2. Canti di lode
2.2. Canti maschili di lode (bizina by’ente, ngabu)
Si è visto che, nel contesto di villaggio, i canti eseguiti da uomini e che concernono il tema della lode, sono propri dei bahuma e sono stati documentati esclusivamente nell’area tooro. Questi repertori sono considerati dai Batooro un’espressione aristocratica, non diffusa tra gli uomini comuni appunto perché retaggio esclusivo della cultura huma, che è collegata alle idee di eroismo e nobiltà. Ciò è vero soprattutto per i bizina by’ente, canti dedicati al bestiame e lontani dallo stile più melodico della musica tradizionale iru; mentre gli ngabu sono più conosciuti tra i Batooro e sono considerati motivo di profondo orgoglio per un uomo, in quanto espressione del suo valore nella caccia o in battaglia.
I bizina by’ente, letteralmente ‘canti delle/per le vacche’, sono anche detti bijengo, ma tale denominazione è decisamente minoritaria. Secondo il dizionario di Davis, tale parola viene dalla lingua runyankore, parlata nel meridionale regno dello Nkore, e significa ‘recitazione di azioni coraggiose’;469 secondo lo stesso vocabolario, il medesimo significato ha la parola kyevugo, che nello Nkore viene normalmente impiegata per indicare un poema recitato in modo estemporaneo e che tratta di azioni e imprese valorose,470 ossia una tipologia di repertorio equivalente allo ngabu tooro. Tuttavia il verbo kujenga, che sta alla radice della parola kijengo, presenta alla forma intransitiva il senso di ‘cantare, danzare’ riferito, secondo Davis, alle popolazioni delle colline e, secondariamente, il significato di ‘non avere più forza’; nella forma transitiva lo stesso verbo può riferirsi al cantare azioni eroiche o all’intonare canti per il bestiame.471 È in questa particolare accezione che tale sostantivo viene utilizzato in Tooro.
I bizina by’ente sono canti tipicamente maschili, poiché sull’uomo huma ricadeva la quasi totalità dei compiti connessi al bestiame, come il pascolo, l’abbeveraggio e la cura della mandria; inoltre il bestiame era di esclusiva proprietà maschile. Le donne si limitavano ad accudire i vitelli e si occupavano della gestione del latte e della sua trasformazione in burro chiarificato o in una sorta di formaggio cremoso. È fondamentale, per investigare il senso di questi repertori vocali dedicati ai bovini, comprendere il valore assegnato al bestiame nella cultura huma in particolare, e nella cultura dell’Uganda occidentale in generale. A proposito del ruolo del bestiame nell’Africa dei Grandi Laghi, lo storico francese Jean-Pierre Chrétien scrive:
Indépendamment de ses fonctions matérielles (lait, viande, peaux, fumier, etc.), la vache y tient une place préminente dans l’imaginaire social et dans la symbolique des relations humaines (de la dot ou du cadeau de réconciliation au lien de dépendence ou à la amende).472 469 D AVIS 1938, p. 71. 470 Ivi, p. 87. 471 Ivi, p. 54. 472 C HRETIEN 2000, pp. 122-123.
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Dunque, oltre ad essere un bene materiale sul quale basare la sussistenza della comunità, il bestiame viene investito di grande valore sociale, in quanto mezzo principale per intessere rapporti interpersonali (matrimoni, alleanze e amicizie) e, in questo senso, è comprensibile la sua importante posizione all’interno del triangolo delineato da Kenneth Nyakairu, dove le vacche costituivano una delle tre polarità, insieme alle donne e alle amicizie (maschili). Inoltre, come rileva Chrétien, la vacca ha un ruolo preminente anche nell’immaginario sociale. Con ciò si allude al prestigio legato al suo possesso e, di riflesso, alle comunità di allevatori, i bahuma appunto, rispetto a quelle di agricoltori.
