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arrivare al valore; 3.5 Le peculiarità del valore nelle family business.

Nei capitoli precedenti si sono messe a fuoco le caratteristiche del fenomeno protagonista di questo elaborato, presentando anche le peculiarità in tema di rapporto tra l’impresa e la famiglia, organizzazione e problemi specifici del caso. Data la finalità dell’analisi empirica, incentrata sulla misura del maggior valore creato o distrutto da queste realtà sul mercato, si è ritenuto opportuno dedicare la seconda parte del lavoro al concetto del valore e al modo in cui tale misura possa essere configurata e misurata.

3.1 Dal capitale al valore aziendale

“Il valore di un qualsiasi oggetto corrisponde al sacrificio che si è disposti a sopportare per poterne acquisire la disponibilità”171: è questa una delle definizioni che possono essere associate al concetto in questione. Quando si parla del valore in generale, si fa quindi riferimento ai benefici da esso attesi, perché ogni sacrificio viene fatto con l’obiettivo di trarne dei risultati. Le aspettative dipendono sicuramente dalla persona che le elabora e da ciò deriva la caratteristica principale del valore, cioè la sua soggettività, quindi il legame esistente tra il suo ammontare, il punto di vista di colui che compie la valutazione stessa e l’incertezza del futuro. Scendendo nel particolare campo dell’economia, il valore è quello che scaturisce dalla valutazione fatta nell’ottica di un investitore di capitali che impiega risorse proprie con lo scopo di trarre la

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78 maggior quantità di denaro possibile da tale impiego. Nella valutazione è anche necessario considerare il fattore tempo in quanto, a una somma disponibile oggi è associato sicuramente un valore maggiore legato alla possibilità di compiere impieghi immediati che generano reddito. Il calcolo del valore di un capitale è dato quindi dai flussi di cassa monetari futuri che si renderanno disponibili,

attualizzati al tasso di rendimento riconosciuto all’investitore da un impiego alternativo, caratterizzato dallo stesso livello di rischiosità172.

Per arrivare al concetto di valore in campo aziendale è necessario prima parlare di capitale.

Il capitale di un’azienda è una grandezza che può essere intesa in senso

qualitativo, quindi come un complesso di condizioni positive e negative, di produzione coordinate, pertinenti all’azienda in un dato istante173, ovvero in senso quantitativo. In quest’ultimo caso, però, subentrano numerosi aspetti che è opportuno considerare e che rendono la definizione in questione soggetta a più configurazioni, dipendenti dal processo di valutazione adottato, nonché dallo scopo per il quale la stima viene compiuta. A tal proposito è possibile distinguere tipologie di capitale diverse:

(1) Capitale di funzionamento inteso come l’insieme di elementi attivi e

passivi legati all’interno di un sistema, detto appunto sistema di valori.In questo particolare contesto, gli elementi vengono valutati non solo singolarmente ma anche come parte integrante di un modulo combinatorio, dal quale scaturiscono delle sinergie (valutazione analitica- sistematica). La logica di valutazione adottata è quella di un’azienda in funzionamento; i criteri utilizzati sono dettati dal Codice Civile e

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DONNA G., La creazione di valore nella gestione dell’impresa, CAROCCI EDITORE, 1999.

173

GONNELLA E., Logiche e metodologie di valutazione d’azienda – Valutazione stand-alone, op. cit., p. 23.

79 richiamano i principi nazionali e internazionali174. Questa configurazione risulta strumentale alla determinazione del reddito d’esercizio.

(2) Capitale di costituzione dato dal capitale presente in azienda nel momento

in cui ha inizio la propria attività, quindi dai conferimenti compiuti dai soci: se questi sono interamente in denaro allora l’ammontare del capitale è facilmente calcolabile; qualora invece vi siano anche apporti di beni in natura sarà allora necessario compiere la stima del loro valore per determinare le quote spettanti ad ogni socio e non sovrastimare il capitale stesso.

(3) Capitale di liquidazione, il cui ammontare deriva dall’analisi degli

elementi che lo compongono, considerati in via autonoma e non come parte di un sistema. In questo caso l’azienda viene valutata perché soggetta a liquidazione quindi destinata a cessare la propria attività; il capitale investito verrà monetizzato con lo scopo di soddisfare i creditori sociali e suddividere l’eventuale rimanenza tra i soggetti aventi diritto. Il valore complessivo deriva dalla somma dei valori delle singole componenti, escludendo le potenziali sinergie quindi i contributi alla produzione di reddito. L’ammontare delle passività verrà calcolato al valore di presunta estinzione mentre quello delle attività al potenziale valore di realizzo.175

