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CAPITOLO QUARTO CONCLUSION

L'analisi   compiuta   nei   precedenti   capitoli,   sulle   implicazioni   giuridiche   e  scientifiche,   che   hanno   interessato   il   principio   di   precauzione,   è   nata   e   si   è  sviluppata,   fin   dalle   premesse,   con   un   duplice   obiettivo:   il   primo   è   stato  inevitabilmente quello di evidenziare il ruolo determinante di questo principio, nel  segnare un importante cambiamento nei rapporti tra diritto e scienza; il secondo  obiettivo   invece,   è   da   ravvisare   nel   tentativo   di   individuare   ed   analizzare   gli  elementi che lo caratterizzano ­ nella sua versione attiva540 ­ come una procedura  operativa, che persegue un punto di equilibrio tra interessi economici, e di tutela  dell'ambiente   e   della   salute541.   Decisamente   più   complessa,   ma   efficace,   si   è 

rivelata poi la scelta di verificare la funzionalità e la validità di uno strumento  giuridico   così   complesso   e   controverso,   in   primo   luogo   attraverso   una  comparazione essenziale con la critica e pragmatica dottrina giuridica americana,  e poi mediante l'esame di un  case study  limite: quello delle Nanotecnologie. I  rischi ambientali e sanitari associati a queste nuovissime tecnologie, sono infatti  così incerti nella loro dimensione, da essere tuttavia direttamente proporzionati ai  grandi benefici attesi: si è trattato dunque, delle migliori condizioni auspicabili  per testare limiti e potenzialità di uno dei principi maggiormente  sovversivi  nel  panorama dell'azione amministrativa542. Per quanto concerne il rapporto tra diritto  e scienza,  si può solo aggiungere in definitiva, che il principio di precauzione  rappresenta probabilmente la risposta normativa più efficace ed avanzata, alle  540 Per approfondimenti si rinvia a quanto riportato nel cap. III, pg. 162. 541 Dell'Anno P., Principi del diritto ambientale europeo e nazionale, Giuffrè, 2004, pp. 94 e ss.,  sulla considerazione del principio di precauzione come una “forma di tutela procedimentale 

che   si   realizza   mediante   l'impiego   di   tecniche   di   bilanciamento   dei   valori   coinvolti,   che  effettua   una   ponderazione   tra   entità   dei   rischi   paventati   ed   efficacia   delle   misure   per   fronteggiarli”.  

542 Manfredi G., Note sull'attuazione del principio di precauzione in diritto pubblico, in Dir. 

argomentazioni   elaborate   dell’epistemologia   contemporanea,   secondo   cui,  pretendere certezze nel campo della scienza non ha senso, dal momento che in  essa non esiste alcuna certezza, ma solo dubbi543: l’unica certezza è rappresentata 

dall’incertezza,   come   teorizzato   da   Werner   Heisenberg   con   il  principio   di  indeterminazione544; da Karl Popper con il criterio di falsificabilità545; e da Niels 

Bohr con il modello atomico546. Nella c.d. società industriale del rischio infatti ­ in 

cui la scienza perde il ruolo di infallibile produttrice di soluzioni tecniche per i  543 A titolo esemplificativo – in base a quanto argomentato nel cap. II par. 2.3 ­ si può riflettere 

su come sia estremamente difficile, se non impossibile, ottenere una certezza assoluta che un  agente o fattore particolare o una esposizione complessa costituiscano la causa di una malattia  cronico­degenerativa (nel  caso specifico i  tumori), così  che nella pratica una ragionevole  certezza dell’esistenza di una relazione causale deve venire in linea generale accettata come  equivalente di una prova di causalità soprattutto nei casi – vedi i tumori – in cui non esistono  valori­soglia, perché tutti gli stimoli sono potenzialmente efficaci, e il rapporto causa­effetto  segue un andamento stocastico. Ma anche laddove si abbia a che fare con patologie per le quali  esiste una soglia di esposizione “efficace” e il rapporto dose effetto segue un andamento  lineare,   esiste   un   intreccio   talmente   stretto   tra   cause   dirette   ed   indirette   da   impedire  conclusioni   di   carattere   causale;   intreccio   reso   ulteriormente   problematico   dalla  globalizzazione,  che rimescola  su base  planetaria i  percorsi  delle patologie  acute  e delle  malattie epidemiche o pandemiche. 