In diverse società africane, il bestiame è al centro dei legami e delle relazioni sociali: tra i Banande del Congo orientale sono le capre ad avere questo ruolo. Remotti evidenzia presso questa popolazione la stretta connessione tra capre, donne, campi e capi in un circuito che permette lo scambio e la realizzazione delle interazioni sociali.473 Tuttavia, le capre, pur essendo «il segno visibile delle potenzialità sociali ed economiche delle famiglie nande»,474 si configurano essenzialmente come bene di scambio, il prestigio sociale è invece legato al possesso di terreni, sul quale si basa la cultura degli orticoltori nande. Tra gli allevatori dell’Uganda occidentale, invece, sono i bovini ad essere al centro non solo delle relazioni sociali e del prestigio individuale, ma dell’intera civiltà materiale e del pensiero huma. In questo senso si spiega l’esistenza di repertori vocali dedicati al bestiame.
Se i bovini costituiscono normalmente l’oggetto principale del canto, in diverse esecuzioni documentate sul campo essi costituiscono soltanto un riferimento passeggero: in altre parole, il canto delle vacche diventa spesso l’occasione per commentare recenti fatti della comunità, per esprimere i sentimenti del cantore, ecc. Questo tratto è emerso soprattutto nei canti da me registrati e forse è dovuto alla ‘popolarizzazione’ dei repertori tipici huma tra la popolazione tooro, che ha fatto sì che la conoscenza del bestiame, di norma descritto dettagliatamente nei bizina by’ente,475 non fosse comune a tutti; in tal modo l’oggetto specifico di questi repertori si è dilatato per includere argomenti tra i più vari. Si rimanda all’Appendice I per i testi verbali di alcuni bizina by’ente.
Sul campo sono stati da me registrati anche alcuni canti per il bestiame eseguiti da donne e, a mio parere, anche questo elemento è da ricondurre alla diffusione di questi repertori tra la popolazione tooro in generale. Essendosi in buona parte persa la specifica cultura materiale huma (in termini di conoscenza delle pratiche dell’allevamento e del bestiame che caratterizzava questi repertori), anche la caratterizzazione dei bizina by’ente come repertori esclusivamente maschili si è parzialmente dissolta.
Si è scelto di presentare qui un kizina ky’ente eseguito da uomini. Si tratta di un’esecuzione realizzata da persone che non sono solite cantare insieme: dall’ascolto risulta evidente che il solista ha alcuni momenti d’incertezza sulle parole da intonare, così come il coro non sempre risponde correttamente. La registrazione, effettuata a Kiguma il
473 R
EMOTTI 1993, pp. 33-34.
474 Ivi, p. 34.
475 Come si vedrà dai testi dei canti, esiste infatti una nomenclatura dettagliata per descrivere il tipo di manto
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10/09/2010, è stata infatti realizzata su mia esplicita richiesta. L’esecutore è Gerrison Kinyoro e la parte del coro è eseguita da altri due uomini [DVD, traccia n. 7].
Figura 17. Trascrizione del canto Bituli bambi, intonato da Gerrison Kinyoro e coro maschile. Registrazione effettuata a Kiguma (Tooro centrale), il 10/09/2010 [DVD, traccia n. 7].
Il brano è pentatonico (Si-La-Fa#-Mi-Do#) e il Mi sembra costituire la finalis. In alcuni punti si nota una leggera oscillazione di intonazione tra Do# e Re e tra Fa e Fa#. Il profilo melodico delle parti solistiche, così come di quelle corali, risulta ondulato.
Similmente agli altri bizina by’ente da me documentati in Tooro, lo stile di canto è quello normalmente impiegato nei repertori iru: non vi è, come nelle registrazioni storiche o in
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quelle da me effettuate presso comunità marginali di allevatori, l’utilizzo dello stile melismatico peculiare huma. A mio parere, ciò è da imputare sia alla scomparsa della forma di sostentamento huma, che prevedeva una dipendenza esclusiva dal bestiame, sia alla diffusione di tali repertori tra tutti i Batooro.
