienze, monitori, sentenze, licenze di predicazione, lettere dimissorie, concessione di feudi»467 ― non trova riscontro presso l’Ufficio spirituale di Trento. Parte di tale tipologia di documentazione era gestita in ambito trentino per lo più dalla cancelleria princi- pesca, mentre quella relativa alla giustizia ecclesiastica ricadeva nell’ambito dei notai operanti per la curia vescovile. La serie degli acta curie fu interrotta a Feltre durante l’episcopato di Rovellio e sosti- tuita dai Libri gestorum, ove continuò a essere registrata l’attività ordinaria della Curia e furono tra- scritte le due Constitutiones delle quali si riporta di seguito un breve estratto:

«Cancellarius et coadiutores episcopalis cancellariae, prout pro tempore ab eodem reverendissimo do- mino episcopo admissi fuerint, officia huiusmodi fideliter, et ratione infrascripta duntaxat exerceant de- bito etiam pręvio eorum iuramento, sub poena periurii et excommunicationis, et nihilominus acta ipsa non servata forma huiusmodi confecta nullitatis vitio ipso iure subiaceant.

Acta omnia cancellariae fideliter conscribantur, nec quęcumque eorum exempla edantur absque subcrip- tione cancellarii et impressione episcopalis sigilli, et nisi eorum registro in actis remanente»468.

Negli anni posti a cavaliere tra i secoli XVI e XVII compare al vertice dell’apparato burocratico diocesano il notaio collegiato di Trento Giulio Iob de Iob ― nel 1577 era stato vicecancellarius del comune di Trento ―, il quale rivestì contemporaneamente la funzione di cancelliere dell’Ufficio spirituale e quella di cancelliere capitolare, coadiuvato in entrambi i ruoli dal notaio collegiato di Trento Barnaba Manci469. Giulio Iob scomparve nel 1608 e fu sostituito dal notaio collegiato di Trento Massimiliano Mattioli, figlio del medico di origine senese Pietro Andrea, trasferitosi nel principato trentino nel 1527, ove era diventato consigliere e medico personale del vescovo Bernardo

467 D.BARTOLINI, Cancelleria e archivio della Curia vescovile di Feltre tra Quattrocento e Cinquecento, in Via Mezzaterra, 35. Studi

di storia e arte per mons. Mario Cecchin, a cura di D.BARTOLINI,T.CONTE, Belluno 2010, pp. 11-26, qui p. 16.

468 ACVF, «Liber Gestorum», cc. 98r-v, «Constitutiones cancellarie episcopalis Felstrensis», 1585 agosto 5, Feltre. Le

successive Constitutiones del 17 agosto 1596, riportate nello stesso registro, ricalcano quelle del 1585, e sono accompagnate dalla particolareggiata elencazione delle Taxae cancellarie (cc. 251r-255v).

469 Nei protocolli notarili dei due notai, conservatisi in maniera frammentaria, prevale nettamente, ad una sommaria

ricognizione, documentazione rogata per una clientela diversificata, laica ed ecclesistica (ASTn, Atti dei notai, Giudizio di

Trento, Giulio Iob, n. 4598, 1577-1592; BCTn, BCT1 – 1275; 1907, Rogiti del notaio Giulio Iob, 1596-1604; ASTn, Atti dei notai, Giudizio di Trento, Barnaba Manci, nn. 4618-4619, 1596-1613; BCTn, BCT1 – 1828; 2881, Rogiti Barnaba Manci, 1591-

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Cles470. Il figlio di questi, Massimiliano, ricoprì all’incirca dal 1596 il ruolo di archivista dell’Archivio Vecchio ― nomina spettante ai consoli del comune di Trento ―, istituito nel 1595 per la custodia dei rogiti dei notai defunti senza eredi nel Collegio notarile471. La nomina a cancelliere episcopale nel 1608 risultò essere comunque di breve durata, essendogli subentrato già nel 1612 il notaio col- legiato di Trento Marco Antonio Scutelli, operante almeno dal 1610 in seno alla cancelleria spirituale quale attuario; ufficio che poi guiderà ininterrottamente per trent’anni al servizio dei vicari Pietro Belli e Luca Maccani, ovvero sino al 1642, quando il ruolo fu assunto dal notaio Antonio Begnudelli, proveniente dalla cancelleria di corte, ove era stato impiegato dal 1629 quale notaio e attuario472.