544 Lindley D., Incertezza. Einstein, Heisenberg, Bohr e il principio di indeterminazione, Einaudi, 

2008;   nel   1927   il   giovane   fisico   tedesco   Werner   Heisenberg   sfidò   secoli   di   conoscenze  scientifiche   introducendo   il   "principio   di   indeterminazione".   Attraverso   la   nuova   teoria  quantistica   Heisenberg   dimostrava   che   dall'osservazione   di   un   fenomeno   si   può   ottenere  un'informazione solo a costo di perderne un'altra. La sua teoria implica che quantità e concetti  scientifici non hanno un significato assoluto e indipendente, ma che lo acquistano soltanto  grazie agli esperimenti usati per misurarli. Un'asserzione che insidia la credenza che la scienza  possa rivelare il mondo fisico con precisione illimitata e che fece di Heisenberg il diretto  avversario di Albert Einstein. Niels Bohr, mentore di Heisenberg e amico di Einstein, si trovò  a mediare fra i due. Einstein era per istinto e intellettualmente deciso a dimostrare la falsità del  principio di indeterminazione. Heisenberg, che rappresentava una nuova generazione di fisici,  era sicuro del suo ragionamento e rispose a ogni obiezione. Bohr capì che Heisenberg aveva  ragione, ma riteneva essenziale il supporto di Einstein per divulgare le scioccanti implicazioni  del principio elaborato da Heisenberg. 545 Popper K. R.,  Logica della scoperta scientifica, Torino Einaudi, 1970; dello stesso autore  anche Congetture e confutazioni, Bologna Il Mulino, 1972; La falsificabilità (termine ricalcato  sul  tedesco  Fälschungsmöglichkeit)   è  il   criterio   formulato  da  Karl  Popper  per  demarcare  l'ambito   delle   teorie   controllabili,   che   pertiene   alla   scienza,   da   quello   delle   teorie   non  controllabili,   da   Popper   stesso   identificato   con   la   metafisica.  Il  criterio   di   falsificabilità  afferma  dunque  che  una  teoria,  per  essere  controllabile,  e  perciò  scientifica,  deve  essere  “falsificabile”: in termini logici, dalle sue premesse di base devono poter essere deducibili le  condizioni di almeno un esperimento che la possa dimostrare integralmente falsa alla prova dei  fatti, secondo il procedimento logico del modus tollens (in base a cui, se da A si deduce B, e se  B è falso, allora è falso anche A). Se una teoria non possiede questa proprietà, è impossibile  controllare la validità del suo contenuto informativo relativamente alla realtà che essa presume  di descrivere. Come ha sottolineato Karl Popper, se una proposta teorica o un'ipotesi non può  essere sottoposta a un controllo che possa falsificarla, allora il teorico che l'ha avanzata può  suggerire, a partire da essa, qualsiasi altra concezione senza possibilità di contraddittorio:  l'ipotesi iniziale può portarci a qualunque conclusione senza che si possa confutarla

problemi sociali causati dalla fallibilità umana547  – il principio di precauzione, 

correttamente applicato, è lo strumento più adatto a gestire la tensione tra il fatto  che   una   misura   cautelare   non   può   essere   fondata   su   un   rischio   puramente  ipotetico, e la contestuale necessità di assumere una decisione anche se il rischio  non è stato ancora provato con certezza. Tuttavia, questa tensione non può essere  supportata compiutamente al solo livello legislativo, e la complessa incognita da  stabilire tra la tutela delle libertà economiche fondamentali, e la protezione di  interessi fondamentali non economici quali la salute e l'ambiente, propone ancora  dei nodi problematici e degli aspetti evolutivi, a cui la dottrina più avanzata guarda  con particolare attenzione: basti pensare per esempio alla necessità di garantire  nelle decisioni  amministrative, il trasparente  e pieno  coinvolgimento di tutti i  portatori   di   interesse;   oppure   prendere   in   considerazione   le   prospettive   di  attribuzione di responsabilità che la precauzione offre. Come ricordato nel cap. I,  nonostante parte della dottrina italiana abbia espresso dubbi sulla innovatività del  principio di precauzione qualora venga rapportato alle caratteristiche dell'azione  amministrativa   degli   ordinamenti   contemporanei548,   l'aver  sottolineato   in   più 

occasioni  la  necessaria  distinzione   tra  principio  di  prevenzione   e  principio   di  precauzione549,   può   solamente   rafforzare   la   considerazione   secondo   cui 

quest'ultimo non rappresenta né una politicizzazione della scienza al servizio di  interessi particolari, né l’accettazione incondizionata del c.d. rischio zero550. Nella  versione   più   equilibrata,   quella   definita  attiva,   il   principio   di   precauzione   si 

