Numerosi studi svolti negli ultimi anni, tra cui quello condotto dagli economisti Corbetta, Zattoni e Quarato dell’Università Bocconi in collaborazione con Ernst & Young, “Le holding dei gruppi italiani a controllo familiare”, dimostrano come una holding a capo di un’azienda familiare rappresenti una fonte di vantaggi in termini di redditività e gestione finanziaria68.
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Il passaggio da uno stadio dimensionale all’altro ricorda l’evoluzione trattata nel paragrafo 1.4 “Dal Business in the family al Family in the business”.
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Per la definizione di “deriva generazionale” vedi nota 47. 66
Con il termine “raffreddamento dei soci familiari” si vuole indicare il fenomeno d’indebolimento dei legami affettivi o di affinità tra i successori che si presenta con il passare delle generazioni. G.CORBETTA, Le imprese familiari, p. 107.
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Un’altra classificazione è stata proposta da Gallo che, in base al grado di coinvolgimento della famiglia nell’impresa, distingue le imprese familiari di lavoro, di direzione, di investimento e congiunturali. Per una più approfondita analisi si rimanda all’opera di M.A.GALLO, Cultura en Empresa Familiar, Nota Tecnica de la Divisione de Investigation del IESE N. DGN-457, Barcellona, in Tomaselli S., Longevità e sviluppo delle imprese familiari, Giuffrè, 1996, p.13 e seguenti.
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La ricerca è stata compiuta su un campione di 2423 società familiari italiane con patrimonio superiore ai 50 milioni di euro, ed evidenzia che il 38% di queste ha a capo una holding finanziaria o di natura patrimoniale: il numero è inoltre cresciuto di circa sei volte negli ultimi 10 anni. Queste imprese hanno dimostrato un andamento migliore in termini di redditività e tale
35 Dalla realtà si riscontra che le aziende familiari italiane sono spesso parte di un gruppo, un’aggregazione di imprese, formalmente autonome e reciprocamente indipendenti, ma assoggettate in modo diretto o indiretto, al controllo di un’unica società, la capogruppo-holding, che li dirige secondo un disegno unitario, allo scopo di raggiungere finalità comuni a tutte le componenti controllate .69
In base alla disposizione della catena di controllo che unisce i componenti, si osservano tre tipologie di gruppi:
a) Quasi-gruppi familiari, dove il numero di imprese presenti è molto
limitato e la holding capogruppo non svolge ruoli operativi ma, bensì, solo di controllo. Il suo capitale è interamente posseduto da una famiglia che detiene anche quello delle società operative appartenenti al gruppo (Vedi
Figura 5).
La holding, in queste realtà, non compie funzioni di governo e direzione: la sua esistenza è infatti legata alla sola possibilità di avere vantaggi in termini di risparmio fiscale, di accessibilità al credito bancario, di
dato è ancor più positivo se la catena strutturale della holding è semplice. – IL SOLE 24 ORE, 4 Maggio 2012.
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Sotto il profilo economico si avrà una sola impresa alla quale, giuridicamente, corrispondono più società; si mantiene così la flessibilità strutturale del gruppo che, non ha personalità giuridica e non rappresenta un centro autonomo di imputazione di diritti e doveri. REGISTRO IMPRESE, CAMERA DI COMMERCIO DI TORINO, 27 Novembre 2009 (www.to.camcom.it)
Figura 5 I “quasi-gruppi” di imprese familiari
36 trasparenza informativa su contenuti relativi al rapporto tra impresa e famiglia, di problematiche di successione. Tale entità rappresenta spesso un mezzo per inserire all’interno della struttura i giovani familiari, salvaguardando allo stesso tempo l’operatività aziendale da errori legati alla loro inesperienza.
b) Gruppi familiari chiusi, sono gruppi dalle caratteristiche simili a quelli
appena descritti ma con una peculiarità: la presenza di una società operativa capogruppo, il cui capitale è interamente posseduto dalla famiglia come holding o, semplicemente, come insieme di persone fisiche. In queste strutture inoltre, è possibile ritrovare società operative con partecipazioni possedute da soggetti esterni. È comunque la famiglia a mantenere il potere, dato il totale possesso della società operativa capo- gruppo ma, la presenza di altri soci è sicuramente fonte di risorse finanziarie e di regole per la convivenza tra le diverse categorie di soggetti coinvolti (Vedi Figura 6).
c) Gruppi familiari aperti, in cui si ha la presenza di una società operativa
capogruppo, con capitale non interamente detenuto dalla famiglia che, però, ne possiede una percentuale tale da assicurarne il controllo. Così facendo la crescita economica del gruppo rimane poco condizionata dall’andamento dell’azienda di consumo “famiglia”, la cui storia e il Figura 6 I “gruppi chiusi” di imprese familiari
37 prestigio acquisito negli anni, rende sicuramente più intensa la sua l’influenza sul soggetto economico.