Il canto è strutturato secondo una particolare forma responsoriale, che ho raramente riscontrato in altri repertori. A livello melodico, vi è un modello per i primi due versi solistici e uno per i primi due cori, seguono un verso solistico e un coro fissi per tutto il brano e un ritorno al modello melodico iniziale variato, secondo lo schema:
S-C, S-C, Sx-Cx; S’-C’, S’-C’, Sx-Cx; S’’-C’’, S’’-C’’, Sx-Cx; ecc.
dove S indica la parte del solista e C quella del coro. Nel complesso, quindi, il verso solistico e quello corale fissi (ossia Sx e Cx) sembrano isolare diverse unità ritmico- melodiche.
Buona parte delle variazioni a livello ritmico sono infatti determinate dal numero variabile di sillabe nei versi successivi, sia nelle parti solistiche che in quelle corali. Come è visibile dalla trascrizione testuale che segue, a livello verbale, la successione di versi appare così variata:
S1-C1, S1-C1, Sx-Cx; S2-C2, S2-C2, Sx-Cx; S3-C3, S3-C3, Sx-Cx; ecc. 1) S- Bituli476 bambi Bituli, davvero
C- Ogu muhesi w’ebyoma Il fabbro dei metalli
S- Bituli bambi Bituli, davvero
C- Ogu muhesi w’ebyoma Il fabbro dei metalli
S- Obumba nintahya Quando vado a casa
C- Nteera enkomi irangira Schiocco forte la lingua 2) S- Sisisi477 bambi Sisisi, davvero
C- Ogu mwoki w’amakara Quello che fa il carbone
S- Sisisi bambi Sisisi, davvero
C- Ogu mwoki w’amakara Quello che fa il carbone
S- Obumba nintahya Quando vado a casa
C- Nteera enkomi irangira Schiocco forte la lingua
3) S- Ibamba lya siina La pelle liscia della vacca marrone scuro
C- Ehagirekwo na taha È davvero soddisfatta e torna a casa
S- Ibamba lya siina La pelle liscia della vacca marrone scuro
C- Ehagirekwo na taha È davvero soddisfatta e torna a casa
S- Obumba nintahya Quando vado a casa
C- Nteera enkomi irangira Schiocco forte la lingua
4) S- Mayenje gagaaju La vacca a macchioline marroni e quella marroncina
C- Ehagirekwo na taha È soddisfatta anch’essa e torna a casa
S- Mayenje gagaaju La vacca a macchioline marroni e quella marroncina
476 Nome di bovino.
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C- Ehagirekwo na taha È soddisfatta anch’essa e torna a casa
S- Obumba nintahya Quando vado a casa
C- Nteera enkomi irangira Schiocco forte la lingua
5) S- Bihogo bya ibamba La vacca rossiccia figlia della vacca a macchie
C- Ehagisa ebyanzi n’ebyanzi Riempie i recipienti di latte
S- Bihogo bya ibamba La vacca rossiccia figlia della vacca a macchie
C- Ehagisa ebyanzi n’ebyanzi Riempie i recipienti di latte
S- Obu mba nintahya Quando vado a casa
C- Nteera enkomi irangira Schiocco forte la lingua 6) S- Sisisi bambi Sisisi davvero
C- Ogu mwoki wamakara È quella che fa il carbone
S- Sisisi bambi Sisisi davvero
C- Ogu mwoki wamakara È quella che fa il carbone
S- Obu mba nintahya Quando vado a casa
C- Nteera enkomi irangira Schiocco forte la lingua
I numeri posti a fianco del testo verbale vogliono indicare le diverse unità (quasi delle strofe) isolate dai versi solistico e corale fissi. Per l’articolazione complessiva che ne risulta, questa struttura appare imparentata con quello del nanga presentato in precedenza.
Per quanto riguarda il contenuto del brano, Kinyoro spiega che in questo canto il protagonista, un muhuma, deride un fabbro e un produttore di carbone, poiché sono persone di livello inferiore al suo. Lo schiocco della lingua è spesso utilizzato dagli allevatori per richiamare il bestiame: con questo particolare il solista si identifica come muhuma e si contrappone al fabbro e al carbonaio: in Tooro gli allevatori hanno notoriamente un forte senso di superiorità verso chi fa altri mestieri (cfr. riferimento ai bairu in Rwanzira).