546 Bohr N., I quanti e la vita, Bollati Boringhieri, 1969; il modello atomico di Bohr presuppone  presuppone il non­luogo degli elettroni nelle loro traiettorie orbitali. 547 Beck U., La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci, Roma, 2001. 548 Trimarchi F., Principio di precauzione e qualità dell'azione amministrativa, op. cit., pp. 1673 e  ss., secondo l'autore la proporzionalità, la coerenza, la non discriminatorietà, e perfino la  necessità di una previa analisi costi benefici, possono considerarsi da tempo principi acquisiti  dell'azione discrezionale dell'amministrazione.  549 Il principio di precauzione viene ad occupare uno spazio intermedio fra quello in cui devono  trovare applicazione le misure della prevenzione e quello delle semplici congetture: quando un  agente di rischio viene riconosciuto con i criteri della certezza scientifica, esso va evitato o  limitato attraverso norme di prevenzione, e non attraverso precauzioni.  550 Non­inazione, non significa necessità dell'azione a tutti i costi: la cd opzione zero, è infatti pur  sempre possibile. Essa tuttavia deve essere espressamente motivata in ragione di una analisi  costi   benefici   e   non   già   determinata   automaticamente   dalla   mancanza   di   dati   scientifici  sufficienti.

propone come un comportamento  orientato dal rischio, da applicare per fornire  risposte provvisorie a minacce potenzialmente gravi alla salute, fino a quando non  siano   disponibili   dati   adeguati   per   azioni  preventive  fondate   su   una   compiuta  evidenza scientifica551. Un principio che non impone passività ed inazione, bensì 

l'adozione di circostanze operative ben precise che permettono di prendere una  decisione equilibrata, nonostante la complessità di situazioni rese problematiche  dalla   mancanza   di   certezze   scientifiche.   Questi   requisiti   possono   essere  individuati, nella 552:

1) necessità   di   preventivi   approfondimenti   e   costanti   aggiornamenti  scientifici,   validati   attraverso   le   garanzie   di   valutazione   indipendente  offerte dal sistema della peer review553, e coordinati da Agenzie nazionali o 

551 Ne fanno testimonianza i criteri per l’applicazione del principio, suggeriti prima di tutto nella 

Comunicazione COM(2000) 1 final; probabilmente, una delle poche e più efficaci definizioni  finora prospettate del principio, è quella data nel novembre 2002 dalla Corte di Giustizia delle  Comunità Europee con la famosa sentenza Artegodan, dove viene definito come un principio  generale   del   diritto   comunitario   che   fa   obbligo   alle   autorità   competenti   di   adottare  provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per  la sicurezza e per l'ambiente,  con una equilibrata inclinazione verso le esigenze connesse alla  protezione di tali interessi su quelli interessi economici; si rinvia a pp. 36 e ss.

552 Butti L., The precautionary principle in environmental law, 2007, op. cit., pp. 130 e ss.

553 Nell'ambito della comunicazione scientifica la selezione degli articoli degni di pubblicazione 

avviene   tramite  revisione   paritaria,   revisione   paritetica   o   revisione   dei   pari  (in   inglese  chiamata  peer review), cioè una valutazione fatta da specialisti. Gli editori e le agenzie di  finanziamento   usano   la   revisione   paritaria   per   selezionare   le   proposte   ricevute.   Questo  processo   inoltre   costringe   gli   autori   ad   adeguarsi   agli   standard   della   loro   disciplina.  Pubblicazioni  e   premi   che  non  abbiano   subito  una  revisione   paritaria  sono  generalmente  guardati  con sospetto dai  ricercatori e dai  professionisti  di molte discipline. La revisione  paritaria   è   nata   assieme   ai   periodici   scientifici   e   non   è   priva   di   difetti   e   di   progetti   di  perfezionamento. Infine, la questione più scottante: quanto è attendibile la revisione paritaria?  Questo   sistema   si   fonda   sull'integrità   della   comunità   scientifica.   Ma   la   soggettività   dei  recensori non è eliminabile. Questi vengono influenzati positivamente e negativamente da  diversi fattori estranei alla qualità del materiale da esaminare, come prova uno studio del  Journal of the American Medical Association. La discriminazione nella revisione paritaria  esiste nella sopravvalutazione di autori noti o "protetti" da istituzioni prestigiose, ma anche  nelle differenze geografiche o di sesso, oppure può essere causata da un conflitto di interesse.  Gli abusi nella revisione paritaria sono tanti e tanto rilevanti che nel 1999 è stata fondato da un  gruppo di redattori il COPE (Commitee on Publication Ethics). L'iniziativa ha ora carattere di  istituzione ufficiale e segnala ai suoi associati i casi di cattiva condotta. Questa non è legata  solo alle discriminazioni, ma anche e soprattutto al pericolo di plagio: in quattro anni il COPE  ha segnalato settanta casi di pubblicazioni simili tra loro. Uno studio del British Medical  Journal ha mostrato che la revisione paritaria è un sistema scadente nella segnalazione di  errori o plagi. Un metodo molto sostenuto dal gruppo BJM per diminuire gli abusi nella  revisione paritaria è di eliminare l'anonimato dei recensori: l'"apertura" del processo dovrebbe  anche portare credito ai recensori ed è fortemente richiesta dagli autori. Questo metodo può  essere criticato perché può portare troppa "diplomazia" nelle recensioni, cioè eliminarne la  forza critica. È sperabile che una standardizzazione delle procedure e la conseguente istruzione 