La struttura istituzionale, in tali casi, è spesso complessa e caratterizzata da un numero consistente di società operative e di soggetti non familiari, quest’ultimi presenti anche all’interno dell’organo di governo. Se l’aumento della complessità organizzativa lo richiede, è possibile assistere nel corso degli anni, alla duplicazione delle holding del gruppo, in modo da agevolare la gestione.
I gruppi familiari aperti sono presenti nel territorio internazionale anche in dimensioni molto allargate, pian piano raggiunte attraverso una diversificazione orizzontale ma, mantenendo l’attività di business originaria. Questi gruppi presentano al loro interno più generazioni della stessa famiglia e ciò vuol dire che hanno superato con successo la fase più critica del loro percorso, cioè il ricambio generazionale (Vedi Figura 7).
In questi casi così complessi la famiglia ha spesso molti ostacoli da superare: il più comune è quello relativo al mantenimento del controllo che, con il subentrare dei soggetti esterni, portatori di risorse finanziarie, può spesso venire a mancare; qualora non fosse possibile intervenire
Figura 7 I “gruppi aperti” di imprese familiari
38 attraverso l’immissione di capitale proprio, la famiglia potrà ricorrere a particolari strumenti come (1) i titoli senza diritto di voto, quali sono, ad esempio, le azioni di risparmio70, (2) la crescita verticale71 del gruppo e, infine, (3) i patti di sindacato72.
È importante dunque saper gestire tali problemi, tra cui anche la frammentazione e la possibile deriva generazionale73 che, spesso si presentano con il trascorrere del tempo e il susseguirsi delle generazioni: tale gestione sarà possibile solo se, chi è a capo del gruppo, affianca agli obiettivi economici i valori familiari e la
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Disciplinate dagli artt. 145-147 del TUF (d.lsg 58/1998), le azioni di risparmio hanno lo scopo di incentivare gli investimenti: esse, infatti, sono rivolte ai risparmiatori non interessati all’aspetto amministrativo della società ma, bensì, solo a quello economico-patrimoniale. Il contenuto del privilegio, le condizioni, i limiti, le modalità e i termini per il loro esercizio sono definiti, secondo l’art. 145 del TUF, dall’atto costitutivo. Tali titoli possono inoltre essere emesse solo da società quotate in mercati regolamentati italiani ed europei e, a differenze di quelle ordinarie, possono essere “al portatore”.
Il vantaggio patrimoniale (come il dividendo minimo garantito) che da queste deriva, è compensato dalla mancanza di diritto di voto e di partecipazione alle assemblee ordinarie e straordinarie. Il socio possessore di azioni di risparmio potrà infatti prendere parte solo alle assemblee speciali.
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La crescita verticale permette alla holding di mantenere il controllo della società operativa capogruppo in modo diverso dal possesso diretto della maggioranza assoluta: ciò può avvenire, ad esempio, con la presenza di una seconda società operativa, di proprietà, per il 51%, della famiglia detentrice del pacchetto di maggioranza della capogruppo operativa; in questo modo, pur variando il contributo economico apportato nella capogruppo operativa, la famiglia rimane con lo stesso livello di controllo. (CORBETTA, Le imprese familiari, pag. 147)
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Attraverso i patti di sindacato sarà possibile per la famiglia accettare l’entrata di nuovi soci all’interno della capogruppo operativa e, con la stipula di questi accordi, si avrà la condivisione del controllo, del 51%. La holding familiare avrà quindi il controllo sulla società operativa capogruppo con una percentuale di almeno il 26% ma, per una maggiore sicurezza, essa spesso trattiene il 33% circa, lasciandosi la possibilità di contrarre ulteriori patti con altri soggetti. (CORBETTA, Le imprese familiari, pag. 147).
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39 volontà di mantenere un indirizzo di governo unico, tale da garantire la continuità del rapporto impresa-famiglia.