Nel testo verbale del canto è evidente la grande varietà lessicale del rutooro per definire le numerose varianti del manto dei bovini, che si è cercato maldestramente di rendere nella lingua italiana. Oltre ad essere identificate dal manto, alle mucche viene spesso dato un nome: nei versi iniziali si trovano ad esempio i nomi propri Bituli e Sisisi.
Anche nello Nkore, presso i bahima (allevatori come i bahuma), è testimoniata la presenza di repertori di lode alle vacche, ma non si tratta di canti, bensì poemi recitati, detti
birahiro. Essi sono formalmente simili ai byevugo (corrispondenti agli ngabu tooro), tuttavia
il tema trattato è la lode della propria mandria e non la descrizione delle proprie valorose azioni.478 Secondo Henry F. Morris, anche nello Nkore vi sono nomi comuni per descrivere un capo di bestiame a partire dal manto o dalla forma delle corna, ma vi sono pure nomi di lode per le singole vacche, che frequentemente appaiono nei birahiro.479 Morris sottolinea come i bahima non considerino l’attuale valore economico (latte, carne, ecc.) di un bovino, ma piuttosto la sua bellezza e la grazia delle sue corna. È interessante sottolineare come oggetto di lode e grande considerazione fossero soltanto le vacche, mentre i tori venivano raramente cresciuti (e, se allevati, soltanto per la monta), infatti i vitelli fornivano normamente la carne
478 Per questo motivo, a mio parere, Tracey indica come kyevugo una recitazione nkore di lode al bestiame. Si
tratta di Ente za Kanyororo, ossia ‘le vacche di Kanyororo’, registrato nel 1950 nello Nkore.
479 M
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della dieta huma, mentre molto raramente si uccideva una mucca per averne carne. Ciò perché la dieta degli allevatori bahima era basata sul latte e, per questo motivo, le vacche erano al centro dei legami sociali e del prestigio individuale. Infine, Morris nota che, al di là dei nomi di lode che descrivono le caratteristiche fisiche delle mucche, esse venivano elogiate nominando i loro natali, seguendo una linea discendenza che andava di madre in figlia. Questi elementi si ritrovano anche nel testo nel kizina ky’ente qui analizzato.480
Nel complesso delle registrazioni di Wachsmann, Tracey e Cooke, la tipologia di canti
bizina by’ente è documentata con diverse versioni del medesimo canto, esecuzioni differenti
soltanto nel contenuto verbale.481 Testimoniato in tre diverse vesti verbali del ritornello, questo è certamente il canto per il bestiame più diffuso. Tale canto è conosciuto nella maggior parte dei casi come Bwasemera obugenyi bw’omunywani wange ed è stato anche da me documentato in Tooro, nell’esecuzione di Charles Rugaaju. Questa versione è riportata nell’Appendice I (Canto 7). Si tratta di un’esecuzione molto lunga e che pone numerose difficoltà interpretative dal punto di vista musicale, a causa del tentativo del solista di imitare lo stile vocale huma (in particolare i melismi cui egli tenta di avvicinarsi con un traballante vibrato), giungendo ad un risultato quantomeno ambiguo. Tuttavia la vasta conoscenza della cultura huma di Rugaaju è evidente nella ricchezza che egli sfoggia sul piano verbale: vi sono numerosi nomi dati al bestiame sia per identificarne il manto che per lodarlo, come avviene negli affini repertori nkore descritti da Morris, il quale sottolinea altresì come parte della lode si concentri in ermetici epiteti.482
480 Ivi, pp. 24-25.
481 Reg. di Wachsmann a Kisomoro nel 1954, dal titolo Bwasemera obugenyi bwa munywani wange. Reg. di
Tracey a Bukuuku nel 1950: Bwasemera e Ilemere. Reg. di Cooke a Butiiti del 1964-68: Kabusemere e
Mweyanze. Soltanto Peter Cooke documenta un kizina ky’ente differente: Mbere mwaruga, in questa
esecuzione, tuttavia, il coro sembra essere modernizzato.