sovranazionali. Si tratta dunque, di concretizzare in modo efficiente quel  dovere di investigare554, che permette di dimostrare anche quando e quanto 

si   è   adeguatamente   cercato   di   sapere,   senza   limitarsi   alla   semplice   e  passiva constatazione della situazione di incertezza. 

2) valutazione   congiunta   dei   diversi   possibili   rischi,   tenendo   anche   conto  delle diverse possibili relazioni fra la dose di esposizione ed il rischio555;

3) analisi costi­benefici, temperata da un approccio di tipo qualitativo. Non a  caso   infatti,   sia   l'analisi   costi   benefici   di   tipo  quantitativo   (CBA),   che  l'analisi costi efficacia (CEA), falliscono dinanzi alle critiche incentrate  sulla pretesa di monetizzazione anche di beni di valore assoluto (quali la  vita,   l'incolumità,   la   salute,   l'ambiente   naturale)   che   non   hanno   ­   né  dovrebbero avere ­ un prezzo di mercato556;

4) individuazione di misure precauzionali proporzionate rispetto al livello di  protezione   prescelto557.   Misure:   a)   commisurate   al   grado   di   rischio 

dei recensori possa portare una minore soggettività. Per quanto riguarda la cattiva condotta,  sono   state   create   altre   associazioni   con   gli   stessi   fini   del   COPE,  come   lo  US  Office   of 

Research Integrity, la WAME (World Association of Medical Editors) e il Danish Council on  Scientific Dishonesty. Queste organizzazioni credono nel ruolo dell'educazione e a questo 

scopo   diffondono   linee   guida,   applicando   sanzioni   solo   come   ultima   risorsa.   In  http://www.peer­review­education.net/index.php?language=EN .

554 De Sadeleer N., Environmental  Principles  – from  political  slogans to legal rules, Oxford 

University Press, 2002, pp. 211 e ss. 555 Per quanto riguarda le problematiche relative alle tecniche individuali concepite dall'analisi  economica del diritto per temperare quella esigenza connaturata al principio di precauzione di  garantire una sempre maggiore riduzione dei livelli di esposizione a sostanze la cui tossicità, a  dosi elevate, è dimostrata o fondatamente presumibile,  si rinvia alle argomentazioni proposte  per spiegare i concetti di Tunnel Vision, Risk Tradeoff, e Rapporto Dose­Rischio, pp. 107 e ss. 556 Una volta individuati gli effetti dell'intervento, positivi e negativi, diretti e indiretti, occorre 

esprimerli   in   una   qualche   unità   di   misura   omogenea   per   permetterne   l'aggregazione.  Nell'analisi costi­benefici questo è fatto attraverso la loro monetizzazione, cioè il calcolo del  loro  valore   monetario.   Questo   costituisce   anche   uno  dei   tratti   distintivi   dell'analisi   costi­ benefici. Questa pretesa di “voler mettere un prezzo su ogni cosa, anche a beni di valore  

assoluto (la vita, l'incolumità, la salute, l'ambiente naturale) che non hanno un prezzo di  mercato,   e   dei   quali   si   dice   in   effetti   che   sono   senza   prezzo   è   anche   uno   degli   aspetti   controversi   della   metodologia”,   in  Piacentino,   D.   (2001).   L'AIR,   l'ACB   e   i   Processi   di 

Decisione Pubblica: tre aspetti critici, in Momigliano, S. e Nuti, F. (a cura di), La Valutazione 

dei Costi e dei Benefici nell'Analisi dell'Impatto della Regolazione, Rubbettino. 