Per l’esercizio della giurisdizione ecclesiastica, almeno dal 1590 – secondo quanto si trova ri- portato nella relazione che il vescovo Ludovico Madruzzo inviò alla Congregazione del Concilio – il vicario, scelto fra i canonici, «habet doctorem consultorem habetque proprium cancellarium»473. Oltre al cancelliere, il vicario era quindi assistito da un assessore competente in materia, general- mente scelto tra i consiglieri effettivi del Consiglio aulico. Inoltre, per le questioni ecclesiastiche straordinarie di una certa rilevanza il vescovo poteva contare sull’ausilio del cosiddetto concistoro ― da non confondere con l’omonimo organismo istituito a metà Settecento dal coadiutore Leo- poldo Ernesto Firmian in sostituzione dell’ufficio spirituale e della figura del vicario generale ―, una consulta sulla cui composizione non vi sono evidenze certe, tranne la presenza attestata dal XVII secolo degli esaminatori prosinodali, impiegati di norma per esaminare titoli, competenze e qualità morali dei candidati ai concorsi indetti per i benefici parrocchiali vacanti474 «e per le straordinarie consulte che occorrono al governo ecclesiastico»475.

Sostanziali mutamenti nell’ambito del funzionamento dell’Ufficio spirituale furono apportati da alcuni vescovi che si succedettero nella seconda metà del XVII secolo. Dapprima il vescovo Sigismondo Alfonso Thun (1668-1677), già vicario generale dal 1658 al 1663476, nonché eletto nel

470 Su di lui e per la relativa bibliografia si rinvia a C.PRETI, Mattioli, Pietro Andrea, in Dizionario Biografico degli Italiani, v.

72, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2008, pp. 308-310; si veda anche ALBERTINI, Le sepolture e le lapidi sepolcrali, cit., pp. 264-265.

471 A.CASETTI, Il notariato trentino e l'istituzione dei più antichi archivi notarili in Trento: l'archivio (vecchio) dei morti e l'archivio

(nuovo) dei vivi (1595 – 1609), in «Studi trentini di scienze storiche», 31 (1952), pp. 242-286, in particolare p. 271.

472 Sui cancellieri Marco Antonio Scutelli e Antonio Begnudelli e sui loro protocolli notarili si veda anche alle pp. 225-

226 e 451-452.

473 ROGGER, Il governo spirituale della diocesi di Trento, cit., p. 211.

474 A Trento la nomina degli esaminatori, di norma spettante ai sinodi diocesani, fu esercitata dal vescovo fuori dal

sinodo (pertanto furono detti prosinodali), con il previo consenso del Capitolo e l’autorizzazione della Sacra Congrega- zione del Concilio. Tale possibilità di nomina era stata prevista nei casi di mancata convocazione dei sinodi diocesani, come avvenne per l’appunto a Trento ove, dopo il 1593 non ne furono più tenuti (v. FEDERICO, I visitatori vescovili nella

diocesi di Trento, cit., p. 254)

475 APTn, ATCT, C 21.1 (10) Breve informazione del vescovato e principato di Trento e suo governo (secondo quarto sec. XVIII)

(v. Appendice II. Documenti, n. 1). Lo scritto, di autore non dichiarato e privo di datazione, sembra comunque provenire dall’ambito della cancelleria vescovile; si tratta di una dettagliata relazione informativa sul funzionamento dell’amministra- zione centrale e periferica del principato e della diocesi, contenente anche consigli sulle modalità di gestione del governo, destinata verosimilmente al vescovo Domenico Antonio Thun.