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Si include in questa sezione, dedicata ai canti di lode, anche una tipologia particolare di repertori che comprende canto e recitazione. Si tratta degli ngabu: il termine è propriamente utilizzato per indicare soltanto la recitazione, tuttavia in Tooro essi sono preceduti e talvolta terminati da un canto.483 Per il loro contenuto e per il fatto che la performance includa anche un canto, si è deciso di presentare gli ngabu in questa sezione.
Da quanto emerge dalle registrazioni effettuate da Tracy nello Nkore,484 le omologhe recitazioni eroiche hima (byevugo) non sono precedute o seguite da canti. In Tooro, tuttavia, come si riscontra nella documentazione realizzata in quest’area da Tracey485 e da Cooke,486 la recitazione è introdotta e conclusa, o soltanto introdotta, da uno stesso canto. Questi brani non presentano i tratti caratteristici dello stile huma (declamato del solista, melismi nella parte corale), ma piuttosto uno stile sillabico e una certa cantabilità; la totalità di canti
ngabu da me documentati hanno peraltro una forma responsoriale semplice (con un solo
coro), mentre nei repertori huma è riccorente una forma responsoriale più complessa. Si tratta quindi di canti non propriamente huma, la cui associazione con gli ngabu è verosimilmente dovuta ad una diffusione di questi repertori tra tutti i Batooro.
Lo ngabu che è si deciso di presentare è stato registrato a Mabira (Tooro settentrionale) nel 2010487 [DVD, traccia n. 8].
Si riporta qui la trascrizione musicale del canto introduttivo, eseguito da John Kasigazi e da un coro misto: nonostante lo ngabu sia specificatamente maschile, alle donne è permesso unirsi al coro del canto che introduce e talvolta conclude la recitazione centrale.
483
Nella documentazione che accompagna le registrazioni effettuate da Peter Cooke tra il 1964 e il 1968, nel caso di Zali mbogo/Abalwana, egli utilizza il termine ngabu in riferimento al canto e denomina kivugo la recitazione.
484
Registrazioni effettuate nel 1950 in Nkore: Eky’evugo Ky’okwema, Ente za Kanyororo probabilmente un
kirahiro, Ekyokuhimbisa, Eky’evugo Ky’obumanzi. Non vi sono invece registrazioni di ngabu effettuate da
Wachsmann.
485 Registrazioni effettuate nel 1950 a Bukuuku: Rwabazira, Obalemege, Zali mbogo zali nkanga.
486 Registrazioni effettuate a Butiiti: Zali Mbogo/Abalwana, Embogo/Abaisaija nabagira nta/Abairu, Ekiro
kutiire emisinde/Kalinadima/Bainaga/Zali mbogo.
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Figura 18. Trascrizione del canto Zali mbogo zali nkanga, eseguito da John Kasigazi e coro a Mabira (Tooro settentrionale), il 09/09/2010 [DVD, traccia n. 8].
Come si può notare, si tratta di una forma responsoriale che prevede un unico coro, dal profilo melodico ondulato. La parte del solista è molto breve e in certi casi presenta ha un andamento ondulato, in altri procede recto tono. La sovrapposizione (tuillage o overlapping) tra la parte del solista e quella del coro è minima e avviene all’unisono. Come nel canto per
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la macinazione del miglio, il brano si basa su una sezione di quattro altezze (Si-Sol#-Fa#- Mi)488 verosimilmente parte di una scala pentatonica. La pulsazione fondamentale è scandita dal battito di mani degli esecutori. La registrazione, e di fatto la trascrizione che la rispecchia, sono state da me tagliate nella parte iniziale, nella quale solista e coro non erano sincronizzati. Per questo motivo, il brano risulta prendere avvio con la parte corale anziché con quella solistica.