557 Secondo la sentenza del T.A.R. Lombardia, Brescia, 11 aprile 2005, n.304:  in assenza di  certezze   assolute   su   una   possibile   esondazione   del   torrente   anche   a   lungo   termine   –   l’amministrazione ben può compiere una valutazione che – in via assolutamente prudenziale –  tenda ad eliminare il rischio, non esistendo una soglia di pericolo di un disastro ecologico che   possa  ritenersi accettabile,  neppure  in  misura minima,  a fronte  della tutela  di  un valore   fondamentale della persona quale quello della salute umana garantita dall'art. 32 Cost.,  in 

probabilisticamente accertato; b) idonee a garantire un livello protezione  equivalente; c) comparabili e coerenti con misure analoghe adottate in aree  equivalenti;   d)   non   discriminatorie;   e)   provvisorie,   perché   fondate   e  condizionate   dalle   risultanze   dell'esame   dell'evoluzione   scientifica   e  pertanto soggette a revisione alla luce dei nuovi dati scientifici558.

5) valutazione dei possibili effetti distributivi delle misure di cautela, le quali  in   determinate   situazioni   possono   essere   favorevoli   per   determinate  categorie di soggetti (ad esempio categorie economicamente meno favorite  – bambini), e meno favorevoli per altre559; 6) necessità di gestire i rischi associabili alle nuove tecnologie attraverso il  c.d. Incremental approach560, e mediante il supporto di sistemi procedurali  di gestione, tipici dei meccanismi normativi di tracciabilità dei materiali;  7) trasparente e pieno coinvolgimento nelle decisioni amministrative di tutti i  portatori di interesse (stakeholders e shareholders)561, al fine di realizzare  quella democrazia del rischio562, dove accanto al dovere di condividere la  http://www.ambientediritto.it/sentenze/2005/tar/tar%20lombardia%20bs %202005%20n.304.htm . 558 La misura precauzionale è in qualche modo una misura eccezionale, per lo meno nella sua  configurazione originaria, e come tale necessariamente provvisoria. Carattere questo che si  afferma sia in relazione alla durata sia anche in funzione della sua portata oggettiva nel senso  che non solo essa cessa venendo meno la situazione di incertezza che vi ha dato origine, ma il  suo contenuto deve essere rivisto e modificato man mano che nuove conoscenze scientifiche  consentono   di   ridimensionarne   la   portata   [Comunicazione   COM(2000)   1   punto   6.3].  Decisione amministrativa ed evoluzione delle conoscenze devono rimanere legate a doppio  filo: se l'assenza di dati scientifici certi infatti, determina l'agire precauzionale, e ne delimita i  confini, è proprio l'evolversi di tali conoscenze che impone la riconsiderazione delle nuove  acquisizioni.  559 Si rinvia, nota 494. 560 Per approfondimenti pp. 158 e ss.; il cd. Incremental Approach prevede  l'utilizzazione delle 

strutture   legislative   esistenti,   intervenendo   se   necessario   con   dei   limitati   ed   opportuni  correttivi, di adattamento alle nuove esigenze dei nuovi prodotti tecnologici. 561 De Leonardis F., op. cit. 2005, pp. 196­213.  562 De Leonardis F., pp. 198­202, l'espressione democrazia del rischio, non significa soltanto che  la società civile deve (idealmente) attivarsi per gestire e valutare i rischi (se lo fa meglio),  quanto che,   accanto al dovere di condividere la valutazione del rischio (il cd sapere del  rischio) con soggetti tecnicamente abilitati, s'impone sull'amministrazione il dovere ulteriore di  rendere il più possibile intellegibile il sapere tecnico in modo da favorire l'autonoma iniziativa  dei  cittadini, singoli oppure associati, per lo svolgimento di  attività di  tutela di  interesse  generale;   conseguentemente   per   il   diritto   comunitario,   l'attuazione   del   principio   di  partecipazione   implica   non   solo   che   le   questioni   tecnico­scientifiche   siano   valutate  dall'amministrazione assieme ai soggetti dotati di capacità, tecniche ma anche che il maggior  numero   di   cittadini   possibile   sia   messo   in   condizione   di   comprendere   nei   suoi   termini