476 M.FARINA, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa dal 1650 al 1803, in Storia del Trentino, IV: L’età moderna cit., pp. 505-551,

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1663 a principe vescovo di Bressanone, provvide a nominare nel 1675 al ruolo di vicario generale non un canonico ma il suo segretario, Giovanni Michele Dusini. Il presule, inoltre, dispose la di- stinzione, all’interno dell’Ufficio del vicariato in spiritualibus, della gestione degli affari civili, asse- gnata al cancelliere Antonio Begnudelli, da quella concernente le cause criminali affidata al notaio coadiutor di cancelleria Paolo Antonio Brentonico477. Sulla stessa direttrice operò il nuovo vescovo Francesco Alberti-Poja ― che precedette il Thun nella carica di vicario generale e gli subentrò in quella di principe vescovo ― favorendo la nomina al vertice del Vicariato di un elemento estraneo all’ambiente capitolare trentino, Francesco Antonio Begnudelli (1678-1684)478, figlio del defunto cancelliere spirituale Antonio Begnudelli, seguita da quella di Giovanni Battista Pizzini479, anch’egli estraneo al Capitolo, arciprete di Condino, vicario dal 1685 al 1687. Nel contesto dell’operatività dell’Ufficio spirituale il presule, inoltre, si preoccupò di affiancare al cancelliere Giacomo Antonio Siciliano, subentrato nel 1677 al defunto Begnudelli, il notaio collegiato della Camera di Spira, Gio- vanni Paolo Ciurletti, quale cancelliere tedesco, affinché

«in causis tam civilibus quam criminalibus, quae ultra pontem Avisii in hac nostra Tridentina dioecesi fieri contingent, dictus Ciurlettus, uti Alemanni idiomatis in illis partibus necessarii peritus, in caeteris vero supra nominatus Sicilianus scribere possit, ac valeat, et unus alterum in suo assignato sibi exercitio nullatenus impediat, aut perturbet»480.

L’assetto della struttura della Curia vescovile fu fortemente modificato nei primi anni del XVIII secolo durante l’episcopato di Giovanni Michele Spaur (1696-1725). Fallito il tentativo da parte del presule di nominare a coadiutore con futuro diritto di successione il nipote Giovanni Michele Venceslao Spaur, canonico di Trento e Bressanone, a causa altresì della dura opposizione manifestata dal Capitolo, egli riuscì comunque a destinare il famigliare al vertice della diocesi quale vicario generale dal 1708. Da allora nella sua persona si andarono cumulando nel tempo altri inca- richi, tra cui quello di vescovo suffraganeo dal 1722 ― dopo la sua nomina avvenuta in quello stesso anno a vescovo della diocesi in partibus infidelium di Roso in Cilicia ―, di arcidiacono dal 1723 e di consigliere dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo481. Risulta evidente, quindi, come i legami famigliari furono determinanti nella carriera di Giovanni Michele Venceslao Spaur e gli permisero di giocare un ruolo di peso in tutti i gangli di potere del principato e della diocesi (consiglio aulico, capitolo

477 BCTn, BCT1 – 1866, Patentes variae officiorum cancelleriae episcopatus Tridenti ab anno 1630 ad 1787, cc. 59r-60v (Provisio pro

cancellaria Officii spiritualis, 1670 dicembre 18).

478 Su di lui si veda anche infra, p. 226 nota 337.

479 La lettera patente di conferimento della carica è riportata nel registro in BCTn, BCT1 – 1866, c. 85 (1685 maggio 7). 480 BCTn, BCT1 – 1866, c. 75r (Pro cancellariatu Officii spiritualis, 1679 settembre 22). Si vedano anche C.DONATI, Curie,

tribunali, cancellerie episcopali in Italia durante i secoli dell’età moderna: percorsi di ricerca, in Fonti ecclesiastiche per la storia sociale e religiosa d’Europa, a cura di C.NUBOLA –A.TURCHINI, Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 213-229, in particolare pp. 227-228; M.

BELLABARBA, I processi per adulterio nell’Archivio Diocesano Tridentino (XVII-XVIII secolo), in Trasgressioni: seduzione, concubinato,

adulterio, bigamia (XIV-XVIII secolo), a cura di S.SEIDEL MENCHI,D.QUAGLIONI, Bologna, Il Mulino, 2004, pp. 185-227, in particolare pp. 186-187.

481 FEDERICO, I visitatori vescovili nella diocesi di Trento, cit., pp. 249-250; I processi informativi per la nomina dei vescovi di Trento

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cattedrale, curia vescovile, familia vescovile) e di prestigio all’interno della corte imperiale. Dall’am-