Questo stesso canto è presente nella registrazione di Tracey, Zali mbogo zali nkanga.489 In quel caso, il canto è eseguito prima e dopo la recitazione, quest’ultima è però differente da quella che vedremo di seguito. Inoltre nella documentazione di Tracey, alcuni tamburi accompagnano il canto. Similmente, nella documentazione di Cooke490 questo canto, scandito dal battito di mani, è ricorrente per introdurre varie recitazioni.
Come in altri canti associati agli ngabu, l’invenzione verbale nella parte del solista è scarsa, rispetto ad altre tipologie di canti responsoriali. Spesso, infatti, si ripetono le stesse parole, le quali ricorrono anche in versioni eseguite da informatori diversi. Questo fa pensare che l’attenzione performativa sia rivolta principalmente alla recitazione, sia da parte dell’esecutore che da parte degli ascoltatori. In effetti, nelle diverse esecuzioni di ngabu da me documentate, come nelle registrazioni storiche cui si è fatto riferimento sopra, ho potuto riscontrare poca varietà nei canti di accompagnamento, che venivano utilizzati per introdurre recitazioni diverse. Ciò induce a pensare che si tratti di canti stabilmente associati con le recitazioni, le quali però variano a seconda dell’esecutore.
Nel caso qui analizzato, il solista del canto iniziale, John Kasigazi, è anche l’esecutore della recitazione. Di seguito si riporta il testo verbale del canto e la trascrizione della recitazione, con traduzione.
C- Zaali mbogo, zaali nkanga491 C’erano bufali e faraone
S- Musaija mbogo Uomo bufalo
C- Zaali mbogo, zaali nkanga C’erano bufali e faraone
S- Mbogo, mbogo Bufalo, bufalo
C- Zaali mbogo, zaali nkanga C’erano bufali e faraone
S- Musaija ntale Uomo leone
C- Zaali mbogo, zaali nkanga C’erano bufali e faraone
S- Mbogo, mbogo Bufalo, bufalo
C- Zaali mbogo, zaali nkanga C’erano bufali e faraone S- Musaija mbogo Gli uomini sono bufali C- Zaali mbogo, zaali nkanga C’erano bufali e faraone
S- Musaija ntale Uomo leone
C- Zaali mbogo, zaali nkanga C’erano bufali e faraone S- Musaija nsoro492 L’uomo è un animale selvatico
488 Il Re appare solo a b. 4, probabilmente a causa dell’attacco calante della parte corale, invece del Mi. 489 Registrazione effettuata nel 1950 a Bukuuku.
490 Si veda la nota 486.
491 Gallinacei selvatici della famiglia delle Numididae, noti in inglese col termine Guinea fowls, sono simili alle
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C- Zaali mbogo, zaali nkanga C’erano bufali e faraone
Hurra engabu, hurra engabu, hurra engabu, hurra engabu. //
Ascoltate il [mio] scudo, ascoltate il [mio] scudo, ascoltate il [mio] scudo, ascoltate il [mio] scudo.
Naija nayo engabu yange, busale mburwane, busale mburwane, busale mburwane. //
Sono venuto col mio scudo, dividetelo e lo combatto,493 dividetelo e lo combatto, dividetelo e lo combatto.
Okateka mutima ka Rwahwire wa Ijurunga nyine emoso. //
[Sono] Colui che aggiusta i cuori di Rwahwire di Ijurunga, ho la mano sinistra.494
Naija n’engabu yange, busale mburwane, busale mburwane, busale mburwane. //
Sono venuto col mio scudo, dividetelo e lo combatto dividetelo e lo combatto, dividetelo e lo combatto.
Kasindi kyaka Tooro tindigigya, oku nkalyayo akanyama kicumu ruganbwa. //
Kasindi in Tooro, non ci andrò mai, là odio la carne della lancia famosa.
Abaraihire ntema nk’omugusa. / Abagufu nkulingura nk’empike. //
Gli alti li taglio come il sorgo. I bassi li butto come bottoni.
Bamuteeka yajwa, / bamwinamya yatoonya. / Bagamba ogu noha, / nga nogu omwana