(4) Capitale di trasferimento, o capitale economico, la cui valutazione176

avviene pensando all’azienda come un complesso unitario e inscindibile,

174

GONNELLA E., Logiche e metodologie di valutazione d’azienda – Valutazione stand-alone. 175

GONNELLA E., Logiche e metodologie di valutazione d’azienda – Valutazione stand-alone. 176

La determinazione del capitale economico viene compiuta secondo i criteri propri della valutazione d’azienda: con tale termine si intende l’attività di indagine e di studio con la quale il soggetto valutatore riesce ad esprimere il valore in termini monetari, quindi il processo logico di individuazione del valore del capitale economico dell’azienda, risultante dalla valutazione unitaria dell’intero sistema d’impresa con le sue articolazioni sistematiche di beni, persone e relativa organizzazione , sia verso l’intera azienda che verso il mercato esterno. È possibile distinguere la valutazione formale, detta anche perizia di stima con la quale, attraverso un

80 preordinato alla realizzazione dei risultati futuri, e in funzione della sua capacità di remunerare l’investitore. La determinazione del capitale in quest’ultima versione avviene, nella maggior parte dei casi, per scopi di trasferimento, quindi con la proiezione dell’impresa e della sua attività nel futuro. Esso non deriva dalla differenza di valori attivi e passivi ma è funzione delle capacità di reddito prospettiche quindi degli utili attesi e del rischio che grava su di essi.

Conosciuto anche con il nome di valore economico aziendale, “il capitale in questione non è un fondo di valori diversi e coordinati, ma un valore unico, risultante dalla capitalizzazione dei redditi futuri”177 il cui ammontare deriva dalla seguente formula matematica, elaborata da Gino Zappa178:

i R W =

dove W è il capitale economico, R è il reddito futuro atteso in normali condizioni di operatività e infine i è il tasso di redditività che presenta un rapporto diretto con il livello di rischio al quale è esposta l’impresa in questione.

percorso logico, si arriva al valore finale, dalla valutazione informale con la quale invece il perito si limita a comunicare il valore stimato senza però rifarsi alla strada seguita per determinarlo; una seconda classificazione è quella che distingue la valutazione obbligatoria, elaborata per doveri normativi, da quella volontaria compiuta invece per richieste da parte dell’azienda stessa. –GONNELLA E., Logiche e metodologie di valutazione d’azienda – Valutazione stand-alone, Pisa University Press, 2013.

177

ZAPPA G., Il reddito di impresa : scritture doppie, conti e bilanci di aziende commerciali, Giuffrè – Milano, 1950.

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Gino Zappa (1879 - 1960) è stato uno dei principali innovatori degli studi di ragioneria e di economia aziendale. Le sue opere hanno dato rigore teorico e fondamento scientifico a queste discipline, unificando diversi campi di ricerca per uno studio dell'azienda considerata nella sua unità dinamica e in relazione con i fenomeni di mercato. E hanno fornito premesse rigorose al successivo sviluppo degli studi aziendali nei settori del marketing e della logistica.

81 Si è appena detto che il contesto nel quale viene solitamente calcolato il valore economico è quello del trasferimento, quindi della cessione dell’azienda a terzi soggetti che, per concludere la negoziazione, pagheranno un prezzo.

Il prezzo è dunque diverso dal valore perché non deriva da una stima compiuta da un determinato soggetto ma, bensì, dall’incontro tra la domanda e l’offerta e, per la sua determinazione, entrano in gioco numerosi fattori di stampo soggettivo tra cui gli interessi personali extra economici, la forza contrattuale e le abilità negoziali delle parti ma anche le modalità di pagamento dell’operazione in analisi: è evidente però che il valore economico, risultato dalla perizia di stima, rappresenterà la base per le trattative179.

La negoziazione dalla quale scaturisce il prezzo, viene compiuta tra due parti, ognuna delle quali associa all’azienda un valore, calcolato in base ai propri interessi e alle proprie prospettive. Nel caso in cui il valore aziendale elaborato dal compratore sia superiore rispetto a quello definito dal venditore, sarà allora possibile compiere una trattativa e stabilire un prezzo, intermedio rispetto ai limiti dell’intervallo costituiti dai due valori di parte, più vicino ad un estremo piuttosto che all’altro, a seconda della maggiore forza contrattuale dei protagonisti. Qualsiasi sarà il prezzo stabilito, entrambi i soggetti creeranno valore e la strategia attuata verrà appunto nominata win-win.

Nel caso opposto, ossia quando il valore minimo richiesto dal venditore è maggiore rispetto a quello massimo che il compratore è disposto a pagare, mancheranno i margini per negoziare, la trattativa non sarà possibile quindi non si riuscirà a determinare un prezzo finale.